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Domenico Difilippo – Codici e Manoscritti, Alberi e Menhir… Il Vello di Giasone e il mito d’Arcadia
Configurazioni di una nuova identità, forme di un nuovo essere, in attesa del giorno in cui riusciranno a tornare sotto lo sguardo di un nuovo lettore, di un nuovo fedele ammiratore, di un nuovo spirito.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
I libri, i codici, che si abbandonano e poi si smarriscono nella misteriosa dimensione del tempo continuano a vivere anche se celati da nuove forme e da nuova materia.
Trasformazioni e mutamenti, che l’estro ed il fascino compongono con il genio e la creatività dell’Artista. Configurazioni di una nuova identità, forme di un nuovo essere, in attesa del giorno in cui riusciranno a tornare sotto lo sguardo di un nuovo lettore, di un nuovo fedele ammiratore, di un nuovo spirito.
Libri, codici, codex, manoscritti. Aperti, ad offrirsi, e vivi di nuova luce. Come tanti specchi che diffondono il messaggio di una nuova cultura, lasciando trasparire ciò che si portano dentro. Le loro nuove parole, i loro nuovi segni, sono il messaggio simbolico che l’Artista scrive e crea, svela e dona non solo a tutti noi, ma anche a se stesso per mettere a nudo la sua anima.
Quando osserviamo i Codex di Difilippo, per la prima volta esposti nella palladiana Villa Badoer, percepiamo che la scrittura e i suoni qui non c'entrano, che ad emozionare è la materia con la sua idea tattile, è il simbolo e non il segno in sé. Libri trasformati in blocchi simili alla pietra, resi tali dall'effetto della cartapesta; fermi su una pagina che non si può girare se non con la nostra fantasia.
Una sorta di percorso, attraverso l’inconscio di una nuova crittografia che si modella di nuove forme, di nuovi colori e di nuovi simboli. Espressioni di un magico linguaggio cifrato, che sostituisce i principi tradizionali ed eloquenti dell’alfabeto con una significante icona colorata, che si accompagna ad un chiodo arrugginito, ad una vite di ferro corroso, ad un bullone consumato, ad un legno contorto. Quasi a significare che la sapienza, la saggezza e la conoscenza sono legate, sono corrispondenti, agli elementi più umili e poveri dell’esistenza.
C’è nei libri, nei codici e nei manoscritti di Domenico Difilippo la sintesi di una nostalgica figurazione di luoghi e di rappresentazioni del percorso della sua vita. Il paesaggio intimo di attimi che lui ricompone attraverso la trasformazione di elementi e materia, nel fraseggio inesplicabile del tempo.
Come i Menhir, dove ha saputo fondere le visioni, inquiete ed affascinanti, della trasformazione geologica della terra sarda, con la sagoma modellata che esce dal suo ingegno. Una natura riscoperta e rinnovata attraverso l’espressione artistica della scultura, frutto di un immaginario fervido che sa sedurre per le forme, per il cromatismo dei colori, per l’ebbrezza attraente dei profili. Menhir che si ergono verso il cielo, come fossero personaggi, paesaggi e architetture trasformate in agglomerati di materia, in attesa di essere liberati e di tornare in vita. Tutto è immobile, incastonato, ma nonostante ciò sembra di percepire all'interno della struttura un sospiro, una voce, una pulsazione. Sono il respiro e il palpito dell'arte, e del suo non aver tempo, che vive e si esprime attraverso il nostro ricordo, la nostra immaginazione e sensazione, attraverso il materiale usato e… perché no, anche la scelta del luogo d'esposizione.
O come gli Alberi con i quali Difilippo continua a rappresentare gli elementi primari della Natura attraverso la sua personale rivisitazione d’Artista. Figurazioni scultoree e strumenti espressivi, nella declinazione di un nuovo linguaggio artistico del quale si è impadronito per continuare a rappresentare ancora la poetica ed il Mito della terra d’Arcadia. Gli Alberi, che paventano la forza di una colonna ionica come quelle concepite dal Palladio per Villa Badoer. O come gli stessi “Velli”, che uniscono il richiamo del Mito e della classicità greca, ai quali si ispirava anche l’Architetto veneto. Sembrano fusi nel contesto, appropriati, come raccolti da Giasone e poi posti sulla scena espositiva da Difilippo, in un effimero ed evocativo approdo in Arcadia.
