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Vadim Brodskij – La velocità della vista. Omaggio a Venezia e a Josif Brodskij
“Tutto ciò che Vadim Brodskij ha visto è diventato idea, pensiero, ricordo: tutto si è sedimentato nel disegno
e nella pittura così come per Iosif Brodskij la stessa esperienza è diventata poesia, prosa poetica”.
Comunicato stampa
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Vadim Brodskij
Venezia-San Pietroburgo
di Laura Gavioli___________________________
“Era l'inizio di Novembre del 1999, proprio una bella giornata di sole, quando ci hai portati a Venezia la prima volta. A mano a mano che ci avvicinavamo lungo il ponte per Piazzale Roma, la vista della città era, in modo strano, molto familiare. Avevo la sensazione di entrare in un'immagine conosciuta prima di quel momento. Il panorama della città, il colore dell'acqua, le barche, i pali di legno, tutto era bellissimo e, allo stesso tempo, tanto familiare, come se fossi già stato qui. Non so se mi sentivo così a causa dei meravigliosi dipinti di Guardi, al ricordo delle vedute precise di Canaletto, o per tutte quelle fotografie e i film che avevo visto prima. Quando abbiamo camminato insieme attraverso il labirinto delle calli, dei campi e delle rive, lungo i canali verdi, attraverso i ponti a gobba d'asino, io mi sono sentito a mio agio, quasi come a casa”.
Così Vadim Brodskij ricorda il primo approccio alla città, seguito da altre due visite nel 2003 e nel 2007, quando abbiamo cominciato a pensare ad un futuro catalogo che raccogliesse i suoi acquerelli sul tema di Venezia, sulle orme del suo conterraneo, ed esule come lui, Iosif Brodskij, grandissimo poeta e scrittore, premio Nobel per la Letteratura nel 1987.
Iosif, dagli Stati Uniti dove viveva dopo l'espulsione dall'Unione Sovietica avvenuta il 4 giugno 1972 per parassitismo, si recava ogni anno a Venezia, sempre d'inverno, e nel 1989 scrisse un capolavoro in prosa dedicato alla città, Fondamenta degli Incurabili: “... si è veneziani per definizione, perchè laggiù, nel suo equivalente dell'Adriatico, dell'Atlantico o del Baltico, il tempo -alias- acqua raccoglie i nostri riflessi -alias amore per questo posto - e li lavora all'uncinetto o ai ferri fino a trasformarli in trame irripetibili - quasi come fanno le vecchie appassite e vestite di nero su ogni isola di questo litorale, tutte assorte a consumersi gli occhi sui loro merletti...”(da Fondamenta degli Incurabili, 47/pag.101, Adelphi Ed. 1994).
E a Venezia, nell'Isola di San Michele, Iosif ha voluto essere sepolto, dopo la sua morte prematura, avvenuta il 28 gennaio 1996.
Venezia, d'inverno, quando non subisce la pressione dei turisti, è un luogo di per sé pieno di fascino, evocativo, stimolante, che induce un rilassante quanto incontrollato senso di pace e di benessere. Vadim, preparando i suoi viaggi, ha seguito le orme di Iosif, leggendo e rileggendo i suoi testi su Venezia e “godendo del libero fluire dei suoi pensieri e delle analogie... una specie di diario giornaliero scritto a Venezia. E' servito come una fila di impressioni parallele per quando ho camminato per Venezia facendo i miei disegni. Più tardi mi hanno aiutato ancora quando ho dipinto i miei acquarelli veneziani a Stoccarda”.
Questo passaggio, ripreso dagli appunti di Vadim, allude alle modalità creative adottate dall'artista nella realizzazione dei suoi lavori definitivi su Venezia, che sono presentati in questo libro. Prima di tutto la lettura della poesia e della prosa di Iosif che è, per l'artista, un'esperienza di grande valore letterario e umano, oltre che uno straordinario esercizio dei sensi.
