Il soggetto della mostra non risiede tanto nella ricerca dei modi contemporanei di rappresentare la natura, quanto nel modo in cui l’arte contemporanea ha fatto propria una sensibilità e una operatività che proviene e matura dal mondo naturale. In questa prospettiva pittura, scultura, installazione, fotografia, performance e video si dispongono come generi non più da addomesticare, riconquistare o forzare, ma da praticare con familiarità disciplinata, con precisione appassionata e con una libera disposizione della mente.

Natura e arte condividono un orizzonte da cui è escluso ogni basso utilitarismo o ogni tentativo di assoggettamento, mentre appaiono entrambe regolate da leggi interne che non devono mai arrivare a governare l’ispirazione e le sue mille potenzialità.
In tempi come quelli in cui viviamo l’arte indossa una veste ecologica nel senso che rivendica il diritto alla vita e tende ad organizzare un futuro più equilibrato e vicino ai bisogni dell’uomo e del suo sistema, agendo a favore della coesistenza delle differenze e del superamento delle barriere culturali e sociali.
Il respiro degli artisti scelti per questo percorso si infiltra dentro le maglie anchilosate dei codici sociali, portando ossigeno silenzioso e sotterraneo che ecologicamente restituisce energia e dinamica al corpo sociale con il suo solo apparire. Gli artisti d’oggi svolgono alla fine la funzione ecologica di risvegliare l’attenzione a un uso intelligente e responsabile non solo delle risorse naturali e delle possibilità ancora concrete di sviluppo sostenibile, ma della speranza antropologica di vivere con intensità ed empatia in un mondo in cui il rapporto costruttivo con la natura favorisce e alimenta il dialogo con l’altro da sé.