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Mostra collettiva
Comunicato stampa
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Appartengono alla formulazione “del transreale e della transrealtà” quelle categorie umane della produzione del pensiero e della fattualità, che concorrono alla realizzazione della personalità dell’individuo, della società e delle
strutture comuni. La parola come attività principe e il gesto primigenio come formulazione diretta del pensiero, fondano e formano la cultura dell’uomo e, nell’espressione più alta, delle attività dell’immaginazione e dell’immaginario a partire dalle arti figurative, dalla letteratura, dalla musica e dalla politica, nel senso della gestione del bene comune.
Gli artisti qui richiamati, alcuni di loro tra i più importanti nelle arti figurative, hanno, con strumenti differenti e con proposizioni originali, generato alcune delle categorie di pensiero e di correnti d’arte che ben rappresentano
l’enunciato: la loro presenza all’interno di questo particolarissimo museo ne rafforza la finalità educativa (in primis) per le giovani generazioni e la documentazione delle
varie categorie del sapere in esso racchiuse.
Ancora una volta , gli spazi secolari delle stanze di Palazzo Cuttica ospitano, in una sorta di interscambio a-temporale, importanti
opere d’arte contemporanea, facendo seguito alle esperienze, oramai diventate consuetudine, degli scorsi anni. I preziosi tomi conservati nel museo cittadino sono, in traslato, simbolici
del contenuto tematico della mostra che affronta il concetto della parola e del gesto primigenio quali esperienze fondanti la
cultura dell’uomo e la sua storia.
Le opere urticanti o accattivanti precostituiscono un dialogo fra diversi aspetti dell’espressività e delle manifestazioni fattuali nel mondo contemporaneo mettendo in luce aspetti critici della società e delle sue relazioni , a partire dai conflitti sociali e dalle
complicanze delle dinamiche della comunicazione, qui ben rappresentati con un video dall’artista guatemalteca Regina Josè Galindo vincitrice nel 2005 della Biennale di Venezia.
In altro modo sono a loro volta espressione delle attività ormai storicizzate del grande comunicatore Luigi Ghirri, le lucidissime
e impeccabili riletture di Antonella Mazzoni, che rimasterizza lo specifico fotografico con una manualità iperrealista, dove la mimesi del medium rappresenta il vero scarto concettuale.
E se nel concetto della simulazione del reale si incrocia la verosimiglianza aristotelica pure l’accorata fotografia di Caruso detta, con la vena del pittore, il pensiero che sottende quella
particolare “saudade”, quell’accorata nostalgia per la terra natia e primigenia del deserto tunisino "Jott el Jorib" . “Come posso tornare a
casa?”, prima ancora di un’opera d'arte, è una dichiarazione solidale e di partecipazione, filtrata attraverso un percorso soprattutto
personale che origina da un esilio involontario e da una nostalgia d Africa.
Il lavoro di Hilmar Boehle che fu allievo di Beuys all’Accademia di BB.AA.di Düβeldorf ha fragore di ferraglia, come nella più consolidata arte povera cui aggiunge ironia con un gessetto veloce
che traccia una commiserevole amara favola. Recentemente Ë stata chiesta alla sua compagna l’acquisizione di tutte le
sue opere da parte di un importante museo tedesco.
Le frasi fruscianti di Margherita Levo Rosenberg si offrono come
una modalità onirico/quantistica trasferendoci in dimensioni
differenti del reale con strumenti levitanti e lievitanti e raggiun-
gono nel suo “Parole intorno ad un buco” il centro degli altri più
riferenti buchi neri.
A suo modo Mario Schifano presente con un lembo di frase o meglio
di Marchio oggettivizza la comunicazione come espressione
della società del consumo e ne rende monumentale, come nell’
affresco di Giovanni Acuto (John Hawkwood) di Paolo Uccello, la
plasticità e la corporeità nell’elaborazione del pensiero.
