Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Onirica. Il sogno nell’arte, il sogno dell’arte.
La relazione tra il sogno e la rappresentazione artistica è a tutt’oggi un terreno troppo importante perché possa andar perduta nel labirinto di memorie trascorse l’idea di una funzione catartica dell’arte.Sul principio fu l’enigma poi i miti e in epoche a noi più vicine, uno splendido Novecento.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La relazione tra il sogno e la rappresentazione artistica è a tutt’oggi un terreno troppo importante perché possa andar perduta nel labirinto di memorie trascorse l’idea di una funzione catartica dell’arte.
Sul principio fu l’enigma a unire la divinità all’uomo; poi vennero i miti orali, le favole e le fiabe a dettare ammaestramenti, perché l’individuo seguisse la strada della verità e del bene. Infine, in epoche a noi più vicine, uno splendido Novecento, che, a partire dal simbolismo e a seguire la metafisica e il surrealismo, ha aperto a linguaggi nuovi e ha dotato gli artisti di nuovi strumenti di lettura, all’interno di un diverso metodo di approccio al mondo, in cui finiscono per fondersi sogno, rappresentazione, immagine
Nell’arte di Antonio Barrani, Paride Bianco e Maria Capellini appaiono le memorie e i sogni in cui i colori, i segni e le manipolazioni sono metafore di una rappresentazione tutt’altro che convenzionale. Trasfigurazione, ironia, sentimento vi convivono impegnate nel ruolo di strumento che ora traccia il senso del processo insito nell’opera, ora attinge al fantastico e all’assurdo per indagare la realtà; diversamente, assurge ad autentico sistema del riciclo artistico, per denunciare le nevrosi, il degrado urbano e la solitudine dell’uomo contemporaneo.
Antonio Barrani – I dipinti di Barrani sono il racconto calligrafico di un mondo in perpetua navigazione sulle carte nautiche del passato. Lo sguardo è lirico, la voce emozionale, l’affabulazione naviga o vola per luoghi trasfigurati da un temperamento garbato e incantato, ma tutt’altro che immune da un’inclinazione allo sconforto e all’inquietudine. Sono tracce di ricordi, sentimenti, desideri che riemergono dal profondo della coscienza, intessuti in immagini sospese, anticonvenzionali e parlano di mondi acquatici, in cui scorrono piccole barche dalle scocche realizzate con spartiti musicali; mondi che dondolano nell’universo, come palloni in cerca di un punto fermo su cui rimbalzare, lampioni che illuminano voli di farfalle e casette alla Grimm, sui cui tetti fumano grigie ciminiere. E tanti, tanti richiami nostalgici a ciò che era, che è stato e che non esiste più.
Su tutto, tuttavia, s’impone la costante, esterna presenza del mare e delle onde, su cui si staglia la prua di una grande nave, a indicare la possibilità di un viaggio per riappropriarsi di ciò che è andato perduto. Non piccoli palcoscenici, quindi, su cui rappresentare una storia forse scontata, ma una vicenda esistenziale narrata a varie riprese: un racconto pittorico intriso di creatività, di icone cariche di valori metaforici, che rendono sempre possibile la grande trasformazione di un paesaggio dove però tutto è apparente. Anche lo svagato e sognante atteggiamento da giramondo del pittore, che si ostina mirabilmente a comunicare una grande riflessione critica sul mondo, con il linguaggio ludico e infantile di un’infanzia magica mai dimenticata.
Paride Bianco - Alcuni critici vedono ne “I Sogni di Nostra Madre Terra” (ben oltre 500 lavori) intensamente lirici ed originali e sostengono che Paride Bianco sia un prosecutore delle “Piste di sogno 2” di Kandinsky. Altri vedono l’inconscio, le strutture, il vigore, i colori giustapposti e sostengono che Paride sia l’erede autentico del grande futurista Boccioni.
Mentre queste composizioni hanno determinate affinità con questi modernisti, l’intento dell’artista va oltre le considerazione tautologiche del linguaggio critico, creando, o meglio ricreando il linguaggio mistico dei sogni. Come ebbe a scrivere Lawrence Johns (2001), le emozioni potenti e spesso sconosciute, generate dalla serie dei “Sogni della Madre Terra” possono essere soddisfacentemente capite permettendo alle immagini astratte di lavorare sull’inconscio. Queste sensibilità complicate sembrano essere simultaneamente nuove e vecchie, moderne e primitive, ma non vediamo archetipi di Jung, nessun simbolismo di Freud. E la “madre” del titolo? è Gaia, la Madre Terra, e questi sono i suoi sogni.
