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Halim Al Karim – Hidden Goddes
La Nuova Galleria Morone è lieta di presentare la prima personale Italiana dell’artista Iracheno Halim Al Karim, già selezionato all’ultima Biennale di Venezia per il Padiglione Iracheno.
Comunicato stampa
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La Nuova Galleria Morone è lieta di presentare la prima personale Italiana dell’artista Iracheno Halim Al Karim, già selezionato all’ultima Biennale di Venezia per il Padiglione Iracheno.
Nelle sue opere l’artista riporta le sue personali esperienze vissute durante la prima Guerra del Golfo. Il suo rifiuto ad arruolarsi sotto il regime di Saddam lo costrinse ad un esilio forzato nel deserto, dove visse per quasi tre anni in una caverna, sopravvivendo grazie all’assistenza di una donna beduina che si prese cura di lui insegnandogli i costumi dei nomadi e il misticismo spirituale. L’esperienza della violenza, la perdita della libertà così come la tradizione mistica del Sufismo, che sottolinea il rapporto individuale e puro con Dio, ha influenzato le sue riflessioni personali ed artistiche. Dal 1985 Halim Al Karim sta sviluppando nella la serie “Hidden”, il concetto di “al-Batin”, secondo l’Islam, uno dei 99 nomi di Allah. Secondo questa filosofia islamica, recitando il nome di “al-Batin”, come un mantra, si può raggiungere lo stato di grazia nel vedere “la verità nelle cose”. Nelle sue opere si avverte il concetto del “nascondersi”, il ritiro, l’isolamento e la solitudine, come momento interiore e catartico nel quale i ricordi si confondono e scompaiono. Il mezzo della fotografia è volutamente scelto per le sue qualità immateriali: un medium, che letteralmente crea un’immagine di luce, catturando la natura transitoria ed interconnessa al tempo e alla memoria. Nella serie “Hidden Love” Halim Al Karim accende ogni sfumatura dello spettro cromatico. Astrae e diffonde i suoi dogmi artistici in questa serie di ritratti, l’artista ci invita a mediare tra il referente chiaro degli occhi e la periferia sfocata. Visi femminili sono psicologicamente sospesi tra la tranquillità della loro bellezza innocente e l’esperienza catartica della guerra. Rimanendo fedele a questo concetto formale, crea ritratti di puro anonimato contrapposti a personaggi famosi della tradizione irachena, utilizzando inquadrature close-up, ma sempre con contorni indefiniti, usando in alcuni casi la seta per delineare l’aspetto di incertezza, un portale trascendentale al subconscio come in una visione interiore, nell’intento preservare l’umanità dagli atti brutali di violenza della società contemporanea.
__________________________________________
The Nuova Galleria Morone is glad to present the first Italian solo exhibition of Iraqi artist Halim Al Karim, already selected for the last edition of the Venice Biennale and featured in the Iraq Pavilion.
In his works the artist represents his personal experiences during the first Gulf War. His refusal to serve in Saddam’s army forced him to flee to the desert, where he lived for almost three years hidden in a hole in the ground, and survived through the assistance of a Bedouin woman who took care of him and taught him about nomadic customs and spiritual mysticism. The experience of violence, the loss of freedom as well as the mystical tradition of Sufism, which highlights the individual and pure relationship with God and conscience, has affected his personal and artistic reflection. Since 1985 Halim Al Karim has been developing in the “Hidden” series the concept of “al-Batin”, one of the 99 names of Allah according to Islamic tradition. According to such philosophy, reciting the name “al-Batin” like a mantra one may achieve a state of grace when seeing the “truth in things”. In his works one perceives the ideas of “hiding away”, of withdrawing, of isolation and solitude, as inner and cathartic moments in which memories are messed up and vanish. The medium of photography is deliberately chosen due to its immaterial qualities: a medium which literally creates an image of light capturing the transitory nature and interconnected with time and memory. In his series “Hidden Love” Halim Al Karim lights up all the nuances of the colour spectrum. He abstracts and spreads his artistic dogmas in this series of portraits, in which the artist invites us to mediate between the well-focused eyes and the blurred contours. Female faces are psychologically suspended between the tranquillity of their innocent beauty and the cathartic experience of the war. Remaining faithful to this formal concept, he creates purely anonymous portraits in contrast with well-known personalities of the Iraqi tradition, employing close-ups again featuring blurred contours, using silk to underline the element of uncertainty, which represents a transcendental portal into the subconscious, like in an inner vision, aiming at preserving humanity from the brutal acts of violence taking place in contemporary society.
