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Gianni Fioraso / Silvia Ravetti – Incanti di natura
Incanti di natura è la mostra di due artisti, Gianni Fioraso di Sciolze (Torino) e Silvia Ravetti di Rocchetta Tanaro (Asti), che si contraddistinguono per una differente interpretazione pittorica del paesaggio e delle immagini naturalistiche nei loro dipinti ad olio su tela
Comunicato stampa
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INCANTI DI NATURA
La galleria d’arte contemporanea Art & Wine Gallery si onora di ospitare una mostra incentrata su una visione della natura e paesaggistica che mette a confronto due artisti e due stili differenti di interpretazione figurativa. L’esposizione darà risalto agli oli su tela di Gianni Fioraso di Sciolze (Torino) e Silvia Ravetti di Rocchetta Tanaro (Asti). Entrambi gli artisti sono stati recensiti sull’ultimo numero di Art & Wine Magazine dal quale attingiamo alcuni stralci dei testi critici di presentazione.
GIANNI FIORASO
Originario di Gambellara, dove nacque il 31 maggio 1936, Gianni Fioraso è giunto a soli due anni nel Piemonte che è poi diventata la sua vera patria e fonte d’ispirazione pittorica. Allievo a Torino del maestro veneto Attilio Corsetti, già protagonista della Biennale di Venezia, approfondisce lo studio della figura all’Accademia Albertina con il corso del Nudo. Al centro della sua espressività pittorica pone soprattutto i paesaggi piemontesi e valdostani. La Valtournenche diviene per lui una seconda casa ed il luogo dove la sua arte si consacra al pubblico attraverso reiterate esposizioni annuali. Un’altra delle tappe cruciali nella vita artistica di Fioraso sono le Langhe ove si reca spesso a trarre ispirazione ed a dipingere, e dove ben presto diviene famoso con esposizioni in gallerie private e mostre. Nel 1992 fa un viaggio in India che gli lascia emozioni pittoriche ed umane indelebili.
«L’artista non è soltanto colui che ci stimola alla scoperta o che si fa cronista del nostro vivere: è pure, e questo è il caso di Gianni Fioraso, il testimone che s’incarica di recuperare ai vuoti della memoria quegli istanti felici, non straordinari, non della passione che fa storia, ma naturali che già in ciascuno di noi sono presenti sebbene assopiti nelle ombre del sogno» scrisse Baldo Campaniolo già nel 1977, uno dei numerosi critici che nel tempo hanno tratteggiato lo stilema pittorico del torinese Fioraso, intriso di emozioni visive rigogliose come la vividezza della sua pennellata soffice e vellutata che sa donare lampi di luce profonda ad uno stagno quanto sensuale eleganza alla nudità di un seno. L’essenza pittorica di questo artista è radicata nella perpetua adorazione del Creato che lui esprime in ogni opera, sia essa una valle innevata di quella Val d’Aosta che l’ha visto ripetutamente apprezzato protagonista in mostra, piuttosto che una spiaggia esotica dell’India, sia una semplice smarrita coppia di capre razza Saanen piuttosto che un piccolo stormo di palmipedi sguazzanti (…) Nei dipinti di Fioraso c’è innanzitutto la piena consapevolezza nella padronanza del gesto pittorico, virtù, questa, che diviene dirimente essenziale tra colui che ritrae un paesaggio e colui che lo ricrea in una proiezione iconopoietica che travalica i confini stessi della natura per assurgere il Creato ad emblema di dolcezza, serenità, bellezza. I cromatismi intensi degli oli dell’artista sono vibranti di bagliori soffici, si avvicendano in tonalità a volte sfumate, a volte contrastate che donano grande radiosità al dipinto. Emblematica è la tela Stagno con ninfee ove i riflessi scandiscono un’armonia limpida e baluginante pur nei forti contrasti di colore che incarnano appieno l’anima di un riverbero boschivo senza però riprodurlo, diventando così, per la felice intuizione pittorica dell’autore, un’opera dentro l’opera.