La tecnica usata dall’artista unisce più propriamente la volontà cosciente alla volontà latente (…) i dipinti trattengono il carattere di Gaia e le intuizioni che emergono: liturgie della terra. Dalla sua ciotola di colori, la cui famiglia ne è proprietaria da oltre 500 anni, dona acqua, luce e fuoco ai sogni. “I Sogni della Madre Terra” di Paride Bianco sono un coraggioso e magico modernismo che raggiunge una tale bellezza che il messaggio dell’artista finisce per rispecchiare appieno l’esperienza emotiva dello spettatore.
Questi sono i suoi sogni; lasciamoli venire.
Maria Capellini - Artista dalla creatività eterogenea e suggestiva, coniugata con una sensibilità tutta al femminile, capace di utilizzare il rifiuto e, astraendolo, consegnarlo metaforicamente a una diversa materia produttiva e a una nuova valenza culturale: linguaggio analogico di un’espressione creativa messa a disposizione dello sviluppo sensibile e dell’educazione anche dei più giovani fruitori dell’arte.
Talora sono oggetti o luoghi riscattati dal degrado dell’abbandono, fatti emergere per raccontare, per farci sognare ed emozionare, declinando l’ecoarte come nuova categoria del bello. Altre volte, come nelle opere esposte, sono le presenze insistenti della spirale e la sua analogia con il turbine a generare con interventi minimali nuove e culturali presenze significanti. Ne sono esempio le tele della serie “I sette vizi capitali” (alcune delle quali figurano in questa mostra), dove l’andamento tortuoso e l’espansione ellittica della spirale connotano metaforicamente il racconto del vizio di un inevitabile sprofondamento in un buco nero, dal quale pare non esserci alcuna possibilità di ritorno. Ne risulta una sequenza di oggetti ed immagini profondamente carichi di simboli e di forti energie, capaci a loro volta di creare un diverso incontro, unico ed emozionale, riproponendosi come strumenti di una funzione liberatoria dell’arte.
Giuliana Donzello
Sul principio fu l’enigma a unire la divinità all’uomo; poi vennero i miti orali, le favole e le fiabe a dettare ammaestramenti, perché l’individuo seguisse la strada della verità e del bene. Infine, in epoche a noi più vicine, uno splendido Novecento, che, a partire dal simbolismo e a seguire la metafisica e il surrealismo, ha aperto a linguaggi nuovi e ha dotato gli artisti di nuovi strumenti di lettura, all’interno di un diverso metodo di approccio al mondo, in cui finiscono per fondersi sogno, rappresentazione, immagine
Nell’arte di Antonio Barrani, Paride Bianco e Maria Capellini appaiono le memorie e i sogni in cui i colori, i segni e le manipolazioni sono metafore di una rappresentazione tutt’altro che convenzionale. Trasfigurazione, ironia, sentimento vi convivono impegnate nel ruolo di strumento che ora traccia il senso del processo insito nell’opera, ora attinge al fantastico e all’assurdo per indagare la realtà; diversamente, assurge ad autentico sistema del riciclo artistico, per denunciare le nevrosi, il degrado urbano e la solitudine dell’uomo contemporaneo.
Antonio Barrani – I dipinti di Barrani sono il racconto calligrafico di un mondo in perpetua navigazione sulle carte nautiche del passato. Lo sguardo è lirico, la voce emozionale, l’affabulazione naviga o vola per luoghi trasfigurati da un temperamento garbato e incantato, ma tutt’altro che immune da un’inclinazione allo sconforto e all’inquietudine. Sono tracce di ricordi, sentimenti, desideri che riemergono dal profondo della coscienza, intessuti in immagini sospese, anticonvenzionali e parlano di mondi acquatici, in cui scorrono piccole barche dalle scocche realizzate con spartiti musicali; mondi che dondolano nell’universo, come palloni in cerca di un punto fermo su cui rimbalzare, lampioni che illuminano voli di farfalle e casette alla Grimm, sui cui tetti fumano grigie ciminiere. E tanti, tanti richiami nostalgici a ciò che era, che è stato e che non esiste più.
