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Forme ed espressioni
…anche i materiali si trasformano: perché non indossare una scultura di marmo? Perché non utilizzare un bullone una molla, ferro, pietra e addirittura un congegno elettronico per creare opere d’arte?
L’arte, nella sua più profonda essenza, è libertà,
Comunicato stampa
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“Forme ed espressioni”
delle opere degli artisti:
Patrick Alò, Michele De Agostini, Maurizio Luerti,
Mahmoud Menaysy, Emanuele Rubini, Pier Toffoletti e Fulvio Tornese
esposizione dal 22 ottobre al 6 novembre 2012
Lunedì 22 ottobre la galleria Tartaglia Arte apre la mostra degli artisti Patrick Alò, Michele De Agostini, Maurizio Luerti, Mahmoud Menaysy, Emanuele Rubini, Pier Toffoletti e Fulvio Tornese, dal titolo “Forme ed espressioni”.
Gli artisti presentati già noti per la loro presenza in diversi e importanti contesti: Biennale di Venezia, festival dell'arte in Cina e Brasile, Biennale in Egitto, collezioni istituzionali ecc.
L'arte si esplica in molteplici forme ed espressioni, dal figurativo, con tematiche volte al femminile, all’erotismo e figure immaginarie, all’informale; non più solo opere pittoriche ad acrilico, olii, smalti e tecnica d’affresco, anche i materiali si trasformano: perché non indossare una scultura di marmo? Perché non utilizzare un bullone una molla, ferro, pietra e addirittura un congegno elettronico per creare opere d’arte?
L'arte, nella sua più profonda essenza, è libertà, ora più che mai è reinvenzione di regole e voglia di sperimentare nuove forme. E così assistiamo alla rinascita di materiali altrimenti destinati alla distruzione che, come una sorta di moderna fenice, riprendono vita, ma stavolta la forma è diversa, è di più alta espressione, e il loro compito è di parlarci e comunicare con noi con un linguaggio diverso. Nascono così nuove creazioni, sculture e, addirittura, gioielli in marmo e opere relazionanti, frutto di una creatività che scorre fluida e consapevole di proporre una rivisitazione che scardina l'idea di utilizzo di certi materiali a cui eravamo abituati.
Bio.
Patrick Alò. Nato a Roma il 6 Agosto del 1975 da madre Ungro-Libanese e padre Italiano.
Vive dai primi anni tra Italia e Stati Uniti, e compie gli studi d'arte a Roma.
Dai movimenti studenteschi alle occupazioni per attività sociali agli squat scopre la passione per l'archeologia industriale, il riciclo ed il cyberpunk, e vi fonde l'amore per il classicismo. Si scopre scultore nei territori abbandonati dalla mareggiata postindustriale, in vecchi capannoni, in fabbriche abbandonate e ricondotte a nuova vita dal fenomeno dei centri sociali.
Qui incontra la Mutoid Waste Company, un gruppo di artisti di ispirazione punk, che ha animato la scena rave europea costruendo mostri meccanici e installazioni dinamiche.
Alò comprende che quei materiali, quelle macchine desuete si prestano appieno ad esprimere la sua vena poetica, ad un tempo potente ed immaginifica. Apprende la tecnica, individua un campo preciso di ricerca ed abbandona immediatamente le suggestioni cyberpunks della MWC per dare espressione alle creature fantastiche che affollano il suo immaginario.
Michele De Agostini. Nato a San Vito al Tagliamento, un piccolo paese del nord-est italiano l’8 maggio 1973, fra i venti della cultura Balcanica e l’Austria Seccessionista, Michele De Agostini inizia il suo percorso artistico all’età di 22 anni.
Appassionato di Fumetto e illustrazione, frequenta il corso di Roberto Totaro a Belluno, ma la sua vera vocazione, la pittura, lo porta dopo un nomadismo di esperienze nel settore dell’ illustrazione e mostre personali premature di pittura, a partire per le Francia dove, lontano dalle incessanti pressioni perbeniste della cultura rurale del paese natale, Michele trova la sua dimensione artistica.
