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I Bembo. Dal cuore del Ducato di Milano alle corti della valle del Po
la mostra vedrà esposte le 48 carte del mazzo di tarocchi braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese che l’ha posseduto nel corso dell’Ottocento e di buona parte del Novecento.
Comunicato stampa
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Dopo la fortunata esposizione del 1999, non vi è stata più occasione di riproporre al pubblico le
48 carte del mazzo di tarocchi braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese
che l’ha posseduto nel corso dell’Ottocento e di buona parte del Novecento.
Il mazzo, realizzato dalla bottega cremonese di Bonifacio Bembo tra il 1442 e il 1444 circa per
il duca di Milano Filippo Maria Visconti, è stato acquistato nel 1971 dallo Stato per la Pinacoteca,
grazie anche all’interessamento dell’Associazione Amici di Brera e dei musei milanesi.
Per ragioni conservative, legate al materiale costitutivo (cartoncino pressato, rivestito di un sottile
strato di gesso, con foglia d’oro o d’argento e coloritura a tempera), i tarocchi non possono essere
esposti con continuità.
La mostra, curata da Sandrina Bandera e Marco Tanzi, presenta una scelta campionatura
di opere – in alcuni casi mai esposte – che, nel secolo scorso, sono state alla base del recupero
critico della stagione estrema del gotico in Lombardia e intende fare il punto sull’affascinante
produzione artistica della famiglia cremonese dei Bembo, protagonista, tra Lombardia ed
Emilia, del delicato passaggio dalla cultura gotica cortese, e internazionale, a quella
rinascimentale.
I fratelli Bembo, attivi alla corte milanese e nelle principali corti padane, attraversano
quarant’anni di storia del ducato con ruoli da protagonisti: Bonifacio, alla guida della
bottega cremonese, è il preferito dei duchi di Milano che gli affidano la conduzione delle più
importanti fabbriche nei centri del loro potere (Milano, Pavia, Cremona, Vigevano, Caravaggio);
Ambrogio è il suo collaboratore prediletto tra gli anni quaranta e cinquanta. Benedetto, più
giovane, e il presunto Gerolamo (se è riconoscibile nel cosiddetto Maestro di Monticelli) sono,
invece, i beniamini dei feudatari padani, come i Pallavicino a Busseto e a Monticelli d’Ongina e i
Rossi a Torchiara.
Bonifacio e Benedetto hanno interessi figurativi sostanzialmente differenti: Bonifacio guarda
alla tradizione gotica di Milano e, in parte, di Venezia e si rivolge a Gentile da Fabriano,
Masolino e Pisanello registrandone le opere presenti nei territori confinanti con Cremona e
in Valpadana, come testimonia il trittico della prima maturità diviso tra i musei di Cremona e
Denver, di cui è presente in mostra l’Incoronazione di Cremona. Benedetto è precocemente
orientato sulla Ferrara di Leonello d’Este, tra lo Studiolo di Belfiore, Donatello e Rogier
van der Weyden. Anche per gli altri esponenti della famiglia sono a disposizione, ormai, affidabili
indizi per poter identificare Ambrogio e, forse, Gerolamo, e per ragionare sull’organizzazione
della bottega.
A fare corona ai tarocchi dei due mazzi bembeschi presenti in mostra – quello di Brera
e quello dell’Accademia Carrara di Bergamo –, sono esposte, grazie alla disponibilità e
generosità dei prestatori, poche ma significative opere, selezionate per tentare di delineare, alla
luce delle più recenti riflessioni critiche, le scelte espressive dei vari fratelli.
Per delineare le singole identità, ma anche il filo che unisce l’attività di questa genia di artisti
cremonesi, sono presentate alcune opere significative: codici disegnati e miniati, tavolette da
soffitto e dipinti su tavola: la rara Ascensione di Cristo di collezione privata, per la prima volta
esposta al pubblico, e l’Assunzione della Vergine dell’Accademia Carrara (con importanti novità,
grazie al restauro affrontato per questa occasione); il Salterio diurno ora a Mirandola (la prima
opera di Bonifacio, del 1442), l’Historia di Lancillotto del Lago della Biblioteca Nazionale di Firenze
(1446), le tavolette con le Storie della Genesi del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona. Arrivano
inoltre, sempre da Cremona, i ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti
(1462), affreschi strappati dalla chiesa di Sant’Agostino, mai usciti dalla città, e l’Incoronazione
di Cristo e di Maria, del museo.