Un paesaggio intimo e spirituale attraverso il quale il Maestro fonde la poetica del Mito con la trasfigurazione della sostanza, sia essa un’immagine fantastica o un effettivo elemento naturalistico. In un divenire di figure che si distinguono per l’intensità del loro messaggio espressivo, dal quale farsi attrarre. Per farsi poi condurre, attraverso il misterioso percorso dell’inconscio, in sintonia con i sensi e con lo spirito, tra i segni del tempo, e con la forza espressiva degli uomini nel tempo.
Un percorso dell’esistere, riverente e devoto, anche verso il Mito significante e perpetuo dell’arte architettonica di Andrea Palladio.
Ed è percorrendo questa strada dell’esistere e dell’essere che Domenico Difilippo entra con le sue creazioni, con il suo universo onirico fatto di attesa e di desiderio, nella “casa” di Andrea Palladio, Villa Badoèr a Fratta Polesine. Lo fa con l’impegno e l’estro creativo del vero Artista, che porta la sua arte celebrativa come omaggio. Un atto di ossequio suggestivo ed evocante. Interrogando gli spazi, dove la scena è diventata immagine e dove l’ingegno è diventato storia.
A volte arrivano momenti unici, con i quali un Evento si trova inscindibilmente unito ai luoghi che lo ospitano.
La caratteristica Mostra di Domenico Difilippo, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rovigo con il patrocinio del Comune di Fratta Polesine, ha la particolare capacità di esaltare questa specialissima relazione, l’unione di questo rapporto. Con l'augurio che questo connubio tra “arte esposta” e “arte contenitore” possa raccontare ad ognuno di noi storie che ricordino le nostre origini, le nostre tradizioni e mettano in evidenza il nostro immenso patrimonio culturale. Cesare Stella
________________________________DOMENICO DIFILIPPO è nato a Finale Emilia nel 1946, vive e lavora a San Felice sul Panaro in Provincia di Modena. Nel 1963 diciassettenne, espone per la prima volta in uno spazio pubblico. Verso la fine degli anni ‘60 a Milano fa esperienze lavorative di pubblicista, design e grafico editoriale. Nel capoluogo lombardo conosce i maggiori artisti contemporanei. Dopo un’esperienza “Post Nucleare”, “Poverista” ed “Informale”, rientra nella sua provincia dopo i moti studenteschi del ’68. Nasceranno, ispirate dal difficile clima sociale di quegli anni, le opere: L’Intellettuale, Il Poeta, L’Angoscia e Il Grido. Gli anni settanta sono assai stimolanti anche grazie alla vicina Ferrara e all’attività espositiva di “Palazzo dei Diamanti”. Nella prima metà degli anni ottanta frequenti sono i rapporti con l’ambiente artistico toscano, Torino e Milano. Nel 1982 soggiorna per un breve periodo in Francia a Parigi. Sullo scorcio alla fine degli anni ottanta la sua pittura ha un forte cambiamento, dall’onirico fantastico volge ad una visione indefinibile: hanno così origine le opere dell’87: “Metamorfosi”, “Forme in movimento” e “Vittoria alata”. Erano i semi e gli sviluppi di quel manifesto dell’Astrattismo Magico che redigerà a Brema, il 10 maggio del 1991. Quel suo nuovo modo di pensare e fare arte, viene proposto per la prima volta in Italia a Ferrara negli spazi di Palazzo dei Diamanti, su invito del direttore Franco Farina. Tra il 1997 e 2003, realizza quasi cento opere, dedicate alla Sardegna, atto d’amore per quella terra che gli ha suggerito forme e colori ineguagliabili, esposte totalmente nel giugno 2003 allo Young Museum - Palazzo Ducale di Revere - Mantova. Nel 2006 tiene una personale in Spagna a Saragoza e a Faenza dove viene realizzata la pubblicazione “Apparizioni”, a cura di Lamberto