Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gianluigi Benanti – Frammenti
Dal suo stesso nome, Frammenti rinvia al processo creativo dell’artista: la continua costruzione e distruzione della materia e della forma, ed i frammenti formatisi come risultato di tale processo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La prima mostra di sculture di Gianluigi Benanti, Frammenti, presenta torsi, busti, figure complete così come teste e maschere composti di
materiali diversi (dal fil di ferro, gesso o argilla alla resina ed al nastro
adesivo) in differenti stati di completamento.
Sia le figure, rappresentate parzialmente o per intero, che le teste o maschere sono poi ulteriormente suddivise in opere “libere” con o senza un piedistallo, o “prigioniere” di un involucro in legno o ferro.
Dal suo stesso nome, Frammenti rinvia al processo creativo dell’artista: la continua costruzione e distruzione della materia e della forma, ed i
frammenti formatisi come risultato di tale processo. In particolare, le pose catturate da Benanti mostrano come l’effetto di
creazione e distruzione, il continuo alternarsi fra le quali e la frammentazione che ne deriva sono una parte intrinseca del processo di
ogni artista, si rifletta nell’esperienza della vita stessa. Osservando le sue opere notiamo un cambiamento nell’intensità delle
emozioni e dell’esperienza rappresentate dalle pose delle figure non appena l’opera da “prigioniera” diviene “libera”. Nella serie di teste e maschere osserviamo come, all’allontanarsi dai confini nei quali sono rinchiuse, la loro raffigurazione divenga spesso meno perfetta o completa, più frammentata e suggestiva, a volte una mera scheggia di un volto in un
apparentemente avanzato stato di decomposizione.
Nonostante la loro parziale formazione o proprio a causa di essa, questi pezzi sono tuttavia profondamente toccanti, come a voler suggerire che
tale frammentazione altro non è che il risultato della profondità della loro esperienza.
Che si contorcano nel disperato tentativo di raggiungere qualcosa di indefinito o profondamente raccolte in sè stesse in quiete o contemplazione, più frammentate sono le figure di Benanti più esse
posseggono una risonanza tormentosamente bella che illustra come l'esperienza umana rispecchi il processo creativo: quanto più
profondamente vissute, tanto più distrutte; quanto più si crea distruzione, tanto più è necessario rigenerare per continuare a creare, e tanto più ricco e risonante il prodotto finale, sia esso una scultura o una vita vissuta.
Se è vero che per creare occorre distruggere, è anche vero che per sperimentare qualcosa di nuovo occorre distruggere qualcosa di vecchio,
e la crescita interiore che ne deriva inevitabilmente ci frammenta in un
modo che è allo stesso tempo bello ed orribile, squisitamente intenso e doloroso. Dualità quest’ultima chiaramente raffigurata nell'angoscia
delicatamente esuberante delle pose dell'artista.
Note Biografiche Introduction to Frammenti
by Sneha Raja and Cesare Benanti
Gianluigi Benanti’s first show of sculpture, Frammenti, features torsos,
busts and complete figures as well as heads and masks made of
diverse media ranging from wire, plaster, clay, resin and tape in various
stages of completion. Both the fully or partially represented figures and
heads - or masks - are further divided into freestanding forms or
contained ones, the latter of which are framed either in steel or wood.
So named, Frammenti refers back to the artist's creative process: the
continual construction and destruction of matter and form, and the
fragments that are created - or those that remain - as a result of this
process.
More notably, the poses Benanti captures show how the effect of
creation and destruction, the continuous shifting between and resulting
fragmentation of which is an intrinsic part of any artist's process, is
mirrored in the experience of life itself.
With Benanti's figures, we see a shift in the depth of emotion or
experience portrayed through the attitudes of the figures as the work
moves from contained to freestanding. In the series of heads and
masks, we see that as the figures move away from their various
confinements, their depiction is often less perfect or complete, more
fragmented and suggestive, at times a mere sliver of a face in a
seemingly advanced state of deterioration. These pieces are
nevertheless deeply poignant, either despite their partial formation or
because of it, as if to suggest that their fragmentation is the result of the
depth of their experience.
