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Pablo Rubio – Estados indefinidos para una existencia
Sabato 18 maggio una giornata dedicata alle arti performatiche e visive celebra il completamento di otto anni di attività dell’omonima Associazione Culturale diretta dalla performer e regista Cecilia Bertoni
Comunicato stampa
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Sabato 18 maggio porte aperte alla Tenuta Dello Scompiglio di Vorno (Lucca) dalle 11.00 alle 23.00: una giornata dedicata alle arti performatiche e visive celebra il completamento di otto anni di attività dell’omonima Associazione Culturale diretta dalla performer e regista Cecilia Bertoni, autrice della “Trilogia dell’Assenza” presentata a partire dalle ore 15.45 negli spazi esterni della Tenuta e nello Spazio Performatico ed Espositivo, SPE. Le performance che compongono la “Trilogia” - “Tesorino, perché hai perso?”, “Riflessi in bianco e nero”, “Kind of Blue” - affrontano e si impigliano nel tema del perdere e del vincere, della sua relazione col tempo in tutte le sue dinamiche, reali e non. La “Trilogia” intreccia il suo cammino con la mostra “Estados indefinidos para una existencia” dell’artista spagnolo Pablo Rubio, curata da Antonio Arévalo, che si inaugura nello stesso giorno nello Spazio Espositivo alle ore 11.00 e prosegue fino al 18 luglio. Entrambi i progetti, strettamente interrelati, si interrogano sul tempo passato e presente, indagando sulle finzioni dei ricordi e sulla solitudine dell’individuo.
“La mostra ‘Estados indefinidos para una existencia’ – dichiara il curatore Antonio Arévalo – è una grande installazione in cui Pablo Rubio crea nuovi spazi dell’immagine attraverso le diverse trame come in una parafrasi, un’accumulazione o un carrousel. L’artista rappresenta la memoria di coloro che hanno lasciato un segno del loro passaggio nel mondo attraverso leggere tracce sbiadite, ombre illusorie, luoghi sotterranei e ritratti anonimi; utilizza le cose a loro appartenute, come lettere, vestiti, chiavi e oggetti, in una grande installazione per la creazione di un ‘quasi trattato’ sugli ‘Stati indefiniti per un’esistenza’.
Un lavoro intimista che mira a costruire uno spazio sacro, individuale e collettivo, un non-luogo mentale e simbolico, che ha bisogno di sguardi che lo abitino, lo occupino fino a farlo riapparire, una sorta di palinsesto (da pálin psestòs, ‘raschiato di nuovo’, riferito all'uso di raschiare via le vecchie scritture dai papiri prima di riutilizzarli), che rivive attraverso tracce e brandelli di memoria.
Frammenti legati alla vita della casa che fu, le cui porte compongono una soglia chiusa da mura di oblio, soglia che è sia separazione sia possibilità di un’alleanza di unione, di riconciliazione.
Pablo Rubio ha bisogno di fare domande incerte sul tempo. Ci parla di un luogo per il quale siamo stati scelti e in cui il nostro sguardo deve divenire profondo, un rifugio dall’assenza e dal dolore, il luogo della speranza e l’infanzia recuperata, un luogo in cui convivono gli interrogativi e gli istanti segreti, le memorie e le architetture ingarbugliate. L’artista tenta di ordinare il caos, perché le nostre voci di viventi sono spesso assordanti, devianti…Troppe. Perché quello che si vuole abitare non è un corpo nuovo, ed è necessario entrarvi in silenzio, per dare modo agli oggetti e alle parole sospese di creare nuove geografie, altri luoghi, mappe e radici sconosciute.
La non luce si fa densa e la penombra precipita verso di noi, le carte e le tavole che aspettano sotto, scarsamente illuminate, affogano e diventano stalagmite, colonne in cerca di un cielo, che non è altro che superficie. Le pagine che trattengono i ricordi e conformano la memoria collettiva si svincolano dal corpo della storia, sono precipitate irrimediabilmente verso il pavimento.