Dopo il primo viaggio, che ha significato un momento inebriante, forse un'autentica ubriacatura, c'è stato il secondo soggiorno nel 2003, decisamente più produttivo e il terzo nel 2007, riflessivo e pieno di concentrazione. Durante queste giornate di scoperta della città e di realizzazione di molti schizzi e disegni, una specie di tour a tappe forzate, prima di tutto della vista, Vadim registra il maggior numero possibile di scene, scorci, ritratti di figure nelle calli, nei campi, sulle fondamenta, ecc. Ma più tardi, al ritorno nel suo studio di Stoccarda, il riesame del lavoro compiuto sul campo finiva sempre per sembrare frammentario e inadeguato alla grande emozione provata davanti allo scenario vivo e naturale di Venezia.
Cominciava allora una valutazione a distanza, più intima, ripulita del frastuono creato dall'imminenza e dall'incombenza della realtà vissuta sul posto, per lasciare spazio ad una visione pacata, filtrata, perfino depurata e astratta della scena da rappresentare. Questa operazione tecnica, e spirituale allo stesso tempo, ha restituito alla fine gli acquerelli all'arte, sottraendoli in parte all'illustrazione dalla quale erano nati come appunti dal vero. Il processo artistico, che è ben più complesso e profondo sul piano spirituale e del sentimento, rispetto alla semplice registrazione del dato di realtà, si è riappropriato dell'emozione visiva originale, anche attraverso la rilettura delle poesie e della prosa di Iosif Brodskij, così densa di quel “...libero fluire dei suoi pensieri e analogie...”.
Anche i suoni della città, scanditi dagli attracchi dei vaporetti, la musica barocca che capita spesso di sentire nei concerti che si tengono dentro le chiese a Venezia, penso abbiano aiutato Vadim, nel suo studio, a ritrovare l'adesione ideale allo spirito creativo che ha determinato la realizzazione di cinquanta opere fino al 2008 e poi di una serie di sei bellissimi e intensi acquarelli intitolati, alla francese, “Hommage à Joseph Brodsky”, lavori datati 2010, strettamente concepiti come ideale rappresentazione di una Venezia come ricordo e trasfigurazione, autentica seppure remota: un sogno talvolta appoggiato alla prosa di Fondamenta degli Incurabili.
Forse queste sei tavole sono la summa del lavoro artistico di Vadim su Venezia perchè il tempo ha lavato via tutte le incrostazioni della realtà, le sbrecciature degli intonaci, la miseria e la bellezza della vita nella città, per restituire, oltre la contingenza, una visione che cerca di mettere a fuoco l'oblio di un “paesaggio veneziano” che pochi segni forti e pochi segni gentili, dentro una macchia di acquerello, hanno confinato nella dolcezza del ricordo.
Sembra essere Iosif stesso a dettare a Vadim l'andamento delle tavole nel catalogo, dalla prima dedica “La città è come lo sforzo dell'aria di trattenere sull'orlo del silenzio l'ultima nota...” di Strofe veneziane I (da Poesie italiane, Adelphi Ed. 1966 pag.65) al sesto “Omaggio a Joseph Brodsky” “... questa città è il grande amore dell'occhio.” (da Fondamenta degli Incurabili, Adelphi Ed. 1991 pag.89).
Un susseguirsi di architetture, come il Leone di San Marco, 2004, e varie vedute della città, mattutine e serali, nella nebbia, nella foschia, con i traghetti, i ponti, il Canal Grande... Qualche tavola è particolarmente sospesa, metafisica, come Vista con traghetto e Sera sul Canal Grande, 2005, Mattina d'inverno e Foschia a Venezia, 2007. Tutto ciò che Vadim ha visto è diventato idea, pensiero, ricordo: tutto si è sedimentato nel disegno e nella pittura così come per Iosif la stessa esperienza è diventata poesia, prosa poetica. C'è una forte analogia nei due processi creativi e Vadim ricostruisce con le sue tavole una Venezia ideale che Iosif aveva già visto, pensato e tradotto in parole. In questo scambio Vadim vuole rendere omaggio al suo illustre predecessore lungo le calli veneziane inserendo, come sottotitoli ideali, appunti poetici e sue citazioni ad accompagnare alcune tavole. Queste citazioni risultano straordinariamente collegate alla visione evocata dagli acquerelli.