Laura Ambrosi scrive della vita con gli strumenti percettivi della
trasparenza e dell’opacità, le sue frasi si raccontano ancor prima
della lettura pedissequa. Come in una sorta di elegante graffito,
il segno ridiventa traccia e il racconto pittura. Il materiale
adoperato è della più straordinaria completezza del design, e
le strutture organizzative del più raffinato elaborato letterario.
Il pensiero si serve della materia e riflette la luce dell’immaginario.
Un immaginario collettivo anche se all’attenzione disvela
una sorta di crepuscolare intimità.
La parola e il corpo sottolineano le opere post-human di Dario
Neira, frasi scalfite, direi strappate dall epidermide, segnali apparentemente
asettici di sofferenza interiore profonda di chi è
chiamato ad affrontare il mondo con la creatività di un novello
Misia.
Infine il lieve onirismo, vagamente richiamante Chagall dell’opera
di Mondino, letteraria nel suo essere evocativa di sirene leggendarie
e insieme mondane e il ricordo di Arman, con il suo
spartito di “chiavi a becco” che ritmano un salterio senza tempo.
Una mostra complessa e plurima che dipana una serie di voci
consonanti/dissonati all’interno degli antichi spazi, con un filo
conduttore preciso, ma una serie di distinguo soggettivi, come
è sempre soggettiva l’arte e la sua percezione: si va dall’approccio
antropologico emozionale di Caruso e di Boehle e, anche
se più mediato, dello stesso Mondino all’impostazione più
letteraria di Rosenberg e di Ambrosi, fino ad approdare alle
concettualità più spiccate di Mazzoni e Neira, contemporanee
anche se assolutamente e radicalmente diverse nel loro esprimersi.
Ancora una volta un panorama ampio e, apparentemente, contraddittorio,
come variegata è stata la vita delle sale che ospitano
la mostra....
Come sempre l’invito è ad immergersi senza preconcetti nella
lettura dell’arte, a lasciar dialogare liberamente antico e nuovissimo,
cogliendo come un grande stimolo il cortocircuito emozionale.
Elisabetta Rota
strutture comuni. La parola come attività principe e il gesto primigenio come formulazione diretta del pensiero, fondano e formano la cultura dell’uomo e, nell’espressione più alta, delle attività dell’immaginazione e dell’immaginario a partire dalle arti figurative, dalla letteratura, dalla musica e dalla politica, nel senso della gestione del bene comune.
Gli artisti qui richiamati, alcuni di loro tra i più importanti nelle arti figurative, hanno, con strumenti differenti e con proposizioni originali, generato alcune delle categorie di pensiero e di correnti d’arte che ben rappresentano
l’enunciato: la loro presenza all’interno di questo particolarissimo museo ne rafforza la finalità educativa (in primis) per le giovani generazioni e la documentazione delle
varie categorie del sapere in esso racchiuse.
Ancora una volta , gli spazi secolari delle stanze di Palazzo Cuttica ospitano, in una sorta di interscambio a-temporale, importanti
opere d’arte contemporanea, facendo seguito alle esperienze, oramai diventate consuetudine, degli scorsi anni. I preziosi tomi conservati nel museo cittadino sono, in traslato, simbolici
del contenuto tematico della mostra che affronta il concetto della parola e del gesto primigenio quali esperienze fondanti la
cultura dell’uomo e la sua storia.
Le opere urticanti o accattivanti precostituiscono un dialogo fra diversi aspetti dell’espressività e delle manifestazioni fattuali nel mondo contemporaneo mettendo in luce aspetti critici della società e delle sue relazioni , a partire dai conflitti sociali e dalle
complicanze delle dinamiche della comunicazione, qui ben rappresentati con un video dall’artista guatemalteca Regina Josè Galindo vincitrice nel 2005 della Biennale di Venezia.
In altro modo sono a loro volta espressione delle attività ormai storicizzate del grande comunicatore Luigi Ghirri, le lucidissime
e impeccabili riletture di Antonella Mazzoni, che rimasterizza lo specifico fotografico con una manualità iperrealista, dove la mimesi del medium rappresenta il vero scarto concettuale.