Fabbri. Nel 2007, ben sette installazioni ambientate musicalmente dal titolo: “L’Oro dei Pepoli” negli splendidi sotterranei, intriganti e misteriosi di Palazzo Pepoli a Trecenta, in provincia di Rovigo, pregevole residenza del ‘700 barocco veneto. Tra marzo e aprile del 2009, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Mirandola presso “Il Castello dei Pico” organizza un’ampia antologica sul suo “Astrattismomagico” con oltre 90 opere di pittura e scultura, tra il 1991 al 2009. Nel 2011 a gennaio / febbraio: “Angeli, Codici e Manoscritti” è il tema dominante della personale tenuta alla Galleria del Carbone di Ferrara, con questa ultima è la quarta presenza nella città Estense. La medesima mostra a giugno è riproposta in Germania a Brema allo Studio Galleri A-A. In settembre per l’ottava volta è invitato al Premio Sulmona. Novembre è nominato Vice Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. 2012 gennaio / febbraio, “Astrattismo Magico fase seconda” in ordine di tempo è l’ultima personale: tenuta a Mantova c/o Arte & Object Design di Arianna Sartori. Dal 1996 per titoli artistici ha avuto diversi incarichi per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti di Bologna, Firenze, Sassari, Venezia, Carrara, e consecutivamente per due anni a Brera Milano. Dal 2001 è a Bologna, dove attualmente insegna “Cromatologia”. Intensa la sua attività espositiva dal 1963 ad oggi, oltre a rassegne per invito nazionali ed internazionali si contano oltre sessanta personali in varie città italiane, in più all’estero a: Parigi, Londra, Brema, Lussemburgo, Zagabria, New York e San Francisco.
Trasformazioni e mutamenti, che l’estro ed il fascino compongono con il genio e la creatività dell’Artista. Configurazioni di una nuova identità, forme di un nuovo essere, in attesa del giorno in cui riusciranno a tornare sotto lo sguardo di un nuovo lettore, di un nuovo fedele ammiratore, di un nuovo spirito.
Libri, codici, codex, manoscritti. Aperti, ad offrirsi, e vivi di nuova luce. Come tanti specchi che diffondono il messaggio di una nuova cultura, lasciando trasparire ciò che si portano dentro. Le loro nuove parole, i loro nuovi segni, sono il messaggio simbolico che l’Artista scrive e crea, svela e dona non solo a tutti noi, ma anche a se stesso per mettere a nudo la sua anima.
Quando osserviamo i Codex di Difilippo, per la prima volta esposti nella palladiana Villa Badoer, percepiamo che la scrittura e i suoni qui non c'entrano, che ad emozionare è la materia con la sua idea tattile, è il simbolo e non il segno in sé. Libri trasformati in blocchi simili alla pietra, resi tali dall'effetto della cartapesta; fermi su una pagina che non si può girare se non con la nostra fantasia.
Una sorta di percorso, attraverso l’inconscio di una nuova crittografia che si modella di nuove forme, di nuovi colori e di nuovi simboli. Espressioni di un magico linguaggio cifrato, che sostituisce i principi tradizionali ed eloquenti dell’alfabeto con una significante icona colorata, che si accompagna ad un chiodo arrugginito, ad una vite di ferro corroso, ad un bullone consumato, ad un legno contorto. Quasi a significare che la sapienza, la saggezza e la conoscenza sono legate, sono corrispondenti, agli elementi più umili e poveri dell’esistenza.
C’è nei libri, nei codici e nei manoscritti di Domenico Difilippo la sintesi di una nostalgica figurazione di luoghi e di rappresentazioni del percorso della sua vita. Il paesaggio intimo di attimi che lui ricompone attraverso la trasformazione di elementi e materia, nel fraseggio inesplicabile del tempo.