Su tutto, tuttavia, s’impone la costante, esterna presenza del mare e delle onde, su cui si staglia la prua di una grande nave, a indicare la possibilità di un viaggio per riappropriarsi di ciò che è andato perduto. Non piccoli palcoscenici, quindi, su cui rappresentare una storia forse scontata, ma una vicenda esistenziale narrata a varie riprese: un racconto pittorico intriso di creatività, di icone cariche di valori metaforici, che rendono sempre possibile la grande trasformazione di un paesaggio dove però tutto è apparente. Anche lo svagato e sognante atteggiamento da giramondo del pittore, che si ostina mirabilmente a comunicare una grande riflessione critica sul mondo, con il linguaggio ludico e infantile di un’infanzia magica mai dimenticata.
Paride Bianco - Alcuni critici vedono ne “I Sogni di Nostra Madre Terra” (ben oltre 500 lavori) intensamente lirici ed originali e sostengono che Paride Bianco sia un prosecutore delle “Piste di sogno 2” di Kandinsky. Altri vedono l’inconscio, le strutture, il vigore, i colori giustapposti e sostengono che Paride sia l’erede autentico del grande futurista Boccioni.
Mentre queste composizioni hanno determinate affinità con questi modernisti, l’intento dell’artista va oltre le considerazione tautologiche del linguaggio critico, creando, o meglio ricreando il linguaggio mistico dei sogni. Come ebbe a scrivere Lawrence Johns (2001), le emozioni potenti e spesso sconosciute, generate dalla serie dei “Sogni della Madre Terra” possono essere soddisfacentemente capite permettendo alle immagini astratte di lavorare sull’inconscio. Queste sensibilità complicate sembrano essere simultaneamente nuove e vecchie, moderne e primitive, ma non vediamo archetipi di Jung, nessun simbolismo di Freud. E la “madre” del titolo? è Gaia, la Madre Terra, e questi sono i suoi sogni.
La tecnica usata dall’artista unisce più propriamente la volontà cosciente alla volontà latente (…) i dipinti trattengono il carattere di Gaia e le intuizioni che emergono: liturgie della terra. Dalla sua ciotola di colori, la cui famiglia ne è proprietaria da oltre 500 anni, dona acqua, luce e fuoco ai sogni. “I Sogni della Madre Terra” di Paride Bianco sono un coraggioso e magico modernismo che raggiunge una tale bellezza che il messaggio dell’artista finisce per rispecchiare appieno l’esperienza emotiva dello spettatore.
Questi sono i suoi sogni; lasciamoli venire.
Maria Capellini - Artista dalla creatività eterogenea e suggestiva, coniugata con una sensibilità tutta al femminile, capace di utilizzare il rifiuto e, astraendolo, consegnarlo metaforicamente a una diversa materia produttiva e a una nuova valenza culturale: linguaggio analogico di un’espressione creativa messa a disposizione dello sviluppo sensibile e dell’educazione anche dei più giovani fruitori dell’arte.
Talora sono oggetti o luoghi riscattati dal degrado dell’abbandono, fatti emergere per raccontare, per farci sognare ed emozionare, declinando l’ecoarte come nuova categoria del bello. Altre volte, come nelle opere esposte, sono le presenze insistenti della spirale e la sua analogia con il turbine a generare con interventi minimali nuove e culturali presenze significanti. Ne sono esempio le tele della serie “I sette vizi capitali” (alcune delle quali figurano in questa mostra), dove l’andamento tortuoso e l’espansione ellittica della spirale connotano metaforicamente il racconto del vizio di un inevitabile sprofondamento in un buco nero, dal quale pare non esserci alcuna possibilità di ritorno. Ne risulta una sequenza di oggetti ed immagini profondamente carichi di simboli e di forti energie, capaci a loro volta di creare un diverso incontro, unico ed emozionale, riproponendosi come strumenti di una funzione liberatoria dell’arte.
Giuliana Donzello
19
dicembre 2012
Onirica. Il sogno nell’arte, il sogno dell’arte.
Dal 19 dicembre 2012 al 06 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE MES3
Livorno, Via Giuseppe Verdi, 40, (Livorno)
Livorno, Via Giuseppe Verdi, 40, (Livorno)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
19 Dicembre 2012, h 18.00
Autore
Curatore