Mi porta sempre un felice stupore l'arrivo allo studio di Sergio Cicognani.
Così anche questa volta che le opere destinate alla mostra di Cà Cornera sono tutte pronte, lì appoggiate di fronte a me, tra cavalletti e piani da lavoro.
Sono state tutte sistemate con listelli recuperati, adattati, tagliati secondo idee molto personali del concetto di cornice, ma funzionali a quel ruolo: alla fine sono eleganti con certi inserimenti di foglia d'argento nell'immancabile scanalatura scavata nelle cornici più preziose...
Con queste soluzioni, tanto rispettose del fare artistico e così consonanti con l'amore di verità del loro autore, queste piccole nature morte recuperano la loro libertà di ritmo e di astrazione e, guardandole, mi sembra di incrociare il pensiero di Licini e anche quello di Kandinskij, del periodo russo, quando in lui prevaleva lo Spirituale nell'arte.
So il perché di questa felicità, ma non voglio rivelarmelo, non prima di avere visto tutto l'elenco e di avere toccato tutte le opere d'arte. Ci sono poche figure e delle nature morte disegnate appena a pennello sulla carta bagnata, stropicciata e poi riposta sul piano e lasciata lì a tendersi mentre si asciuga... Il disegno e i colori sono delle apparizioni e subito si collocano nel ricordo come le sinopie di un affresco del quale, per sempre, ti resta il dubbio di averlo veramente visto, oppure solo sognato...
Che cos'è la verità?
Per l'artista non c'è una verità, una realtà, ma solo delle forme che passano davanti agli occhi, che si riflettono sulla tela e che si possono fissare con il gesto della mano. Sono segni e colori, talvolta campiture bellissime, forse viste e vissute, certamente elaborate dal pensiero e dalla sensibilità dell'interprete felice.
Laura Gavioli
Marzo 2013