Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
26
gennaio 2010
arteatro_contaminazioni Keramik Papier
arteatro
Evocazione di paesaggi bollenti, deserti, praterie e corpi che affiorano come miraggi. Keramik Papier, in collaborazione con Karas e Annika Pannito, elabora lo spazio del Teatro Furio Camillo di Roma...
Le
condizioni di fruibilità di uno spettacolo teatrale, talvolta, si pongono al di
fuori dello spettacolo stesso. Stanno nel luogo ospitante, nello spazio che
ospita la produzione creativa e che pone le condizioni per lo sguardo dello
spettatore. Il buio può essere necessità dello sguardo. Su questa problematica
si esprime, in questa stessa rivista, Carlo Orsini a proposito del gruppo Orthographe: le sale italiane sembrano
condannate “alla presenza di luci ‘segna-passo’ sui gradini, dalla segnaletica di sicurezza sopra le porte e dalle
infiltrazioni di luce provenienti da sotto le tende”.
Il buio in West/Mirage di Keramik Papier è la conditio sine
qua non
per la riuscita dello spettacolo. Lo spazio messo a disposizione dal Teatro
Furio Camillo di Roma non pone tale condizione. Questa impossibilità è allo
stesso tempo una porta aperta sulla problematica della versatilità dello
spettacolo teatrale e una finestra sulla reale disponibilità di spazi e sulle
scelte di circuitazione.
Eppure, proprio la versatilità è caratteristica di Keramik
Papier.
Danilo Morbidoni e Sara Panucci sono “arredatori di inter-mondi”. Ossia di quegli
spazi che stanno tra il luogo concreto, tangibile, in cui la performance
avviene e quello creato dal loro intervento su questo spazio (non meno
tangibile del primo). Intervengono attraverso luci, suono e la collaborazione
di diversi performer. In Tutto sia calmo – site specific apprezzato durante il
festival Deus Ex Machina a Roma – era lo scarto fra la stabilità iniziale del
corridoio in cui si svolgeva lo spettacolo e la sua successiva, apparente
dilatazione attraverso fumo, suono e luci, a dettare le leggi di un inter-mondo
in cui il pubblico fosse emotivamente coinvolto e a muovere i fili di una – se
pur abbozzata – drammaturgia (un volatile di luce precipita dall’alto verso il
suo nido).
Al contrario, West/Mirage muove da una visione ben precisa,
trovando il suo fil rouge nell’affiorare di immagini che evocano
paesaggi incandescenti, deserti, praterie americane prive di qualsiasi punto di
orientamento. I Keramik Papier collaborano con i musicisti Karas (Leonardo Boldrin e
Serena Borgatello) e con la danzatrice Annika Pannitto. La performer è una
presenza dispersa che affiora nella luce come un miraggio. Al suo fianco un
artista diverso per ogni replica attraversa lo spazio, lasciando che la
danzatrice agisca di conseguenza.
Si creano due facce di una stessa moneta (dove l’immagine della
moneta risulta più calzante rispetto a quella della medaglia). Da un lato c’è
lo spazio concreto, ossia quello del teatro che pone “le condizioni per”,
dall’altro c’è il mondo che si vuole creare. Ma, come si diceva, Keramik Papier
sono “arredatori di inter-mondi”, ossia di quello spazio che sta fra un lato e
l’altro della moneta e che affiora soltanto lasciandola ruotare. In altri
termini, da un lato c’è la prassi, la tecnica, dall’altro c’è l’idea. La
visione dell’idea porta alla sua morte lì dove i segni divengono immediatamente
significanti e ogni cosa perde la sua magia in un’immediata riconducibilità di
senso.
Così, ecco nel finale il West secondo Quentin Tarantino, ecco il deserto,
ecco il caldo, ecco la paura, ecco il rosso del fuoco, il rosso delle macchine,
la fatica, il perdersi. Ecco un esercizio che imita il mondo nel teatro
attraverso una prassi. Ma questo non è l’obiettivo di Keramik Papier. Il loro
mondo è tra la prassi e l’idea – e per questo è indispensabile il buio –, è nel
roteare di quella moneta per cui le immagini evocano e si ri-velano,
suggestionano senza dire. Il corpo diviene luce, la luce e la granularità del
suono divengono corpo. Nessuna drammaturgia, nessuna filosofia, soltanto la
visionaria visceralità di un mondo da guardare da una soglia per esserne
catturati e non capire.