Come i Menhir, dove ha saputo fondere le visioni, inquiete ed affascinanti, della trasformazione geologica della terra sarda, con la sagoma modellata che esce dal suo ingegno. Una natura riscoperta e rinnovata attraverso l’espressione artistica della scultura, frutto di un immaginario fervido che sa sedurre per le forme, per il cromatismo dei colori, per l’ebbrezza attraente dei profili. Menhir che si ergono verso il cielo, come fossero personaggi, paesaggi e architetture trasformate in agglomerati di materia, in attesa di essere liberati e di tornare in vita. Tutto è immobile, incastonato, ma nonostante ciò sembra di percepire all'interno della struttura un sospiro, una voce, una pulsazione. Sono il respiro e il palpito dell'arte, e del suo non aver tempo, che vive e si esprime attraverso il nostro ricordo, la nostra immaginazione e sensazione, attraverso il materiale usato e… perché no, anche la scelta del luogo d'esposizione.
O come gli Alberi con i quali Difilippo continua a rappresentare gli elementi primari della Natura attraverso la sua personale rivisitazione d’Artista. Figurazioni scultoree e strumenti espressivi, nella declinazione di un nuovo linguaggio artistico del quale si è impadronito per continuare a rappresentare ancora la poetica ed il Mito della terra d’Arcadia. Gli Alberi, che paventano la forza di una colonna ionica come quelle concepite dal Palladio per Villa Badoer. O come gli stessi “Velli”, che uniscono il richiamo del Mito e della classicità greca, ai quali si ispirava anche l’Architetto veneto. Sembrano fusi nel contesto, appropriati, come raccolti da Giasone e poi posti sulla scena espositiva da Difilippo, in un effimero ed evocativo approdo in Arcadia.
Un paesaggio intimo e spirituale attraverso il quale il Maestro fonde la poetica del Mito con la trasfigurazione della sostanza, sia essa un’immagine fantastica o un effettivo elemento naturalistico. In un divenire di figure che si distinguono per l’intensità del loro messaggio espressivo, dal quale farsi attrarre. Per farsi poi condurre, attraverso il misterioso percorso dell’inconscio, in sintonia con i sensi e con lo spirito, tra i segni del tempo, e con la forza espressiva degli uomini nel tempo.
Un percorso dell’esistere, riverente e devoto, anche verso il Mito significante e perpetuo dell’arte architettonica di Andrea Palladio.
Ed è percorrendo questa strada dell’esistere e dell’essere che Domenico Difilippo entra con le sue creazioni, con il suo universo onirico fatto di attesa e di desiderio, nella “casa” di Andrea Palladio, Villa Badoèr a Fratta Polesine. Lo fa con l’impegno e l’estro creativo del vero Artista, che porta la sua arte celebrativa come omaggio. Un atto di ossequio suggestivo ed evocante. Interrogando gli spazi, dove la scena è diventata immagine e dove l’ingegno è diventato storia.
A volte arrivano momenti unici, con i quali un Evento si trova inscindibilmente unito ai luoghi che lo ospitano.