Gli ideali cortesi e il gusto araldico della committenza sono evidenti nei tarocchi, nel
Lancillotto fiorentino e nel Diurnale di Mirandola. Il prolungato legame di Bonifacio con gli
eremitani di Sant’Agostino a Cremona – dove affresca anche la cappella di patronato Cavalcabò,
su commissione di Giovanna, figlia del signore della città Ugolino Cavalcabò – è rappresentato
in mostra dall’Incoronazione di Cristo e di Maria, e dai ritratti ad affresco di Bianca Maria Visconti e
Francesco Sforza, già sulle pareti dell’altare ducale dedicato ai Santi Crisante e Daria.
Si è voluto dare conto anche di aspetti quasi seriali dell’attività della bottega, come la realizzazione
di polittici con immagini di santi (le due tavole braidensi con i Santi Giuliano e Giacomo Maggiore
e il San Francesco dell’Accademia Carrara); o l’esecuzione di preziose tavolette da soffitto
(dal Museo Civico di Cremona), che ornavano le dimore della nuova nobiltà locale, stabilitasi
soprattutto dopo l’avvento degli Sforza.
Per illustrare invece le varie dinamiche dell’attività dei Bembo ci sono poi capolavori che
attestano le novità più aggiornate di Benedetto, di dichiarata ispirazione ferrarese, come la
smagliante Madonna dell’Umiltà e angeli del Museo Lia di La Spezia. La presenza in mostra
di un pannello con San Giorgio, proveniente dal Museo di Cremona, permetterà poi di verificare
la personalità del presunto Gerolamo Bembo, la cui fisionomia è spesso confusa con quella di
Bonifacio e di Benedetto. La tavola, memore della mondanità del gusto gotico, ha tuttavia una
monumentalità più salda e un occhio più attento alle suggestioni prospettiche e alla luce tersa
della pittura d’oltralpe.
La bottega (o le botteghe) dei Bembo rappresentano un modello esemplare del fervore
culturale che anima, dalla metà del Quattrocento, Cremona, scelta nel 1441 per celebrare
il matrimonio tra Bianca Maria Visconti, unica erede del ducato più importante dell’Italia
settentrionale, e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. Nel segno delle nozze
ducali si intrecciano, simbolicamente, i vecchi e i nuovi orizzonti culturali: la tendenza milanese a
un visione gotica propriamente internazionale, derivata da Giovannino de’ Grassi e da Michelino
da Besozzo, con uno sguardo più moderno, aggiornato sulle novità portate dal toscano Masolino,
ma anche sulla lezione più espressiva in arrivo da Padova e Ferrara. Non solo: Cremona vede
crescere le imprese artistiche per la presenza della corte sforzesca, e allarga il suo raggio di
influenze anche grazie alla posizione geografica, favorita dalla grande via d’acqua (che offre un
collegamento privilegiato proprio con Ferrara) e dal dinamismo degli scambi culturali in continuo
aumento. La città si apre anche verso i centri vicini con una serie di significativi e documentati
contatti, da Mantova a Verona, da Parma a Reggio. Se il castello di Pier Maria Rossi a Torchiara,
alle pendici dell’Appennino parmense, è uno dei luoghi più evocativi del tardogotico padano,
una recente ipotesi definisce proprio nei feudi del “magnificus et potens vir”, figlio di Giovanna
Cavalcabò, la zona di provenienza di uno dei lavori più importanti della bottega del giovane
Bonifacio Bembo: i disegni del Lancillotto ora presso la Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze. Il codice è un capolavoro della cultura cavalleresca, eccezionalmente esposto in
questa occasione, di qualità pari a quella dei Tarocchi braidensi.
I prestiti provenienti da Cremona sono stati facilitati dalla generosità del Comune,
che si è accollato le spese di trasporto; il restauro degli affreschi provenienti dalla chiesa
di Sant’Agostino è stato offerto dalla scuola Cr. Forma di Cremona; la tavola con
l’Assunzione della Vergine dell’Accademia Carrara è stata restaurata da Carlotta Beccaria
di Milano, grazie al contributo del Rotary club Bergamo sud.