Le sue opere eseguite prevalentemente con tecniche grasse, si muovono in una percezione destrutturalizzante della realtà. Emozione ?... Forse «Iperealismo astratto» ?... o forse astrazione dell’astrazione. Sta di fatto che, una volta entrati in quei labirinti silenziosi fatti di fusioni cromatiche, matericità, azioni e reazioni dettate da un istinto atavico, quasi animalesco, l’occhio perde il controllo del tempo e si inoltra in un percorso illusionistico reale dove il colore, steso con vigoria gestuale e ordinata casualità, si impressiona in un equilibrio permanente lasciando il nostro sguardo aleggiare sulla superficie dipinta.
Attualmente Michele De Agostini vive e lavora a Ste Savine, nella regione francese della Champagne-Ardennes, come pittore illustratore.
Maurizio Luerti. Nato a Milano nel 1965 dove tutt’ora vive e lavora, è un ingegnere elettronico e uno scultore relazionista. Ha scritto il manifesto del Neo-relazionismo insieme ad una pittrice, fondando il movimento artistico che testimonia la sua nuova visione dell’arte e della vita, sigillando nei suoi sette punti lo stato della consapevolezza che ha raggiunto.
Ha iniziato a lavorare con la creta nel ’92. Ora utilizza diversi materiali come cemento, acciaio, gomma, spesso accorpandoli. Quasi tutte le sue opere sono interattive attraverso l'ausilio di luci e sensori.
In sintesi, la sua ricerca parte dall’idea del “reperto” quale testimonianza umana, memoria di uno status dimenticato. Si ispira, in pari misura, a filosofie orientali e fisica moderna. Ultimamente approda all’uomo, all’io trascendentale, attraverso una profonda indagine introspettiva, al “rebis” alchemico. Sono opere che evolvono attraverso software ed elettronica. Segue la Teoria della Relazione, attingendo alla filosofia di Dewey e di Paci.
Tecnicamente, realizza sculture polimateriche di medio-grandi dimensioni, a pannello e tutto tondo, con sensori e led. Avvicinando la mano alla luce, l’opera interagisce con il fruitore, mostrando tutti i colori dello spettro luminoso. Il colore selezionato al termine del contatto appartiene alla memoria e verrà riproposto successivamente, in un lento passaggio di sfumature. L’opera comunica con tutte le altre scambiando informazioni relative alla quantità di contatti ricevuti, al numero di colori, al tempo trascorso ed evolve secondo il proprio stato e le relazioni intercorse.
Sono forme misteriose e surreali, dalle sembianze vagamente antropomorfe, perlopiù nere, con inserti luminosi, percorse da una fenditura che le squarcia, mettendo a nudo l’interno, il profondo, una ferita che porta diritta al cuore.
Quindi si mette a nudo, si apre attraverso i suoi lavori. Mostra il femminile, a detta di alcuni.
Così nascono Adamo ed Eva, Rebis, Fukyo. Dal sogno al disegno, dal disegno alla scultura.