Perché, come ha detto Guillén, ‘la cosa più profonda è l’aria’”.
L’autore ha partecipato, inoltre, alla collettiva “Il Cimitero della Memoria”, a cura di Angel Moya Garcia, che è visibile negli spazi esterni della Tenuta ed è parte integrante della performance “Riflessi in Bianco e Nero”, di Cecilia Bertoni.
“La mostra ‘Estados indefinidos para una existencia’ – dichiara il curatore Antonio Arévalo – è una grande installazione in cui Pablo Rubio crea nuovi spazi dell’immagine attraverso le diverse trame come in una parafrasi, un’accumulazione o un carrousel. L’artista rappresenta la memoria di coloro che hanno lasciato un segno del loro passaggio nel mondo attraverso leggere tracce sbiadite, ombre illusorie, luoghi sotterranei e ritratti anonimi; utilizza le cose a loro appartenute, come lettere, vestiti, chiavi e oggetti, in una grande installazione per la creazione di un ‘quasi trattato’ sugli ‘Stati indefiniti per un’esistenza’.
Un lavoro intimista che mira a costruire uno spazio sacro, individuale e collettivo, un non-luogo mentale e simbolico, che ha bisogno di sguardi che lo abitino, lo occupino fino a farlo riapparire, una sorta di palinsesto (da pálin psestòs, ‘raschiato di nuovo’, riferito all'uso di raschiare via le vecchie scritture dai papiri prima di riutilizzarli), che rivive attraverso tracce e brandelli di memoria.
Frammenti legati alla vita della casa che fu, le cui porte compongono una soglia chiusa da mura di oblio, soglia che è sia separazione sia possibilità di un’alleanza di unione, di riconciliazione.
Pablo Rubio ha bisogno di fare domande incerte sul tempo. Ci parla di un luogo per il quale siamo stati scelti e in cui il nostro sguardo deve divenire profondo, un rifugio dall’assenza e dal dolore, il luogo della speranza e l’infanzia recuperata, un luogo in cui convivono gli interrogativi e gli istanti segreti, le memorie e le architetture ingarbugliate. L’artista tenta di ordinare il caos, perché le nostre voci di viventi sono spesso assordanti, devianti…Troppe. Perché quello che si vuole abitare non è un corpo nuovo, ed è necessario entrarvi in silenzio, per dare modo agli oggetti e alle parole sospese di creare nuove geografie, altri luoghi, mappe e radici sconosciute.
La non luce si fa densa e la penombra precipita verso di noi, le carte e le tavole che aspettano sotto, scarsamente illuminate, affogano e diventano stalagmite, colonne in cerca di un cielo, che non è altro che superficie. Le pagine che trattengono i ricordi e conformano la memoria collettiva si svincolano dal corpo della storia, sono precipitate irrimediabilmente verso il pavimento.
Perché, come ha detto Guillén, ‘la cosa più profonda è l’aria’”.
L’autore ha partecipato, inoltre, alla collettiva “Il Cimitero della Memoria”, a cura di Angel Moya Garcia, che è visibile negli spazi esterni della Tenuta ed è parte integrante della performance “Riflessi in Bianco e Nero”, di Cecilia Bertoni.
18
maggio 2013
Pablo Rubio – Estados indefinidos para una existencia
Dal 18 maggio al 29 settembre 2013
arte moderna e contemporanea
Location
TENUTA DELLO SCOMPIGLIO
Capannori, Via Di Vorno, 67, (Lucca)
Capannori, Via Di Vorno, 67, (Lucca)
Biglietti
solo mostra euro 5
Orario di apertura
L’esposizione è aperta al pubblico fino al 28 luglio dal giovedì alla domenica dalle ore 14.00 alle ore 18.00 oppure su appuntamento. Nei giorni di apertura serale dalle ore 14.00 fino a mezz’ora dopo il termine degli spettacoli.
Vernissage
18 Maggio 2013, h 11,00
Autore
Curatore