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LUIGI BOILLE – ELISEO SONNINO / Segno e colore oltre il postmoderno
Un affascinante confronto-dittico tra due artisti di generazioni molto diverse, che hanno entrambi scelto di esprimersi con la pittura astratta, attraverso il segno e il colore.
Comunicato stampa
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“La pittura è uno strumento antico e quasi desueto, ma funziona ancora e, che si sappia, non se n’è trovato un altro che, saputo suonare, renda la medesima qualità di suono” . Così scriveva Giulio Carlo Argan nel 1974, nel catalogo della mostra di Luigi Boille alla Galleria Del Naviglio di Milano. Oggi, in un’epoca segnata dal disorientamento culturale, dalla polverizzazione delle poetiche, dalla contaminazione linguistica, dal nomadismo interdisciplinare e dall’azzardo sperimentale, ciò risulta ancora più vero. Il postmoderno, con il suo sguardo retrospettivo ma non storicizzato e il suo furor citazionistico, se può aver creato una stasi nell’elaborazione del pensiero creativo, dall’altra ha forse tuttavia contribuito a sbloccare una mentalità legata alle avanguardie e improntata a un eccessivo rigore formale e ideologico, ormai lontana dall’originaria vocazione al nomadismo e all’intertestualità delle avanguardie stesse. Questa mostra intende prendere in esame il lavoro di due artisti di generazioni molto lontane tra loro - Luigi Boille, appunto (Pordenone, 1926), ed Eliseo Sonnino (Roma, 1984) - che hanno però entrambi scelto la pittura come mezzo espressivo: le loro opere mostrano una progettualità oltre le illusioni del posmoderno, un rinnovato lavoro di riflessione sullo statuto della pittura e dell’arte, ma in senso meno dogmatico e più flessibile di quanto avvenisse nelle tradizionali poetiche del “moderno”. Qualcuno potrebbe parlare di una sorta di “neo-modernismo”: in realtà, il discorso è più complesso e ampio. Il lavoro di ricerca di Boille e di Sonnino sembra infatti articolarsi su due livelli: un primo livello, “basso”, per così dire, o “iposintattico”, che riguarda l’essenzialità del segno e un’idea di “tabula rasa” che ci ricorda quasi il “vorrei scrivere come se non ci fosse mai stata letteratura” di Sklovskij; e un livello “alto” , “ipersintattico”, complesso, che rinvia all’articolazione e alla stratificazione di segno e colore, e richiama in qualche modo forme artistiche plurisensoriali e sinestesiche. È in gioco, insomma, anche la sfida della pittura nei confronti dei new media, come a suo tempo ebbe luogo un’analoga sfida diretta alla fotografia, al cinema e alle forme di comunicazione di massa in genere.
La ricerca dei due pittori si può forse inserire in quella che Harold Rosenberg definiva “ tradizione del nuovo”, nell’ambito della quale con lucidità si avviano progetti rivolti al rinnovamento dei modi della creazione, ma restando nel contesto di un medium storicizzato come la pittura, una pittura riconoscibile come tale, il cui segno-base è la pennellata, “come atto di depositare una materia colorata su una superficie” (Argan) .
Luigi Boille (il cui lavoro la galleria Marchetti segue da molti anni), ammirato e sostenuto da grandi critici e storici dell’arte (Lionello Venturi, Michel Tapié, Giulio Carlo Argan, Guido Ballo, Cesare Vivaldi, Pierre Restany ecc.), si è distinto nel tempo per l’eccezionale qualità e originalità del suo lavoro e per le sue inconfondibili cifre stilistiche, che lo pongano al livello dei maggiori maestri del secondo Novecento. Partendo dal pieno periodo informale (primi anni Cinquanta), la sua ricerca si caratterizza per l’evoluzione verso una sintesi sempre più perfetta tra segno, gesto e colore, tra pensiero ed emozionalità. Dalla disseminazione della materia-colore e dei segni, o dal loro assemblarsi fittamente nello spazio in una sorta di horror vacui, Boille va verso la rarefazione, il libero fluttuare del segno nel colore, senza tuttavia perdere mai la sua straordinaria ricchezza pittorica. Il segno in Boille è l’elemento di coesione tra pensiero e gesto, tra spazio e colore, e attraverso l’interazione di tutte queste componenti l’artista difende il ruolo centrale ed essenziale del linguaggio della pittura.