Mahmoud Menaysy. Nato ad Alessandria d'Egitto il 16/3/1970, in poco tempo è stato in grado di liberare la sua potenza creativa e incanalarla nell’arte moderna. Negli ultimi anni, questo giovane talentuoso artista è riuscito a fornire risposte alle perplessità tipiche dell’arte. Per esempio come affrontare le tesi contraddittorie sull'importanza dello shock e del contrasto. Quando affronta il corpo femminile, incarna il tesoro etereo che esprime l'intera esistenza dell'universo. Menaysy pur rimanendo fedele al sistema e metodo, immette il suo appassionato senso dell'estetismo su teorie originali di omissione e di protesta, tra shock e fattori di contrasto svela l'artificiale. Egli si è addestrato all'arte con i propri mezzi, educando se stesso. Il suo percorso gli ha assicurato l' indipendenza artistica e gli ha dato uno stile personale diverso da qualsiasi altro. In questo modo ha trovato il suo posto nel movimento artistico egiziano e, in un brevissimo lasso di tempo, dall'inizio degli anni Novanta, appena ventenne, è riuscito ad affermarsi. Così negli anni ha continuato la sua sfida ai principi accademici, anche se non significa che li abbia completamente ignorati o respinti. Ha studiato anatomia, disegno, forma e colore, ha utilizzato pezzi di rottami metallici, lattine, bidoni, creando opere tridimensionali su temi come la libertà, il destino, le pressioni cui è sottoposto l'essere umano e altre questioni esistenziali. Così Egli è al passo con le tendenze di tutto il mondo moderno e post-moderno, senza perdere la sua originalità culturale. La sua peculiarità è il rifiuto di rimanere bloccati in un solco, sperimentare nuove forme, passando da uno stile all'altro, più e più volte seguendo il suo sogno di interazione tra i diversi stili. Eppure, a dispetto di tutte le sue opere, ciò che vediamo del suo talento è solo la punta di un iceberg.
Emanuele Rubini. Nato a Bitonto (BA) nel 1967, attualmente vive e lavora a Carrara (MS). E’ uno dei più importanti artisti internazionali contemporanei, membro della Associazione Italiana Scultori INTERNATIONAL SCULPTURE CENTER New Jersey National Sculpture Society (NSS) 237 Park Avenue, New York, NY Mid-South Sculpture Alliance. Ha partecipato alla 10^ Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (2006) e ha ricevuto notevoli e prestigiosi riconoscimenti tra i quali il premio Nobel dell’Arte (Montecarlo, 2005), il premio del Senato della Repubblica (Porto Sant’Elpidio, 2004) e il Trofeo D’Onore alla IV Biennale d’Arte Internazionale Ermitage Du Riou 2007 a Cannes. La sua carriera artistica si è sviluppata dagli inizi degli anni novanta nel segno della passionalità con particolare interesse ai temi della vita e della spiritualità dell’essere umano, espresse in un’intensa sublimazione della sensualità. La più grande opera monumentale da lui realizzata porta il nome Passione dal peso iniziale di 10 Tonnellate in pietra di Trani, è stata presentata presso il Fortino Sant’Antonio di Bari.
E’ una liberazione che leviga, stilizza, accarezza la materia, (il marmo, il bronzo, la creta, la ceramica), ne modella il cuore (a levare) secondo astrazioni dell’anima o codificazioni che apprendono e catturano il sogno e l’infinito, dando vita ad un mondo altro che propone ciò che nel mondo non è, ciò che nel mondo prima non era. E’ uno scultore illuminato da una mano divina o angelica, non si potrebbe pensare ad altro ammirando le sue opere; è il trionfo dell'arte. Un nuovo Rinascimento sembra affacciarsi, in Italia, attraverso le forme plastiche che le sue mani sanno offrire; le sue opere rappresentano segni tangibili di una forza interiore, di un'anima forte e passionale che " anima" le sue forme, rendendole umane sino allo sbigottimento, allo sgomento, sino alla felicità, sino alla sorpresa: quella che ancora, oggi, il mondo, la storia possano produrre opere così pregnanti di senso, di poesia, d'amore per la vita e per il mondo.
Pier Toffoletti. Nato nel 1957 in provincia di Udine.
La sua passione per la pittura è molto precoce. Nel 1976 consegue il diploma di “maestro in arte applicata nel ramo di grafica pubblicitaria e fotografia” presso il Liceo artistico di Udine. Nel 1979 apre uno studio pubblicitario operando come creativo in campagne pubblicitarie e come regista di spots televisivi e video clip. Collabora con emittenti televisive nazionali e locali realizzando diversi cortometraggi in cartoni animati e video clip. Fino al 1995 Toffoletti dipinge nei ritagli di tempo, alternando questa sua passione a quella della speleologia. Tra il ’92 ed il ’95, una serie di viaggi nel centro e sud America, segna l’inizio di un importante cambiamento che lo porta ad impegnarsi a tempo pieno nella pittura. Ha partecipato al oltre duecento mo-stre fra personali e collettive. Nel 2011 una personale presso il Palazzo Molino Stucky a Venezia, nel 2009 alla Villa Farsetti di Santa Maria di Sala (VE). Nel 2008 mostra personale presso il Museo Correr di Venezia, sempre nel 2008 ha partecipato ad OPEN XI al Lido di Venezia e alla personale presso Palazzo Senato di Milano.
