Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
07
dicembre 2009
fino al 10.XII.2009 Iain Faulkner Bologna, Galleria Forni
bologna
Alter ego itinerante, che di tela in tela (non) racconta la storia d’un British Style molto americano. Ritratti patinati, con un linguaggio ben rodato e la tecnica padroneggiata. Per un mondo rispecchiato...
Frammenti colti sbirciando da una finestra di qualche casa
upper class, il cui British Style, giustamente richiamato nel titolo, rappresenta la vera cifra
distintiva dell’opera di Iain Faulkner (Glasgow, 1973) rispetto a quella di Edward
Hopper.
La precisione e la passione per il dettaglio, l’atmosfera
colma di solitudine e desolazione del pittore statunitense vengono trasportati
in uno spazio in cui il tempo è cristallizzato in un passato perenne e senza
azione, dove l’alienazione metropolitana lascia il posto a una quieta pace
borghese, al massimo un po’ annoiata.
Altro riferimento d’oltreoceano che salta agli occhi è l’iperrealismo
e la sua “fotograficità” congelante e voyeuristica, che Faulkner sparge
copiosamente, purificandoli da ogni retaggio pop e portando a un risultato
tanto equilibrato quanto piatto. Insomma, nasce vecchio e saggio questo giovane
scozzese, che non propone niente di nuovo ma lo fa con grande sicurezza, la
stessa dei protagonisti dei suoi quadri.
Assorti in attività minime, di personale intrattenimento,
spesso di spalle (quello che si presenta più frequentemente in questa posizione
è l’artista, quasi sempre protagonista delle tele in mostra), spesso
raddoppiati da superfici specchianti che ne enfatizzano la distanza,
rivestendoli di un’aura che li rende intoccabili, inafferrabili.
In Flight Plain II o in Pool Lesson II le solitudini dei protagonisti
non trovano conforto nella presenza dell’altro, non si confrontano nemmeno,
così come sembrano essere indifferenti alla presenza di un eventuale
osservatore. Le diverse versioni di Mille miglia non lasciano immaginare concitate
discussioni sull’itinerario da seguire; non si dice e non si vuole dir niente,
solo immortalare un brandello di quotidianità che pare non coinvolgere nessuno.
Il risultato infatti non sconvolge, ma manifesta un risvolto rassicurante, dato
dal sapere già cosa aspettarsi dal quadro successivo, dall’essere abituati a
quanto messo in scena.
È vero, le capacità pittoriche sono “evidenti”, l’uso del
colore e della luce sono “sapienti”, ma restano talmente staccate da tutto da
far pensare ad esercizi di stile un po’ stanchi. Tomas Bates, nell’introduzione
al catalogo, sostiene che “ogni dipinto è interessante per se stesso”, ma si fatica a reperire “la
narrazione aperta e infinita”, che risulta invece sopraffatta e ammutolita da
un’indifferenza rappresentata con tanta dovizia di particolari da essere
contagiosa.
Allora viene spontaneo chiedersi se anche questo non sia
uno dei giochi immortalati da questo pittore, che non rischia niente e che
anche a golf ci gioca in salotto.
upper class, il cui British Style, giustamente richiamato nel titolo, rappresenta la vera cifra
distintiva dell’opera di Iain Faulkner (Glasgow, 1973) rispetto a quella di Edward
Hopper.
La precisione e la passione per il dettaglio, l’atmosfera
colma di solitudine e desolazione del pittore statunitense vengono trasportati
in uno spazio in cui il tempo è cristallizzato in un passato perenne e senza
azione, dove l’alienazione metropolitana lascia il posto a una quieta pace
borghese, al massimo un po’ annoiata.
Altro riferimento d’oltreoceano che salta agli occhi è l’iperrealismo
e la sua “fotograficità” congelante e voyeuristica, che Faulkner sparge
copiosamente, purificandoli da ogni retaggio pop e portando a un risultato
tanto equilibrato quanto piatto. Insomma, nasce vecchio e saggio questo giovane
scozzese, che non propone niente di nuovo ma lo fa con grande sicurezza, la
stessa dei protagonisti dei suoi quadri.
Assorti in attività minime, di personale intrattenimento,
spesso di spalle (quello che si presenta più frequentemente in questa posizione
è l’artista, quasi sempre protagonista delle tele in mostra), spesso
raddoppiati da superfici specchianti che ne enfatizzano la distanza,
rivestendoli di un’aura che li rende intoccabili, inafferrabili.
In Flight Plain II o in Pool Lesson II le solitudini dei protagonisti
non trovano conforto nella presenza dell’altro, non si confrontano nemmeno,
così come sembrano essere indifferenti alla presenza di un eventuale
osservatore. Le diverse versioni di Mille miglia non lasciano immaginare concitate
discussioni sull’itinerario da seguire; non si dice e non si vuole dir niente,
solo immortalare un brandello di quotidianità che pare non coinvolgere nessuno.
Il risultato infatti non sconvolge, ma manifesta un risvolto rassicurante, dato
dal sapere già cosa aspettarsi dal quadro successivo, dall’essere abituati a
quanto messo in scena.
È vero, le capacità pittoriche sono “evidenti”, l’uso del
colore e della luce sono “sapienti”, ma restano talmente staccate da tutto da
far pensare ad esercizi di stile un po’ stanchi. Tomas Bates, nell’introduzione
al catalogo, sostiene che “ogni dipinto è interessante per se stesso”, ma si fatica a reperire “la
narrazione aperta e infinita”, che risulta invece sopraffatta e ammutolita da
un’indifferenza rappresentata con tanta dovizia di particolari da essere
contagiosa.
Allora viene spontaneo chiedersi se anche questo non sia
uno dei giochi immortalati da questo pittore, che non rischia niente e che
anche a golf ci gioca in salotto.
marianita santarossa
mostra visitata il 25 novembre 2009
dal 7 novembre al 10 dicembre 2009
Iain Faulkner – British Style
Galleria Forni
Via Farini, 26 – 40124 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 9.30-13 e 16-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 051231589; fax +39 051268097; forni@galleriaforni.it; www.galleriaforni.it
[exibart]