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Fidia Falaschetti – Ma l’Educazione
Mostra personale di Fidia Falaschetti che ci presenta una serie di carte geografiche vintage da lui dipinte con un forte impulso critico nei confronti dei vizi della società contemporanea.
Comunicato stampa
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Nella mostra “Ma l'educazione!” che inaugura sabato 26 maggio alla Galleria Colossi Arte Contemporanea, Fidia ci presenta una serie di carte geografiche vintage da lui dipinte con un forte impulso critico nei confronti dei vizi della società contemporanea,
della sua totale assenza di una qualsiasi ideologia forte e di un senso della moralità che serva da orientamento, così come di valori radicati in una forma mentis nutrita e stimolata fin dall'infanzia in modo malsano dalle strutture educative e dalla dimensione familiare individuale.
Ecco allora che la scuola e gli oggetti di cui si serve per svolgere le sue funzioni educative (le cartine geografiche in primis, i banchi di scuola segnati dall'usura e dalle scritte dei ragazzi e le lavagne) diventano la dimensione ideale in cui denunciare le inquietudini, i paradossi culturali e le ambiguità che si celano dietro le sembianze attraenti e apparentemente rassicuranti dei brand e dei loghi delle multinazionali o delle case di moda più famose trasformandole in un Analfabeto di simboli inquietanti. Di conseguenza, la sua vocazione professionale dovuta alla sua passata attività di docente di Arte e Comunicazione lo porta ad interrogarsi sulla genesi di questa impostazione mentale originata da una didattica obsoleta, da un sistema educativo antiquato che instaura con i giovani una comunicazione scorretta e poco accattivante che istruisce su delle nozioni, ma non orienta “gli adolescenti ad una modalità di vita che non sia finalizzata alla riduttiva sopravvivenza” (come sostiene Mattia Martini nel testo di presentazione del catalogo), ad una vita ricca e positivamente stimolante verso l'apprendimento di un corretto senso della civiltà.
L'intento dell'artista è stimolarci alla riflessione sul critico ruolo di questi enti di formazione giovanile responsabili della diffusione di una mala-educazione (parafrasando il famoso film di Almodóvar La mala educatión che verte proprio sulle stesse tematiche ma prendendo di mira le istituzioni ecclesiastiche e i loro membri spesso colpevoli di atti aberranti come la pedofilia) che tende a trasformarsi in un malessere dovuto all'assenza di qualsiasi forma di etica; per ottenere questo scopo e stupire con i colori sgargianti dei suoi acrilici che richiamano le tonalità forti della Pop Art, Falaschetti innesta sulla dimensione fortemente evocativa di viaggi immaginari in spazi lontani delle cartine d'epoca, la rappresentazione di icone popolari, di immediata riconoscibilità per conferire più immediatezza al suo messaggio appropriandosi di personaggi reali, eroi dei fumetti, protagonisti dei cartoni animati e delle pubblicità più diffusi. Una conoscenza che gli deriva dall'abitudine a confrontarsi con i simboli che rappresentano l'età contemporanea derivata dal suo passato di grafico, illustratore e fotografo.
Questi ultimi assumono una connotazione beffarda e surreale come il coniglietto icona della Nesquik che campeggia sulla cartina del continente africano nell'opera Nestland per sottintendere lo sfruttamento infantile utilizzato per estrarre il cacao in Costa d'Avorio o come l'icona apparentemente idilliaca di due mani incrociate a simboleggiare una finta pace come quella che regna nella nostra epoca mentre dai polsini delle maniche spuntano le bandiere delle due nazioni più economicamente influenti del pianeta: USA e Cina. Si tratta di rappresentazioni che instaurano un dialogo intenso con il substrato fortemente impregnato del vissuto personale delle generazioni passate, delle loro aspettative e dei loro sogni che le genera instaurando un sarcastico e surreale gioco dialettico, dimostrando una certa esperienza nel mondo della comunicazione dominato dalle nuove tecnologie che unificano ritmi, esperienze in una “modernità fluida”, come aveva previsto Bauman. Fidia insinua una corrispondenza con tutti noi invitandoci a meditare sulle nostre cognizioni ontologiche.
della sua totale assenza di una qualsiasi ideologia forte e di un senso della moralità che serva da orientamento, così come di valori radicati in una forma mentis nutrita e stimolata fin dall'infanzia in modo malsano dalle strutture educative e dalla dimensione familiare individuale.
