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Padraig Timoney – Stanligrad in every city
In occasione della sua nuova personale Padraig Timoney presenta una serie di lavori di grandi dimensioni che evidenziano la capacità dell’artista di utilizzare la pittura, ma talvolta anche la fotografia, la scultura e il video come medium per rappresentare la molteplicità del contemporaneo.
Comunicato stampa
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In occasione della sua nuova personale nella galleria Raucci/Santamaria l’artista irlandese Padraig Timoney (Derry, 1968 – vive e lavora a New York) presenta una serie di lavori di grandi dimensioni. Le opere, tutte del 2012, evidenziano ancora una volta la capacità dell’artista di utilizzare la pittura, ma talvolta anche la fotografia, la scultura, il video e l’installazione, come medium per rappresentare la molteplicità del contemporaneo e tutte le possibili modalità con cui le sue immagini si possono riprodurre. L’idea di uno stile riconoscibile, spesso marchio di fabbrica di molti artisti, diventa in Timoney una questione marginale: la varietà delle tecniche e dei linguaggi utilizzati non vogliono dimostrare una presunta ecletticità visuale ma anzi riflettono la multiforme complessità della realtà, introducendo il nuovo concetto di “iperstile”. Per questo motivo, anche se la perizia e l’intelligenza potrebbero permetterglielo, l’artista rifugge dall’assoggettare ad un unico registro formale il suo lavoro, applicando sia tecniche di propria invenzione, sia attualizzando pratiche in uso sin dagli albori della pittura. Pur in questa continua variazione emerge dunque una coerenza ed una continuità di ricerca che sfocia in un iperstile che sovrintende con mezzi diversi verso un unico scopo.
Tale sperimentazione supporta un processo creativo che è intimamente connesso alla memoria ed alla sua interpretazione, accompagnandosi ad una lucida critica della crisi correlata alla riproducibilità dell’immagine.
Il titolo della mostra “Stanligrad in every city” prende spunto da un evento non pubblicizzato che ha visto per una mezzora solcare i cieli di Manhattan da un aereo che sventolava il messaggio pubblicitario “Stanligrad in every city”. Il nome della città sovietica è stato storpiato per evitare complicazioni nel mostrare striscioni di intento politico nei cieli di New York. Resta tuttavia invariato il messaggio ed il riferimento alla Battaglia di Stalingrado, di cui ricorre il settantesimo anniversario, che segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista. L’utopico risvolto politico-sociale di una “Stalingrado in ogni città” è ovviamente concatenato all’idea di trasmettere ad un pubblico ampio un messaggio universale sottoforma di pubblicità e di veicolazione del linguaggio. Le modalità con cui si muove la comunicazione e la sua crisi diventano allora la chiave di lettura della mostra.
Oltre allo striscione, in mostra a modo di reliquia e di memento, l’artista espone una serie di pitture che, anche se tecnicamente e formalmente diverse, si legano allo stesso fil rouge.
In “OhOhOh” l’artista presenta un fumettistico olio, quasi una contemporanea pala d’altare, dove lo sfortunato quanto ingegnoso Wile Coyote sta per essere travolto da un treno; mentre nell’astratto “Roosha” il movimento delle colate dell’inchiostro di seppia evocano la traduzione visuale del linguaggio dei sensi.
In “Gone for”, disegno a carboncino rosso nero e bianco, Timoney riproduce realisticamente un camion rovesciato sul ciglio di una strada di campagna mentre l’unica presenza umana sembra disinteressarsi alla cosa.
“Crossing” stratifica sullo stesso quadro, grazie all’uso del rivelatore fotografico, una veduta naturalistica sovrapposta alle strisce pedonali di una strada.
Timoney offre una serie di spunti: di mezzi di trasporto fuori controllo, di cambiamenti di direzione, di una comunicazione bloccata e sibillina, di messaggi che, anche se apparentemente espliciti, diventano imprecisi o deviati. Allusioni al continuo mutare dei linguaggi che mettono in discussione la prospettiva di una lettura non convenzionale del mondo e del suo frammentato trasformarsi.
Tale sperimentazione supporta un processo creativo che è intimamente connesso alla memoria ed alla sua interpretazione, accompagnandosi ad una lucida critica della crisi correlata alla riproducibilità dell’immagine.
Il titolo della mostra “Stanligrad in every city” prende spunto da un evento non pubblicizzato che ha visto per una mezzora solcare i cieli di Manhattan da un aereo che sventolava il messaggio pubblicitario “Stanligrad in every city”. Il nome della città sovietica è stato storpiato per evitare complicazioni nel mostrare striscioni di intento politico nei cieli di New York. Resta tuttavia invariato il messaggio ed il riferimento alla Battaglia di Stalingrado, di cui ricorre il settantesimo anniversario, che segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista. L’utopico risvolto politico-sociale di una “Stalingrado in ogni città” è ovviamente concatenato all’idea di trasmettere ad un pubblico ampio un messaggio universale sottoforma di pubblicità e di veicolazione del linguaggio. Le modalità con cui si muove la comunicazione e la sua crisi diventano allora la chiave di lettura della mostra.
Oltre allo striscione, in mostra a modo di reliquia e di memento, l’artista espone una serie di pitture che, anche se tecnicamente e formalmente diverse, si legano allo stesso fil rouge.
In “OhOhOh” l’artista presenta un fumettistico olio, quasi una contemporanea pala d’altare, dove lo sfortunato quanto ingegnoso Wile Coyote sta per essere travolto da un treno; mentre nell’astratto “Roosha” il movimento delle colate dell’inchiostro di seppia evocano la traduzione visuale del linguaggio dei sensi.
In “Gone for”, disegno a carboncino rosso nero e bianco, Timoney riproduce realisticamente un camion rovesciato sul ciglio di una strada di campagna mentre l’unica presenza umana sembra disinteressarsi alla cosa.
“Crossing” stratifica sullo stesso quadro, grazie all’uso del rivelatore fotografico, una veduta naturalistica sovrapposta alle strisce pedonali di una strada.
Timoney offre una serie di spunti: di mezzi di trasporto fuori controllo, di cambiamenti di direzione, di una comunicazione bloccata e sibillina, di messaggi che, anche se apparentemente espliciti, diventano imprecisi o deviati. Allusioni al continuo mutare dei linguaggi che mettono in discussione la prospettiva di una lettura non convenzionale del mondo e del suo frammentato trasformarsi.
30
novembre 2012
Padraig Timoney – Stanligrad in every city
Dal 30 novembre 2012 al 07 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA RAUCCI/SANTAMARIA
Napoli, Corso Amedeo Di Savoia Duca D'aosta, 190, (Napoli)
Napoli, Corso Amedeo Di Savoia Duca D'aosta, 190, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedi al venerdi dalle 11 alle 13,30 e dalle 15 alle 18,30
Vernissage
30 Novembre 2012, dalle 19 alle 21,30
Autore