Nel 2007 ha partecipato ad una collettiva di dieci artisti di fama, dal titolo “EPIFANIA DI UN ALBERO” presso il Palazzo Pretorio di Cittadella (Padova); ancora nel 2007 a Verona al Palazzo della Gran Guardia è stato invitato ad esporre, in rappresentanza italiana, ad una collettiva di artisti giapponesi.
Nel 2004 ha esposto ad ART MIAMI e in diverse edizioni di ART EXPO New York.
Nel 2005 altra personale presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo presentata dal Capo Dipartimento del Ministero Beni e Attività Culturali’, nello stesso anno è invitato ad esporre, come rappresentante dell’arte italiana, dall’Asahi Art Communication di Tokyo al Palazzo Scuola Grande San Giovanni Evangelista a Venezia. Nel 2004 espone presso il Consolato Generale d’Italia a Coral Gables (Flo-rida) e nel 2002 è invitato, in rappresentanza italiana, a partecipare alla mostra di artisti giapponesi “La me-raviglia dell’arte” presso il Palazzo Zenobio a Venezia. Nel 1999 espone presso l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo.
Numerose le sue partecipazioni a mostre e fiere internazionali in Austria, Francia, Svizzera, Slovenia, Las Vegas, Miami, New York, Madrid, Belgio, Ucraina, Rep. Ceca, ecc.
Fulvio Tornese. Nato a Lecce nel 1956. Ancora liceale completa la sua formazione artistica presso lo studio del pittore e grafico Giancarlo Moscara.
Frequenta il Liceo Artistico dal 1971 al 1975 anno in cui si diploma. Nel 1982 consegue la laurea in Architet-tura all’Università degli Studi di Firenze con il massimo dei voti e la lode. Il lavoro di tesi viene pubblicato ed esposto in diverse mostre di architettura in varie città italiane. Dal 1982 al 1987 svolge attività di ricerca a Firenze presso la Cattedra di Urbanistica del Prof. Paolo Sica. Fonda con il Prof. Riccardo Foresi e altri giovani colleghi l’Atelier Interdisciplinare di Ricerca “AIR”. Con questo gruppo partecipa a vari concorsi internazionali e svolge l’attività professionale. Dal 1987 si trasferisce a Lecce dove apre un proprio studio e in seguito svolge l’attività di progettista all’interno dell’ Università di Lecce. In questi anni realizza i progetti per le biblioteche e i musei dell’Università del Salento.Dal 2009 fa parte del Consiglio Provinciale dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce. L’attività di pittore prosegue in maniera costante dagli esordi con le sue ricerche formali incentrate su i paesaggi urbani e frammenti di città immaginarie, con l’utilizzo di tecniche tradizionali e innovative. Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche, di privati e Società. Dal 1981 espone i suoi lavori in mostre personali e collettive. Nel 2005 aderisce al progetto “13 x 17” iniziativa di mostre itine-ranti sostenuta tra gli altri da Philippe Daverio e Jean Blanchaert. Nel marzo 2007 è uno dei tre artisti italiani selezionati per una mostra sull’arte italiana organizzata dall’Ambasciata Italiana in Kuwait in occasione dei 50 anni dei “Trattati di Roma”. Dopo il successo della personale di giugno 2009 a Barcellona, grazie alla proposta presentata dall’Associazione FUCINA i grandi formati di Fulvio Tornese sono stati scelti per parte-cipare alla V Edizione del Festival Internazionale di Arte Contemporanea di Pechino .
delle opere degli artisti:
Patrick Alò, Michele De Agostini, Maurizio Luerti,
Mahmoud Menaysy, Emanuele Rubini, Pier Toffoletti e Fulvio Tornese
esposizione dal 22 ottobre al 6 novembre 2012
Lunedì 22 ottobre la galleria Tartaglia Arte apre la mostra degli artisti Patrick Alò, Michele De Agostini, Maurizio Luerti, Mahmoud Menaysy, Emanuele Rubini, Pier Toffoletti e Fulvio Tornese, dal titolo “Forme ed espressioni”.
