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Kama. Sesso e design
Triennale Design Museum presenta KAMA. Sesso e Design, una grande mostra che analizza il rapporto tra sesso e progetto. Fin dal titolo, che rievoca il dio indiano del piacere sessuale , dell’amore carnale e del desiderio, KAMA prova a fare i conti con uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità.
Sono così indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Comunicato stampa
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Triennale Design Museum presenta KAMA. Sesso e Design, una grande mostra che analizza il rapporto tra sesso e progetto. Fin dal titolo, che rievoca il dio indiano del piacere sessuale , dell'amore carnale e del desiderio, KAMA prova a fare i conti con uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità.
Sono così indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Afferma Silvana Annicchiarico, curatore della mostra: “KAMA. Sesso e Design nasce da un’urgenza: la necessità (e la volontà) di riconsegnare al design la sua facoltà di dare risposte "materiali" e "oggettuali" ai grandi nodi ontologici dell'esistenza. Questa mostra ha l’ambizione di essere una mostra sugli oggetti che hanno come matrice morfologica gli organi genitali e sessuali, ma anche le relazioni sessuali che il corpo intrattiene con altri corpi. È una mostra che studia come il sesso si deposita negli oggetti di uso quotidiano. Due anni fa, con la mostra Independent. Design Secession, Triennale Design Museum si interrogava sul rapporto fra il design e la morte. L'anno scorso, con O’Clock, abbiamo investigato il rapporto fra il design e il tempo. Ora ci interroghiamo sul design e l'istinto di vita (la libido, la pulsione vitale di cui parlava Freud)”.
Cuore della mostra è l’Atlante anatomico del corpo erotico reificato, che rintraccia radici storiche, mitiche e antropologiche per arrivare fino ai giorni nostri, con circa 300 fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti d’uso e opere di artisti e designer internazionali. Articolato in otto sezioni - Archetipi, Priapo, Origine du monde, Seni, Glutei, Orifizi, Accoppiamenti, Erotic Food Design - offre una selezione ampia e sfaccettata che vuole andare oltre la stereotipizzazione delle luci rosse, della pruderie o dei facili scandali: dai vasi a figure rosse etruschi agli amuleti fallici di epoca romana, dal divano Mae West di Salvador Dalí fino al sorprendente e provocatorio The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney, formato dai calchi dei genitali di 400 donne.
I corridoi ospitano cinque focus sulle Ossessioni magistrali di Alchimia, Piero Fornasetti, Carlo Mollino, Gaetano Pesce e Ettore Sottsass; e la rassegna Disjecta membra con opere di Paola Anziché, Francisco e Casilda Figueiredo, Anila Rubiku, Jemina Stelhi.
In parallelo, per ampliare i punti di vista e restituire un racconto corale e collettivo, otto progettisti internazionali - Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon - si confrontano con questo tema e ne presentano la propria personale interpretazione attraverso inedite installazioni site-specific. Disposte attorno all’Atlante anatomico del corpo erotico reificato, le otto opere fanno come da “corona” all’epifania del sesso che si esprime nello spazio centrale. E aggiungono altre frasi o altri riti al discorso del sesso che di oggetto in oggetto risuona e riecheggia nello spazio espositivo.
Opere in mostra di: Alchimia, Samuel Accoceberry, John Adler, Giovanni Anceschi, Chris Antemann, Elodie Antoine, Paola Anziché, Atelier Alessio Blanco, Atelier Blink, Atelier Van Lieshout, James Auger, Emmanuel Babled, Ronit Baranga, David Baskin, Caitlin Berrigan, Jennifer Boe, Louis Simon Boizot e Jean-Jacques Lagrenée jr., Bouchées Doubles, Louise Bourgeois, Laura Buddensieg, Andrea Branzi, Jessica Calderwood, Nacho Carbonell, Carla Castiajo, Yuyen Chang, Pierre Charpin, Ching-ting Hsu, Matteo Cibic e Antonio Piccirilli, Nigel Coates, Rebecca Cooper, Antonio Cos, Matali Crasset, Salvador Dalí, Michele De Lucchi, Giorgio Gregori, Angelica de Millet, Rutger de Regt, Philippe Di Méo, Daniel DiCaprio, Tom Dixon, Marcel Duchamp, Ivan Duval, Matthew Epler, Felix Severin Mack, Marco Ferreri, Francisco e Casilda Figueiredo, Naomi Filmer, Francine Flandrin, Barnaba Fornasetti, Piero Fornasetti, Björn Franke, Dino Gavina, Massimo Giacon, Ron Gilad, Anna Gili, Patricia Glave, Romain Gnidzaz, Davy Grosemans, Alessandro Guerriero, Peter Harvey, Boris Hoppek, Peter Ibruegger, Steen Ipsen, Kennedy James, Peter Jakubik, Pierre Keller, Dirk Kels, Charlotte Kingsnorth, Anthony Kleinepier, Tomas Kral, Utagawa Kunimaro I, Utagawa Kunimaro II, Utagawa Kunisada, Utagawa Kuniyoshi, Lapo Lani, Ugo La Pietra, Emmanuel Lacoste, Mélanie Lecointe, Arik Levy, Loredana Longo, Sarah Lucas, Andrea Maestri, Andrea Mancuso, Anna Maschmann, Francis Masse, Jamie McCartney, Alessandro Mendini, Ana Mir e Emiliana Design Studio, Carlo Mollino, Diana Moore, Mrzyk & Moriceau, Nendo, Ted Noten, Fabio Novembre, Helmut Palla, Gaetano Pesce, Ruudt Peters, Susanne Philippson, Cynthya Plaster Caster, Mario Philippona, Elena Plebani, Andrea Pritschow, Karim Rashid, Tullio Regge, Julia Reymann, Patrick Roger, Mathilde Roussel, Italo Rota, Anila Rubiku, Loren Schwerd, Erik Scollon, Ioli Sifakaki, Ettore Sottsass, Jemima Stehli, Studio D’Urbino Lomazzi, Studio Job, Studio Makkink & Bey, Marmite Sue, Superstudio, Ilmari Tapiovaari, Armando Testa, Matteo Thun, Tina Tsang, Vladimir Tsesler, Ramón Úbeda, Sandro Vacchetti, Guido Venturini, Betony Vernon, Steve Watson, Dominic Wilcox, Rebecca Wilson, Winus Lee Yee Mei, Sori Yanagi, Miro Zagnoli, Olimpia Zagnoli.
