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Katarina Zdjelar – My lifetime (Malaika)
SpazioA gallery ha il piacere di presentare Sabato 24 Novembre 2012 alle ore 17,30, My lifetime (Malaika), prima mostra personale in Italia dell’artista serba Katarina Zdjelar.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
>> Comunicato stampa
SpazioA gallery ha il piacere di presentare Sabato 24 Novembre 2012 alle ore 17,30, "My Lifetime (Malaika)", prima mostra personale in Italia dell’artista serba Katarina Zdjelar. Il progetto nasce dalla sua residenza di un mese in Ghana, come parte di una collaborazione tra lo Stedelijk Museum Bureau di Amsterdam e la Nubuke Foundation di Accra.
La mostra ruota attorno a due istituzioni nazionali del Ghana, l’Orchestra Sinfonica e il Museo Nazionale, fondate durante la riorganizzazione post-coloniale del paese. Saranno esposti il video "My Lifetime (Malaika)", che Zdjelar ha realizzato ad Accra, oltre a una serie di disegni a china e di diapositive.
Il video "My Lifetime (Malaika)" ritrae l’Orchestra sinfonica nazionale del Ghana nel Teatro nazionale di Accra. I musicisti eseguono “Malaika”, una composizione post-coloniale festosa e ottimista che è stata anche interpretata da artisti celebri come Miriam Makeba, Harry Belafonte, Boney M. e molti altri. L’orchestra nacque negli anni Cinquanta, quando il Ghana, sotto la guida di Kwame Nkrumah, aveva conquistato l’indipendenza dal Regno Unito. Il governo di Nkrumah introdusse nuove strutture culturali nell’ottica di consolidare e rafforzare la coscienza nazionale e compiere il passaggio dalla dominazione coloniale a uno Stato indipendente, ispirandosi alle idee della via di mezzo, in sintonia con le altre nazioni in via di sviluppo. L’Orchestra Sinfonica Nazionale rapprenta una di queste istiruzioni insieme al Museo Nazionale, il cui progetto fu affidato a un architetto italiano, Franco Minissi. Per Nkrumah, il Museo Nazionale aveva una particolare importanza perché era destinato a diventare il principale centro di conoscenza del Paese, e lui stesso fu coinvolto nella sua progettazione. Tuttavia, solo due anni dopo che l’architetto aveva reso pubblici i suoi progetti e le fondamenta erano stato costruite, il governo fu rovesciato da un colpo di Stato militare. In seguito, mancò la volontà politica di continuare a costruire il museo e i fondi vennero destinati ad altro.
Creare nuove istituzioni culturali significava anche introdurre un atteggiamento diverso: la cultura e la musica tradizionali sono funzionali e partecipative, mentre in questo caso bisognava creare una separazione tra il pubblico e gli interpreti, dividendo il gruppo di persone attive sul palco da un gruppo di spettatori fuori dal palco. Questa riorganizzazione del condizionamento spaziale e comportamentale evocava la formazione di un nuovo cittadino di un nuovo Stato, capace di apprezzare, e non solo di partecipare, alla musica e alla cultura. In quanto parte del lascito politico e culturale del suo fondatore Nkrumah, l’Orchestra è oggi diventata un’istituzione che testimonia il passaggio da un ordine sociale a un altro. Non può essere abolita, ma al tempo stesso è troppo insignificante per la società ghanese contemporanea per essere sostenuta finanziariamente; da qui l’ambivalenza insita nell’esistenza stessa dell’orchestra. L’indeterminatezza che sembra risuonare negli strumenti, ideologicamente connessi all’immagine stereotipata del supercivilizzato colono europeo, riflette la mancanza di radicamento nella tradizione e nei valori locali. Ci dice che i musicisti devono negoziare il loro tempo, e saltare da un ruolo sociale all’altro, perché hanno bisogno di fare mestieri supplementari se vogliono mantenersi e sono quindi incapaci di presenziare alle prove, oppure arrivano in ritardo o appaiono esausti. "My Lifetime (Malaika)" non è un ritratto di musicisti, né un documentario sull’Orchestra sinfonica nazionale del Ghana. Con grande sensibilità, Zdjelar utilizza piuttosto l’orchestra per tracciare lo schizzo di una situazione complicata in cui le idee altisonanti e il meccanismo del progetto di uno Stato-nazione si incarnano nei singoli e li influenzano.
---
Katarina Zdjelar (*1979, Belgrado, Yugoslavia) ha conseguito il MFA al Piet Zwart Institute, Rotterdam 2004-2006.