Gli artisti presentati già noti per la loro presenza in diversi e importanti contesti: Biennale di Venezia, festival dell'arte in Cina e Brasile, Biennale in Egitto, collezioni istituzionali ecc.
L'arte si esplica in molteplici forme ed espressioni, dal figurativo, con tematiche volte al femminile, all’erotismo e figure immaginarie, all’informale; non più solo opere pittoriche ad acrilico, olii, smalti e tecnica d’affresco, anche i materiali si trasformano: perché non indossare una scultura di marmo? Perché non utilizzare un bullone una molla, ferro, pietra e addirittura un congegno elettronico per creare opere d’arte?
L'arte, nella sua più profonda essenza, è libertà, ora più che mai è reinvenzione di regole e voglia di sperimentare nuove forme. E così assistiamo alla rinascita di materiali altrimenti destinati alla distruzione che, come una sorta di moderna fenice, riprendono vita, ma stavolta la forma è diversa, è di più alta espressione, e il loro compito è di parlarci e comunicare con noi con un linguaggio diverso. Nascono così nuove creazioni, sculture e, addirittura, gioielli in marmo e opere relazionanti, frutto di una creatività che scorre fluida e consapevole di proporre una rivisitazione che scardina l'idea di utilizzo di certi materiali a cui eravamo abituati.
Bio.
Patrick Alò. Nato a Roma il 6 Agosto del 1975 da madre Ungro-Libanese e padre Italiano.
Vive dai primi anni tra Italia e Stati Uniti, e compie gli studi d'arte a Roma.
Dai movimenti studenteschi alle occupazioni per attività sociali agli squat scopre la passione per l'archeologia industriale, il riciclo ed il cyberpunk, e vi fonde l'amore per il classicismo. Si scopre scultore nei territori abbandonati dalla mareggiata postindustriale, in vecchi capannoni, in fabbriche abbandonate e ricondotte a nuova vita dal fenomeno dei centri sociali.
Qui incontra la Mutoid Waste Company, un gruppo di artisti di ispirazione punk, che ha animato la scena rave europea costruendo mostri meccanici e installazioni dinamiche.
Alò comprende che quei materiali, quelle macchine desuete si prestano appieno ad esprimere la sua vena poetica, ad un tempo potente ed immaginifica. Apprende la tecnica, individua un campo preciso di ricerca ed abbandona immediatamente le suggestioni cyberpunks della MWC per dare espressione alle creature fantastiche che affollano il suo immaginario.
Michele De Agostini. Nato a San Vito al Tagliamento, un piccolo paese del nord-est italiano l’8 maggio 1973, fra i venti della cultura Balcanica e l’Austria Seccessionista, Michele De Agostini inizia il suo percorso artistico all’età di 22 anni.
Appassionato di Fumetto e illustrazione, frequenta il corso di Roberto Totaro a Belluno, ma la sua vera vocazione, la pittura, lo porta dopo un nomadismo di esperienze nel settore dell’ illustrazione e mostre personali premature di pittura, a partire per le Francia dove, lontano dalle incessanti pressioni perbeniste della cultura rurale del paese natale, Michele trova la sua dimensione artistica.
