Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Marc Shoul – Brakpan
Brakpan è la prima personale italiana del fotografo sudafricano Marc Shoul. Un racconto acuto ed empatico che narra di quella che un tempo era una prospera comunità di minatori e che oggi conta trecentoquarantamila persone che si destreggiano tra un passato pesante, un presente incerto.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da cinque anni ormai, Marc Shoul frequenta e fotografa la città di Brakpan, a soli 45 minuti di strada dalla sua Jo’burg.
Aldilà della retorica da vita ‘d’autore’ che, nella ricca e opulente Jo’burg come in tutte le grandi metropoli, viene vissuta tra architettura internazionale, design, body shop, bio shop e sushi (spesso fianco a fianco con la povertà più disperata), le fotografie di Marc Shoul raccontano il vivere ‘vernacolare’ della cittadina di Brakpan. In un tempo proprio, sospeso in una sorta di epoca postindustriale diventata ormai obsoleta, in un asciutto bianco e nero che ricorda quello del suo maestro eletto David Goldblatt (nato nel 1930).
Un racconto acuto ed empatico che narra di quella che un tempo era una prospera comunità di minatori e che oggi conta trecentoquarantamila persone (poco più della metà caucasiche) che si destreggiano tra un passato pesante, un presente incerto e un futuro che prevede la fagocitazione dalla periferia di Johannesburg, con i suoi quattro milioni di abitanti.
Gente che lavora quando può (la disoccupazione in Sudafrica è scesa quest’anno al 24 per cento), prega, organizza il Jesus Festival, gioca a Rugby (nei Blue Bulls), entra ed esce dal carcere, concia i proprio figli per il concorso Mister and Miss Brakpan, balla e beve.
A Brakpan si ama la tradizione e si ama tuttora marcare le differenze: di classe, di cultura e di ‘razza’.
A Brakpan ci si raduna in ‘corporazione’, nella Town Hall per il Langarm Sokkie Jol o all’Atlantic Disco, al Bafana Bafana: i bianchi con i bianchi e i Black Africans, i Coloured, gli Indians/Asians per conto proprio.
Il Sudafrica, le persone, i problemi sociali, modi alternativi di vivere e sopravvivere, l’inusuale, l’inaspettato, i gesti, le azioni e il ritmo: questo affascina Marc Shoul. Ma il suo non è un reportage su ‘uno degli ultimi posti autentici’ rimasti al mondo.
Nessuna immagine è mai innocente e lo sguardo dell’artista è sempre soggettivo, Shoul non manca di sense of humor e molti dei suoi scatti sono anche una sorta di gioco con la storia delle immagini.
Il ritratto di una donna e di un uomo seduti ai tavolini del ‘Atlantic Disco’ ognuno per conto proprio, dandosi le spalle, con un bacio stampato sulla parete che li separa e due dischi di vinile che fanno da aureole, un po’ fuori posto, sulle loro teste, ricordano certi fondi oro tardo gotici nei quali un diavolo ha spostato gli elementi sacri. E Nicolean che festeggia il suo addio al nubilato travestita da una presunta gallina: con una fascia intorno ai fianchi e un moscio piumaggio in testa, sembra esser pronta ad andare in scena nella veste di un San Sebastiano di memoria manieristica.
Shoul si diverte a sottolineare quella buona dose di teatralità che il quotidiano spesso offre. Anche l’utilizzo della pellicola e della stampa analogica su carta baritata, come del resto la scelta del bianco e nero, ci confermano la sua attenzione a problemi formali.
Le fotografie di Marc Shoul sono state pubblicate su riviste internazionali come The New York Times, Time, Colors, Dazed and Confused, Mail & Guardian, Stern, the Financial Times and The Telegraph. Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre internazionali.
Aldilà della retorica da vita ‘d’autore’ che, nella ricca e opulente Jo’burg come in tutte le grandi metropoli, viene vissuta tra architettura internazionale, design, body shop, bio shop e sushi (spesso fianco a fianco con la povertà più disperata), le fotografie di Marc Shoul raccontano il vivere ‘vernacolare’ della cittadina di Brakpan. In un tempo proprio, sospeso in una sorta di epoca postindustriale diventata ormai obsoleta, in un asciutto bianco e nero che ricorda quello del suo maestro eletto David Goldblatt (nato nel 1930).
Un racconto acuto ed empatico che narra di quella che un tempo era una prospera comunità di minatori e che oggi conta trecentoquarantamila persone (poco più della metà caucasiche) che si destreggiano tra un passato pesante, un presente incerto e un futuro che prevede la fagocitazione dalla periferia di Johannesburg, con i suoi quattro milioni di abitanti.
Gente che lavora quando può (la disoccupazione in Sudafrica è scesa quest’anno al 24 per cento), prega, organizza il Jesus Festival, gioca a Rugby (nei Blue Bulls), entra ed esce dal carcere, concia i proprio figli per il concorso Mister and Miss Brakpan, balla e beve.
A Brakpan si ama la tradizione e si ama tuttora marcare le differenze: di classe, di cultura e di ‘razza’.
A Brakpan ci si raduna in ‘corporazione’, nella Town Hall per il Langarm Sokkie Jol o all’Atlantic Disco, al Bafana Bafana: i bianchi con i bianchi e i Black Africans, i Coloured, gli Indians/Asians per conto proprio.
Il Sudafrica, le persone, i problemi sociali, modi alternativi di vivere e sopravvivere, l’inusuale, l’inaspettato, i gesti, le azioni e il ritmo: questo affascina Marc Shoul. Ma il suo non è un reportage su ‘uno degli ultimi posti autentici’ rimasti al mondo.
Nessuna immagine è mai innocente e lo sguardo dell’artista è sempre soggettivo, Shoul non manca di sense of humor e molti dei suoi scatti sono anche una sorta di gioco con la storia delle immagini.
Il ritratto di una donna e di un uomo seduti ai tavolini del ‘Atlantic Disco’ ognuno per conto proprio, dandosi le spalle, con un bacio stampato sulla parete che li separa e due dischi di vinile che fanno da aureole, un po’ fuori posto, sulle loro teste, ricordano certi fondi oro tardo gotici nei quali un diavolo ha spostato gli elementi sacri. E Nicolean che festeggia il suo addio al nubilato travestita da una presunta gallina: con una fascia intorno ai fianchi e un moscio piumaggio in testa, sembra esser pronta ad andare in scena nella veste di un San Sebastiano di memoria manieristica.
Shoul si diverte a sottolineare quella buona dose di teatralità che il quotidiano spesso offre. Anche l’utilizzo della pellicola e della stampa analogica su carta baritata, come del resto la scelta del bianco e nero, ci confermano la sua attenzione a problemi formali.
Le fotografie di Marc Shoul sono state pubblicate su riviste internazionali come The New York Times, Time, Colors, Dazed and Confused, Mail & Guardian, Stern, the Financial Times and The Telegraph. Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre internazionali.
16
marzo 2013
Marc Shoul – Brakpan
Dal 16 marzo al 19 aprile 2013
fotografia
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
Da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e su appuntamento
Vernissage
16 Marzo 2013, dalle 12.00 alle 18.00
Autore