Tra le mostre personali recenti segnaliamo: "But if you take my voice what will be let to me", Padiglione Serbia, 53° Bienniale di Venezia (2009); "Parapoetics", TENT, Centrum Beeldende Kunst, Rotterdam (2010); "Stepping In-Out", Center for Contemprary Art Celje (2011). Le ultime mostre colletive a cui ha preso parte sono: "Morality. Act II: From Love to Legal", Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam (2009); "Art Sheffield, Life-A User’s Manual", Sheffield (2010); "ar/ge kunst", Galerie Musum, Katarina Zdjelar & Michael Hoepfner, a cura di Luigi Fassi, Bolzano/Bozen (2010); Rearview Mirror, The Power Plant Contemporary Art Gallery (2011); "DLA WAS/FOR YOU", Muzeum Sztuki, Lodz (2012) L’artista vive e lavora a Rotterdam e Belgrado.
>> Press Release
SpazioA gallery is pleased to present "My Lifetime (Malaika)", the first personal show in Italy of the Serbian artist Katarina Zdjelar on Saturday, November 24, 2012 at 5.30 pm. The show is the fruit of her one -month residence in Ghana as part of the cooperation program between the Stedelijk Museum Bureau in Amsterdam and the Nubuke Foundation in Accra.
The exhibition revolves around two national institutions in Ghana, the Symphony Orchestra and the National Museum, which were erected as a result of its post-colonial reorganization of the country. The show includes Zdjelar’s video piece "My Lifetime (Malaika)" which she made in Accra alongside a number of ink drawings and a slide projection.
The video piece "My Lifetime( Malaika)" features Ghana’s National Symphony Orchestra recorded in the National Theatre in Accra. The players are performing Malaika, originally a cheerful and empowering postcolonial composition that was famously performed by musicians like Miriam Makeba, Harry Belafonte, Boney M. and many others. The orchestra originates from the late 1950s when Ghana, under the leadership of Kwame Nkrumah, had become independent from the United Kingdom. Nkrumah’s government introduced new cultural structures in order to establish and enforce national consciousness and make the shift from colonial rule to an independent country which related to the ideas of the middle course, in accordance with the states in the Developing World. One of these institutions was National Symphony Orchestra and another was National Museum for which an Italian architect Franco Minissi was commissioned to design it. For Nkrumah, National Museum was of special importance as it was supposed to be the main center of knowledge and he was involved in its design. However it was only two years since the architect has published his plans and first pillars of the museum were erected and after his government was overthrown in a military coup. There was no political will to continue building the museum afterwords and the funds were redirected.
To establish new institutions of culture also meant to introduce a new attitude: traditional culture and music is functional and participatory, hence a gap between the audience and performers had to be created, dividing an on- stage body of doers and an off-stage body of spectators. This reorganization of spatial and behavioral conditioning suggested the formation of a new citizen of a new state who appreciates rather than only participates in music and culture. Being part of the political and cultural legacy of its founder Nkrumah, the national orchestra today has become an institution which witnessed this shift of one social rule to another. It cannot be abolished, but which at the same time is too insignificant in contemporary Ghanaian society to be supported financially; thus, the orchestra’s existence simply remains ambiguous. The indetermination that seems to resonate through the instruments, which are ideologically connected to the stereotypical image of the ever-so-civilized European colonialist, reflects the lack of being embedded in tradition and local values. It is telling that the players have to negotiate their time, and shift between different social roles, as they need to have additional jobs to be able to support themselves and, because of that, are unable to attend, late for or tired during the rehearsals. "My lifetime (Malaika)" is neither a portrait of the musicians, nor is it a documentary about the National Symphony Orchestra of Ghana. With great sensitivity Zdjelar rather deploys the orchestra in order to draw a sketch of a complicated state of affairs in which grand ideas and the mechanism of a nation state project takes root in and affects individuals.
---
Katarina Zdjelar (*1979, Belgrade, Yugoslavia) received an MFA at Piet Zwart Institute, Rotterdam 2004-2006.
Recent solo exhibitions include "But if you take my voice what will be let to me", Serbian Pavillion at the 53rd Venice Biennial (2009), "Parapoetics", TENT, Centrum Beeldende Kunst, Rotterdam(2010); "Stepping In-Out", Center for Contemprary Art Celje (2011) and selected group exhibitions include "Morality. Act II: From Love to Legal", Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam (2009); "Art Sheffield, Life-A User’s Manual", Sheffield (2010); "ar/ge kunst", Galerie Musum, Katarina Zdjelar & Michael Hoepfner, curated by Luigi Fassi, Bolzano/Bozen (2010); "Rearview Mirror", The Power Plant Contemporary Art Gallery (2011); "DLA WAS/FOR YOU", Muzeum Sztuki, Lodz (2012). The artist lives and works in Rotterdam and Belgrade.
