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Mirella Lanfranchi – Il teatro della vita
L’associazione UCAI-Galleria S. Andrea è lieta di presentare la mostra personale dell’artista Mirella Lanfranchi frutto di un lavoro di ricerca pittorica e di temi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L'associazione UCAI-Galleria S. Andrea è lieta di presentare la mostra personale dell'artista Mirella Lanfranchi frutto di un lavoro di ricerca pittorica e di temi.
Estratto dal testo critico a cura di Annalisa Mombelli:
“L' artista Mirella Lanfranchi nei dipinti esposti nella mostra “Il Teatro della vita” sembra voler cercare e srotolare una matassa fatta di intrecci storico-letterari e di reminiscenze autobiografiche e al contempo gioca con questo filo creando citazioni e rimandi, destabilizzando l'osservatore.
Sembra pertanto operare un procedimento teatrale poiché come il “teatro” (dal greco “thaomai” significa “vedo”) esplora la condizione umana diventando coscienza critica sul mondo, così la pittrice osserva e riporta in una narrazione di dipinti la storia della donna.
Nel suo lavoro si possono riconoscere elementi essenziali distintivi del teatro: forma, spazio e tempo. Infatti ha dato forma al personaggio “Donna” analizzata come protagonista di opere tragiche letterarie (Lady Macbeth, le streghe, Desdemona, la fanciulla della novella parmigiana “Notte d'agosto”….), e anche come espressione della voluttuosa e vanitosa contemporaneità. (...)
Ed ecco che la pittrice allora ci presenta un'idea di donna (e si mostra lei stessa?!) in veste di strega o moira che regge i fili del destino umano come i fili che controllano i burattini, ed è in grado di vedere oltre. Questi dipinti sono legati dal colore rosso che in quantità e sfumature diverse appare e scompare nelle trame delle tele e sfida l'osservatore a cercarlo. Nel dipinto dal titolo “Non parlo” è interessante la “lacrima” di rosso carminio che cade fluida sull'occhio, organo del vedere: nonostante sia taciuta da una mano di non chiara appartenenza (è della donna ritratta o di un uomo?) questa donna “vede” i legami sotterranei e nascosti che attraverso l'Arte può esprimere. (...)”
Estratto dal testo critico a cura di Manuela Bartolotti:
“(...) Altro topos è il teatro, ma trasferito in una dimensione sospesa, metafisica, talvolta dechirichiana. Non potrebbe essere altrimenti, visto che è cresciuta dietro le quinte dei palcoscenici dove nonno Paride e zio Bruno (noti attori parmigiani) recitavano. L’abito, la scena sono l’apparato e la cornice per introdurre o lasciar intuire – in una sospensione lirica – l’anima, la verità sempre sfuggente. Le donne della Lanfranchi incarnano dunque il mistero stesso della vita, quello che si carpisce nell’istante dell’emozione o resta fremente a sipario vuoto, quando tutto è compiuto, ma tuttavia qualcosa ancora si va aspettando. Si spengono allora i riflettori, si posano le maschere, i costumi e avanza però la luce su pareti finte, teatrali, come finto è il fondo di pomice di questi quadri a simulare l’affresco. Non è una luce incisiva, ma ovattata, di caldo ocra; non naturale, non d’alba, di tramonto o meridiana, ma tuttavia densa di un’intimità atemporale. La verità allora sussurra in un’aria appena smossa, in una sopravvivenza velata di donne lasciate come fiori sgualciti e perduti, ricordi di passioni, d’ amori lacerati.(:..)”
Estratto dal testo critico a cura di Annalisa Mombelli:
“L' artista Mirella Lanfranchi nei dipinti esposti nella mostra “Il Teatro della vita” sembra voler cercare e srotolare una matassa fatta di intrecci storico-letterari e di reminiscenze autobiografiche e al contempo gioca con questo filo creando citazioni e rimandi, destabilizzando l'osservatore.
Sembra pertanto operare un procedimento teatrale poiché come il “teatro” (dal greco “thaomai” significa “vedo”) esplora la condizione umana diventando coscienza critica sul mondo, così la pittrice osserva e riporta in una narrazione di dipinti la storia della donna.
Nel suo lavoro si possono riconoscere elementi essenziali distintivi del teatro: forma, spazio e tempo. Infatti ha dato forma al personaggio “Donna” analizzata come protagonista di opere tragiche letterarie (Lady Macbeth, le streghe, Desdemona, la fanciulla della novella parmigiana “Notte d'agosto”….), e anche come espressione della voluttuosa e vanitosa contemporaneità. (...)
Ed ecco che la pittrice allora ci presenta un'idea di donna (e si mostra lei stessa?!) in veste di strega o moira che regge i fili del destino umano come i fili che controllano i burattini, ed è in grado di vedere oltre. Questi dipinti sono legati dal colore rosso che in quantità e sfumature diverse appare e scompare nelle trame delle tele e sfida l'osservatore a cercarlo. Nel dipinto dal titolo “Non parlo” è interessante la “lacrima” di rosso carminio che cade fluida sull'occhio, organo del vedere: nonostante sia taciuta da una mano di non chiara appartenenza (è della donna ritratta o di un uomo?) questa donna “vede” i legami sotterranei e nascosti che attraverso l'Arte può esprimere. (...)”
Estratto dal testo critico a cura di Manuela Bartolotti:
“(...) Altro topos è il teatro, ma trasferito in una dimensione sospesa, metafisica, talvolta dechirichiana. Non potrebbe essere altrimenti, visto che è cresciuta dietro le quinte dei palcoscenici dove nonno Paride e zio Bruno (noti attori parmigiani) recitavano. L’abito, la scena sono l’apparato e la cornice per introdurre o lasciar intuire – in una sospensione lirica – l’anima, la verità sempre sfuggente. Le donne della Lanfranchi incarnano dunque il mistero stesso della vita, quello che si carpisce nell’istante dell’emozione o resta fremente a sipario vuoto, quando tutto è compiuto, ma tuttavia qualcosa ancora si va aspettando. Si spengono allora i riflettori, si posano le maschere, i costumi e avanza però la luce su pareti finte, teatrali, come finto è il fondo di pomice di questi quadri a simulare l’affresco. Non è una luce incisiva, ma ovattata, di caldo ocra; non naturale, non d’alba, di tramonto o meridiana, ma tuttavia densa di un’intimità atemporale. La verità allora sussurra in un’aria appena smossa, in una sopravvivenza velata di donne lasciate come fiori sgualciti e perduti, ricordi di passioni, d’ amori lacerati.(:..)”
13
ottobre 2012
Mirella Lanfranchi – Il teatro della vita
Dal 13 al 25 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DI S. ANDREA
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12 e 16-19
domenica 16-19
lunedì chiusura
Vernissage
13 Ottobre 2012, ore 17
Sito web
www.ucai-parma.it
Autore
Curatore