Escluse le tavole di appunti architettonici, come Ghetto veneziano, 2008, Prospettiva di fuga a Venezia, 2007, tutte le opere sono un “elogio dell'acqua” perchè l'acqua è l'elemento sostanziale di Venezia, sia che l'artista mantenga la volontà di esprimere un'immagine dal vero, sia che il vero abbia lasciato flebili tracce della sua presenza, come nella maggior parte delle scene evocate da Vadim negli acquerelli come Veduta di Venezia con le barche, 2005, oppure Giornata d'oro a Venezia, 2007 e Venezia- Isola della Dogana, 2007, oltre a Grande Ferry a Venezia, 2009 e nel ricordo preciso di Serata con gondola, 2007.
E' ancora Iosif ad ammonirci: “Al tramonto tutte le città sembrano meravigliose, ma alcune più di altre...” (da Fondamenta degli Incurabili, Adelphi Ed. 1994, Piccola Biblioteca 259, pag.66)
Sembra affiorare definitivamente il tema centrale della ricerca di Vadim Brodskij: Venezia-San Pietroburgo. Venezia davanti agli occhi, San Pietroburgo incancellabile memoria della sua stessa esistenza. Non dobbiamo cercare ragionevoli affinità tra le due visioni, perchè Vadim stesso ci mette in guardia: “ San Pietroburgo e Venezia non si assomigliano affatto. L'età delle due città sono fortemente diverse. Gli stili architettonici, lo stesso spazio temporale nel quale le due città furono edificate, il colore dell'acqua e il colore dei tetti è diverso...”
Ma allora qual'è il motivo di questa grande attrazione, fascino, sublimazione di quiete, registrata da Vadim e, prima ancora da Iosif Brodskij, al contatto con la città?
Continua la riflessione di Vadim: “... E tuttavia qualcuno che è nato a San Pietroburgo si sente subito a casa qui a Venezia, su questa superficie piana e bassa con acqua ovunque. In ogni caso ho avuto questa sensazione. La prima travolgente impressione è stata una gran quantità d'acqua. L'acqua odorava di San Pietroburgo... Poi ci sono gli intonaci degli edifici che ricordano San Pietroburgo. Si coportano allo stesso modo che nella mia città, perchè il colore cambia rapidamente nell'atmosfera di umidità e di vento. Quest'aria umida crea un'armonia di colori diversi in entrambe le città. Tutti i colori sono bellissimi a Venezia e a San Pietroburgo. I vecchi muri di San Pietroburgo, sebbene tanto più giovani di quelli di Venezia, portano con sé la stessa sensazione di tempo senza fine, il tempo di tante vite e destini...”
Il primo incontro di Iosif con Venezia, descritto al secondo paragrafo di Fondamenta degli Incurabili è esemplificativo: “ Era una notte di vento, e prima che la mia retina avesse il tempo di registrare alcunchè fui investito in pieno da quella sensazione di suprema beatitudine: le mie narici furono toccate da quello che per me è sempre stato sinonimo di felicità, l'odore di alghe marine sotto zero...”
Ecco, si intuisce che può esserci un collegamento spontaneo e non razionale tra Venezia e San Pietroburgo: esso si sublima nella persona con la sua storia, le sue sensazioni, la sua cultura. Il vento sferzante del nord, il colore del cielo e dell'acqua che ti accompagna camminando lungo la Neva, per esempio in un giorno già freddo di fine settembre, può farti ricordare improvvisamente i cieli e l'atmosfera dell'antica pittura veneziana, intrisa di luce naturale...
E' l'aria, l'acqua e la luce che incontra i nostri sensi, ancora prima della percezione della bellezza, del piacere o del dolore, a parlare di noi e della nostra origine e farci sentire tanto bene nel nostro luogo naturale, a Venezia e a San Pietroburgo.