Il catalogo, edito da Skira, contiene un testo introduttivo dei curatori, Sandrina Bandera e
Marco Tanzi, ai quali si devono anche le schede delle opere in mostra (insieme a Martina De
Petris e Carla Pinzauti).
Questa mostra corrisponde alla seconda parte del ciclo espositivo dedicato dalla
Pinacoteca di Brera ai mazzi di tarocchi del XV secolo, che ha il privilegio eccezionale
di possedere grazie a due acquisizioni abbastanza recenti: infatti segue all’esposizione appena
conclusa Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine
del Quattrocento, curata da Laura Paola Gnaccolini.
Il ciclo delle mostre di Brera proseguirà poi per tutto il 2013 con altre due iniziative: la
prima (7 maggio – 8 settembre) dedicata alla collezione di autoritratti appartenuti a Cesare
Zavattini e recentemente acquisiti dalla Pinacoteca; la seconda (8 ottobre 2013 – 12 gennaio
2014) al fondo di pittura lombarda del Seicento, normalmente non esposto per ragioni di
spazio
Per agevolare le visite del pubblico a questo importante ciclo di mostre e per favorire una
maggiore fidelizzazione alla Pinacoteca, è stato istituito un abbonamento, al costo di 22,00
euro, che permetterà il libero accesso al Museo e alle mostre fino alla conclusione dell’ultima
iniziativa programmata, e dunque fino ai primi di gennaio del 2014.
ELENCO OPERE IN MOSTRA
Bonifacio Bembo, Salterio diurno, codice miniato. Mirandola, Centro Culturale Polivalente
Bonifacio e Ambrogio Bembo, Historia di Lancillotto del Lago, codice miniato. Firenze, Biblioteca
Nazionale Centrale
Bonifacio Bembo, Quarantotto carte da tarocco, cartoncino dorato/argentato miniato. Milano,
Pinacoteca di Brera
Bonifacio e Ambrogio Bembo, Ventitre carte da tarocco, cartoncino dorato/argentato miniato.
Bergamo, Accademia Carrara
Ambrogio Bembo (?), Adamo impone il nome agli animali, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala
Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Cacciata di Adamo ed Eva, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Giuseppe venduto dai fratelli, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Giuseppe davanti al faraone, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), L’arresto di Beniamino, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Bonifacio Bembo, Incoronazione di Cristo e di Maria da parte di Dio Padre, tavola. Cremona, Museo
Civico «Ala Ponzone»
Bonifacio Bembo, Ascensione di Cristo, tavola. Milano, collezione Saibene
Benedetto Bembo, Madonna dell’Umiltà e angeli musicanti, tavola. La Spezia, Museo Civico Amedeo
Lia
Bonifacio Bembo, San Francesco riceve le stigmate, tavola trasportata su tela. Bergamo, Accademia
Carrara
Ambrogio e Bonifacio Bembo, San Giuliano, tavola. Milano, Pinacoteca di Brera
Ambrogio e Bonifacio Bembo, San Giacomo Maggiore, tavola. Milano, Pinacoteca di Brera
Maestro di Monticelli (Gerolamo Bembo?), San Giorgio, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala
Ponzone»
Bonifacio Bembo, Ritratto di Francesco Sforza, affresco strappato e trasportato su tela. Cremona,
Sant’Agostino
Bonifacio Bembo, Ritratto di Bianca Maria Visconti, affresco strappato e trasportato su tela.
Cremona, Sant’Agostino
Pittore lombardo, ultimo quarto del XV secolo, Ritratto di Francesco Sforza, tela. Milano, Pinacoteca
di Brera
Pittore lombardo, ultimo quarto del XV secolo, Ritratto di Bianca Maria Visconti, tela. Milano,
Pinacoteca di Brera
Pittore milanese, ottavo decennio del XV secolo, Assunzione della Vergine, con Cristo che la incorona,
tra angeli e profeti, santi e un donatore, tela incollata su tavola. Bergamo, Accademia Carrara
48 carte del mazzo di tarocchi braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese
che l’ha posseduto nel corso dell’Ottocento e di buona parte del Novecento.