Mai come in questo caso – la replica al Teatro Furio Camillo di
Roma – la sentenza biblica “E luce fu” tuona come un decreto di morte e non di
vita. A causa della mancanza del buio l’inter-mondo scompare e il pubblico
guarda la seconda faccia di una moneta immobile.
condizioni di fruibilità di uno spettacolo teatrale, talvolta, si pongono al di
fuori dello spettacolo stesso. Stanno nel luogo ospitante, nello spazio che
ospita la produzione creativa e che pone le condizioni per lo sguardo dello
spettatore. Il buio può essere necessità dello sguardo. Su questa problematica
si esprime, in questa stessa rivista, Carlo Orsini a proposito del gruppo Orthographe: le sale italiane sembrano
condannate “alla presenza di luci ‘segna-passo’ sui gradini, dalla segnaletica di sicurezza sopra le porte e dalle
infiltrazioni di luce provenienti da sotto le tende”.
Il buio in West/Mirage di Keramik Papier è la conditio sine
qua non
per la riuscita dello spettacolo. Lo spazio messo a disposizione dal Teatro
Furio Camillo di Roma non pone tale condizione. Questa impossibilità è allo
stesso tempo una porta aperta sulla problematica della versatilità dello
spettacolo teatrale e una finestra sulla reale disponibilità di spazi e sulle
scelte di circuitazione.
Eppure, proprio la versatilità è caratteristica di Keramik
Papier.
Danilo Morbidoni e Sara Panucci sono “arredatori di inter-mondi”. Ossia di quegli
spazi che stanno tra il luogo concreto, tangibile, in cui la performance
avviene e quello creato dal loro intervento su questo spazio (non meno
tangibile del primo). Intervengono attraverso luci, suono e la collaborazione
di diversi performer. In Tutto sia calmo – site specific apprezzato durante il
festival Deus Ex Machina a Roma – era lo scarto fra la stabilità iniziale del
corridoio in cui si svolgeva lo spettacolo e la sua successiva, apparente
dilatazione attraverso fumo, suono e luci, a dettare le leggi di un inter-mondo
in cui il pubblico fosse emotivamente coinvolto e a muovere i fili di una – se
pur abbozzata – drammaturgia (un volatile di luce precipita dall’alto verso il
suo nido).
Al contrario, West/Mirage muove da una visione ben precisa,
trovando il suo fil rouge nell’affiorare di immagini che evocano
paesaggi incandescenti, deserti, praterie americane prive di qualsiasi punto di
orientamento. I Keramik Papier collaborano con i musicisti Karas (Leonardo Boldrin e
Serena Borgatello) e con la danzatrice Annika Pannitto. La performer è una
presenza dispersa che affiora nella luce come un miraggio. Al suo fianco un
artista diverso per ogni replica attraversa lo spazio, lasciando che la
danzatrice agisca di conseguenza.
Si creano due facce di una stessa moneta (dove l’immagine della
moneta risulta più calzante rispetto a quella della medaglia). Da un lato c’è
lo spazio concreto, ossia quello del teatro che pone “le condizioni per”,
dall’altro c’è il mondo che si vuole creare. Ma, come si diceva, Keramik Papier
sono “arredatori di inter-mondi”, ossia di quello spazio che sta fra un lato e
l’altro della moneta e che affiora soltanto lasciandola ruotare. In altri
termini, da un lato c’è la prassi, la tecnica, dall’altro c’è l’idea. La
visione dell’idea porta alla sua morte lì dove i segni divengono immediatamente
significanti e ogni cosa perde la sua magia in un’immediata riconducibilità di
senso.
Così, ecco nel finale il West secondo Quentin Tarantino, ecco il deserto,
ecco il caldo, ecco la paura, ecco il rosso del fuoco, il rosso delle macchine,
la fatica, il perdersi. Ecco un esercizio che imita il mondo nel teatro
attraverso una prassi. Ma questo non è l’obiettivo di Keramik Papier. Il loro
mondo è tra la prassi e l’idea – e per questo è indispensabile il buio –, è nel
roteare di quella moneta per cui le immagini evocano e si ri-velano,
suggestionano senza dire. Il corpo diviene luce, la luce e la granularità del
suono divengono corpo. Nessuna drammaturgia, nessuna filosofia, soltanto la
visionaria visceralità di un mondo da guardare da una soglia per esserne
catturati e non capire.
Mai come in questo caso – la replica al Teatro Furio Camillo di
Roma – la sentenza biblica “E luce fu” tuona come un decreto di morte e non di
vita. A causa della mancanza del buio l’inter-mondo scompare e il pubblico
guarda la seconda faccia di una moneta immobile.
articoli correlati
I
Keramik Papier al Festival Deus Ex Machina
matteo antonaci
spettacolo visto il 12 gennaio 2010
la rubrica arteatro è diretta da piersandra di matteo
dal 14 al 17 gennaio 2010
Annika Pannitto/Keramik Papier+Karas
– West/Mirage
Teatro
Furio Camillo
Via
Camilla, 44 – 00181 Roma
Info: www.teatrofuriocamillo.it
[exibart]