IL LIBRO
La sessualità e l’Eros (o Kama, suo omologo nella cultura indiana) sono spesso stati tradotti in opere che ne hanno tramandato la visione originaria e rituale, spoglia di malizia e vincoli morali figli della contemporaneità.
Dagli affreschi di Pompei agli oggetti di design del XXI secolo, la sfera dell’intimità è stata letta e interpretata in ogni sua manifestazione, in maniera ora passionale ora ironica, per dare un volto a pulsioni e ossessioni degli artisti.
Il libro KAMA. Sesso e Design (così come l’omonima mostra del Triennale Design Museum) analizza il rapporto tra eros e progetto e prova a fare i conti con uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità, indagando modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Un saggio introduttivo di Silvana Annicchiarico – curatrice della mostra – ci offre una chiave formidabile per la comprensione delle opere legate al sesso e al design appunto, che l’autrice affronta con rigore scientifico e sensibilità suddividendole in un percorso organizzato per aree tematiche: Archetipi, Priapi, Origine du Monde, Seni, Glutei, Orifizi, Accoppiamenti, Erotic Food Design. Un atlante anatomico del corpo erotico reificato insomma, ampliato in parallelo da un racconto corale e collettivo di otto progettisti internazionali – Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon – che si confrontano con questo tema e ne presentano la propria personale interpretazione attraverso inedite installazioni site-specific.
Sono così indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Afferma Silvana Annicchiarico, curatore della mostra: “KAMA. Sesso e Design nasce da un’urgenza: la necessità (e la volontà) di riconsegnare al design la sua facoltà di dare risposte "materiali" e "oggettuali" ai grandi nodi ontologici dell'esistenza. Questa mostra ha l’ambizione di essere una mostra sugli oggetti che hanno come matrice morfologica gli organi genitali e sessuali, ma anche le relazioni sessuali che il corpo intrattiene con altri corpi. È una mostra che studia come il sesso si deposita negli oggetti di uso quotidiano. Due anni fa, con la mostra Independent. Design Secession, Triennale Design Museum si interrogava sul rapporto fra il design e la morte. L'anno scorso, con O’Clock, abbiamo investigato il rapporto fra il design e il tempo. Ora ci interroghiamo sul design e l'istinto di vita (la libido, la pulsione vitale di cui parlava Freud)”.
Cuore della mostra è l’Atlante anatomico del corpo erotico reificato, che rintraccia radici storiche, mitiche e antropologiche per arrivare fino ai giorni nostri, con circa 300 fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti d’uso e opere di artisti e designer internazionali. Articolato in otto sezioni - Archetipi, Priapo, Origine du monde, Seni, Glutei, Orifizi, Accoppiamenti, Erotic Food Design - offre una selezione ampia e sfaccettata che vuole andare oltre la stereotipizzazione delle luci rosse, della pruderie o dei facili scandali: dai vasi a figure rosse etruschi agli amuleti fallici di epoca romana, dal divano Mae West di Salvador Dalí fino al sorprendente e provocatorio The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney, formato dai calchi dei genitali di 400 donne.
I corridoi ospitano cinque focus sulle Ossessioni magistrali di Alchimia, Piero Fornasetti, Carlo Mollino, Gaetano Pesce e Ettore Sottsass; e la rassegna Disjecta membra con opere di Paola Anziché, Francisco e Casilda Figueiredo, Anila Rubiku, Jemina Stelhi.
In parallelo, per ampliare i punti di vista e restituire un racconto corale e collettivo, otto progettisti internazionali - Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon - si confrontano con questo tema e ne presentano la propria personale interpretazione attraverso inedite installazioni site-specific. Disposte attorno all’Atlante anatomico del corpo erotico reificato, le otto opere fanno come da “corona” all’epifania del sesso che si esprime nello spazio centrale. E aggiungono altre frasi o altri riti al discorso del sesso che di oggetto in oggetto risuona e riecheggia nello spazio espositivo.