Il mazzo, realizzato dalla bottega cremonese di Bonifacio Bembo tra il 1442 e il 1444 circa per
il duca di Milano Filippo Maria Visconti, è stato acquistato nel 1971 dallo Stato per la Pinacoteca,
grazie anche all’interessamento dell’Associazione Amici di Brera e dei musei milanesi.
Per ragioni conservative, legate al materiale costitutivo (cartoncino pressato, rivestito di un sottile
strato di gesso, con foglia d’oro o d’argento e coloritura a tempera), i tarocchi non possono essere
esposti con continuità.
La mostra, curata da Sandrina Bandera e Marco Tanzi, presenta una scelta campionatura
di opere – in alcuni casi mai esposte – che, nel secolo scorso, sono state alla base del recupero
critico della stagione estrema del gotico in Lombardia e intende fare il punto sull’affascinante
produzione artistica della famiglia cremonese dei Bembo, protagonista, tra Lombardia ed
Emilia, del delicato passaggio dalla cultura gotica cortese, e internazionale, a quella
rinascimentale.
I fratelli Bembo, attivi alla corte milanese e nelle principali corti padane, attraversano
quarant’anni di storia del ducato con ruoli da protagonisti: Bonifacio, alla guida della
bottega cremonese, è il preferito dei duchi di Milano che gli affidano la conduzione delle più
importanti fabbriche nei centri del loro potere (Milano, Pavia, Cremona, Vigevano, Caravaggio);
Ambrogio è il suo collaboratore prediletto tra gli anni quaranta e cinquanta. Benedetto, più
giovane, e il presunto Gerolamo (se è riconoscibile nel cosiddetto Maestro di Monticelli) sono,
invece, i beniamini dei feudatari padani, come i Pallavicino a Busseto e a Monticelli d’Ongina e i
Rossi a Torchiara.
Bonifacio e Benedetto hanno interessi figurativi sostanzialmente differenti: Bonifacio guarda
alla tradizione gotica di Milano e, in parte, di Venezia e si rivolge a Gentile da Fabriano,
Masolino e Pisanello registrandone le opere presenti nei territori confinanti con Cremona e
in Valpadana, come testimonia il trittico della prima maturità diviso tra i musei di Cremona e
Denver, di cui è presente in mostra l’Incoronazione di Cremona. Benedetto è precocemente
orientato sulla Ferrara di Leonello d’Este, tra lo Studiolo di Belfiore, Donatello e Rogier
van der Weyden. Anche per gli altri esponenti della famiglia sono a disposizione, ormai, affidabili
indizi per poter identificare Ambrogio e, forse, Gerolamo, e per ragionare sull’organizzazione
della bottega.
A fare corona ai tarocchi dei due mazzi bembeschi presenti in mostra – quello di Brera
e quello dell’Accademia Carrara di Bergamo –, sono esposte, grazie alla disponibilità e
generosità dei prestatori, poche ma significative opere, selezionate per tentare di delineare, alla
luce delle più recenti riflessioni critiche, le scelte espressive dei vari fratelli.
Per delineare le singole identità, ma anche il filo che unisce l’attività di questa genia di artisti
cremonesi, sono presentate alcune opere significative: codici disegnati e miniati, tavolette da
soffitto e dipinti su tavola: la rara Ascensione di Cristo di collezione privata, per la prima volta
esposta al pubblico, e l’Assunzione della Vergine dell’Accademia Carrara (con importanti novità,
grazie al restauro affrontato per questa occasione); il Salterio diurno ora a Mirandola (la prima
opera di Bonifacio, del 1442), l’Historia di Lancillotto del Lago della Biblioteca Nazionale di Firenze
(1446), le tavolette con le Storie della Genesi del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona. Arrivano
inoltre, sempre da Cremona, i ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti
(1462), affreschi strappati dalla chiesa di Sant’Agostino, mai usciti dalla città, e l’Incoronazione
di Cristo e di Maria, del museo.
