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25
gennaio 2010
fino al 14.II.2010 Gli anni ’80 Monza, Arengario e Serrone della Villa Reale
milano
Dalla metro di New York a Napoli capitale d’Italia. Un viaggio saporito negli anni ’80, seguendo tendenze ed eccentricità. Nel tentativo, riuscito, di fuggire la stucchevole retorica del “come eravamo”...
Non c’è bisogno di scomodare Hobsbawm per
ammettere che il XX secolo è finito a novembre di vent’anni fa, tra picconate e
calcinacci, hair-metal e aperitivi. Arriva da qui la spolverata generale e
generalista sugli anni ’80, la rivisitazione (o il revisionismo?) sul decennio
di confine fra una storia dai ritmi in fondo rassicuranti e un vivere dal
battito accelerato, ipertiroideo.
È in questo contesto che s’inserisce l’evento
monzese ideato da Marco Meneguzzo. Evento, già, perché “mostra” è riduttivo:
non di solo esposizione vive infatti quest’esperienza, ma di una visione
multistrato che sceglie l’arte come filtro preferenziale, integrandola però in
un quadro più ampio, ben delineato dal ricco catalogo e dai contributi di
un’audioguida che (caso raro!) vale davvero la pena ascoltare.
Il “giro” della mostra è chiaro e limpido. Il
Serrone, prima di dedicare una fotografia alla scena europea – soprattutto
tedesca -, accoglie la ricca carrellata di maestri italiani: logica protagonista
la Transavanguardia, rappresentata da tutti i suoi cinque cavalieri e anche da
quanti (vedi Nino Longobardi e Mimmo Germanà) arrivarono giusto
con quei cinque minuti di ritardo; ma lucida occhiata anche su chi, pur
lavorando da tempo, trovò in quel periodo stimoli diversi o rinnovate fortune,
come Vedova o Schifano.
Uno sguardo ricco e complesso, impreziosito da
momenti eccezionali: come il Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro di Paladino, santificato come
primo lavoro “ufficiale” dell’artista; o ancora l’Orto botanico di Schifano, pezzo di rara
capacità seduttiva. Sguardo che nella rapida sezione sulla mitteleuropa s’impreziosisce
del confronto dei vari Baselitz, Hödicke e Fetting con il modello
espressionista. Tanto per restare nel multilayer, basta ricordare come
Christiane F. sia uscita dallo zoo di Berlino per entrare al cinema proprio nel
1981, anno del primo album degli Einstürzende Neubaten… Giusto per far
quadrare il cerchio e non guardare all’arte per compartimenti stagni.
L’interesse per il “fare pittura” e
l’attenzione alla tavolozza, giudicati come denotativi dell’arte italiana ed
europea del periodo, sono il discrimine che spiega la “frattura” della mostra
in due sedi espositive: nell’Arengario l’orizzonte si sposta verso l’area
anglosassone, significata dalla scelta di artisti che guardano verso la
tridimensionalità (a proposito: eccezionali i Buildings di Tony Cragg).
Imprescindibile, passando per gli Usa, un
fotogramma dedicato a figli o nipoti della Pop Art (poteva forse mancare Basquiat?). In questo senso è
apprezzabile la volontà di testimoniare il lavoro di Keith Haring con alcuni suoi Subway
Drawing,
gessi su carta nera nati proprio nelle stazioni della metropolitana. A
simbolizzare la genetica e la dinamica di un particolare e ben definito momento
artistico.
ammettere che il XX secolo è finito a novembre di vent’anni fa, tra picconate e
calcinacci, hair-metal e aperitivi. Arriva da qui la spolverata generale e
generalista sugli anni ’80, la rivisitazione (o il revisionismo?) sul decennio
di confine fra una storia dai ritmi in fondo rassicuranti e un vivere dal
battito accelerato, ipertiroideo.
È in questo contesto che s’inserisce l’evento
monzese ideato da Marco Meneguzzo. Evento, già, perché “mostra” è riduttivo:
non di solo esposizione vive infatti quest’esperienza, ma di una visione
multistrato che sceglie l’arte come filtro preferenziale, integrandola però in
un quadro più ampio, ben delineato dal ricco catalogo e dai contributi di
un’audioguida che (caso raro!) vale davvero la pena ascoltare.
Il “giro” della mostra è chiaro e limpido. Il
Serrone, prima di dedicare una fotografia alla scena europea – soprattutto
tedesca -, accoglie la ricca carrellata di maestri italiani: logica protagonista
la Transavanguardia, rappresentata da tutti i suoi cinque cavalieri e anche da
quanti (vedi Nino Longobardi e Mimmo Germanà) arrivarono giusto
con quei cinque minuti di ritardo; ma lucida occhiata anche su chi, pur
lavorando da tempo, trovò in quel periodo stimoli diversi o rinnovate fortune,
come Vedova o Schifano.
Uno sguardo ricco e complesso, impreziosito da
momenti eccezionali: come il Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro di Paladino, santificato come
primo lavoro “ufficiale” dell’artista; o ancora l’Orto botanico di Schifano, pezzo di rara
capacità seduttiva. Sguardo che nella rapida sezione sulla mitteleuropa s’impreziosisce
del confronto dei vari Baselitz, Hödicke e Fetting con il modello
espressionista. Tanto per restare nel multilayer, basta ricordare come
Christiane F. sia uscita dallo zoo di Berlino per entrare al cinema proprio nel
1981, anno del primo album degli Einstürzende Neubaten… Giusto per far
quadrare il cerchio e non guardare all’arte per compartimenti stagni.
L’interesse per il “fare pittura” e
l’attenzione alla tavolozza, giudicati come denotativi dell’arte italiana ed
europea del periodo, sono il discrimine che spiega la “frattura” della mostra
in due sedi espositive: nell’Arengario l’orizzonte si sposta verso l’area
anglosassone, significata dalla scelta di artisti che guardano verso la
tridimensionalità (a proposito: eccezionali i Buildings di Tony Cragg).
Imprescindibile, passando per gli Usa, un
fotogramma dedicato a figli o nipoti della Pop Art (poteva forse mancare Basquiat?). In questo senso è
apprezzabile la volontà di testimoniare il lavoro di Keith Haring con alcuni suoi Subway
Drawing,
gessi su carta nera nati proprio nelle stazioni della metropolitana. A
simbolizzare la genetica e la dinamica di un particolare e ben definito momento
artistico.
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La
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francesco sala
mostra visitata il 1° novembre 2009
dal 17 ottobre 2009 al 14 febbraio 2010
Gli anni ’80. Il trionfo della pittura
a cura di Marco Meneguzzo
Arengario
Piazza Roma – 20052 Monza
Serrone della Villa Reale
Viale Brianza, 2 – 20052 Monza
Orario: da martedì a domenica ore 10-18
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0392302192; fax +39 039361558; eventiespositivi@comune.monza.mi.it; www.glianni80.it
[exibart]