Whether contorting themselves in a desperate reach for an unknown
something or drawn deeply into themselves in repose or contemplation,
the more fragmented Benanti's figures are, the more they possess a
torturously beautiful resonance that illustrates how the human
experience reflects the creative process: the more deeply lived, the
more destroyed; the more destruction that is created, the more
regeneration necessary to continue creation - and the richer and more
resonant the final product, whether that product is sculpture or a life
lived.
If it is true that in order to create, you must destroy, it is also true that in
order to experience something new you must destroy something old,
and the personal growth that comes of this experience inevitably
fragments us in a way that is simultaneously beautiful and ugly,
exquisite and painful, and this duality is clearly depicted in the delicately
exuberant anguish of Benanti's poses.
Gianluigi Benanti nasce a Siracusa nel 1975.
Cresciuto a stretto contatto con l’arte, intraprende studi in cui può
raffinare e coltivare questa passione innata.
Nel 1993 si diploma in Decorazione Pittorica all’Istituto Statale d’Arte di
Siracusa e nel 2001 si laurea in Architettura presso l’Università degli
Studi di Palermo.
Rientrato nella sua città, inizia ad esercitare la professione libera e a
sperimentare l’uso di materiali diversi tra loro con particolare
predilezione per la scultura, arte nella quale può dare libero sfogo alla
sua creatività ed azzardare combinazioni a volte improbabili.
Gianluigi Benanti was born in Siracusa in 1975.
Having grown up with a close relationship with art, he chose to follow a
course of study in which he could refine and cultivate his innate passion.
In 1993 he graduated from the State Institute of Art in Siracusa in
Decorative Painting and in 2001, graduated from the University of
Palermo with a degree in Architecture.
Returning to his hometown, he started his professional career and began
to experiment with the use of various materials with a decided
predilection towards sculpture, the art in which he could give free rein to
his creativity and explore improbable combinations.
materiali diversi (dal fil di ferro, gesso o argilla alla resina ed al nastro
adesivo) in differenti stati di completamento.
Sia le figure, rappresentate parzialmente o per intero, che le teste o maschere sono poi ulteriormente suddivise in opere “libere” con o senza un piedistallo, o “prigioniere” di un involucro in legno o ferro.
Dal suo stesso nome, Frammenti rinvia al processo creativo dell’artista: la continua costruzione e distruzione della materia e della forma, ed i
frammenti formatisi come risultato di tale processo. In particolare, le pose catturate da Benanti mostrano come l’effetto di
creazione e distruzione, il continuo alternarsi fra le quali e la frammentazione che ne deriva sono una parte intrinseca del processo di
ogni artista, si rifletta nell’esperienza della vita stessa. Osservando le sue opere notiamo un cambiamento nell’intensità delle
emozioni e dell’esperienza rappresentate dalle pose delle figure non appena l’opera da “prigioniera” diviene “libera”. Nella serie di teste e maschere osserviamo come, all’allontanarsi dai confini nei quali sono rinchiuse, la loro raffigurazione divenga spesso meno perfetta o completa, più frammentata e suggestiva, a volte una mera scheggia di un volto in un
apparentemente avanzato stato di decomposizione.
Nonostante la loro parziale formazione o proprio a causa di essa, questi pezzi sono tuttavia profondamente toccanti, come a voler suggerire che
tale frammentazione altro non è che il risultato della profondità della loro esperienza.
Che si contorcano nel disperato tentativo di raggiungere qualcosa di indefinito o profondamente raccolte in sè stesse in quiete o contemplazione, più frammentate sono le figure di Benanti più esse
posseggono una risonanza tormentosamente bella che illustra come l'esperienza umana rispecchi il processo creativo: quanto più
profondamente vissute, tanto più distrutte; quanto più si crea distruzione, tanto più è necessario rigenerare per continuare a creare, e tanto più ricco e risonante il prodotto finale, sia esso una scultura o una vita vissuta.