Opere in mostra di: Alchimia, Samuel Accoceberry, John Adler, Giovanni Anceschi, Chris Antemann, Elodie Antoine, Paola Anziché, Atelier Alessio Blanco, Atelier Blink, Atelier Van Lieshout, James Auger, Emmanuel Babled, Ronit Baranga, David Baskin, Caitlin Berrigan, Jennifer Boe, Louis Simon Boizot e Jean-Jacques Lagrenée jr., Bouchées Doubles, Louise Bourgeois, Laura Buddensieg, Andrea Branzi, Jessica Calderwood, Nacho Carbonell, Carla Castiajo, Yuyen Chang, Pierre Charpin, Ching-ting Hsu, Matteo Cibic e Antonio Piccirilli, Nigel Coates, Rebecca Cooper, Antonio Cos, Matali Crasset, Salvador Dalí, Michele De Lucchi, Giorgio Gregori, Angelica de Millet, Rutger de Regt, Philippe Di Méo, Daniel DiCaprio, Tom Dixon, Marcel Duchamp, Ivan Duval, Matthew Epler, Felix Severin Mack, Marco Ferreri, Francisco e Casilda Figueiredo, Naomi Filmer, Francine Flandrin, Barnaba Fornasetti, Piero Fornasetti, Björn Franke, Dino Gavina, Massimo Giacon, Ron Gilad, Anna Gili, Patricia Glave, Romain Gnidzaz, Davy Grosemans, Alessandro Guerriero, Peter Harvey, Boris Hoppek, Peter Ibruegger, Steen Ipsen, Kennedy James, Peter Jakubik, Pierre Keller, Dirk Kels, Charlotte Kingsnorth, Anthony Kleinepier, Tomas Kral, Utagawa Kunimaro I, Utagawa Kunimaro II, Utagawa Kunisada, Utagawa Kuniyoshi, Lapo Lani, Ugo La Pietra, Emmanuel Lacoste, Mélanie Lecointe, Arik Levy, Loredana Longo, Sarah Lucas, Andrea Maestri, Andrea Mancuso, Anna Maschmann, Francis Masse, Jamie McCartney, Alessandro Mendini, Ana Mir e Emiliana Design Studio, Carlo Mollino, Diana Moore, Mrzyk & Moriceau, Nendo, Ted Noten, Fabio Novembre, Helmut Palla, Gaetano Pesce, Ruudt Peters, Susanne Philippson, Cynthya Plaster Caster, Mario Philippona, Elena Plebani, Andrea Pritschow, Karim Rashid, Tullio Regge, Julia Reymann, Patrick Roger, Mathilde Roussel, Italo Rota, Anila Rubiku, Loren Schwerd, Erik Scollon, Ioli Sifakaki, Ettore Sottsass, Jemima Stehli, Studio D’Urbino Lomazzi, Studio Job, Studio Makkink & Bey, Marmite Sue, Superstudio, Ilmari Tapiovaari, Armando Testa, Matteo Thun, Tina Tsang, Vladimir Tsesler, Ramón Úbeda, Sandro Vacchetti, Guido Venturini, Betony Vernon, Steve Watson, Dominic Wilcox, Rebecca Wilson, Winus Lee Yee Mei, Sori Yanagi, Miro Zagnoli, Olimpia Zagnoli.
IL LIBRO
La sessualità e l’Eros (o Kama, suo omologo nella cultura indiana) sono spesso stati tradotti in opere che ne hanno tramandato la visione originaria e rituale, spoglia di malizia e vincoli morali figli della contemporaneità.
Dagli affreschi di Pompei agli oggetti di design del XXI secolo, la sfera dell’intimità è stata letta e interpretata in ogni sua manifestazione, in maniera ora passionale ora ironica, per dare un volto a pulsioni e ossessioni degli artisti.
Il libro KAMA. Sesso e Design (così come l’omonima mostra del Triennale Design Museum) analizza il rapporto tra eros e progetto e prova a fare i conti con uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità, indagando modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa.
Un saggio introduttivo di Silvana Annicchiarico – curatrice della mostra – ci offre una chiave formidabile per la comprensione delle opere legate al sesso e al design appunto, che l’autrice affronta con rigore scientifico e sensibilità suddividendole in un percorso organizzato per aree tematiche: Archetipi, Priapi, Origine du Monde, Seni, Glutei, Orifizi, Accoppiamenti, Erotic Food Design. Un atlante anatomico del corpo erotico reificato insomma, ampliato in parallelo da un racconto corale e collettivo di otto progettisti internazionali – Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon – che si confrontano con questo tema e ne presentano la propria personale interpretazione attraverso inedite installazioni site-specific.
04
dicembre 2012
Kama. Sesso e design
Dal 04 dicembre 2012 al 10 marzo 2013
design
Location
TRIENNALE DESIGN MUSEUM
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Biglietti
8 euro
Orario di apertura
martedì-domenica 10.30-20.30
giovedì 10.30-23.00
Editore
CORRAINI
Ufficio stampa
SEC
Autore
Curatore