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Carousel
Nell’ambito della quarta edizione di Centrale Fotografia, venerdì 8 giugno aprirà al pubblico all’interno degli spazi della Rocca Malatestiana di Fano, la mostra Carousel, a cura di Luca Panaro.
La mostra prende il titolo dai noti proiettori di diapositive Carousel, introdotti dalla Kodak nel 1961. Quattro giovani artiste, Nadia Groff, Selene Lazzarini, Chiara Proserpio e Katia Rigali, sono state invitate dal curatore Luca Panaro a utilizzare questi apparecchi legati a una tecnologia del passato e a rileggerli in chiave contemporanea intorno al tema della rassegna: “nella propria stanza”.
Comunicato stampa
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CAROUSEL
Luca Panaro
La mostra prende il titolo dai noti proiettori di diapositive Carousel, introdotti dalla Kodak nel 1961. Quattro giovani artiste, Nadia Groff, Selene Lazzarini, Chiara Proserpio e Katia Rigali, sono state invitate a utilizzare questi apparecchi legati a una tecnologia del passato e a rileggerli in chiave contemporanea. Come ha scritto Rosalind Krauss, è nella condizione di fuori moda che la fotografia sembra rientrare in un nuovo rapporto con la produzione estetica, così come è accaduto al jukebox o al disco in vinile. Le quattro artiste partecipanti al progetto utilizzano in questo caso la fotografia in forma di diapositive, svincolandosi dalla modalità d'uso commerciale, pubblicitario o famigliare tipica del proiettore negli anni Sessanta e Settanta. Gettando uno sguardo inedito e contemporaneo su questo mezzo, ne attuano una sorta di “reinvenzione” confrontandosi con la struttura narrativa circolare che esso impone. E' inoltre interessante vedere a confronto l’approccio odierno delle giovani artiste, che per età anagrafica sono abituate all'utilizzo del digitale, con una metodologia di lavoro per loro ormai obsoleta. Le opere, appositamente create per la mostra, consistono in ottanta diapositive per artista proiettate circolarmente (in loop diremmo oggi), realizzate “nella propria stanza” così come suggerito dal titolo della rassegna, partendo dalla documentazione interna-esterna del loro ambiente quotidiano, piuttosto che utilizzando il proprio corpo per giocare con la citazione o l'identità. Lo spettatore è portato in questo modo a compiere un viaggio che inizia dalla sfera personale delle artiste e che, attraverso la fotografia, si esteriorizza e diviene immagine universalmente condivisibile.
Nadia Groff (Trento 1989) riflette sul concetto di stanza come spazio tutto suo, anche se solo per un breve istante, un luogo accogliente, non importa che la stanza abbia un letto comodo per dormire, non sarà il frigo vuoto a impedirle di apprezzare un buon pasto. Il lavoro mostra un ampio ventaglio di luoghi, ambienti condivisi con gli altri, oppure soltanto con se stessa, spazi da cui l'artista ogni tanto emerge mostrandosi di fronte alla camera per scandire il passaggio da una città all'altra fra le tante abitate negli ultimi mesi. Per Selene Lazzarini (Manerbio 1983), invece, il luogo designato è il suo studio, dal quale però esce con lo sguardo verso l'esterno. L'artista ha realizzato le immagini fotografiche al cielo ripreso dalla finestra subito prima del tramonto. Poi ha proiettato queste diapositive su un foglio disegnando tanti puntini neri che nell'insieme vanno a formare uno stormo di uccelli. Questi movimenti perfetti e sincronizzati si dilatano nelle ottanta immagini del progetto, lo stormo cresce, si modifica, assume forme diverse. Lo spazio illusorio dell'immagine viene svelato soltanto ogni venti diapositive, quando appare la mano dell'artista che aggiunge con un pennarello un punto nel cielo. Chiara Proserpio (Milano 1984) sposta l'attenzione sull'identità, la stanza è intesa come luogo di travestimenti, alla ricerca di una sintonia con il proprio aspetto. Il lavoro fa riferimento al noto gioco da tavolo Indovina Chi?, composto di personaggi disegnati in modo caricaturale. Scopo del gioco è indovinare l'identità posseduta dall'avversario ponendo una domanda circa una caratteristica dell'aspetto del personaggio. Mediante travestimento l'artista si presenta ogni volta di fronte alla macchina fotografica con un accessorio o una caratteristica fisica appartenente al personaggio successivo in cui si trasformerà, diapositiva dopo diapositiva, come in una sorta di effetto morphing pre-digitale. Anche Katia Rigali (Merano 1987) sceglie la strada del travestimento, questa volta però riferito ad un unico soggetto: il lavoro è composto da una sequenza d'immagini che svelano la vita privata di Marilyn Monroe. Un ritratto famigliare di una fra le più importanti dive del cinema, ottenuto interpretando le sue fotografie private, con lo scopo di colmare le tante lacune ancora esistenti sulla vita quotidiana dell'attrice, come l'amore per la lettura o per il giardinaggio. La fotografia, anche se di finzione, può inventare una nuova Marilyn, scoprendo la donna che sarebbe stata se non fosse divenuta un'icona pop.
