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Gianna Moise – Ixthus
Partendo a un simbolo, quello del pesce, la Moise ripercorre idealmente le storia di quel’ apparato cognitivo che è alla base della cultura occidentale nella sua dimensione protocristiana e cosogonica.
Comunicato stampa
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La recente produzione della Moise, che da diversi anni si concnetra con attenzione ed intuito su una ricerca materica sui materiali non tralasciando aspetti di sapore neofigurativo, indaga sul valore del “simbolo” in occidente.
Partendo, in fatti, da un simbolo, quello del pesce -in greco antico IXTHUS, tradizionale acronimo delle parole, Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore- la Moise ripercorre idealmente la storia di quell’apparato cognitivo che è alla base della cultura occidentale nella sua dimensione protocristiana e cosmogonica .
La figura del Cristo, mai dichiarata, ma sempre e comunque evocata, rimane centrale in questo lavoro, senza però una voluta interpretazione confessionale, ma piuttosto con un intento che si avvicina alla dimensione dell’antropologia culturale.
Il Cristo, infatti, trova una sua iniziale rappresentazione nel primo nucleo di opere dedicate all’immagine del pesce- l’IXTHUS per l’appunto- simbolo cristologico per eccellenza. Un pesce, in questo caso, che si declina in diverse soluzioni tecniche, che vanno dalla scultura in vetro, realizzata in collaborazione con la prestigiosa scuola del vetro Abate Zanetti di Murano, per giungere fino ai pesci su cartone dove l’artista “riempe” con colate di colore la texture del supporto, dando vita a composizioni di gusto materico dal forte impatto tattile. Il passo verso il ricamo risulta quasi scontato, suggerendo alla Moise nuove vie di sperimentazione.
Il primo nucleo di lavori sembra, nell’economia creativa di questa recente produzione, assumere il valore di un’affermazione a priori, di un assunto necessario per spingersi oltre, per indagare più a fondo, per percorrere senza incertezze la strada che porta verso il secondo gruppo di opere esposte in mostra.
In questo caso ci troviamo di fronte ad una dimensione più sperimentale, empirica, a tratti esoterica ed alchemica, e la materia di indagine ci viene offerta da un capolavoro molto caro all’artista: il Cenacolo di Leonardo da Vinci.
.Lo spunto viene fornito da una considerazione sul Da Vinci e cioè dal fatto che Leonardo ritenesse che l' uomo fosse una rappresentazione in miniatura dell’universo e che, quindi, fosse composto dai quattro elementi fondamentali quali terra, acqua, aria e fuoco.
Il Cenacolo, in questo senso, può essere letto come un’allegoria dell’umanità e dell’universo e i dodici apostoli definiscono una sorta di cosmografia potendo essere identificati con le costellazioni zodiacali, con il Cristo/sole al centro.
La relazione tra le costellazioni zodiacali e gli stoicheia di tradizione ellenica è molto stretta, tanto che i segni zodiacali vengono tradizionalmente divisi tra segni di terra, di acqua, di fuoco e di aria.
Ad ogni costellazione, infine, può essere ricollegato un fiore che ne è raffigurazione simbolica, e questo suggerimento ha spinto la Moise a creare una sorta di “erbario”, un’ inusuale natura morta, che riproduce in maniera allegorica l’Ultima Cena, con al centro l’immutabile immagine del sole, topos iconografico nella rappresentazione della divinità.
La relazione tra le costellazioni zodiacali e gli stoicheia di tradizione ellenica è molto stretta, tanto che i segni zodiacali vengono tradizionalmente divisi tra segni di terra, di acqua, di fuoco e di aria.
Ad ogni costellazione, infine, può essere ricollegato un fiore che ne è raffigurazione simbolica, e questo suggerimento ha spinto la Moise a creare una sorta di “erbario”, un’ inusuale natura morta, che riproduce in maniera allegorica l’Ultima Cena, con al centro l’immutabile immagine del sole, topos iconografico nella rappresentazione della divinità.
Partendo, in fatti, da un simbolo, quello del pesce -in greco antico IXTHUS, tradizionale acronimo delle parole, Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore- la Moise ripercorre idealmente la storia di quell’apparato cognitivo che è alla base della cultura occidentale nella sua dimensione protocristiana e cosmogonica .
La figura del Cristo, mai dichiarata, ma sempre e comunque evocata, rimane centrale in questo lavoro, senza però una voluta interpretazione confessionale, ma piuttosto con un intento che si avvicina alla dimensione dell’antropologia culturale.
Il Cristo, infatti, trova una sua iniziale rappresentazione nel primo nucleo di opere dedicate all’immagine del pesce- l’IXTHUS per l’appunto- simbolo cristologico per eccellenza. Un pesce, in questo caso, che si declina in diverse soluzioni tecniche, che vanno dalla scultura in vetro, realizzata in collaborazione con la prestigiosa scuola del vetro Abate Zanetti di Murano, per giungere fino ai pesci su cartone dove l’artista “riempe” con colate di colore la texture del supporto, dando vita a composizioni di gusto materico dal forte impatto tattile. Il passo verso il ricamo risulta quasi scontato, suggerendo alla Moise nuove vie di sperimentazione.
Il primo nucleo di lavori sembra, nell’economia creativa di questa recente produzione, assumere il valore di un’affermazione a priori, di un assunto necessario per spingersi oltre, per indagare più a fondo, per percorrere senza incertezze la strada che porta verso il secondo gruppo di opere esposte in mostra.
In questo caso ci troviamo di fronte ad una dimensione più sperimentale, empirica, a tratti esoterica ed alchemica, e la materia di indagine ci viene offerta da un capolavoro molto caro all’artista: il Cenacolo di Leonardo da Vinci.
.Lo spunto viene fornito da una considerazione sul Da Vinci e cioè dal fatto che Leonardo ritenesse che l' uomo fosse una rappresentazione in miniatura dell’universo e che, quindi, fosse composto dai quattro elementi fondamentali quali terra, acqua, aria e fuoco.
Il Cenacolo, in questo senso, può essere letto come un’allegoria dell’umanità e dell’universo e i dodici apostoli definiscono una sorta di cosmografia potendo essere identificati con le costellazioni zodiacali, con il Cristo/sole al centro.
La relazione tra le costellazioni zodiacali e gli stoicheia di tradizione ellenica è molto stretta, tanto che i segni zodiacali vengono tradizionalmente divisi tra segni di terra, di acqua, di fuoco e di aria.
Ad ogni costellazione, infine, può essere ricollegato un fiore che ne è raffigurazione simbolica, e questo suggerimento ha spinto la Moise a creare una sorta di “erbario”, un’ inusuale natura morta, che riproduce in maniera allegorica l’Ultima Cena, con al centro l’immutabile immagine del sole, topos iconografico nella rappresentazione della divinità.
La relazione tra le costellazioni zodiacali e gli stoicheia di tradizione ellenica è molto stretta, tanto che i segni zodiacali vengono tradizionalmente divisi tra segni di terra, di acqua, di fuoco e di aria.
Ad ogni costellazione, infine, può essere ricollegato un fiore che ne è raffigurazione simbolica, e questo suggerimento ha spinto la Moise a creare una sorta di “erbario”, un’ inusuale natura morta, che riproduce in maniera allegorica l’Ultima Cena, con al centro l’immutabile immagine del sole, topos iconografico nella rappresentazione della divinità.
06
settembre 2012
Gianna Moise – Ixthus
Dal 06 al 22 settembre 2012
arte contemporanea
Location
UNDERGALLERY
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
martedì - sabato 11-19
Vernissage
6 Settembre 2012, 19-22
Autore
Curatore