Gli ideali cortesi e il gusto araldico della committenza sono evidenti nei tarocchi, nel
Lancillotto fiorentino e nel Diurnale di Mirandola. Il prolungato legame di Bonifacio con gli
eremitani di Sant’Agostino a Cremona – dove affresca anche la cappella di patronato Cavalcabò,
su commissione di Giovanna, figlia del signore della città Ugolino Cavalcabò – è rappresentato
in mostra dall’Incoronazione di Cristo e di Maria, e dai ritratti ad affresco di Bianca Maria Visconti e
Francesco Sforza, già sulle pareti dell’altare ducale dedicato ai Santi Crisante e Daria.
Si è voluto dare conto anche di aspetti quasi seriali dell’attività della bottega, come la realizzazione
di polittici con immagini di santi (le due tavole braidensi con i Santi Giuliano e Giacomo Maggiore
e il San Francesco dell’Accademia Carrara); o l’esecuzione di preziose tavolette da soffitto
(dal Museo Civico di Cremona), che ornavano le dimore della nuova nobiltà locale, stabilitasi
soprattutto dopo l’avvento degli Sforza.
Per illustrare invece le varie dinamiche dell’attività dei Bembo ci sono poi capolavori che
attestano le novità più aggiornate di Benedetto, di dichiarata ispirazione ferrarese, come la
smagliante Madonna dell’Umiltà e angeli del Museo Lia di La Spezia. La presenza in mostra
di un pannello con San Giorgio, proveniente dal Museo di Cremona, permetterà poi di verificare
la personalità del presunto Gerolamo Bembo, la cui fisionomia è spesso confusa con quella di
Bonifacio e di Benedetto. La tavola, memore della mondanità del gusto gotico, ha tuttavia una
monumentalità più salda e un occhio più attento alle suggestioni prospettiche e alla luce tersa
della pittura d’oltralpe.
La bottega (o le botteghe) dei Bembo rappresentano un modello esemplare del fervore
culturale che anima, dalla metà del Quattrocento, Cremona, scelta nel 1441 per celebrare
il matrimonio tra Bianca Maria Visconti, unica erede del ducato più importante dell’Italia
settentrionale, e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. Nel segno delle nozze
ducali si intrecciano, simbolicamente, i vecchi e i nuovi orizzonti culturali: la tendenza milanese a
un visione gotica propriamente internazionale, derivata da Giovannino de’ Grassi e da Michelino
da Besozzo, con uno sguardo più moderno, aggiornato sulle novità portate dal toscano Masolino,
ma anche sulla lezione più espressiva in arrivo da Padova e Ferrara. Non solo: Cremona vede
crescere le imprese artistiche per la presenza della corte sforzesca, e allarga il suo raggio di
influenze anche grazie alla posizione geografica, favorita dalla grande via d’acqua (che offre un
collegamento privilegiato proprio con Ferrara) e dal dinamismo degli scambi culturali in continuo
aumento. La città si apre anche verso i centri vicini con una serie di significativi e documentati
contatti, da Mantova a Verona, da Parma a Reggio. Se il castello di Pier Maria Rossi a Torchiara,
alle pendici dell’Appennino parmense, è uno dei luoghi più evocativi del tardogotico padano,
una recente ipotesi definisce proprio nei feudi del “magnificus et potens vir”, figlio di Giovanna
Cavalcabò, la zona di provenienza di uno dei lavori più importanti della bottega del giovane
Bonifacio Bembo: i disegni del Lancillotto ora presso la Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze. Il codice è un capolavoro della cultura cavalleresca, eccezionalmente esposto in
questa occasione, di qualità pari a quella dei Tarocchi braidensi.
I prestiti provenienti da Cremona sono stati facilitati dalla generosità del Comune,
che si è accollato le spese di trasporto; il restauro degli affreschi provenienti dalla chiesa
di Sant’Agostino è stato offerto dalla scuola Cr. Forma di Cremona; la tavola con
l’Assunzione della Vergine dell’Accademia Carrara è stata restaurata da Carlotta Beccaria
di Milano, grazie al contributo del Rotary club Bergamo sud.
Il catalogo, edito da Skira, contiene un testo introduttivo dei curatori, Sandrina Bandera e
Marco Tanzi, ai quali si devono anche le schede delle opere in mostra (insieme a Martina De
Petris e Carla Pinzauti).
Questa mostra corrisponde alla seconda parte del ciclo espositivo dedicato dalla
Pinacoteca di Brera ai mazzi di tarocchi del XV secolo, che ha il privilegio eccezionale
di possedere grazie a due acquisizioni abbastanza recenti: infatti segue all’esposizione appena
conclusa Il segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine
del Quattrocento, curata da Laura Paola Gnaccolini.
