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Paolo Bottioni – Poesia segreta dell’astrazione
La Personale ha come soggetto la città di Parma e i sentimenti e le sensazioni che essa suscita nell’autore. Il rapporto d’amore viene vissuto nei dipinti, attraverso le strutture e i colori che, per l’artista, sono i codici estetici più graditi per esprimere i sentimenti. La personale vuole dimostrare come la rappresentazione astratta di un soggetto, rispetto ad una rappresentazione oggettiva, possa meglio esprimere il sentimento e l’emozione. Questo attraverso 19 opere pittoriche di medio e grande formato
Comunicato stampa
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Paolo Bottioni: poesia segreta dell’astrazione
Anna Mavilla
L’allestimento di questa personale, così come l’Autore l’ha pensato e voluto, ben evidenzia due passaggi decisivi che si possono riconoscere nell’opera di Paolo Bottioni e che rientrano nei termini del tradizionale rapporto tra astrazione e realtà, tra impressione ed espressione. Passaggi che avvengono in momenti diversi, e che coinvolgono l’ambito del soggetto (cioè il rapporto con la realtà o immagine naturale) e quello della materia (ovvero il rapporto con il colore, essenza stessa dell’atto pittorico e del suo prendere corpo sulla tela), dando origine a periodi in cui queste coppie, diverse ed opposte, lasciano emergere esperienze non combacianti fra di loro ma inclini a reciproche contaminazioni nel modo di vedere e di dipingere la realtà (dal post-impressionismo originario al successivo espressionismo astratto, fino alle prove influenzate dalla psicologia della visione di Rudolf Arnheim), e accomunate dalla medesima volontà, dallo stesso amore e dallo stesso destino di fare solo pittura, in un percorso che da un iniziale uso soggettivo, impressionistico-interpretativo dell’immagine naturale, giunge ad un linguaggio più propriamente percettivo o fenomenico.
In rapporto al soggetto si ha un primo momento in cui l’assunzione di realtà è più diretta, il contatto con l’immagine naturale più stretto, anche nei titoli (sono luoghi, o meglio atmosfere della città solo apparentemente ipotetici, dove il reale, l’immaginario e il simbolico si fondono in una trasposizione che, senza impaludarsi nelle trappole della mimesis, mantiene intatta tutta la sua suggestione comunicativa); ed un secondo momento in cui il soggetto è non riconoscibile, perché l’opera è interamente concepita alla luce delle regole oggettive e autosufficienti della struttura, intesa quale principio di organizzazione cosciente e razionale dei fattori compositivi, connotati da assoluta decifrabilità e da un forte impatto visivo.
Quanto al secondo passaggio, avvenuto nell’ambito del colore, si ha una prima parte in cui la materia si fa espressiva in rapporto al suo spessore (ora condensato e stratificato, ora sottile, stirato e leggero, e in certi sfondi quasi vaporoso e rarefatto) riuscendo a conciliare forza e delicatezza; e una seconda parte in cui, pur nell’esiguità dei mezzi, i colori acquistano una purezza, un’intensità e una folgoranza che li rende come incandescenti ed esplosivi, in un concerto vibrante di accesa cromaticità. Unite in una tessitura a grandi campiture liberamente e variamente disposte, in un gioco caleidoscopico senza apparente regola e senza figurazione evidente (in realtà mai casuale o accidentale, bensì studiato alla luce di precise potenzialità combinatorie e di determinanti necessità spaziali), queste zone cromatiche acquistano forza e vitalità soprattutto nel valore dei loro contorni, che sono netti e rafforzati da cesure in nero. Rapide scansioni che segmentano, interagiscono, come il segno di una faglia che interrompe e crea intermittenze tra i colori primitivi, così da generare una texture omogenea, che garantisce alle singole taches un’emergenza insieme spaziale e suggestivamente poetica grazie alla loro valenza emotiva, ora caricata di uno splendore fortemente rialzato di valore cromatico puro, ora trattenuta dall’incanto di enigmatiche assonanze.
Anna Mavilla
L’allestimento di questa personale, così come l’Autore l’ha pensato e voluto, ben evidenzia due passaggi decisivi che si possono riconoscere nell’opera di Paolo Bottioni e che rientrano nei termini del tradizionale rapporto tra astrazione e realtà, tra impressione ed espressione. Passaggi che avvengono in momenti diversi, e che coinvolgono l’ambito del soggetto (cioè il rapporto con la realtà o immagine naturale) e quello della materia (ovvero il rapporto con il colore, essenza stessa dell’atto pittorico e del suo prendere corpo sulla tela), dando origine a periodi in cui queste coppie, diverse ed opposte, lasciano emergere esperienze non combacianti fra di loro ma inclini a reciproche contaminazioni nel modo di vedere e di dipingere la realtà (dal post-impressionismo originario al successivo espressionismo astratto, fino alle prove influenzate dalla psicologia della visione di Rudolf Arnheim), e accomunate dalla medesima volontà, dallo stesso amore e dallo stesso destino di fare solo pittura, in un percorso che da un iniziale uso soggettivo, impressionistico-interpretativo dell’immagine naturale, giunge ad un linguaggio più propriamente percettivo o fenomenico.
In rapporto al soggetto si ha un primo momento in cui l’assunzione di realtà è più diretta, il contatto con l’immagine naturale più stretto, anche nei titoli (sono luoghi, o meglio atmosfere della città solo apparentemente ipotetici, dove il reale, l’immaginario e il simbolico si fondono in una trasposizione che, senza impaludarsi nelle trappole della mimesis, mantiene intatta tutta la sua suggestione comunicativa); ed un secondo momento in cui il soggetto è non riconoscibile, perché l’opera è interamente concepita alla luce delle regole oggettive e autosufficienti della struttura, intesa quale principio di organizzazione cosciente e razionale dei fattori compositivi, connotati da assoluta decifrabilità e da un forte impatto visivo.
Quanto al secondo passaggio, avvenuto nell’ambito del colore, si ha una prima parte in cui la materia si fa espressiva in rapporto al suo spessore (ora condensato e stratificato, ora sottile, stirato e leggero, e in certi sfondi quasi vaporoso e rarefatto) riuscendo a conciliare forza e delicatezza; e una seconda parte in cui, pur nell’esiguità dei mezzi, i colori acquistano una purezza, un’intensità e una folgoranza che li rende come incandescenti ed esplosivi, in un concerto vibrante di accesa cromaticità. Unite in una tessitura a grandi campiture liberamente e variamente disposte, in un gioco caleidoscopico senza apparente regola e senza figurazione evidente (in realtà mai casuale o accidentale, bensì studiato alla luce di precise potenzialità combinatorie e di determinanti necessità spaziali), queste zone cromatiche acquistano forza e vitalità soprattutto nel valore dei loro contorni, che sono netti e rafforzati da cesure in nero. Rapide scansioni che segmentano, interagiscono, come il segno di una faglia che interrompe e crea intermittenze tra i colori primitivi, così da generare una texture omogenea, che garantisce alle singole taches un’emergenza insieme spaziale e suggestivamente poetica grazie alla loro valenza emotiva, ora caricata di uno splendore fortemente rialzato di valore cromatico puro, ora trattenuta dall’incanto di enigmatiche assonanze.
16
marzo 2013
Paolo Bottioni – Poesia segreta dell’astrazione
Dal 16 al 27 marzo 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA SANT’ANDREA
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12 16-19
Domenica 16-19
Lunedì chiuso
Vernissage
16 Marzo 2013, h 17,30
Autore