Le sue opere eseguite prevalentemente con tecniche grasse, si muovono in una percezione destrutturalizzante della realtà. Emozione ?... Forse «Iperealismo astratto» ?... o forse astrazione dell’astrazione. Sta di fatto che, una volta entrati in quei labirinti silenziosi fatti di fusioni cromatiche, matericità, azioni e reazioni dettate da un istinto atavico, quasi animalesco, l’occhio perde il controllo del tempo e si inoltra in un percorso illusionistico reale dove il colore, steso con vigoria gestuale e ordinata casualità, si impressiona in un equilibrio permanente lasciando il nostro sguardo aleggiare sulla superficie dipinta.
Attualmente Michele De Agostini vive e lavora a Ste Savine, nella regione francese della Champagne-Ardennes, come pittore illustratore.
Maurizio Luerti. Nato a Milano nel 1965 dove tutt’ora vive e lavora, è un ingegnere elettronico e uno scultore relazionista. Ha scritto il manifesto del Neo-relazionismo insieme ad una pittrice, fondando il movimento artistico che testimonia la sua nuova visione dell’arte e della vita, sigillando nei suoi sette punti lo stato della consapevolezza che ha raggiunto.
Ha iniziato a lavorare con la creta nel ’92. Ora utilizza diversi materiali come cemento, acciaio, gomma, spesso accorpandoli. Quasi tutte le sue opere sono interattive attraverso l'ausilio di luci e sensori.
In sintesi, la sua ricerca parte dall’idea del “reperto” quale testimonianza umana, memoria di uno status dimenticato. Si ispira, in pari misura, a filosofie orientali e fisica moderna. Ultimamente approda all’uomo, all’io trascendentale, attraverso una profonda indagine introspettiva, al “rebis” alchemico. Sono opere che evolvono attraverso software ed elettronica. Segue la Teoria della Relazione, attingendo alla filosofia di Dewey e di Paci.
Tecnicamente, realizza sculture polimateriche di medio-grandi dimensioni, a pannello e tutto tondo, con sensori e led. Avvicinando la mano alla luce, l’opera interagisce con il fruitore, mostrando tutti i colori dello spettro luminoso. Il colore selezionato al termine del contatto appartiene alla memoria e verrà riproposto successivamente, in un lento passaggio di sfumature. L’opera comunica con tutte le altre scambiando informazioni relative alla quantità di contatti ricevuti, al numero di colori, al tempo trascorso ed evolve secondo il proprio stato e le relazioni intercorse.
Sono forme misteriose e surreali, dalle sembianze vagamente antropomorfe, perlopiù nere, con inserti luminosi, percorse da una fenditura che le squarcia, mettendo a nudo l’interno, il profondo, una ferita che porta diritta al cuore.
Quindi si mette a nudo, si apre attraverso i suoi lavori. Mostra il femminile, a detta di alcuni.
Così nascono Adamo ed Eva, Rebis, Fukyo. Dal sogno al disegno, dal disegno alla scultura.
Mahmoud Menaysy. Nato ad Alessandria d'Egitto il 16/3/1970, in poco tempo è stato in grado di liberare la sua potenza creativa e incanalarla nell’arte moderna. Negli ultimi anni, questo giovane talentuoso artista è riuscito a fornire risposte alle perplessità tipiche dell’arte. Per esempio come affrontare le tesi contraddittorie sull'importanza dello shock e del contrasto. Quando affronta il corpo femminile, incarna il tesoro etereo che esprime l'intera esistenza dell'universo. Menaysy pur rimanendo fedele al sistema e metodo, immette il suo appassionato senso dell'estetismo su teorie originali di omissione e di protesta, tra shock e fattori di contrasto svela l'artificiale. Egli si è addestrato all'arte con i propri mezzi, educando se stesso. Il suo percorso gli ha assicurato l' indipendenza artistica e gli ha dato uno stile personale diverso da qualsiasi altro. In questo modo ha trovato il suo posto nel movimento artistico egiziano e, in un brevissimo lasso di tempo, dall'inizio degli anni Novanta, appena ventenne, è riuscito ad affermarsi. Così negli anni ha continuato la sua sfida ai principi accademici, anche se non significa che li abbia completamente ignorati o respinti. Ha studiato anatomia, disegno, forma e colore, ha utilizzato pezzi di rottami metallici, lattine, bidoni, creando opere tridimensionali su temi come la libertà, il destino, le pressioni cui è sottoposto l'essere umano e altre questioni esistenziali. Così Egli è al passo con le tendenze di tutto il mondo moderno e post-moderno, senza perdere la sua originalità culturale. La sua peculiarità è il rifiuto di rimanere bloccati in un solco, sperimentare nuove forme, passando da uno stile all'altro, più e più volte seguendo il suo sogno di interazione tra i diversi stili. Eppure, a dispetto di tutte le sue opere, ciò che vediamo del suo talento è solo la punta di un iceberg.
