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Julian Faulhaber – LDPE
La serie LDPE (low density poly ethelene) è una raccolta di luoghi appena costruiti. Julian Faulhaber (Würzburg 1975) li immortala in quel breve limbo di tempo che si frappone tra il loro completamento e l’inizio dell’utilizzo: quell’attimo di perfezione prima dell’arrivo dell’umanità.
Comunicato stampa
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e x t r a s p a z i o ha il piacere di presentare LDPE, prima mostra personale in Italia del fotografo tedesco Julian Faulhaber (nato a Würzburg nel 1975, vive e lavora a Berlino).
LDPE (low density polyethelene) è il nome di un polimero termoplastico ricavato dal petrolio, sintetizzato negli anni ’30 del secolo passato e tuttora in uso per infiniti oggetti, dalle buste di plastica alle superfici di lavoro, a parti di hardware nei computer.
Molti degli interni ed esterni fotografati da Faulhaber sono effettivamente costruiti con questo materiale ‘moderno’ per definizione, ma in ogni caso LDPE si adatta perfettamente alle ironiche metafore dell’artista di utopica resistenza alla corrosione, al deperimento, alla mortalità; necessariamente un mondo senza esseri viventi che fastidiosamente sporcano, graffiano e danneggiano.
Il formalismo estremizzato e critico (Faulhaber ha una lunga esperienza nella pubblicità) di questi ambienti rarefatti e immacolati, puliti e perfetti (al punto da risultare irreali e costruiti digitalmente), colorati, geometrici o biomorfici, simultaneamente figurativi e astratti, scoraggiano ogni illusione di poter intercettare tracce umane. Ma l’oggettività irrigidita e la lucida artificialità delle immagini (enfatizzata dal montaggio delle stampe dietro vetro acrilico) creano una forte tensione tra una loro apparente refrattarietà a speculazioni su uno specifico retroscena culturale e lo stimolo a ipotizzare un significato sociale, storico e ontologico.
Faulhaber documenta ambienti rispettandoli per quello che sono, sceglie un punto di vista, scatta con tempi di esposizione lunghi, sfrutta la luce locale e non interviene in post produzione.
L’artista non punta a spiegare la realtà o a protestare in modo plateale contro la direzione che sta prendendo e rimanda il problema al fruitore. Ecco perché i suoi lavori trasmettono sia il senso dell'utopia che quello della distopia latenti nella realtà attuale, mostrando al contempo vizi e virtù della cultura del consumo: la scelta di vedere uno dei due lati della medaglia spetta all’osservatore.
La serie LDPE è una raccolta di luoghi appena costruiti: campi di basket, stazioni di servizio, uffici, cantieri, centri commerciali, studi televisivi, vialetti e facciate; gli ambienti di Faulhaber devono ancora essere inaugurati e il fotografo li immortala in quel breve limbo di tempo che si frappone tra il loro completamento e l’inizio dell’utilizzo; quell’attimo di perfezione prima dell’arrivo dell’umanità, del crollo della fede nella bellezza eterna dell’LDPE, dell’odore di varechina e di altre credenze come quella che Dash, di stagione in stagione, lavi sempre più bianco.
Julian Faulhaber nasce nel 1975 a Würzburg, in Germania. Il 2008 è l’anno più incisivo per la sua carriera: partecipa a “Reality Check” presso il Metropolitan Museum of Arts di New York, una collettiva che includeva, tra gli altri, i lavori di Gregory Crewdson, David Levinthal e Stephen Shore; viene invitato a partecipare al New York Photo Festival; tiene la sua prima personale a New York presso la Galleria Hasted Hunt, ed infine viene nominato per il KLM Paul Huf Award 2009. Le immagini di Faulhaber sono state pubblicate sul New York Times Magazine, Damn Magazine, Departure Magazine, Stern and Geo.
I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti di alcune tra le istituzioni più stimate come: il Metropolitan Museum of Art, l’Harvard Art Museum, e il Princeton Art Museum.
LDPE (low density polyethelene) è il nome di un polimero termoplastico ricavato dal petrolio, sintetizzato negli anni ’30 del secolo passato e tuttora in uso per infiniti oggetti, dalle buste di plastica alle superfici di lavoro, a parti di hardware nei computer.
Molti degli interni ed esterni fotografati da Faulhaber sono effettivamente costruiti con questo materiale ‘moderno’ per definizione, ma in ogni caso LDPE si adatta perfettamente alle ironiche metafore dell’artista di utopica resistenza alla corrosione, al deperimento, alla mortalità; necessariamente un mondo senza esseri viventi che fastidiosamente sporcano, graffiano e danneggiano.
Il formalismo estremizzato e critico (Faulhaber ha una lunga esperienza nella pubblicità) di questi ambienti rarefatti e immacolati, puliti e perfetti (al punto da risultare irreali e costruiti digitalmente), colorati, geometrici o biomorfici, simultaneamente figurativi e astratti, scoraggiano ogni illusione di poter intercettare tracce umane. Ma l’oggettività irrigidita e la lucida artificialità delle immagini (enfatizzata dal montaggio delle stampe dietro vetro acrilico) creano una forte tensione tra una loro apparente refrattarietà a speculazioni su uno specifico retroscena culturale e lo stimolo a ipotizzare un significato sociale, storico e ontologico.
Faulhaber documenta ambienti rispettandoli per quello che sono, sceglie un punto di vista, scatta con tempi di esposizione lunghi, sfrutta la luce locale e non interviene in post produzione.
L’artista non punta a spiegare la realtà o a protestare in modo plateale contro la direzione che sta prendendo e rimanda il problema al fruitore. Ecco perché i suoi lavori trasmettono sia il senso dell'utopia che quello della distopia latenti nella realtà attuale, mostrando al contempo vizi e virtù della cultura del consumo: la scelta di vedere uno dei due lati della medaglia spetta all’osservatore.
La serie LDPE è una raccolta di luoghi appena costruiti: campi di basket, stazioni di servizio, uffici, cantieri, centri commerciali, studi televisivi, vialetti e facciate; gli ambienti di Faulhaber devono ancora essere inaugurati e il fotografo li immortala in quel breve limbo di tempo che si frappone tra il loro completamento e l’inizio dell’utilizzo; quell’attimo di perfezione prima dell’arrivo dell’umanità, del crollo della fede nella bellezza eterna dell’LDPE, dell’odore di varechina e di altre credenze come quella che Dash, di stagione in stagione, lavi sempre più bianco.
Julian Faulhaber nasce nel 1975 a Würzburg, in Germania. Il 2008 è l’anno più incisivo per la sua carriera: partecipa a “Reality Check” presso il Metropolitan Museum of Arts di New York, una collettiva che includeva, tra gli altri, i lavori di Gregory Crewdson, David Levinthal e Stephen Shore; viene invitato a partecipare al New York Photo Festival; tiene la sua prima personale a New York presso la Galleria Hasted Hunt, ed infine viene nominato per il KLM Paul Huf Award 2009. Le immagini di Faulhaber sono state pubblicate sul New York Times Magazine, Damn Magazine, Departure Magazine, Stern and Geo.
I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti di alcune tra le istituzioni più stimate come: il Metropolitan Museum of Art, l’Harvard Art Museum, e il Princeton Art Museum.
06
maggio 2013
Julian Faulhaber – LDPE
Dal 06 maggio al 28 giugno 2013
fotografia
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì dalle 15:30 alle 19:30
Vernissage
6 Maggio 2013, ore 18:30
Autore