Ecco allora che la scuola e gli oggetti di cui si serve per svolgere le sue funzioni educative (le cartine geografiche in primis, i banchi di scuola segnati dall'usura e dalle scritte dei ragazzi e le lavagne) diventano la dimensione ideale in cui denunciare le inquietudini, i paradossi culturali e le ambiguità che si celano dietro le sembianze attraenti e apparentemente rassicuranti dei brand e dei loghi delle multinazionali o delle case di moda più famose trasformandole in un Analfabeto di simboli inquietanti. Di conseguenza, la sua vocazione professionale dovuta alla sua passata attività di docente di Arte e Comunicazione lo porta ad interrogarsi sulla genesi di questa impostazione mentale originata da una didattica obsoleta, da un sistema educativo antiquato che instaura con i giovani una comunicazione scorretta e poco accattivante che istruisce su delle nozioni, ma non orienta “gli adolescenti ad una modalità di vita che non sia finalizzata alla riduttiva sopravvivenza” (come sostiene Mattia Martini nel testo di presentazione del catalogo), ad una vita ricca e positivamente stimolante verso l'apprendimento di un corretto senso della civiltà.
L'intento dell'artista è stimolarci alla riflessione sul critico ruolo di questi enti di formazione giovanile responsabili della diffusione di una mala-educazione (parafrasando il famoso film di Almodóvar La mala educatión che verte proprio sulle stesse tematiche ma prendendo di mira le istituzioni ecclesiastiche e i loro membri spesso colpevoli di atti aberranti come la pedofilia) che tende a trasformarsi in un malessere dovuto all'assenza di qualsiasi forma di etica; per ottenere questo scopo e stupire con i colori sgargianti dei suoi acrilici che richiamano le tonalità forti della Pop Art, Falaschetti innesta sulla dimensione fortemente evocativa di viaggi immaginari in spazi lontani delle cartine d'epoca, la rappresentazione di icone popolari, di immediata riconoscibilità per conferire più immediatezza al suo messaggio appropriandosi di personaggi reali, eroi dei fumetti, protagonisti dei cartoni animati e delle pubblicità più diffusi. Una conoscenza che gli deriva dall'abitudine a confrontarsi con i simboli che rappresentano l'età contemporanea derivata dal suo passato di grafico, illustratore e fotografo.
Questi ultimi assumono una connotazione beffarda e surreale come il coniglietto icona della Nesquik che campeggia sulla cartina del continente africano nell'opera Nestland per sottintendere lo sfruttamento infantile utilizzato per estrarre il cacao in Costa d'Avorio o come l'icona apparentemente idilliaca di due mani incrociate a simboleggiare una finta pace come quella che regna nella nostra epoca mentre dai polsini delle maniche spuntano le bandiere delle due nazioni più economicamente influenti del pianeta: USA e Cina. Si tratta di rappresentazioni che instaurano un dialogo intenso con il substrato fortemente impregnato del vissuto personale delle generazioni passate, delle loro aspettative e dei loro sogni che le genera instaurando un sarcastico e surreale gioco dialettico, dimostrando una certa esperienza nel mondo della comunicazione dominato dalle nuove tecnologie che unificano ritmi, esperienze in una “modernità fluida”, come aveva previsto Bauman. Fidia insinua una corrispondenza con tutti noi invitandoci a meditare sulle nostre cognizioni ontologiche.
26
maggio 2012
Fidia Falaschetti – Ma l’Educazione
Dal 26 maggio al 04 luglio 2012
arte contemporanea
Location
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Orario di apertura
martedì sabato 10-12/ 15-19
Vernissage
26 Maggio 2012, dalle 16:30
Autore
Curatore