Il ciclo delle mostre di Brera proseguirà poi per tutto il 2013 con altre due iniziative: la
prima (7 maggio – 8 settembre) dedicata alla collezione di autoritratti appartenuti a Cesare
Zavattini e recentemente acquisiti dalla Pinacoteca; la seconda (8 ottobre 2013 – 12 gennaio
2014) al fondo di pittura lombarda del Seicento, normalmente non esposto per ragioni di
spazio
Per agevolare le visite del pubblico a questo importante ciclo di mostre e per favorire una
maggiore fidelizzazione alla Pinacoteca, è stato istituito un abbonamento, al costo di 22,00
euro, che permetterà il libero accesso al Museo e alle mostre fino alla conclusione dell’ultima
iniziativa programmata, e dunque fino ai primi di gennaio del 2014.
ELENCO OPERE IN MOSTRA
Bonifacio Bembo, Salterio diurno, codice miniato. Mirandola, Centro Culturale Polivalente
Bonifacio e Ambrogio Bembo, Historia di Lancillotto del Lago, codice miniato. Firenze, Biblioteca
Nazionale Centrale
Bonifacio Bembo, Quarantotto carte da tarocco, cartoncino dorato/argentato miniato. Milano,
Pinacoteca di Brera
Bonifacio e Ambrogio Bembo, Ventitre carte da tarocco, cartoncino dorato/argentato miniato.
Bergamo, Accademia Carrara
Ambrogio Bembo (?), Adamo impone il nome agli animali, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala
Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Cacciata di Adamo ed Eva, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Giuseppe venduto dai fratelli, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), Giuseppe davanti al faraone, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Ambrogio Bembo (?), L’arresto di Beniamino, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone»
Bonifacio Bembo, Incoronazione di Cristo e di Maria da parte di Dio Padre, tavola. Cremona, Museo
Civico «Ala Ponzone»
Bonifacio Bembo, Ascensione di Cristo, tavola. Milano, collezione Saibene
Benedetto Bembo, Madonna dell’Umiltà e angeli musicanti, tavola. La Spezia, Museo Civico Amedeo
Lia
Bonifacio Bembo, San Francesco riceve le stigmate, tavola trasportata su tela. Bergamo, Accademia
Carrara
Ambrogio e Bonifacio Bembo, San Giuliano, tavola. Milano, Pinacoteca di Brera
Ambrogio e Bonifacio Bembo, San Giacomo Maggiore, tavola. Milano, Pinacoteca di Brera
Maestro di Monticelli (Gerolamo Bembo?), San Giorgio, tavola. Cremona, Museo Civico «Ala
Ponzone»
Bonifacio Bembo, Ritratto di Francesco Sforza, affresco strappato e trasportato su tela. Cremona,
Sant’Agostino
Bonifacio Bembo, Ritratto di Bianca Maria Visconti, affresco strappato e trasportato su tela.
Cremona, Sant’Agostino
Pittore lombardo, ultimo quarto del XV secolo, Ritratto di Francesco Sforza, tela. Milano, Pinacoteca
di Brera
Pittore lombardo, ultimo quarto del XV secolo, Ritratto di Bianca Maria Visconti, tela. Milano,
Pinacoteca di Brera
Pittore milanese, ottavo decennio del XV secolo, Assunzione della Vergine, con Cristo che la incorona,
tra angeli e profeti, santi e un donatore, tela incollata su tavola. Bergamo, Accademia Carrara
20
febbraio 2013
I Bembo. Dal cuore del Ducato di Milano alle corti della valle del Po
Dal 20 febbraio al 07 aprile 2013
arte antica
Location
PINACOTECA DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Biglietti
Intero: € 10,00
Ridotto: € 7,00
Abbonamento per la Pinacoteca e le mostre: € 22,00 (valido fino a dicembre 2013)
Gruppi: prenotazione obbligatoria, € 2,00 a persona
Scuole: prenotazione obbligatoria, € 10,00 a classe
Orario di apertura
8.30-19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude alle 18.40)
chiuso lunedì
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Curatore