Emanuele Rubini. Nato a Bitonto (BA) nel 1967, attualmente vive e lavora a Carrara (MS). E’ uno dei più importanti artisti internazionali contemporanei, membro della Associazione Italiana Scultori INTERNATIONAL SCULPTURE CENTER New Jersey National Sculpture Society (NSS) 237 Park Avenue, New York, NY Mid-South Sculpture Alliance. Ha partecipato alla 10^ Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (2006) e ha ricevuto notevoli e prestigiosi riconoscimenti tra i quali il premio Nobel dell’Arte (Montecarlo, 2005), il premio del Senato della Repubblica (Porto Sant’Elpidio, 2004) e il Trofeo D’Onore alla IV Biennale d’Arte Internazionale Ermitage Du Riou 2007 a Cannes. La sua carriera artistica si è sviluppata dagli inizi degli anni novanta nel segno della passionalità con particolare interesse ai temi della vita e della spiritualità dell’essere umano, espresse in un’intensa sublimazione della sensualità. La più grande opera monumentale da lui realizzata porta il nome Passione dal peso iniziale di 10 Tonnellate in pietra di Trani, è stata presentata presso il Fortino Sant’Antonio di Bari.
E’ una liberazione che leviga, stilizza, accarezza la materia, (il marmo, il bronzo, la creta, la ceramica), ne modella il cuore (a levare) secondo astrazioni dell’anima o codificazioni che apprendono e catturano il sogno e l’infinito, dando vita ad un mondo altro che propone ciò che nel mondo non è, ciò che nel mondo prima non era. E’ uno scultore illuminato da una mano divina o angelica, non si potrebbe pensare ad altro ammirando le sue opere; è il trionfo dell'arte. Un nuovo Rinascimento sembra affacciarsi, in Italia, attraverso le forme plastiche che le sue mani sanno offrire; le sue opere rappresentano segni tangibili di una forza interiore, di un'anima forte e passionale che " anima" le sue forme, rendendole umane sino allo sbigottimento, allo sgomento, sino alla felicità, sino alla sorpresa: quella che ancora, oggi, il mondo, la storia possano produrre opere così pregnanti di senso, di poesia, d'amore per la vita e per il mondo.
Pier Toffoletti. Nato nel 1957 in provincia di Udine.
La sua passione per la pittura è molto precoce. Nel 1976 consegue il diploma di “maestro in arte applicata nel ramo di grafica pubblicitaria e fotografia” presso il Liceo artistico di Udine. Nel 1979 apre uno studio pubblicitario operando come creativo in campagne pubblicitarie e come regista di spots televisivi e video clip. Collabora con emittenti televisive nazionali e locali realizzando diversi cortometraggi in cartoni animati e video clip. Fino al 1995 Toffoletti dipinge nei ritagli di tempo, alternando questa sua passione a quella della speleologia. Tra il ’92 ed il ’95, una serie di viaggi nel centro e sud America, segna l’inizio di un importante cambiamento che lo porta ad impegnarsi a tempo pieno nella pittura. Ha partecipato al oltre duecento mo-stre fra personali e collettive. Nel 2011 una personale presso il Palazzo Molino Stucky a Venezia, nel 2009 alla Villa Farsetti di Santa Maria di Sala (VE). Nel 2008 mostra personale presso il Museo Correr di Venezia, sempre nel 2008 ha partecipato ad OPEN XI al Lido di Venezia e alla personale presso Palazzo Senato di Milano.
