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Arthur Tress – What I See…
Paola Meliga Galleria d’arte presenta la stagione 2012/2013 con la personale “What I see” di Arthur Tress per la prima volta a Torino.
Comunicato stampa
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Paola Meliga Galleria d’arte presenta la stagione 2012/2013 con la personale “What I see” di Arthur Tress per la prima volta a Torino.
Ormai da lungo tempo la fotografia, in quanto immagine artistica, dimostra la sua efficacia.
Capace ancor oggi di rivelarsi per il suo altissimo valore estetico e storico; tuttavia quando l’obiettivo è libero da qualsiasi vincolo rappresentativo, la fotografia assume una dimensione “altra”.
Una dimensione che si allontana dal semplice aspetto documentaristico per focalizzarsi in un orizzonte molto più ampio.
La fotografia di Arthur Tress è questa.
Arthur Tress si avvicinò alla fotografia ancora ragazzo, nello scenario surreale di Coney Island, Successivamente trascorse cinque anni in viaggio, prevalentemente in Asia e Africa, sviluppando l’interesse nella fotografia etnografica. Al termine di questo periodo ottenne il suo primo incarico da professionista: in qualità di fotografo ufficiale del governo americano ebbe il compito di documentare le culture popolari minacciate nella regione dei monti Appalachi. Assistendo alla distruzione provocata dall’estrazione di risorse da parte delle multinazionali, Tress decise di sfruttare la sua macchina fotografica per suscitare consapevolezza sui costi
umani e ambientali dell’inquinamento. Focalizzandosi sulla città di New York, cominciò a ritrarre i trascurati margini urbani delle zone portuali, con un accostamento diretto e documentaristico.
Questo si evolse gradualmente in uno stile più personale di “realismo magico,” combinante elementi tratti dalla vita quotidiana e dalla sua fantasia scenografica, creando così il suo marchio distintivo di regia inventiva.
Verso la fine degli anni ’60, Tress seguì la sua ispirazione nel creare una serie basata su sogni infantili, racchiudenti i suoi interessi in cerimonie rituali, archetipi di psicologia Junghiana, e allegorie sociali. Alcuni lavori successivi, focalizzati sulla drammaticità nascosta nelle relazioni adulte e sulla ricostruzione.
Un racconto che si concentra prima di tutto, sull’esperienza di un uomo, alla costante ricerca di un’identità che, ha saputo scrutarsi nel profondo della sua interiorità.
Un percorso difficile, decisamente autobiografico. Un fare artistico che risponde alla necessità di scavare nella quotidianità di vite private, di cui si raccolgono consapevolmente i materiali e le testimonianze che ne imprimono i traumi e le fragilità.
Un palcoscenico di autentici attori che seguono il disegno stabilito dal copione, in cui niente è casuale, ogni dettaglio è meditato.
Un’opera al di fuori di qualsiasi oggettività, ma di reale contemporaneità.
La fotografia di Arthur Tress dimostra la chiara appartenenza ad una dimensione “altra”, dotata di un linguaggio dalle trame sottili e difficilmente inquadrabile in una corrente artistica.
Una mostra che ospita la straordinaria vicenda di un protagonista indiscusso del panorama artistico contemporaneo dov’è riscontrabile una profonda riflessione sui destini dell’arte che supera le forme di necrosi con il rinnovamento delle tipologie formali attraverso vere progressioni inventive.
Testo di Ilenia Zane
In esposizione stampe fotografiche del decennio 1970/1980 di cui cinque sold out.
Catalogo in galleria.
Collezioni
Museum of Modern Art, New York, New York
Metropolitan Museum of Art, New York, New York
International Museum of Photography, George Eastman House, Rochester, New York
Centre for Contemporary Photography, Chicago, Illinois
Blibliotheque Nationale, Paris, France
Centre Georges Pompidou, Paris, France
Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands
Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles , California
Museum of Fine Art, Houston, Texas
Witney Museum of Art, New York, New York
Museum of Modern Art, San Francisco, California
Premi: United States Information Agency grant for Fantastic Voyage, 1993; New York State Council on the Arts grant for Theater of the Mind, 1976; Reva & David Logan Foundation grant for Shadow, 1974; NEA for Dream Collector, 1972; New York State Council on the Arts grant
Alcune mostre pubbliche: AGAA; AIC; BAM/PFA; BnF; Brooklyn; CAM; CCP; Corcoran; GEH; High; Kemper; Kinsey; LACMA; MAM; Mead; MFAB; MFAH; MMA; MMoCA; MoCP; NAMA; NGAW; NYPL; Pompidou; Réattu; SAAM; SBMA; SFMOMA; SMA; Stedelijk; V&A; VSW; WAC; Whitney.
Pubblicazioni: Mora, Gilles: The Last Photographic Heroes, Abrams, New York, 2007. Tress, Arthur, Richard Lorenz, and John Wood: Fantastic Voyage, Bulfinch Press, Boston, 2001. Tress, Arthur: Fish Tank Sonata, Bulfinch Press, Boston, 2000; and Edward Lucie-Smith, and Michel Tournier: Male of the Species, FotoFactory Press, Venice, CA, 1999. Weiermair, Peter: Arthur Tress, Editions Stemmle, Zurich, 1995
Courtesy PaciContemporary Bs
Ormai da lungo tempo la fotografia, in quanto immagine artistica, dimostra la sua efficacia.