E se nel concetto della simulazione del reale si incrocia la verosimiglianza aristotelica pure l’accorata fotografia di Caruso detta, con la vena del pittore, il pensiero che sottende quella
particolare “saudade”, quell’accorata nostalgia per la terra natia e primigenia del deserto tunisino "Jott el Jorib" . “Come posso tornare a
casa?”, prima ancora di un’opera d'arte, è una dichiarazione solidale e di partecipazione, filtrata attraverso un percorso soprattutto
personale che origina da un esilio involontario e da una nostalgia d Africa.
Il lavoro di Hilmar Boehle che fu allievo di Beuys all’Accademia di BB.AA.di Düβeldorf ha fragore di ferraglia, come nella più consolidata arte povera cui aggiunge ironia con un gessetto veloce
che traccia una commiserevole amara favola. Recentemente Ë stata chiesta alla sua compagna l’acquisizione di tutte le
sue opere da parte di un importante museo tedesco.
Le frasi fruscianti di Margherita Levo Rosenberg si offrono come
una modalità onirico/quantistica trasferendoci in dimensioni
differenti del reale con strumenti levitanti e lievitanti e raggiun-
gono nel suo “Parole intorno ad un buco” il centro degli altri più
riferenti buchi neri.
A suo modo Mario Schifano presente con un lembo di frase o meglio
di Marchio oggettivizza la comunicazione come espressione
della società del consumo e ne rende monumentale, come nell’
affresco di Giovanni Acuto (John Hawkwood) di Paolo Uccello, la
plasticità e la corporeità nell’elaborazione del pensiero.
Laura Ambrosi scrive della vita con gli strumenti percettivi della
trasparenza e dell’opacità, le sue frasi si raccontano ancor prima
della lettura pedissequa. Come in una sorta di elegante graffito,
il segno ridiventa traccia e il racconto pittura. Il materiale
adoperato è della più straordinaria completezza del design, e
le strutture organizzative del più raffinato elaborato letterario.
Il pensiero si serve della materia e riflette la luce dell’immaginario.
Un immaginario collettivo anche se all’attenzione disvela
una sorta di crepuscolare intimità.
La parola e il corpo sottolineano le opere post-human di Dario
Neira, frasi scalfite, direi strappate dall epidermide, segnali apparentemente
asettici di sofferenza interiore profonda di chi è
chiamato ad affrontare il mondo con la creatività di un novello
Misia.
Infine il lieve onirismo, vagamente richiamante Chagall dell’opera
di Mondino, letteraria nel suo essere evocativa di sirene leggendarie
e insieme mondane e il ricordo di Arman, con il suo
spartito di “chiavi a becco” che ritmano un salterio senza tempo.
Una mostra complessa e plurima che dipana una serie di voci
consonanti/dissonati all’interno degli antichi spazi, con un filo
conduttore preciso, ma una serie di distinguo soggettivi, come
è sempre soggettiva l’arte e la sua percezione: si va dall’approccio
antropologico emozionale di Caruso e di Boehle e, anche
se più mediato, dello stesso Mondino all’impostazione più
letteraria di Rosenberg e di Ambrosi, fino ad approdare alle
concettualità più spiccate di Mazzoni e Neira, contemporanee
anche se assolutamente e radicalmente diverse nel loro esprimersi.
Ancora una volta un panorama ampio e, apparentemente, contraddittorio,
come variegata è stata la vita delle sale che ospitano
la mostra....
Come sempre l’invito è ad immergersi senza preconcetti nella
lettura dell’arte, a lasciar dialogare liberamente antico e nuovissimo,
cogliendo come un grande stimolo il cortocircuito emozionale.
Elisabetta Rota
16
marzo 2013
Big List
Dal 16 marzo al 27 aprile 2013
arte contemporanea
Location
PALAZZO CUTTICA
Alessandria, Via Parma, 1, (Alessandria)
Alessandria, Via Parma, 1, (Alessandria)
Orario di apertura
Sabato dalle ore 16.00 alle ore 19
Vernissage
16 Marzo 2013, h 18
Autore
Curatore