Il giovane Eliseo Sonnino intreccia segno e colore in una variazione infinita, che può evocare quella del discorso musicale. Si serve sia di ostensivi e polimorfi tratti curvilinei, sia di elementi lineari, di delicati elementi geometrici e “reticolari”, che esercitano una sorta di larvato controllo riflessivo, di richiamo all’equilibrio compositivo, sulla potente onda emotiva che pervade la sua stesura pittorica. Si avverte dunque una sorta di dicotomia linguistica, dove linee e superfici piane realizzate con armoniche e delicate trasparenze pittoriche interagiscono con intrecci fluttuanti, resi plastici da intense e contrastanti densità cromatiche. Accostamenti “forti”, talora stridenti e drammatici che danno luogo a quella che si potrebbe definire una suggestiva “poetica del contrasto”. L’artista stesso scrive infatti del proprio lavoro : “Al centro della mia ricerca è posta la dinamica del contrasto: contrasti di forme, di colori potenti, di segni e spazi. L’incontro, la sovrapposizione, la fusione di queste forze genera un mondo multiforme; rende visibili frammenti del flusso vitale inarrestabile che ci avvolge e si sviluppa in un continuo divenire”.
Note biografiche
Luigi Boille
Nato a Pordenone nel 1926, Luigi Boille si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel ’49. L’anno successivo si laurea in architettura, e subito dopo si trasferisce a Parigi, dove si stabilisce. Già nel ’53 la sua pittura rivela una matura e originale assimilazione dell’Informale, e ciò lo avvicina al gruppo della Jeune Ecole de Paris, con cui espone in numerose collettive, tra cui Das Junge Franckreich, Europäisches Forum Alpach, Austria 1955; Phasen, Stedelijk Museum, Amsterdam, 1957; Nuove tendenze dell’Arte Italiana, a cura di Lionello Venturi, Roma/New York Art Foundation, Roma 1958.
Conosce il grande critico francese Michel Tapié, che lo inserisce nella sue ricerche sull’”Art autre” e coglie nella sua pittura “elementi barocchi”, anche se nel lavoro di Boille il dinamismo e l’”irrazionalismo” riconducibile al barocco saranno sempre equilibrati da un senso “classico” di misura e di rigore formale. Fra le mostre curate da Tapié alle quali Boille partecipa, Osaka and Tokyo International Festival, 1958; Arte Nuova, Circolo degli Artisti, Palazzo Granieri, Torino; Strutture e Stile, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino 1962.
Nel 1964 Luigi Boille rappresenta l’Italia insieme a Capogrossi, Castellani e Fontana alla Guggenheim International Award di New York. Nel ’65, tornato temporaneamente in Italia, a Roma partecipa alla Quadriennale, e l’anno dopo è invitato alla XXXIII Biennale di Venezia (dove tornerà nel 2011, nella LIV edizione). Nel 1969 torna a risiedere stabilmente a Roma, dove anche oggi vive e lavora, collaborando stabilmente con la Galleria Marchetti. Ininterrotto è l’itinerario delle sue mostre personali e collettive. Opere di Boille sono presenti nelle maggiori collezioni e musei del mondo.
Eliseo Sonnino
Nasce a Roma il 18 gennaio 1984. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma con il massimo dei voti nel 2010, presentando la Tesi su Piero Dorazio e Achille Perilli.
Nel 2007 vince la borsa di studio Erasmus e frequenta L’Ecole des Beaux Arts de Toulouse.
Nel 2008 partecipa alla mostra Academiae, tenutasi presso il Palazzo Appiani di Piombino (Livorno).
Nello stesso anno prende parte al concorso: L’arte del non discriminar, svoltosi a Cecina (Livorno).
Nel 2009 partecipa al Premio Nazionale delle Arti a Catania; partecipa poi al Premio Giovani 2009: Segnare/Disegnare, indetto dall’Accademia Nazionale di San Luca, nella sezione Pittura, su segnalazione di Achille Perilli.
Nel 2010 espone per la prima volta alla Galleria Marchetti di Roma, partecipando alla collettiva Neo-Nati. 5 nuovi artisti.
Attualmente vive e lavora a Roma.
La ricerca dei due pittori si può forse inserire in quella che Harold Rosenberg definiva “ tradizione del nuovo”, nell’ambito della quale con lucidità si avviano progetti rivolti al rinnovamento dei modi della creazione, ma restando nel contesto di un medium storicizzato come la pittura, una pittura riconoscibile come tale, il cui segno-base è la pennellata, “come atto di depositare una materia colorata su una superficie” (Argan) .
Luigi Boille (il cui lavoro la galleria Marchetti segue da molti anni), ammirato e sostenuto da grandi critici e storici dell’arte (Lionello Venturi, Michel Tapié, Giulio Carlo Argan, Guido Ballo, Cesare Vivaldi, Pierre Restany ecc.), si è distinto nel tempo per l’eccezionale qualità e originalità del suo lavoro e per le sue inconfondibili cifre stilistiche, che lo pongano al livello dei maggiori maestri del secondo Novecento. Partendo dal pieno periodo informale (primi anni Cinquanta), la sua ricerca si caratterizza per l’evoluzione verso una sintesi sempre più perfetta tra segno, gesto e colore, tra pensiero ed emozionalità. Dalla disseminazione della materia-colore e dei segni, o dal loro assemblarsi fittamente nello spazio in una sorta di horror vacui, Boille va verso la rarefazione, il libero fluttuare del segno nel colore, senza tuttavia perdere mai la sua straordinaria ricchezza pittorica. Il segno in Boille è l’elemento di coesione tra pensiero e gesto, tra spazio e colore, e attraverso l’interazione di tutte queste componenti l’artista difende il ruolo centrale ed essenziale del linguaggio della pittura.