SpazioA gallery ha il piacere di presentare Sabato 24 Novembre 2012 alle ore 17,30, "My Lifetime (Malaika)", prima mostra personale in Italia dell’artista serba Katarina Zdjelar. Il progetto nasce dalla sua residenza di un mese in Ghana, come parte di una collaborazione tra lo Stedelijk Museum Bureau di Amsterdam e la Nubuke Foundation di Accra.
La mostra ruota attorno a due istituzioni nazionali del Ghana, l’Orchestra Sinfonica e il Museo Nazionale, fondate durante la riorganizzazione post-coloniale del paese. Saranno esposti il video "My Lifetime (Malaika)", che Zdjelar ha realizzato ad Accra, oltre a una serie di disegni a china e di diapositive.
Il video "My Lifetime (Malaika)" ritrae l’Orchestra sinfonica nazionale del Ghana nel Teatro nazionale di Accra. I musicisti eseguono “Malaika”, una composizione post-coloniale festosa e ottimista che è stata anche interpretata da artisti celebri come Miriam Makeba, Harry Belafonte, Boney M. e molti altri. L’orchestra nacque negli anni Cinquanta, quando il Ghana, sotto la guida di Kwame Nkrumah, aveva conquistato l’indipendenza dal Regno Unito. Il governo di Nkrumah introdusse nuove strutture culturali nell’ottica di consolidare e rafforzare la coscienza nazionale e compiere il passaggio dalla dominazione coloniale a uno Stato indipendente, ispirandosi alle idee della via di mezzo, in sintonia con le altre nazioni in via di sviluppo. L’Orchestra Sinfonica Nazionale rapprenta una di queste istiruzioni insieme al Museo Nazionale, il cui progetto fu affidato a un architetto italiano, Franco Minissi. Per Nkrumah, il Museo Nazionale aveva una particolare importanza perché era destinato a diventare il principale centro di conoscenza del Paese, e lui stesso fu coinvolto nella sua progettazione. Tuttavia, solo due anni dopo che l’architetto aveva reso pubblici i suoi progetti e le fondamenta erano stato costruite, il governo fu rovesciato da un colpo di Stato militare. In seguito, mancò la volontà politica di continuare a costruire il museo e i fondi vennero destinati ad altro.
Creare nuove istituzioni culturali significava anche introdurre un atteggiamento diverso: la cultura e la musica tradizionali sono funzionali e partecipative, mentre in questo caso bisognava creare una separazione tra il pubblico e gli interpreti, dividendo il gruppo di persone attive sul palco da un gruppo di spettatori fuori dal palco. Questa riorganizzazione del condizionamento spaziale e comportamentale evocava la formazione di un nuovo cittadino di un nuovo Stato, capace di apprezzare, e non solo di partecipare, alla musica e alla cultura. In quanto parte del lascito politico e culturale del suo fondatore Nkrumah, l’Orchestra è oggi diventata un’istituzione che testimonia il passaggio da un ordine sociale a un altro. Non può essere abolita, ma al tempo stesso è troppo insignificante per la società ghanese contemporanea per essere sostenuta finanziariamente; da qui l’ambivalenza insita nell’esistenza stessa dell’orchestra. L’indeterminatezza che sembra risuonare negli strumenti, ideologicamente connessi all’immagine stereotipata del supercivilizzato colono europeo, riflette la mancanza di radicamento nella tradizione e nei valori locali. Ci dice che i musicisti devono negoziare il loro tempo, e saltare da un ruolo sociale all’altro, perché hanno bisogno di fare mestieri supplementari se vogliono mantenersi e sono quindi incapaci di presenziare alle prove, oppure arrivano in ritardo o appaiono esausti. "My Lifetime (Malaika)" non è un ritratto di musicisti, né un documentario sull’Orchestra sinfonica nazionale del Ghana. Con grande sensibilità, Zdjelar utilizza piuttosto l’orchestra per tracciare lo schizzo di una situazione complicata in cui le idee altisonanti e il meccanismo del progetto di uno Stato-nazione si incarnano nei singoli e li influenzano.
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Katarina Zdjelar (*1979, Belgrado, Yugoslavia) ha conseguito il MFA al Piet Zwart Institute, Rotterdam 2004-2006.
Tra le mostre personali recenti segnaliamo: "But if you take my voice what will be let to me", Padiglione Serbia, 53° Bienniale di Venezia (2009); "Parapoetics", TENT, Centrum Beeldende Kunst, Rotterdam (2010); "Stepping In-Out", Center for Contemprary Art Celje (2011). Le ultime mostre colletive a cui ha preso parte sono: "Morality. Act II: From Love to Legal", Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam (2009); "Art Sheffield, Life-A User’s Manual", Sheffield (2010); "ar/ge kunst", Galerie Musum, Katarina Zdjelar & Michael Hoepfner, a cura di Luigi Fassi, Bolzano/Bozen (2010); Rearview Mirror, The Power Plant Contemporary Art Gallery (2011); "DLA WAS/FOR YOU", Muzeum Sztuki, Lodz (2012) L’artista vive e lavora a Rotterdam e Belgrado.