Luca Panaro
La mostra prende il titolo dai noti proiettori di diapositive Carousel, introdotti dalla Kodak nel 1961. Quattro giovani artiste, Nadia Groff, Selene Lazzarini, Chiara Proserpio e Katia Rigali, sono state invitate a utilizzare questi apparecchi legati a una tecnologia del passato e a rileggerli in chiave contemporanea. Come ha scritto Rosalind Krauss, è nella condizione di fuori moda che la fotografia sembra rientrare in un nuovo rapporto con la produzione estetica, così come è accaduto al jukebox o al disco in vinile. Le quattro artiste partecipanti al progetto utilizzano in questo caso la fotografia in forma di diapositive, svincolandosi dalla modalità d'uso commerciale, pubblicitario o famigliare tipica del proiettore negli anni Sessanta e Settanta. Gettando uno sguardo inedito e contemporaneo su questo mezzo, ne attuano una sorta di “reinvenzione” confrontandosi con la struttura narrativa circolare che esso impone. E' inoltre interessante vedere a confronto l’approccio odierno delle giovani artiste, che per età anagrafica sono abituate all'utilizzo del digitale, con una metodologia di lavoro per loro ormai obsoleta. Le opere, appositamente create per la mostra, consistono in ottanta diapositive per artista proiettate circolarmente (in loop diremmo oggi), realizzate “nella propria stanza” così come suggerito dal titolo della rassegna, partendo dalla documentazione interna-esterna del loro ambiente quotidiano, piuttosto che utilizzando il proprio corpo per giocare con la citazione o l'identità. Lo spettatore è portato in questo modo a compiere un viaggio che inizia dalla sfera personale delle artiste e che, attraverso la fotografia, si esteriorizza e diviene immagine universalmente condivisibile.
Nadia Groff (Trento 1989) riflette sul concetto di stanza come spazio tutto suo, anche se solo per un breve istante, un luogo accogliente, non importa che la stanza abbia un letto comodo per dormire, non sarà il frigo vuoto a impedirle di apprezzare un buon pasto. Il lavoro mostra un ampio ventaglio di luoghi, ambienti condivisi con gli altri, oppure soltanto con se stessa, spazi da cui l'artista ogni tanto emerge mostrandosi di fronte alla camera per scandire il passaggio da una città all'altra fra le tante abitate negli ultimi mesi. Per Selene Lazzarini (Manerbio 1983), invece, il luogo designato è il suo studio, dal quale però esce con lo sguardo verso l'esterno. L'artista ha realizzato le immagini fotografiche al cielo ripreso dalla finestra subito prima del tramonto. Poi ha proiettato queste diapositive su un foglio disegnando tanti puntini neri che nell'insieme vanno a formare uno stormo di uccelli. Questi movimenti perfetti e sincronizzati si dilatano nelle ottanta immagini del progetto, lo stormo cresce, si modifica, assume forme diverse. Lo spazio illusorio dell'immagine viene svelato soltanto ogni venti diapositive, quando appare la mano dell'artista che aggiunge con un pennarello un punto nel cielo. Chiara Proserpio (Milano 1984) sposta l'attenzione sull'identità, la stanza è intesa come luogo di travestimenti, alla ricerca di una sintonia con il proprio aspetto. Il lavoro fa riferimento al noto gioco da tavolo Indovina Chi?, composto di personaggi disegnati in modo caricaturale. Scopo del gioco è indovinare l'identità posseduta dall'avversario ponendo una domanda circa una caratteristica dell'aspetto del personaggio. Mediante travestimento l'artista si presenta ogni volta di fronte alla macchina fotografica con un accessorio o una caratteristica fisica appartenente al personaggio successivo in cui si trasformerà, diapositiva dopo diapositiva, come in una sorta di effetto morphing pre-digitale. Anche Katia Rigali (Merano 1987) sceglie la strada del travestimento, questa volta però riferito ad un unico soggetto: il lavoro è composto da una sequenza d'immagini che svelano la vita privata di Marilyn Monroe. Un ritratto famigliare di una fra le più importanti dive del cinema, ottenuto interpretando le sue fotografie private, con lo scopo di colmare le tante lacune ancora esistenti sulla vita quotidiana dell'attrice, come l'amore per la lettura o per il giardinaggio. La fotografia, anche se di finzione, può inventare una nuova Marilyn, scoprendo la donna che sarebbe stata se non fosse divenuta un'icona pop.
08
giugno 2012
Carousel
Dall'otto giugno al primo luglio 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ROCCA MALATESTIANA
Fano, Via Mura Malatestiane, (Pesaro E Urbino)
Fano, Via Mura Malatestiane, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
Sabato 9 giugno 2012 dalle 10.30 alle 24.00
Domenica 10 giugno 2012 dalle 10.30 alle 20.00
Fino al 1° luglio 2012: sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 17.00 - 19.00
Vernissage
8 Giugno 2012, h 21.30
Sito web
www.centralefotografia.com
Autore
Curatore