Capace ancor oggi di rivelarsi per il suo altissimo valore estetico e storico; tuttavia quando l’obiettivo è libero da qualsiasi vincolo rappresentativo, la fotografia assume una dimensione “altra”.
Una dimensione che si allontana dal semplice aspetto documentaristico per focalizzarsi in un orizzonte molto più ampio.
La fotografia di Arthur Tress è questa.
Arthur Tress si avvicinò alla fotografia ancora ragazzo, nello scenario surreale di Coney Island, Successivamente trascorse cinque anni in viaggio, prevalentemente in Asia e Africa, sviluppando l’interesse nella fotografia etnografica. Al termine di questo periodo ottenne il suo primo incarico da professionista: in qualità di fotografo ufficiale del governo americano ebbe il compito di documentare le culture popolari minacciate nella regione dei monti Appalachi. Assistendo alla distruzione provocata dall’estrazione di risorse da parte delle multinazionali, Tress decise di sfruttare la sua macchina fotografica per suscitare consapevolezza sui costi
umani e ambientali dell’inquinamento. Focalizzandosi sulla città di New York, cominciò a ritrarre i trascurati margini urbani delle zone portuali, con un accostamento diretto e documentaristico.
Questo si evolse gradualmente in uno stile più personale di “realismo magico,” combinante elementi tratti dalla vita quotidiana e dalla sua fantasia scenografica, creando così il suo marchio distintivo di regia inventiva.
Verso la fine degli anni ’60, Tress seguì la sua ispirazione nel creare una serie basata su sogni infantili, racchiudenti i suoi interessi in cerimonie rituali, archetipi di psicologia Junghiana, e allegorie sociali. Alcuni lavori successivi, focalizzati sulla drammaticità nascosta nelle relazioni adulte e sulla ricostruzione.
Un racconto che si concentra prima di tutto, sull’esperienza di un uomo, alla costante ricerca di un’identità che, ha saputo scrutarsi nel profondo della sua interiorità.
Un percorso difficile, decisamente autobiografico. Un fare artistico che risponde alla necessità di scavare nella quotidianità di vite private, di cui si raccolgono consapevolmente i materiali e le testimonianze che ne imprimono i traumi e le fragilità.
Un palcoscenico di autentici attori che seguono il disegno stabilito dal copione, in cui niente è casuale, ogni dettaglio è meditato.
Un’opera al di fuori di qualsiasi oggettività, ma di reale contemporaneità.
La fotografia di Arthur Tress dimostra la chiara appartenenza ad una dimensione “altra”, dotata di un linguaggio dalle trame sottili e difficilmente inquadrabile in una corrente artistica.
Una mostra che ospita la straordinaria vicenda di un protagonista indiscusso del panorama artistico contemporaneo dov’è riscontrabile una profonda riflessione sui destini dell’arte che supera le forme di necrosi con il rinnovamento delle tipologie formali attraverso vere progressioni inventive.
Testo di Ilenia Zane
In esposizione stampe fotografiche del decennio 1970/1980 di cui cinque sold out.
Catalogo in galleria.
Collezioni
Museum of Modern Art, New York, New York
Metropolitan Museum of Art, New York, New York
International Museum of Photography, George Eastman House, Rochester, New York
Centre for Contemporary Photography, Chicago, Illinois
Blibliotheque Nationale, Paris, France
Centre Georges Pompidou, Paris, France
Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands
Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles , California
Museum of Fine Art, Houston, Texas
Witney Museum of Art, New York, New York
Museum of Modern Art, San Francisco, California
Premi: United States Information Agency grant for Fantastic Voyage, 1993; New York State Council on the Arts grant for Theater of the Mind, 1976; Reva & David Logan Foundation grant for Shadow, 1974; NEA for Dream Collector, 1972; New York State Council on the Arts grant
Alcune mostre pubbliche: AGAA; AIC; BAM/PFA; BnF; Brooklyn; CAM; CCP; Corcoran; GEH; High; Kemper; Kinsey; LACMA; MAM; Mead; MFAB; MFAH; MMA; MMoCA; MoCP; NAMA; NGAW; NYPL; Pompidou; Réattu; SAAM; SBMA; SFMOMA; SMA; Stedelijk; V&A; VSW; WAC; Whitney.
Pubblicazioni: Mora, Gilles: The Last Photographic Heroes, Abrams, New York, 2007. Tress, Arthur, Richard Lorenz, and John Wood: Fantastic Voyage, Bulfinch Press, Boston, 2001. Tress, Arthur: Fish Tank Sonata, Bulfinch Press, Boston, 2000; and Edward Lucie-Smith, and Michel Tournier: Male of the Species, FotoFactory Press, Venice, CA, 1999. Weiermair, Peter: Arthur Tress, Editions Stemmle, Zurich, 1995
Courtesy PaciContemporary Bs
20
settembre 2012
Arthur Tress – What I See…
Dal 20 settembre al 16 novembre 2012
fotografia
Location
MELIGA ART GALLERY
Torino, Via Maria Vittoria, 46, (Torino)
Torino, Via Maria Vittoria, 46, (Torino)
Curatore