Venezia-San Pietroburgo
di Laura Gavioli___________________________
“Era l'inizio di Novembre del 1999, proprio una bella giornata di sole, quando ci hai portati a Venezia la prima volta. A mano a mano che ci avvicinavamo lungo il ponte per Piazzale Roma, la vista della città era, in modo strano, molto familiare. Avevo la sensazione di entrare in un'immagine conosciuta prima di quel momento. Il panorama della città, il colore dell'acqua, le barche, i pali di legno, tutto era bellissimo e, allo stesso tempo, tanto familiare, come se fossi già stato qui. Non so se mi sentivo così a causa dei meravigliosi dipinti di Guardi, al ricordo delle vedute precise di Canaletto, o per tutte quelle fotografie e i film che avevo visto prima. Quando abbiamo camminato insieme attraverso il labirinto delle calli, dei campi e delle rive, lungo i canali verdi, attraverso i ponti a gobba d'asino, io mi sono sentito a mio agio, quasi come a casa”.
Così Vadim Brodskij ricorda il primo approccio alla città, seguito da altre due visite nel 2003 e nel 2007, quando abbiamo cominciato a pensare ad un futuro catalogo che raccogliesse i suoi acquerelli sul tema di Venezia, sulle orme del suo conterraneo, ed esule come lui, Iosif Brodskij, grandissimo poeta e scrittore, premio Nobel per la Letteratura nel 1987.
Iosif, dagli Stati Uniti dove viveva dopo l'espulsione dall'Unione Sovietica avvenuta il 4 giugno 1972 per parassitismo, si recava ogni anno a Venezia, sempre d'inverno, e nel 1989 scrisse un capolavoro in prosa dedicato alla città, Fondamenta degli Incurabili: “... si è veneziani per definizione, perchè laggiù, nel suo equivalente dell'Adriatico, dell'Atlantico o del Baltico, il tempo -alias- acqua raccoglie i nostri riflessi -alias amore per questo posto - e li lavora all'uncinetto o ai ferri fino a trasformarli in trame irripetibili - quasi come fanno le vecchie appassite e vestite di nero su ogni isola di questo litorale, tutte assorte a consumersi gli occhi sui loro merletti...”(da Fondamenta degli Incurabili, 47/pag.101, Adelphi Ed. 1994).
E a Venezia, nell'Isola di San Michele, Iosif ha voluto essere sepolto, dopo la sua morte prematura, avvenuta il 28 gennaio 1996.
Venezia, d'inverno, quando non subisce la pressione dei turisti, è un luogo di per sé pieno di fascino, evocativo, stimolante, che induce un rilassante quanto incontrollato senso di pace e di benessere. Vadim, preparando i suoi viaggi, ha seguito le orme di Iosif, leggendo e rileggendo i suoi testi su Venezia e “godendo del libero fluire dei suoi pensieri e delle analogie... una specie di diario giornaliero scritto a Venezia. E' servito come una fila di impressioni parallele per quando ho camminato per Venezia facendo i miei disegni. Più tardi mi hanno aiutato ancora quando ho dipinto i miei acquarelli veneziani a Stoccarda”.
Questo passaggio, ripreso dagli appunti di Vadim, allude alle modalità creative adottate dall'artista nella realizzazione dei suoi lavori definitivi su Venezia, che sono presentati in questo libro. Prima di tutto la lettura della poesia e della prosa di Iosif che è, per l'artista, un'esperienza di grande valore letterario e umano, oltre che uno straordinario esercizio dei sensi.
Dopo il primo viaggio, che ha significato un momento inebriante, forse un'autentica ubriacatura, c'è stato il secondo soggiorno nel 2003, decisamente più produttivo e il terzo nel 2007, riflessivo e pieno di concentrazione. Durante queste giornate di scoperta della città e di realizzazione di molti schizzi e disegni, una specie di tour a tappe forzate, prima di tutto della vista, Vadim registra il maggior numero possibile di scene, scorci, ritratti di figure nelle calli, nei campi, sulle fondamenta, ecc. Ma più tardi, al ritorno nel suo studio di Stoccarda, il riesame del lavoro compiuto sul campo finiva sempre per sembrare frammentario e inadeguato alla grande emozione provata davanti allo scenario vivo e naturale di Venezia.