>> Press Release
SpazioA gallery is pleased to present "My Lifetime (Malaika)", the first personal show in Italy of the Serbian artist Katarina Zdjelar on Saturday, November 24, 2012 at 5.30 pm. The show is the fruit of her one -month residence in Ghana as part of the cooperation program between the Stedelijk Museum Bureau in Amsterdam and the Nubuke Foundation in Accra.
The exhibition revolves around two national institutions in Ghana, the Symphony Orchestra and the National Museum, which were erected as a result of its post-colonial reorganization of the country. The show includes Zdjelar’s video piece "My Lifetime (Malaika)" which she made in Accra alongside a number of ink drawings and a slide projection.
The video piece "My Lifetime( Malaika)" features Ghana’s National Symphony Orchestra recorded in the National Theatre in Accra. The players are performing Malaika, originally a cheerful and empowering postcolonial composition that was famously performed by musicians like Miriam Makeba, Harry Belafonte, Boney M. and many others. The orchestra originates from the late 1950s when Ghana, under the leadership of Kwame Nkrumah, had become independent from the United Kingdom. Nkrumah’s government introduced new cultural structures in order to establish and enforce national consciousness and make the shift from colonial rule to an independent country which related to the ideas of the middle course, in accordance with the states in the Developing World. One of these institutions was National Symphony Orchestra and another was National Museum for which an Italian architect Franco Minissi was commissioned to design it. For Nkrumah, National Museum was of special importance as it was supposed to be the main center of knowledge and he was involved in its design. However it was only two years since the architect has published his plans and first pillars of the museum were erected and after his government was overthrown in a military coup. There was no political will to continue building the museum afterwords and the funds were redirected.
To establish new institutions of culture also meant to introduce a new attitude: traditional culture and music is functional and participatory, hence a gap between the audience and performers had to be created, dividing an on- stage body of doers and an off-stage body of spectators. This reorganization of spatial and behavioral conditioning suggested the formation of a new citizen of a new state who appreciates rather than only participates in music and culture. Being part of the political and cultural legacy of its founder Nkrumah, the national orchestra today has become an institution which witnessed this shift of one social rule to another. It cannot be abolished, but which at the same time is too insignificant in contemporary Ghanaian society to be supported financially; thus, the orchestra’s existence simply remains ambiguous. The indetermination that seems to resonate through the instruments, which are ideologically connected to the stereotypical image of the ever-so-civilized European colonialist, reflects the lack of being embedded in tradition and local values. It is telling that the players have to negotiate their time, and shift between different social roles, as they need to have additional jobs to be able to support themselves and, because of that, are unable to attend, late for or tired during the rehearsals. "My lifetime (Malaika)" is neither a portrait of the musicians, nor is it a documentary about the National Symphony Orchestra of Ghana. With great sensitivity Zdjelar rather deploys the orchestra in order to draw a sketch of a complicated state of affairs in which grand ideas and the mechanism of a nation state project takes root in and affects individuals.
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Katarina Zdjelar (*1979, Belgrade, Yugoslavia) received an MFA at Piet Zwart Institute, Rotterdam 2004-2006.
Recent solo exhibitions include "But if you take my voice what will be let to me", Serbian Pavillion at the 53rd Venice Biennial (2009), "Parapoetics", TENT, Centrum Beeldende Kunst, Rotterdam(2010); "Stepping In-Out", Center for Contemprary Art Celje (2011) and selected group exhibitions include "Morality. Act II: From Love to Legal", Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam (2009); "Art Sheffield, Life-A User’s Manual", Sheffield (2010); "ar/ge kunst", Galerie Musum, Katarina Zdjelar & Michael Hoepfner, curated by Luigi Fassi, Bolzano/Bozen (2010); "Rearview Mirror", The Power Plant Contemporary Art Gallery (2011); "DLA WAS/FOR YOU", Muzeum Sztuki, Lodz (2012). The artist lives and works in Rotterdam and Belgrade.
24
novembre 2012
Katarina Zdjelar – My lifetime (Malaika)
Dal 24 novembre 2012 al 12 gennaio 2013
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
SPAZIOA GALLERY
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Orario di apertura
mar. - sab. | 11.00 – 14.00 / 15.00 – 19.00
e su appuntamento
Vernissage
24 Novembre 2012, h. 17.30. Dalle 18.30 l’artista in conversazione con Luigi Fassi
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