Il giovane Eliseo Sonnino intreccia segno e colore in una variazione infinita, che può evocare quella del discorso musicale. Si serve sia di ostensivi e polimorfi tratti curvilinei, sia di elementi lineari, di delicati elementi geometrici e “reticolari”, che esercitano una sorta di larvato controllo riflessivo, di richiamo all’equilibrio compositivo, sulla potente onda emotiva che pervade la sua stesura pittorica. Si avverte dunque una sorta di dicotomia linguistica, dove linee e superfici piane realizzate con armoniche e delicate trasparenze pittoriche interagiscono con intrecci fluttuanti, resi plastici da intense e contrastanti densità cromatiche. Accostamenti “forti”, talora stridenti e drammatici che danno luogo a quella che si potrebbe definire una suggestiva “poetica del contrasto”. L’artista stesso scrive infatti del proprio lavoro : “Al centro della mia ricerca è posta la dinamica del contrasto: contrasti di forme, di colori potenti, di segni e spazi. L’incontro, la sovrapposizione, la fusione di queste forze genera un mondo multiforme; rende visibili frammenti del flusso vitale inarrestabile che ci avvolge e si sviluppa in un continuo divenire”.
Note biografiche
Luigi Boille
Nato a Pordenone nel 1926, Luigi Boille si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel ’49. L’anno successivo si laurea in architettura, e subito dopo si trasferisce a Parigi, dove si stabilisce. Già nel ’53 la sua pittura rivela una matura e originale assimilazione dell’Informale, e ciò lo avvicina al gruppo della Jeune Ecole de Paris, con cui espone in numerose collettive, tra cui Das Junge Franckreich, Europäisches Forum Alpach, Austria 1955; Phasen, Stedelijk Museum, Amsterdam, 1957; Nuove tendenze dell’Arte Italiana, a cura di Lionello Venturi, Roma/New York Art Foundation, Roma 1958.
Conosce il grande critico francese Michel Tapié, che lo inserisce nella sue ricerche sull’”Art autre” e coglie nella sua pittura “elementi barocchi”, anche se nel lavoro di Boille il dinamismo e l’”irrazionalismo” riconducibile al barocco saranno sempre equilibrati da un senso “classico” di misura e di rigore formale. Fra le mostre curate da Tapié alle quali Boille partecipa, Osaka and Tokyo International Festival, 1958; Arte Nuova, Circolo degli Artisti, Palazzo Granieri, Torino; Strutture e Stile, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino 1962.
Nel 1964 Luigi Boille rappresenta l’Italia insieme a Capogrossi, Castellani e Fontana alla Guggenheim International Award di New York. Nel ’65, tornato temporaneamente in Italia, a Roma partecipa alla Quadriennale, e l’anno dopo è invitato alla XXXIII Biennale di Venezia (dove tornerà nel 2011, nella LIV edizione). Nel 1969 torna a risiedere stabilmente a Roma, dove anche oggi vive e lavora, collaborando stabilmente con la Galleria Marchetti. Ininterrotto è l’itinerario delle sue mostre personali e collettive. Opere di Boille sono presenti nelle maggiori collezioni e musei del mondo.
Eliseo Sonnino
Nasce a Roma il 18 gennaio 1984. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diploma con il massimo dei voti nel 2010, presentando la Tesi su Piero Dorazio e Achille Perilli.
Nel 2007 vince la borsa di studio Erasmus e frequenta L’Ecole des Beaux Arts de Toulouse.
Nel 2008 partecipa alla mostra Academiae, tenutasi presso il Palazzo Appiani di Piombino (Livorno).
Nello stesso anno prende parte al concorso: L’arte del non discriminar, svoltosi a Cecina (Livorno).
Nel 2009 partecipa al Premio Nazionale delle Arti a Catania; partecipa poi al Premio Giovani 2009: Segnare/Disegnare, indetto dall’Accademia Nazionale di San Luca, nella sezione Pittura, su segnalazione di Achille Perilli.
Nel 2010 espone per la prima volta alla Galleria Marchetti di Roma, partecipando alla collettiva Neo-Nati. 5 nuovi artisti.
Attualmente vive e lavora a Roma.
21
marzo 2013
LUIGI BOILLE – ELISEO SONNINO / Segno e colore oltre il postmoderno
Dal 21 marzo al 13 aprile 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARCHETTI
Roma, Via Margutta, 8, (Roma)
Roma, Via Margutta, 8, (Roma)
Orario di apertura
LU 16.30-19.30 ; MAR-SA 10.30-13.00 / 16.30-19.30
Vernissage
21 Marzo 2013, h 18.30
Autore
Curatore