Cominciava allora una valutazione a distanza, più intima, ripulita del frastuono creato dall'imminenza e dall'incombenza della realtà vissuta sul posto, per lasciare spazio ad una visione pacata, filtrata, perfino depurata e astratta della scena da rappresentare. Questa operazione tecnica, e spirituale allo stesso tempo, ha restituito alla fine gli acquerelli all'arte, sottraendoli in parte all'illustrazione dalla quale erano nati come appunti dal vero. Il processo artistico, che è ben più complesso e profondo sul piano spirituale e del sentimento, rispetto alla semplice registrazione del dato di realtà, si è riappropriato dell'emozione visiva originale, anche attraverso la rilettura delle poesie e della prosa di Iosif Brodskij, così densa di quel “...libero fluire dei suoi pensieri e analogie...”.
Anche i suoni della città, scanditi dagli attracchi dei vaporetti, la musica barocca che capita spesso di sentire nei concerti che si tengono dentro le chiese a Venezia, penso abbiano aiutato Vadim, nel suo studio, a ritrovare l'adesione ideale allo spirito creativo che ha determinato la realizzazione di cinquanta opere fino al 2008 e poi di una serie di sei bellissimi e intensi acquarelli intitolati, alla francese, “Hommage à Joseph Brodsky”, lavori datati 2010, strettamente concepiti come ideale rappresentazione di una Venezia come ricordo e trasfigurazione, autentica seppure remota: un sogno talvolta appoggiato alla prosa di Fondamenta degli Incurabili.
Forse queste sei tavole sono la summa del lavoro artistico di Vadim su Venezia perchè il tempo ha lavato via tutte le incrostazioni della realtà, le sbrecciature degli intonaci, la miseria e la bellezza della vita nella città, per restituire, oltre la contingenza, una visione che cerca di mettere a fuoco l'oblio di un “paesaggio veneziano” che pochi segni forti e pochi segni gentili, dentro una macchia di acquerello, hanno confinato nella dolcezza del ricordo.
Sembra essere Iosif stesso a dettare a Vadim l'andamento delle tavole nel catalogo, dalla prima dedica “La città è come lo sforzo dell'aria di trattenere sull'orlo del silenzio l'ultima nota...” di Strofe veneziane I (da Poesie italiane, Adelphi Ed. 1966 pag.65) al sesto “Omaggio a Joseph Brodsky” “... questa città è il grande amore dell'occhio.” (da Fondamenta degli Incurabili, Adelphi Ed. 1991 pag.89).
Un susseguirsi di architetture, come il Leone di San Marco, 2004, e varie vedute della città, mattutine e serali, nella nebbia, nella foschia, con i traghetti, i ponti, il Canal Grande... Qualche tavola è particolarmente sospesa, metafisica, come Vista con traghetto e Sera sul Canal Grande, 2005, Mattina d'inverno e Foschia a Venezia, 2007. Tutto ciò che Vadim ha visto è diventato idea, pensiero, ricordo: tutto si è sedimentato nel disegno e nella pittura così come per Iosif la stessa esperienza è diventata poesia, prosa poetica. C'è una forte analogia nei due processi creativi e Vadim ricostruisce con le sue tavole una Venezia ideale che Iosif aveva già visto, pensato e tradotto in parole. In questo scambio Vadim vuole rendere omaggio al suo illustre predecessore lungo le calli veneziane inserendo, come sottotitoli ideali, appunti poetici e sue citazioni ad accompagnare alcune tavole. Queste citazioni risultano straordinariamente collegate alla visione evocata dagli acquerelli.
