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SUMMER CAMP IN VAL TREBBIA
Questo workshop serve a fare chiarezza. Tra le fotografie, nel capire cosa possiamo farne – su un tavolo, su un muro, e soprattutto in un libro. Lo scopo del workshop e aiutarvi a pensare a modi diversi di fare un libro con le vostre immagini
Comunicato stampa
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— Sul tavolo, le fotografie stampate in piccolo. Le stiamo guardando. Ho questa sensazione di una luce puntata sulla scena, puntata su di noi. Non sento più le voci. I nostri volti sembrano macchie bianche in una foresta scura, si muovono leggermente, reagiscono alle fotografie sul tavolo. Qualcuno dice che sono immagini tristi. Qualcun altro risponde che è passato il tempo in cui le immagini dovevano essere allegre. Qualcun altro ancora dice che descrivono semplicemente la realtà. Voglio smettere di prendere le cose così sul serio. Sono solo pezzi di carta. Mi piace molto il silenzio che ci avvolge e mi chiedo se non stiamo guardando ciascuno fotografie diverse. Qualcuno chiede: cosa possiamo fare con queste immagini? Ottima domanda —
Questo workshop serve a fare chiarezza. Tra le fotografie, nel capire cosa possiamo farne – su un tavolo, su un muro, e soprattutto in un libro. Lo scopo del workshop e aiutarvi a pensare a modi diversi di fare un libro con le vostre immagini.
Dovremmo pensarlo in modo definitivo? L’idea, le immagini, la sequenza, il layout, la dimensione. Dovremmo aver scattato tutte le immagini prima di iniziare a lavorare su un progetto di libro? Non ne sono sicuro. Non ho mai saputo dare una risposta a questa domanda. Preferisco giocare, creare dummy. Preferisco l’incertezza, sentirmi insicuro rispetto a ciò a cui sto dando una forma. Invece di progettarlo con esattezza, mi piace creare qualcosa che posso tenere tra le mani e lasciare che mi parli. Cosa succede tenendolo tra le mani, sfogliandone le pagine? Mi trasmette una qualche emozione? Ha un senso? La risposta non è mai immediata. Ma con il tempo, trascorsa una notte, qualche giorno, settimane…ecco che comincio a sentire qualcosa. Non è tutto subito chiaro, ma accade sempre qualcosa che mi conduce con certezza al passo successivo. Può essere un’immagine che manca, o un pensiero sbagliato. Può anche essre una questione di principio: un lavoro emotivo funziona meglio con un layout altrettanto emotivo, oppure dovrei tenere una giusta distanza ed essere preciso, senza lasciarmi trainare dall’emozione? E le immagini dovrebbero parlarsi, trovarsi vicine sulla stessa pagina, o invece dovrebbe essere un’avventura per singole fotografie?
Sono così pochi i libri che produciamo nell’arco della vita, ché anche il processo potrebbe insegnarci qualcosa. O anche, se non siamo onesti verso noi stessi e lo facciamo comunque, (il libro) te lo ricorderà per il resto della vita. E’ questo che fanno i libri, continuano a vivere. Allora pensa a questo: se il processo ti insegna davvero qualcosa, e se ti prendi tutto il tempo necessario, allora il tuo libro alla fine potrebbe essere bello. Le cose potrebbero andare a posto, forse cose che la tua mente non avrebbe mai pensato.
Nel corso di questa settimana, mi piacerebbe avere un ruolo in questo percorso. Non importa sei sei solo all’inizio di qualcosa, o nemmeno all’inizio. Magari, invece, arrivi con un progetto e un dummy che ti sembrano pronti, finiti. Porta le idee, delle piccole stampe, un portfolio, quello che ti pare. Testi, schizzi, una scatola piena di immagini…puoi usare questa settimana per creare un dummy. Ma devi pensare a una versione grezza del dummy, come se fosse uno schizzo, un progetto. Non vogliamo passare tutto il tempo a stampare immagini perfette. Con quello che porterai, dovremmo riuscire a fare cose diverse: una sequenza, l’editing (cercando di dare un senso alle cose), decidere che tipo di oggetto dovrebbe essere questo dummy, lavorare sulle copertine e stampare dei possibili layout.
— Prima di appoggiare le immagini sul tavolo, e anche prima di mostrare un dummy, dovresti raccontarci come vorresti che fosse il tuo libro. In effetti dovremmo chiudere gli occhi, e dovresti farlo anche tu, e poi noi dovremmo ascoltarti fino a quando non abbiamo capito come sarà il tuo libro —
Machiel Botman
Machiel Botman
Machiel Botman è nato nel 1955 a Vogelenzang, in Olanda. Autodidatta, ha iniziato a scattare all’età di 10 anni. All’inizio degli anni ’80 ha imparato a stampare a Parigi, lavorando come assistente per il celebre stampatore Philippe Salaün, che collaborava con autori quali Willy Ronis, Izis, Robert Doisneau e molti altri ancora. Le altre monografie di Machiel Botman sono Heartbeat (Volute, 1994) e Rainchild (Schaden e Le Point du Jour, 2004). Botman ha pubblicato anche cataloghi d’artista: Drifting (2005) e Menabo (2006). Ha tenuto workshop soprattutto sul tema del libro, presso la John Curtin University, Perth; The New School, New York; e i Toscana Photography Workshop in Italia. Ha curato esposizioni per diversi musei, nonché editato e progettato libri di altri artisti, tra cui Miyako Ishiuchi e Kiyoshi Suzuki. Le sue opere appartengono a diverse collezioni sia private che istituzionali nei Paesi Bassi, in Francia, negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone.