Nelle sue opere l’artista riporta le sue personali esperienze vissute durante la prima Guerra del Golfo. Il suo rifiuto ad arruolarsi sotto il regime di Saddam lo costrinse ad un esilio forzato nel deserto, dove visse per quasi tre anni in una caverna, sopravvivendo grazie all’assistenza di una donna beduina che si prese cura di lui insegnandogli i costumi dei nomadi e il misticismo spirituale. L’esperienza della violenza, la perdita della libertà così come la tradizione mistica del Sufismo, che sottolinea il rapporto individuale e puro con Dio, ha influenzato le sue riflessioni personali ed artistiche. Dal 1985 Halim Al Karim sta sviluppando nella la serie “Hidden”, il concetto di “al-Batin”, secondo l’Islam, uno dei 99 nomi di Allah. Secondo questa filosofia islamica, recitando il nome di “al-Batin”, come un mantra, si può raggiungere lo stato di grazia nel vedere “la verità nelle cose”. Nelle sue opere si avverte il concetto del “nascondersi”, il ritiro, l’isolamento e la solitudine, come momento interiore e catartico nel quale i ricordi si confondono e scompaiono. Il mezzo della fotografia è volutamente scelto per le sue qualità immateriali: un medium, che letteralmente crea un’immagine di luce, catturando la natura transitoria ed interconnessa al tempo e alla memoria. Nella serie “Hidden Love” Halim Al Karim accende ogni sfumatura dello spettro cromatico. Astrae e diffonde i suoi dogmi artistici in questa serie di ritratti, l’artista ci invita a mediare tra il referente chiaro degli occhi e la periferia sfocata. Visi femminili sono psicologicamente sospesi tra la tranquillità della loro bellezza innocente e l’esperienza catartica della guerra. Rimanendo fedele a questo concetto formale, crea ritratti di puro anonimato contrapposti a personaggi famosi della tradizione irachena, utilizzando inquadrature close-up, ma sempre con contorni indefiniti, usando in alcuni casi la seta per delineare l’aspetto di incertezza, un portale trascendentale al subconscio come in una visione interiore, nell’intento preservare l’umanità dagli atti brutali di violenza della società contemporanea.
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The Nuova Galleria Morone is glad to present the first Italian solo exhibition of Iraqi artist Halim Al Karim, already selected for the last edition of the Venice Biennale and featured in the Iraq Pavilion.
In his works the artist represents his personal experiences during the first Gulf War. His refusal to serve in Saddam’s army forced him to flee to the desert, where he lived for almost three years hidden in a hole in the ground, and survived through the assistance of a Bedouin woman who took care of him and taught him about nomadic customs and spiritual mysticism. The experience of violence, the loss of freedom as well as the mystical tradition of Sufism, which highlights the individual and pure relationship with God and conscience, has affected his personal and artistic reflection. Since 1985 Halim Al Karim has been developing in the “Hidden” series the concept of “al-Batin”, one of the 99 names of Allah according to Islamic tradition. According to such philosophy, reciting the name “al-Batin” like a mantra one may achieve a state of grace when seeing the “truth in things”. In his works one perceives the ideas of “hiding away”, of withdrawing, of isolation and solitude, as inner and cathartic moments in which memories are messed up and vanish. The medium of photography is deliberately chosen due to its immaterial qualities: a medium which literally creates an image of light capturing the transitory nature and interconnected with time and memory. In his series “Hidden Love” Halim Al Karim lights up all the nuances of the colour spectrum. He abstracts and spreads his artistic dogmas in this series of portraits, in which the artist invites us to mediate between the well-focused eyes and the blurred contours. Female faces are psychologically suspended between the tranquillity of their innocent beauty and the cathartic experience of the war. Remaining faithful to this formal concept, he creates purely anonymous portraits in contrast with well-known personalities of the Iraqi tradition, employing close-ups again featuring blurred contours, using silk to underline the element of uncertainty, which represents a transcendental portal into the subconscious, like in an inner vision, aiming at preserving humanity from the brutal acts of violence taking place in contemporary society.
16
maggio 2012
Halim Al Karim – Hidden Goddes
Dal 16 maggio al 29 giugno 2012
fotografia
Location
NUOVA GALLERIA MORONE
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle 19.00
Vernissage
16 Maggio 2012, dalle ore 18.00
Autore