Nel 2007 ha partecipato ad una collettiva di dieci artisti di fama, dal titolo “EPIFANIA DI UN ALBERO” presso il Palazzo Pretorio di Cittadella (Padova); ancora nel 2007 a Verona al Palazzo della Gran Guardia è stato invitato ad esporre, in rappresentanza italiana, ad una collettiva di artisti giapponesi.
Nel 2004 ha esposto ad ART MIAMI e in diverse edizioni di ART EXPO New York.
Nel 2005 altra personale presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo presentata dal Capo Dipartimento del Ministero Beni e Attività Culturali’, nello stesso anno è invitato ad esporre, come rappresentante dell’arte italiana, dall’Asahi Art Communication di Tokyo al Palazzo Scuola Grande San Giovanni Evangelista a Venezia. Nel 2004 espone presso il Consolato Generale d’Italia a Coral Gables (Flo-rida) e nel 2002 è invitato, in rappresentanza italiana, a partecipare alla mostra di artisti giapponesi “La me-raviglia dell’arte” presso il Palazzo Zenobio a Venezia. Nel 1999 espone presso l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo.
Numerose le sue partecipazioni a mostre e fiere internazionali in Austria, Francia, Svizzera, Slovenia, Las Vegas, Miami, New York, Madrid, Belgio, Ucraina, Rep. Ceca, ecc.
Fulvio Tornese. Nato a Lecce nel 1956. Ancora liceale completa la sua formazione artistica presso lo studio del pittore e grafico Giancarlo Moscara.
Frequenta il Liceo Artistico dal 1971 al 1975 anno in cui si diploma. Nel 1982 consegue la laurea in Architet-tura all’Università degli Studi di Firenze con il massimo dei voti e la lode. Il lavoro di tesi viene pubblicato ed esposto in diverse mostre di architettura in varie città italiane. Dal 1982 al 1987 svolge attività di ricerca a Firenze presso la Cattedra di Urbanistica del Prof. Paolo Sica. Fonda con il Prof. Riccardo Foresi e altri giovani colleghi l’Atelier Interdisciplinare di Ricerca “AIR”. Con questo gruppo partecipa a vari concorsi internazionali e svolge l’attività professionale. Dal 1987 si trasferisce a Lecce dove apre un proprio studio e in seguito svolge l’attività di progettista all’interno dell’ Università di Lecce. In questi anni realizza i progetti per le biblioteche e i musei dell’Università del Salento.Dal 2009 fa parte del Consiglio Provinciale dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce. L’attività di pittore prosegue in maniera costante dagli esordi con le sue ricerche formali incentrate su i paesaggi urbani e frammenti di città immaginarie, con l’utilizzo di tecniche tradizionali e innovative. Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche, di privati e Società. Dal 1981 espone i suoi lavori in mostre personali e collettive. Nel 2005 aderisce al progetto “13 x 17” iniziativa di mostre itine-ranti sostenuta tra gli altri da Philippe Daverio e Jean Blanchaert. Nel marzo 2007 è uno dei tre artisti italiani selezionati per una mostra sull’arte italiana organizzata dall’Ambasciata Italiana in Kuwait in occasione dei 50 anni dei “Trattati di Roma”. Dopo il successo della personale di giugno 2009 a Barcellona, grazie alla proposta presentata dall’Associazione FUCINA i grandi formati di Fulvio Tornese sono stati scelti per parte-cipare alla V Edizione del Festival Internazionale di Arte Contemporanea di Pechino .
22
ottobre 2012
Forme ed espressioni
Dal 22 ottobre al 06 novembre 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA TARTAGLIA ARTE
Roma, Via XX Settembre, 98c/d, (Roma)
Roma, Via XX Settembre, 98c/d, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 10.00 13.30 / 15,00 19,30 sabato 10,00 13,00 / 16,00 19,00 chiuso domenica e festivi
Autore
Curatore