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10
dicembre 2009
fino al 13.XII.2009 Gianni Berengo Gardin Vercelli, Arca
torino
Corte a Venezia. La “dogaressa” Peggy e gli artisti del tempo in una galleria di ritratti. Dall’altra parte, e in fondo slegata dal fermento dell’arte, una città ancora Serenissima...
di Anita Pepe
Le didascalie sono importanti. Specie per una mostra che
propone una carrellata di celebrity. In carne e ossa, o attraverso le “manifestazioni” dei
loro gusti, delle loro inclinazioni, del loro talento. Questa, infatti, non è
una zoomata esclusiva sulla dogaressa Peggy nel suo habitat veneziano, quanto
una “rinfrescata” all’aria che tirava all’epoca in Laguna. Il titolo, dunque, Peggy
Guggenheim, la casa, gli amici, Venezia, non è solo parziale, ma diventa un boomerang nel momento in cui punge
la sensazione che il brand Guggenheim sia servito a far da attrattore per un
evento-cuscinetto, in vista di appuntamenti più importanti.
Sia chiaro, non sono affatto in discussione i meriti –
estetici e documentari – degli scatti di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, Genova,
1930; vive a Milano). Piuttosto è opinabile la “confezione” di un progetto che
ha il suo tallone d’Achille in quello che, al contrario, poteva essere il suo
punto di forza: la didattica. Sarebbe stato bello, ad esempio, capire da quali
tesori fosse attorniata l’eccentrica collezionista nella sua Ca’ Venier dei
Leoni mentre, talvolta impellicciata, posava con sguardo ora malinconico ora
severo. Peggy matura e sfiorita, accigliata e carismatica, forse stanca di una
vita di eccessi e volubili fortune.
E se magari i soldi non fanno la felicità, ci si chiede
quali motivi avesse per non abbozzare almeno un sorriso la miliardaria che
dormiva sotto una testiera d’argento disegnata da Alexander Calder. Perché, dunque, non scrivere che
il tal quadro sullo sfondo è nientedimeno che Le bagnanti di Picasso? Perché non erudire i visitatori
circa le sculture in giardino? Perché non delucidare la paternità di quel
dipinto sul caminetto?
Non meno perplessità desta l’allestimento della sezione
dedicata a quanti all’epoca animarono la vita culturale della Serenissima: Zoran
Music e Ida
Barbarigo, Tancredi
Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, Luigi Nono, Emilio Vedova. Proprio relativamente a
quest’ultimo, evidente è la confusione nel presentare due foto che lo
ritraggono in diversi momenti della sua vita e invece date come contemporanee,
così come, nel giro di pochi centimetri, l’anno della Biennale della
contestazione oscilla tra il 1968 e 1969.
In questo spaccato radiale, teneramente oleografica – e
sostanzialmente avulsa dal rutilante Parnaso di Peggy & friends – è la definizione del contesto:
bozzetti di una Venezia da neorealismo rosa, popolata di suore e bambini in
braghette corte, dove le gondole scivolano nel Canal per una festa o un’esequie
ed eterni innamorati si scambiano effusioni tra gli eterni piccioni. Flash di
un piccolo mondo ora sepolto sotto chilometri di pizze al taglio, e dove i
nuovi dogi forestieri (leggi monsieur Pinault) nella Serenissima ci vengono per
i party, e tanti saluti.
propone una carrellata di celebrity. In carne e ossa, o attraverso le “manifestazioni” dei
loro gusti, delle loro inclinazioni, del loro talento. Questa, infatti, non è
una zoomata esclusiva sulla dogaressa Peggy nel suo habitat veneziano, quanto
una “rinfrescata” all’aria che tirava all’epoca in Laguna. Il titolo, dunque, Peggy
Guggenheim, la casa, gli amici, Venezia, non è solo parziale, ma diventa un boomerang nel momento in cui punge
la sensazione che il brand Guggenheim sia servito a far da attrattore per un
evento-cuscinetto, in vista di appuntamenti più importanti.
Sia chiaro, non sono affatto in discussione i meriti –
estetici e documentari – degli scatti di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, Genova,
1930; vive a Milano). Piuttosto è opinabile la “confezione” di un progetto che
ha il suo tallone d’Achille in quello che, al contrario, poteva essere il suo
punto di forza: la didattica. Sarebbe stato bello, ad esempio, capire da quali
tesori fosse attorniata l’eccentrica collezionista nella sua Ca’ Venier dei
Leoni mentre, talvolta impellicciata, posava con sguardo ora malinconico ora
severo. Peggy matura e sfiorita, accigliata e carismatica, forse stanca di una
vita di eccessi e volubili fortune.
E se magari i soldi non fanno la felicità, ci si chiede
quali motivi avesse per non abbozzare almeno un sorriso la miliardaria che
dormiva sotto una testiera d’argento disegnata da Alexander Calder. Perché, dunque, non scrivere che
il tal quadro sullo sfondo è nientedimeno che Le bagnanti di Picasso? Perché non erudire i visitatori
circa le sculture in giardino? Perché non delucidare la paternità di quel
dipinto sul caminetto?
Non meno perplessità desta l’allestimento della sezione
dedicata a quanti all’epoca animarono la vita culturale della Serenissima: Zoran
Music e Ida
Barbarigo, Tancredi
Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, Luigi Nono, Emilio Vedova. Proprio relativamente a
quest’ultimo, evidente è la confusione nel presentare due foto che lo
ritraggono in diversi momenti della sua vita e invece date come contemporanee,
così come, nel giro di pochi centimetri, l’anno della Biennale della
contestazione oscilla tra il 1968 e 1969.
In questo spaccato radiale, teneramente oleografica – e
sostanzialmente avulsa dal rutilante Parnaso di Peggy & friends – è la definizione del contesto:
bozzetti di una Venezia da neorealismo rosa, popolata di suore e bambini in
braghette corte, dove le gondole scivolano nel Canal per una festa o un’esequie
ed eterni innamorati si scambiano effusioni tra gli eterni piccioni. Flash di
un piccolo mondo ora sepolto sotto chilometri di pizze al taglio, e dove i
nuovi dogi forestieri (leggi monsieur Pinault) nella Serenissima ci vengono per
i party, e tanti saluti.
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a Lissone
anita
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mostra visitata il 18 ottobre 2009
dal 16 ottobre al 13 dicembre 2009
Gianni Berengo Gardin – Peggy Guggenheim, la casa, gli
amici, Venezia
a cura di Pina Inferrera
Arca
– Chiesa di San Marco
Piazza San
Marco, 1 (centro storico) – 13100 Vercelli
Orario: da
lunedì a venerdì ore 14-19; sabato e domenica ore 10-20 (la biglietteria chiude
mezz’ora prima)
Ingresso:
intero € 5; ridotto € 3
Catalogo
disponibile
Info:
tel. +39 0161596333; fax +39 0161596335; arcamostre@comune.vercelli.it; www.guggenheimvercelli.it
[exibart]
Complimenti, bel pezzo. Ti sei solo scordata i kebabari…