La caratteristica Mostra di Domenico Difilippo, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rovigo con il patrocinio del Comune di Fratta Polesine, ha la particolare capacità di esaltare questa specialissima relazione, l’unione di questo rapporto. Con l'augurio che questo connubio tra “arte esposta” e “arte contenitore” possa raccontare ad ognuno di noi storie che ricordino le nostre origini, le nostre tradizioni e mettano in evidenza il nostro immenso patrimonio culturale. Cesare Stella
________________________________DOMENICO DIFILIPPO è nato a Finale Emilia nel 1946, vive e lavora a San Felice sul Panaro in Provincia di Modena. Nel 1963 diciassettenne, espone per la prima volta in uno spazio pubblico. Verso la fine degli anni ‘60 a Milano fa esperienze lavorative di pubblicista, design e grafico editoriale. Nel capoluogo lombardo conosce i maggiori artisti contemporanei. Dopo un’esperienza “Post Nucleare”, “Poverista” ed “Informale”, rientra nella sua provincia dopo i moti studenteschi del ’68. Nasceranno, ispirate dal difficile clima sociale di quegli anni, le opere: L’Intellettuale, Il Poeta, L’Angoscia e Il Grido. Gli anni settanta sono assai stimolanti anche grazie alla vicina Ferrara e all’attività espositiva di “Palazzo dei Diamanti”. Nella prima metà degli anni ottanta frequenti sono i rapporti con l’ambiente artistico toscano, Torino e Milano. Nel 1982 soggiorna per un breve periodo in Francia a Parigi. Sullo scorcio alla fine degli anni ottanta la sua pittura ha un forte cambiamento, dall’onirico fantastico volge ad una visione indefinibile: hanno così origine le opere dell’87: “Metamorfosi”, “Forme in movimento” e “Vittoria alata”. Erano i semi e gli sviluppi di quel manifesto dell’Astrattismo Magico che redigerà a Brema, il 10 maggio del 1991. Quel suo nuovo modo di pensare e fare arte, viene proposto per la prima volta in Italia a Ferrara negli spazi di Palazzo dei Diamanti, su invito del direttore Franco Farina. Tra il 1997 e 2003, realizza quasi cento opere, dedicate alla Sardegna, atto d’amore per quella terra che gli ha suggerito forme e colori ineguagliabili, esposte totalmente nel giugno 2003 allo Young Museum - Palazzo Ducale di Revere - Mantova. Nel 2006 tiene una personale in Spagna a Saragoza e a Faenza dove viene realizzata la pubblicazione “Apparizioni”, a cura di Lamberto Fabbri. Nel 2007, ben sette installazioni ambientate musicalmente dal titolo: “L’Oro dei Pepoli” negli splendidi sotterranei, intriganti e misteriosi di Palazzo Pepoli a Trecenta, in provincia di Rovigo, pregevole residenza del ‘700 barocco veneto. Tra marzo e aprile del 2009, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Mirandola presso “Il Castello dei Pico” organizza un’ampia antologica sul suo “Astrattismomagico” con oltre 90 opere di pittura e scultura, tra il 1991 al 2009. Nel 2011 a gennaio / febbraio: “Angeli, Codici e Manoscritti” è il tema dominante della personale tenuta alla Galleria del Carbone di Ferrara, con questa ultima è la quarta presenza nella città Estense. La medesima mostra a giugno è riproposta in Germania a Brema allo Studio Galleri A-A. In settembre per l’ottava volta è invitato al Premio Sulmona. Novembre è nominato Vice Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. 2012 gennaio / febbraio, “Astrattismo Magico fase seconda” in ordine di tempo è l’ultima personale: tenuta a Mantova c/o Arte & Object Design di Arianna Sartori. Dal 1996 per titoli artistici ha avuto diversi incarichi per l’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti di Bologna, Firenze, Sassari, Venezia, Carrara, e consecutivamente per due anni a Brera Milano. Dal 2001 è a Bologna, dove attualmente insegna “Cromatologia”. Intensa la sua attività espositiva dal 1963 ad oggi, oltre a rassegne per invito nazionali ed internazionali si contano oltre sessanta personali in varie città italiane, in più all’estero a: Parigi, Londra, Brema, Lussemburgo, Zagabria, New York e San Francisco.
07
settembre 2012
Domenico Difilippo – Codici e Manoscritti, Alberi e Menhir… Il Vello di Giasone e il mito d’Arcadia
Dal 07 settembre al 07 ottobre 2012
arte moderna e contemporanea
Location
VILLA BADOER
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, (Rovigo)
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, (Rovigo)
Orario di apertura
giovedì, sabato e domenica ore 10.00 – 12.30 / 15.00 – 18.30.
Vernissage
7 Settembre 2012, ore 18.00
Autore
Curatore