Se è vero che per creare occorre distruggere, è anche vero che per sperimentare qualcosa di nuovo occorre distruggere qualcosa di vecchio,
e la crescita interiore che ne deriva inevitabilmente ci frammenta in un
modo che è allo stesso tempo bello ed orribile, squisitamente intenso e doloroso. Dualità quest’ultima chiaramente raffigurata nell'angoscia
delicatamente esuberante delle pose dell'artista.
Note Biografiche Introduction to Frammenti
by Sneha Raja and Cesare Benanti
Gianluigi Benanti’s first show of sculpture, Frammenti, features torsos,
busts and complete figures as well as heads and masks made of
diverse media ranging from wire, plaster, clay, resin and tape in various
stages of completion. Both the fully or partially represented figures and
heads - or masks - are further divided into freestanding forms or
contained ones, the latter of which are framed either in steel or wood.
So named, Frammenti refers back to the artist's creative process: the
continual construction and destruction of matter and form, and the
fragments that are created - or those that remain - as a result of this
process.
More notably, the poses Benanti captures show how the effect of
creation and destruction, the continuous shifting between and resulting
fragmentation of which is an intrinsic part of any artist's process, is
mirrored in the experience of life itself.
With Benanti's figures, we see a shift in the depth of emotion or
experience portrayed through the attitudes of the figures as the work
moves from contained to freestanding. In the series of heads and
masks, we see that as the figures move away from their various
confinements, their depiction is often less perfect or complete, more
fragmented and suggestive, at times a mere sliver of a face in a
seemingly advanced state of deterioration. These pieces are
nevertheless deeply poignant, either despite their partial formation or
because of it, as if to suggest that their fragmentation is the result of the
depth of their experience.
Whether contorting themselves in a desperate reach for an unknown
something or drawn deeply into themselves in repose or contemplation,
the more fragmented Benanti's figures are, the more they possess a
torturously beautiful resonance that illustrates how the human
experience reflects the creative process: the more deeply lived, the
more destroyed; the more destruction that is created, the more
regeneration necessary to continue creation - and the richer and more
resonant the final product, whether that product is sculpture or a life
lived.
If it is true that in order to create, you must destroy, it is also true that in
order to experience something new you must destroy something old,
and the personal growth that comes of this experience inevitably
fragments us in a way that is simultaneously beautiful and ugly,
exquisite and painful, and this duality is clearly depicted in the delicately
exuberant anguish of Benanti's poses.
Gianluigi Benanti nasce a Siracusa nel 1975.
Cresciuto a stretto contatto con l’arte, intraprende studi in cui può
raffinare e coltivare questa passione innata.
Nel 1993 si diploma in Decorazione Pittorica all’Istituto Statale d’Arte di
Siracusa e nel 2001 si laurea in Architettura presso l’Università degli
Studi di Palermo.
Rientrato nella sua città, inizia ad esercitare la professione libera e a
sperimentare l’uso di materiali diversi tra loro con particolare
predilezione per la scultura, arte nella quale può dare libero sfogo alla
sua creatività ed azzardare combinazioni a volte improbabili.
Gianluigi Benanti was born in Siracusa in 1975.
Having grown up with a close relationship with art, he chose to follow a
course of study in which he could refine and cultivate his innate passion.
In 1993 he graduated from the State Institute of Art in Siracusa in
Decorative Painting and in 2001, graduated from the University of
Palermo with a degree in Architecture.
Returning to his hometown, he started his professional career and began
to experiment with the use of various materials with a decided
predilection towards sculpture, the art in which he could give free rein to
his creativity and explore improbable combinations.
21
luglio 2012
Gianluigi Benanti – Frammenti
Dal 21 luglio al 05 agosto 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIO 30
Siracusa, Via Roma, 30, (Siracusa)
Siracusa, Via Roma, 30, (Siracusa)
Orario di apertura
10/12.30 e 16.30/19.30, chiuso il lunedì
Vernissage
21 Luglio 2012, ore 19
Autore