Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Kim Sung Heun – Imprint
L’acqua che consente la vita,
quella che disegna, scolpisce e modifica il territorio e il paesaggio,
quella che allaga, quella che violenta,
ma che anche spesso violentata,
quella governata e quella libera di scegliere il suo percorso.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Scolpire la propria umanità / Self Made Human
L’arte di Sung Heun mi piace moltissimo. E’ un’opera che mostra la formazione e il divenire della identità. L’identità sia delle figure umane sia dei linguaggi. Sung Heun è un gran lavoratore, io non conosco tutte le sculture che produce. Sung Heun lavora oggi nel suo paese natale, dove insegna, e io non posso vedere le sue nuove opere, se non in fotografia; non posso toccarle. Dunque, non mi riferisco solo alle figure che lui scolpisce nel legno, ai simboli che disegna sulla tela, o ai volti che modella nella creta. Mi riferisco all’artista. Kim Sung Heun sta scolpendo la sua propria identità.
Così lui cominciò alcuni anni fa all’Accademia di Brera, dove insegno io. Era venuto in Italia per studiare scultura e mise in scena la sua condizione di allievo. Costruì il volume del suo corpo con assi di legno variamente colorati e in cima vi inserì l’autoritratto della propria testa in terracotta.
Ma quella scultura non era sola. Nelle mie lezioni di storia dell’arte circolò presto la voce che in un’aula di scultura c’era una statua che mi somigliava tanto. Una cosa strana, antica, quasi egizia. Andai a vedere e conobbi Sung Heun, che frequentava il mio corso, ma non solo il mio. Tuttavia, dovendo raffigurare il «maestro», aveva scelto la mia testa in stile romano. Fui colpito ancora più dalla riservatezza, dolcemente sorridente e silenziosa, di quello scultore non più giovanissimo; e subito ne invidiai il fascino che aveva sulle donne. Comprai Tom e Kim, il vecchio e il giovane.
Sung Heun lavora a identificare la sua personale evoluzione umana, e il suo proprio linguaggio figurale, salendo l’arte con una fune che ha un capo nella tradizione lontana e un altro capo nella innovazione prossima. E’ un pensatore solido che non ha pregiudizi nè fretta né furberie. La forte impronta plastica del suo lavoro ha radici in Corea, nella millenaria cultura di questo Paese così ricco di genialità; così a me pare. Diversamente, la brillante energia dei suoi segni, disegni, tratti fisiognomici, che strutturano sia le narrazioni in terracotta sia le installazioni più pittoriche, vive nell’attualità delle reti di comunicazione. Quando riguardo la doppia statuaria «allievo e maestro» (ora salita a tre statue), ricordo la forte emozione che provai (a Seul nel 1994) davanti alla tomba coreana più antica: un monumento funebre come uovo, insieme nascita e morte, fatta solo di terra.
Kim Sung Heun è un raro esempio di artista che, nel pieno delle sue forze, con radici antiche e la mobilità più avanzata, raffigura le gesta quotidiane di individui diversi e tuttavia globalizzati, ben lontano dai rituali cosmopoliti dell’arte fatta solo per i musei. Ai musei piace quel che più li sfida.
Tommaso Trini
Spazio City Art Via Dolomiti 11 Milano (MM1 fermata Turro)
Opening Mercoledì 13 marzo 2013 ore 18,00
dal 13 al 23 di Marzo – aperto da mercoledì a sabato dalle ore 15,00 alle 19,00
info@cityart.it
www.cityart.it
Tel. 0287167065 cell. 3357689814
L’arte di Sung Heun mi piace moltissimo. E’ un’opera che mostra la formazione e il divenire della identità. L’identità sia delle figure umane sia dei linguaggi. Sung Heun è un gran lavoratore, io non conosco tutte le sculture che produce. Sung Heun lavora oggi nel suo paese natale, dove insegna, e io non posso vedere le sue nuove opere, se non in fotografia; non posso toccarle. Dunque, non mi riferisco solo alle figure che lui scolpisce nel legno, ai simboli che disegna sulla tela, o ai volti che modella nella creta. Mi riferisco all’artista. Kim Sung Heun sta scolpendo la sua propria identità.
Così lui cominciò alcuni anni fa all’Accademia di Brera, dove insegno io. Era venuto in Italia per studiare scultura e mise in scena la sua condizione di allievo. Costruì il volume del suo corpo con assi di legno variamente colorati e in cima vi inserì l’autoritratto della propria testa in terracotta.
Ma quella scultura non era sola. Nelle mie lezioni di storia dell’arte circolò presto la voce che in un’aula di scultura c’era una statua che mi somigliava tanto. Una cosa strana, antica, quasi egizia. Andai a vedere e conobbi Sung Heun, che frequentava il mio corso, ma non solo il mio. Tuttavia, dovendo raffigurare il «maestro», aveva scelto la mia testa in stile romano. Fui colpito ancora più dalla riservatezza, dolcemente sorridente e silenziosa, di quello scultore non più giovanissimo; e subito ne invidiai il fascino che aveva sulle donne. Comprai Tom e Kim, il vecchio e il giovane.
Sung Heun lavora a identificare la sua personale evoluzione umana, e il suo proprio linguaggio figurale, salendo l’arte con una fune che ha un capo nella tradizione lontana e un altro capo nella innovazione prossima. E’ un pensatore solido che non ha pregiudizi nè fretta né furberie. La forte impronta plastica del suo lavoro ha radici in Corea, nella millenaria cultura di questo Paese così ricco di genialità; così a me pare. Diversamente, la brillante energia dei suoi segni, disegni, tratti fisiognomici, che strutturano sia le narrazioni in terracotta sia le installazioni più pittoriche, vive nell’attualità delle reti di comunicazione. Quando riguardo la doppia statuaria «allievo e maestro» (ora salita a tre statue), ricordo la forte emozione che provai (a Seul nel 1994) davanti alla tomba coreana più antica: un monumento funebre come uovo, insieme nascita e morte, fatta solo di terra.
Kim Sung Heun è un raro esempio di artista che, nel pieno delle sue forze, con radici antiche e la mobilità più avanzata, raffigura le gesta quotidiane di individui diversi e tuttavia globalizzati, ben lontano dai rituali cosmopoliti dell’arte fatta solo per i musei. Ai musei piace quel che più li sfida.
Tommaso Trini
Spazio City Art Via Dolomiti 11 Milano (MM1 fermata Turro)
Opening Mercoledì 13 marzo 2013 ore 18,00
dal 13 al 23 di Marzo – aperto da mercoledì a sabato dalle ore 15,00 alle 19,00
info@cityart.it
www.cityart.it
Tel. 0287167065 cell. 3357689814
13
marzo 2013
Kim Sung Heun – Imprint
Dal 13 al 23 marzo 2013
arte contemporanea
Location
SPAZIO DOLOMITI
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Orario di apertura
mercoledì a sabato dalle 15,00 alle 19,00
Vernissage
13 Marzo 2013, ore 18,00
Autore
Curatore