Escluse le tavole di appunti architettonici, come Ghetto veneziano, 2008, Prospettiva di fuga a Venezia, 2007, tutte le opere sono un “elogio dell'acqua” perchè l'acqua è l'elemento sostanziale di Venezia, sia che l'artista mantenga la volontà di esprimere un'immagine dal vero, sia che il vero abbia lasciato flebili tracce della sua presenza, come nella maggior parte delle scene evocate da Vadim negli acquerelli come Veduta di Venezia con le barche, 2005, oppure Giornata d'oro a Venezia, 2007 e Venezia- Isola della Dogana, 2007, oltre a Grande Ferry a Venezia, 2009 e nel ricordo preciso di Serata con gondola, 2007.
E' ancora Iosif ad ammonirci: “Al tramonto tutte le città sembrano meravigliose, ma alcune più di altre...” (da Fondamenta degli Incurabili, Adelphi Ed. 1994, Piccola Biblioteca 259, pag.66)
Sembra affiorare definitivamente il tema centrale della ricerca di Vadim Brodskij: Venezia-San Pietroburgo. Venezia davanti agli occhi, San Pietroburgo incancellabile memoria della sua stessa esistenza. Non dobbiamo cercare ragionevoli affinità tra le due visioni, perchè Vadim stesso ci mette in guardia: “ San Pietroburgo e Venezia non si assomigliano affatto. L'età delle due città sono fortemente diverse. Gli stili architettonici, lo stesso spazio temporale nel quale le due città furono edificate, il colore dell'acqua e il colore dei tetti è diverso...”
Ma allora qual'è il motivo di questa grande attrazione, fascino, sublimazione di quiete, registrata da Vadim e, prima ancora da Iosif Brodskij, al contatto con la città?
Continua la riflessione di Vadim: “... E tuttavia qualcuno che è nato a San Pietroburgo si sente subito a casa qui a Venezia, su questa superficie piana e bassa con acqua ovunque. In ogni caso ho avuto questa sensazione. La prima travolgente impressione è stata una gran quantità d'acqua. L'acqua odorava di San Pietroburgo... Poi ci sono gli intonaci degli edifici che ricordano San Pietroburgo. Si coportano allo stesso modo che nella mia città, perchè il colore cambia rapidamente nell'atmosfera di umidità e di vento. Quest'aria umida crea un'armonia di colori diversi in entrambe le città. Tutti i colori sono bellissimi a Venezia e a San Pietroburgo. I vecchi muri di San Pietroburgo, sebbene tanto più giovani di quelli di Venezia, portano con sé la stessa sensazione di tempo senza fine, il tempo di tante vite e destini...”
Il primo incontro di Iosif con Venezia, descritto al secondo paragrafo di Fondamenta degli Incurabili è esemplificativo: “ Era una notte di vento, e prima che la mia retina avesse il tempo di registrare alcunchè fui investito in pieno da quella sensazione di suprema beatitudine: le mie narici furono toccate da quello che per me è sempre stato sinonimo di felicità, l'odore di alghe marine sotto zero...”
Ecco, si intuisce che può esserci un collegamento spontaneo e non razionale tra Venezia e San Pietroburgo: esso si sublima nella persona con la sua storia, le sue sensazioni, la sua cultura. Il vento sferzante del nord, il colore del cielo e dell'acqua che ti accompagna camminando lungo la Neva, per esempio in un giorno già freddo di fine settembre, può farti ricordare improvvisamente i cieli e l'atmosfera dell'antica pittura veneziana, intrisa di luce naturale...
E' l'aria, l'acqua e la luce che incontra i nostri sensi, ancora prima della percezione della bellezza, del piacere o del dolore, a parlare di noi e della nostra origine e farci sentire tanto bene nel nostro luogo naturale, a Venezia e a San Pietroburgo.
12
maggio 2012
Vadim Brodskij – La velocità della vista. Omaggio a Venezia e a Josif Brodskij
Dal 12 al 27 maggio 2012
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
12 Maggio 2012, ore 18.00
Autore
Curatore