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Maxim Kantor – Atlantis
Maxim Kantor è uno degli artisti Russian-born della sua generazione più apprezzati dalla critica. La sua posizione nell’arte contemporanea è insolita. Infatti è riconosciuto dal mondo dell’arte non solo come pittore, ma anche come scrittore professionista, saggista e pubblicista dalla forma mentis apertamente filosofica. Come ha scritto il patriarca della critica moderna, Arthur Danto, è «al giorno d’oggi gli artisti fanno ciò che in precedenza era pertinenza dei filosofi: costringono a riflettere su cosa significhino le loro opere». Al tempo stesso nell’arte post-postmodernista il messaggio filosofico appare raramente in forma palese, ma in genere si maschera in modo diversi e si cela dietro a mediazioni ironiche e parodistiche. Kantor non nasconde la connotazione filosofica della sua arte. è davvero un uomo di idee. La mostra proposta, Atlantis, è dedicata all’attuale, ed ennesima crisi della civiltà. L’autore collega la crisi di oggi all’immagine platonica di Atlantide che si inabissa, matrice da secoli di angosce ancestrali ricorrenti.
L’immagine centrale delle sue opere è Atlantide che si inabissa nell’oceano, come racconta Platone. Il cuore, infatti, di questa esposizione, a cui fa da cornice un nucleo di opere rappresentave dell’intera attività pittorica di Kantor (1980-2012),
è il portfolio “Vulcanus. Atlas”, realizzato nel 2010, che offre – come ha scritto Vittorio Hösle – “addirittura una filosofia della storia del XX secolo”. In questo ciclo, motivi dell’antica iconografia russa sono combinati con elementi da cartellonistica di propaganda, registrando la morte di Lenin e di Stalin, l’assassinio di Trozky, la nascita dei nuovi assetti mondiali nel 1945 e nel 1991 con le conseguenti trasformazioni sociali. Offrendo, come aggiunge Hösle, “una visione dell’Europa come di un animale ferito che non vuole morire”, e lanciando così “una sfida amara all’ufficiale euroottimismo”.
Pittore, raffinato incisore e scrittore, Maxim è il figlio dell’intellettuale e filosofo Karl Kantor, con il quale ha sempre avuto un profondo rapporto di vicinanza e di confronto. L’elemento principale delle sue opere sono le persone. I loro volti, i loro corpi e, naturalmente, le loro anime; ha dipinto un numero strepitoso di ritratti, a cominciare da quelli dei genitori, e molti autoritratti, segnando così le tappe intrecciate della propria arte e della sua profonda riflessione storico-filosofica. Dopodiché incomincia a dipingere sia gruppi piccoli (come in alcune Mense) che gruppi molto affollati (una disciplinata colonna di prigionieri, i personaggi in un piccolo mercato recintato da assi di legno come fosse un luogo di detenzione); la caratteristica di questi “gruppi” è sottolineata dal titolo di una delle sue opere più note, Folla solitaria, del 1992, in cui, come fa notare Cristina Barbano, “le persone sono insieme, ma sono sole come in una foresta sono gli alberi a cui esse, alte e ossute, tanto assomigliano”.
Si suole dividere la sua intensa e appassionante produzione artistica in tre periodi principali: il “Periodo Rosso” (Periodo Sovietico, 1980 - fine anni Novanta), caratterizzato da dipinti che rappresentano case, prigioni, lager, ospedali, metropolitane, ma anche e soprattutto uomini che, pur oppressi da un regime disumanizzante, conservano “umanità” nel senso più ampio e più profondo del termine; lo stile di quegli anni, definito di “resistenza”, è spesso particolarmente crudo. Segue, nel successivo decennio, la fase denominata “Il Nuovo Impero”: la caduta del comunismo, alla fine degli anni Ottanta, rappresenta per Kantor la possibilità di viaggiare per il mondo, di abitare in altre città come Berlino, Londra, Parigi. Inizia qui un’epoca di grandi speranze, caratterizzata anche dalla perdita di orientamento. La Russia crolla, ma anche l’Europa attraversa una profonda crisi. L’opera riassuntiva di questi dieci anni è il portfolio di litografie “Metropolis”. Negli ultimi anni, dal 2008 ad oggi, la consapevolezza della fine di un certo “ciclo storico”, non solo in Russia, è diventata evidente: il mondo è entrato in una crisi profonda, non solo politica, ma anche intellettuale. Il compendio del lavoro di questo periodo (da lui chiamato “Atlandide”) si ritrova nell’ultimo portfolio grafico “Vulcanus”, dove Kantor si ritrae nella prima incisione con il titolo “Autoritratto tra Lenin e Putin” (2010). Kantor ha presentato la serie “Vulcanus. Atlas” lo scorso anno a Berlino alla Galerie Nierendorf; recentemente al Musée du Montparnasse di Parigi, all’Ashmolean Museum of Art and Archaeology di Oxford (in occasione della Conferenza Internazionale sul tema “Come rispondere alla crisi globale” da lui promossa con il sostegno della Cattedra di Politica Mondiale dell’Università di Oxford, e al Museo di Stato di San Pietroburgo.
“Un quadro – egli ha scritto - è tanto più pregiato quanto maggiori sono stati gli sforzi e la pazienza che gli ha dedicato il pittore. Quell’ultima, liberatoria pennellata è possibile soltanto se prima ce ne sono state tante altre inutili e imprecise. L’esperienza del pittore è fatta di sconfitte quotidiane. Bisogna togliere il superfluo e lasciare solo il necessario. Il metodo del pittore è parente stretto di quello scelto da Amleto, non appena l’obiettivo diventa chiaro. Lui dice di voler cancellare dalla memoria tutto ciò che impedisce di concentrarsi sulle cose più importanti. Per occuparsi delle cose più importanti, è necessario eliminare dalla memoria tutte le cose che importanti non sono”. Sono parole tratte da un suo romanzo, che suonano come una suggestiva e saggia lezione di metodo di lavoro, ma anche – si usa dire oggi – di “filosofia della vita”.
Ingresso libero. Orario: 11,00 / 18,00 lunedì chiuso
Palazzo Zenobio, Collegio Armeno, Venezia, Dorsoduro 2596 – tel. 0415228770
Ufficio Stampa:
Studio Antonio Dal Ponte (Segreteria organizzativa) San Polo 622, 30125 Venezia
Tel. 041/5239315 – 0041/2417651 (fax) – studiodalponte@libero.it
De Luca Comunicazioni, Roma - cell. 333/8264292 – micheledeluca6@gmail.com
Maxim Kantor – Atlantis
Venezia, Dorsoduro, 2596, (Venezia)