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24
febbraio 2010
“Fino al 2007 la mia agenda era una Rodolex, il mio
iPod un walkman e non avevo indirizzo e-mail. Poi un giorno mi sono trovato in
fila davanti a un Mac Store aspettando il mio turno per comprare un iPhone”. Rob Pruitt (Washington,
1964; vive a New York) racconta così l’incontro che cambiò la sua vita e
la sua arte. Da luddista atecnologico si convertì a fan del telefono
multifunzionale (nella prossima versione tosterà anche il pane?) tanto da
iniziare a usarlo come strumento artistico. Alla Galleria Noero, Pruitt presenta
il prodotto di questa sua interazione con l’iPhone: una serie di lavori
inediti, gli iPaintings, che danno anche il titolo alla mostra.
Cominciamo con un po’ di etimologia spicciola. Partiamo
dalle “i”: no, non le tre del programma berlusconiano del 2001, ma quelle del
prefisso del nome della mostra e dei prodotti Apple (iMac, iPod, iPhone, iPad,
iBook…). Cercando un significato per questa vocale, non troverete risposta
univoca. Alcuni dicono che stia per ‘intelligent’, altri per ‘internet’, altri
ancora la interpretano come il pronome personale inglese.
La ‘i’ degli iPaintings di Rob Pruitt mischia tutte
queste interpretazioni, e poi va oltre. Le sue sono immagini personali scattate
con l’iPhone, modificate con due applicazioni del telefono, Brushes e Scribble, e infine stampate su
tela. La potremmo chiamare pittura 2.0: l’arte al tempo dei social network (fra
l’altro, nel caso siate quel tipo di utenti che aggiungono agli amici virtuali
pure il consuocero del vicino, trovate Pruitt su Facebook).
Se tutto ciò sembra una brusca sterzata nella ricerca pop
di Pruitt, allora chiedetevi se l’iPhone sarebbe piaciuto a Andy Warhol. La risposta è senza dubbio
affermativa. Ecco che l’occhio digitale del telefono di Steve Job sta a Pruitt
come l’obiettivo delle Polaroid stava al re della Pop Art. Un passaggio di
testimone che è tecnologico (di pochi giorni fa è la notizia della ennesima
crisi della storica azienda fotografica, che a giugno metterà all’asta la sua
preziosa collezione) e forse anche artistico. La mucca di Pruitt sembra essere
la versione del nuovo millennio di quella serigrafata di Warhol nel 1966.
Chi poi è refrattario all’arte partorita da una macchina
(anche se comandata dall’uomo), si potrà rifare con le restanti opere della
personale, sparse nella Fetta di Polenta, il bizzarro palazzo dove ha sede la
galleria. Dal piano terra, passando tra foglie ritagliate da magazine di moda
(simbolo dell’obsolescenza del gusto che cambia obbligatoriamente a ogni
stagione), lo spettatore salirà nella spirale della scala a chiocciola.
Attraverso palloncini fluttuanti su cui è stampato l’autoritratto dell’artista
e jeans pieni di sabbia che formano una diga per due pesciolini rossi, il
visitatore giungerà al punto più alto (fisico, siamo al settimo piano, e
metaforico) del pop-kitsch di Pruitt: la vasca in cui l’artista si è lavato,
riempiendo poi con l’acqua del suo bagno una serie bottiglie di champagne
numerate.
Una performance dagli scomodi rimandi storici che, sospesa
a 22 metri d’altezza, è a rischio caduta, anche solo di stile.
iPod un walkman e non avevo indirizzo e-mail. Poi un giorno mi sono trovato in
fila davanti a un Mac Store aspettando il mio turno per comprare un iPhone”. Rob Pruitt (Washington,
1964; vive a New York) racconta così l’incontro che cambiò la sua vita e
la sua arte. Da luddista atecnologico si convertì a fan del telefono
multifunzionale (nella prossima versione tosterà anche il pane?) tanto da
iniziare a usarlo come strumento artistico. Alla Galleria Noero, Pruitt presenta
il prodotto di questa sua interazione con l’iPhone: una serie di lavori
inediti, gli iPaintings, che danno anche il titolo alla mostra.
Cominciamo con un po’ di etimologia spicciola. Partiamo
dalle “i”: no, non le tre del programma berlusconiano del 2001, ma quelle del
prefisso del nome della mostra e dei prodotti Apple (iMac, iPod, iPhone, iPad,
iBook…). Cercando un significato per questa vocale, non troverete risposta
univoca. Alcuni dicono che stia per ‘intelligent’, altri per ‘internet’, altri
ancora la interpretano come il pronome personale inglese.
La ‘i’ degli iPaintings di Rob Pruitt mischia tutte
queste interpretazioni, e poi va oltre. Le sue sono immagini personali scattate
con l’iPhone, modificate con due applicazioni del telefono, Brushes e Scribble, e infine stampate su
tela. La potremmo chiamare pittura 2.0: l’arte al tempo dei social network (fra
l’altro, nel caso siate quel tipo di utenti che aggiungono agli amici virtuali
pure il consuocero del vicino, trovate Pruitt su Facebook).
Se tutto ciò sembra una brusca sterzata nella ricerca pop
di Pruitt, allora chiedetevi se l’iPhone sarebbe piaciuto a Andy Warhol. La risposta è senza dubbio
affermativa. Ecco che l’occhio digitale del telefono di Steve Job sta a Pruitt
come l’obiettivo delle Polaroid stava al re della Pop Art. Un passaggio di
testimone che è tecnologico (di pochi giorni fa è la notizia della ennesima
crisi della storica azienda fotografica, che a giugno metterà all’asta la sua
preziosa collezione) e forse anche artistico. La mucca di Pruitt sembra essere
la versione del nuovo millennio di quella serigrafata di Warhol nel 1966.
Chi poi è refrattario all’arte partorita da una macchina
(anche se comandata dall’uomo), si potrà rifare con le restanti opere della
personale, sparse nella Fetta di Polenta, il bizzarro palazzo dove ha sede la
galleria. Dal piano terra, passando tra foglie ritagliate da magazine di moda
(simbolo dell’obsolescenza del gusto che cambia obbligatoriamente a ogni
stagione), lo spettatore salirà nella spirale della scala a chiocciola.
Attraverso palloncini fluttuanti su cui è stampato l’autoritratto dell’artista
e jeans pieni di sabbia che formano una diga per due pesciolini rossi, il
visitatore giungerà al punto più alto (fisico, siamo al settimo piano, e
metaforico) del pop-kitsch di Pruitt: la vasca in cui l’artista si è lavato,
riempiendo poi con l’acqua del suo bagno una serie bottiglie di champagne
numerate.
Una performance dagli scomodi rimandi storici che, sospesa
a 22 metri d’altezza, è a rischio caduta, anche solo di stile.
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visitata il 6 febbraio 2010
dal 5 febbraio al 24 aprile 2010
Rob
Pruitt – iPaintings
Galleria Franco Noero
Piazza Santa Giulia, 16/d (zona corso San Maurizio) – 10124 Torino
Orario: da giovedì a sabato ore 15-19 solo su prenotazione
Ingresso libero
Info: tel. +39 011882208; fax +39 01119703024; info@franconoero.com; www.franconoero.com
[exibart]
che differenza c’è tra lo scattare una foto con l’ ìQualcosa e un normale telefonino con videocamera (o addirittura con una semplice automatica digitale)?
leggere questo pezzo è una goduria, complimenti all’autore