Questo workshop serve a fare chiarezza. Tra le fotografie, nel capire cosa possiamo farne – su un tavolo, su un muro, e soprattutto in un libro. Lo scopo del workshop e aiutarvi a pensare a modi diversi di fare un libro con le vostre immagini.
Dovremmo pensarlo in modo definitivo? L’idea, le immagini, la sequenza, il layout, la dimensione. Dovremmo aver scattato tutte le immagini prima di iniziare a lavorare su un progetto di libro? Non ne sono sicuro. Non ho mai saputo dare una risposta a questa domanda. Preferisco giocare, creare dummy. Preferisco l’incertezza, sentirmi insicuro rispetto a ciò a cui sto dando una forma. Invece di progettarlo con esattezza, mi piace creare qualcosa che posso tenere tra le mani e lasciare che mi parli. Cosa succede tenendolo tra le mani, sfogliandone le pagine? Mi trasmette una qualche emozione? Ha un senso? La risposta non è mai immediata. Ma con il tempo, trascorsa una notte, qualche giorno, settimane…ecco che comincio a sentire qualcosa. Non è tutto subito chiaro, ma accade sempre qualcosa che mi conduce con certezza al passo successivo. Può essere un’immagine che manca, o un pensiero sbagliato. Può anche essre una questione di principio: un lavoro emotivo funziona meglio con un layout altrettanto emotivo, oppure dovrei tenere una giusta distanza ed essere preciso, senza lasciarmi trainare dall’emozione? E le immagini dovrebbero parlarsi, trovarsi vicine sulla stessa pagina, o invece dovrebbe essere un’avventura per singole fotografie?
Sono così pochi i libri che produciamo nell’arco della vita, ché anche il processo potrebbe insegnarci qualcosa. O anche, se non siamo onesti verso noi stessi e lo facciamo comunque, (il libro) te lo ricorderà per il resto della vita. E’ questo che fanno i libri, continuano a vivere. Allora pensa a questo: se il processo ti insegna davvero qualcosa, e se ti prendi tutto il tempo necessario, allora il tuo libro alla fine potrebbe essere bello. Le cose potrebbero andare a posto, forse cose che la tua mente non avrebbe mai pensato.
Nel corso di questa settimana, mi piacerebbe avere un ruolo in questo percorso. Non importa sei sei solo all’inizio di qualcosa, o nemmeno all’inizio. Magari, invece, arrivi con un progetto e un dummy che ti sembrano pronti, finiti. Porta le idee, delle piccole stampe, un portfolio, quello che ti pare. Testi, schizzi, una scatola piena di immagini…puoi usare questa settimana per creare un dummy. Ma devi pensare a una versione grezza del dummy, come se fosse uno schizzo, un progetto. Non vogliamo passare tutto il tempo a stampare immagini perfette. Con quello che porterai, dovremmo riuscire a fare cose diverse: una sequenza, l’editing (cercando di dare un senso alle cose), decidere che tipo di oggetto dovrebbe essere questo dummy, lavorare sulle copertine e stampare dei possibili layout.
— Prima di appoggiare le immagini sul tavolo, e anche prima di mostrare un dummy, dovresti raccontarci come vorresti che fosse il tuo libro. In effetti dovremmo chiudere gli occhi, e dovresti farlo anche tu, e poi noi dovremmo ascoltarti fino a quando non abbiamo capito come sarà il tuo libro —
Machiel Botman
Machiel Botman
Machiel Botman è nato nel 1955 a Vogelenzang, in Olanda. Autodidatta, ha iniziato a scattare all’età di 10 anni. All’inizio degli anni ’80 ha imparato a stampare a Parigi, lavorando come assistente per il celebre stampatore Philippe Salaün, che collaborava con autori quali Willy Ronis, Izis, Robert Doisneau e molti altri ancora. Le altre monografie di Machiel Botman sono Heartbeat (Volute, 1994) e Rainchild (Schaden e Le Point du Jour, 2004). Botman ha pubblicato anche cataloghi d’artista: Drifting (2005) e Menabo (2006). Ha tenuto workshop soprattutto sul tema del libro, presso la John Curtin University, Perth; The New School, New York; e i Toscana Photography Workshop in Italia. Ha curato esposizioni per diversi musei, nonché editato e progettato libri di altri artisti, tra cui Miyako Ishiuchi e Kiyoshi Suzuki. Le sue opere appartengono a diverse collezioni sia private che istituzionali nei Paesi Bassi, in Francia, negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone.
17
giugno 2013
SUMMER CAMP IN VAL TREBBIA
Dal 17 al 23 giugno 2013
fotografia
Location
MICAMERA – PHOTOGRAPHY AND LENS-BASED ARTS
Milano, Via Medardo Rosso, 19, (Milano)
Milano, Via Medardo Rosso, 19, (Milano)
Biglietti
850€ / 800€ compreso l’alloggio
Orario di apertura
Da lunedi a domenica, tutta la settimana
Vernissage
17 Giugno 2013, dalle 10
Autore
Curatore