SILVIA RAVETTI
(stralci dal testo critico di Armando Brignolo)
(…) Per Silvia Ravetti il colore è filosofia, è “l’ossatura” - un termine per definire il blues nei confronti del jazz – dell’arte del dipingere, è il modo di manifestarsi come persona. A destreggiarsi con i pennelli ha cominciato in giovane età. Prima nel vedere lo zio materno intento a dipingere, poi, seguendo i pittori della “Promotrice” di Asti che immersi nel paesaggio di Rocchetta Tanaro, partecipavano ai concorsi di pittura estemporanea. La frequentazione del Liceo artistico, è stata la chiave che le ha consentito, in seguito, di aprire quel “cassetto dei sogni” nel quale aveva riposto, durante l’adolescenza, i desideri nati dalla sua vocazione di pittrice. (…)
C’è da dire che l’inizio dell’avventura di Silvia, non poteva essere migliore e di buon auspicio: un prestigioso premio consegnatole da Giuseppe Manzone, il pittore astigiano più conosciuto e ricordato negli annali della storia dell’arte moderna. In seguito, il percorso artistico della Ravetti si è snodato attraverso stili diversi, ma sempre improntati sulla originalità, mai influenzato dalle mode. Il suo carattere volitivo ha determinato scelte artistiche ed esistenziali, supportate anche da una robusta conoscenza della storia dell’arte. La formazione tecnica, ma anche l’attenzione che la pittrice pone nel confrontarsi con il mondo che la circonda, fanno di lei una interprete della quotidianità, una cronista che con colori, spatola e pennelli, racconta storie di personaggi e “umanizza” gli ambienti. Non credo che Silvia abbia avuto un “momento” figurativo. Il suo sforzo, fin dall’inizio, è stato di trasmettere idee, concetti sulla realtà, enfatizzati e resi vivi da una espressione pittorica personale, contenente anche citazioni colte, riferite a certi maestri del passato. (…) Quadri più recenti, raccontano storie di solitudine e incomunicabilità. Qui i riferimenti alle periferie e ai locali raffigurati da Edgar Hopper sono innegabili. L’esplosione del colore lo si vede nelle ultime opere: paesaggi, ambienti nei quali scarseggia la presenza della figura. Scorci di boschi lussureggianti, agglomerati urbani percorsi a volo d’uccello, traffico caotico, distese marine, dove acqua e cielo sfumano in un abbraccio irreale, sono improntati a una visione simbolista della realtà. Ma l’ultima fatica di questa pittrice di talento, consiste nella raffigurazione di vecchie botteghe e piccoli bazar. Qui è assente qualsiasi citazione dotta: né guttusiani Vucciria o Caffè Greco, né ambienti popolari tipici dei muralisti messicani. Botteghe e bazar dipinti sulle tele dalla Ravetti, sono ispirati all’attività del nonno, che aveva un negozio in cui dominava il disordine, a Rocchetta Tanaro proprio sulla piazza del Municipio, davanti alla chiesa parrocchiale. (…)
La galleria d’arte contemporanea Art & Wine Gallery si onora di ospitare una mostra incentrata su una visione della natura e paesaggistica che mette a confronto due artisti e due stili differenti di interpretazione figurativa. L’esposizione darà risalto agli oli su tela di Gianni Fioraso di Sciolze (Torino) e Silvia Ravetti di Rocchetta Tanaro (Asti). Entrambi gli artisti sono stati recensiti sull’ultimo numero di Art & Wine Magazine dal quale attingiamo alcuni stralci dei testi critici di presentazione.
GIANNI FIORASO
Originario di Gambellara, dove nacque il 31 maggio 1936, Gianni Fioraso è giunto a soli due anni nel Piemonte che è poi diventata la sua vera patria e fonte d’ispirazione pittorica. Allievo a Torino del maestro veneto Attilio Corsetti, già protagonista della Biennale di Venezia, approfondisce lo studio della figura all’Accademia Albertina con il corso del Nudo. Al centro della sua espressività pittorica pone soprattutto i paesaggi piemontesi e valdostani. La Valtournenche diviene per lui una seconda casa ed il luogo dove la sua arte si consacra al pubblico attraverso reiterate esposizioni annuali. Un’altra delle tappe cruciali nella vita artistica di Fioraso sono le Langhe ove si reca spesso a trarre ispirazione ed a dipingere, e dove ben presto diviene famoso con esposizioni in gallerie private e mostre. Nel 1992 fa un viaggio in India che gli lascia emozioni pittoriche ed umane indelebili.
«L’artista non è soltanto colui che ci stimola alla scoperta o che si fa cronista del nostro vivere: è pure, e questo è il caso di Gianni Fioraso, il testimone che s’incarica di recuperare ai vuoti della memoria quegli istanti felici, non straordinari, non della passione che fa storia, ma naturali che già in ciascuno di noi sono presenti sebbene assopiti nelle ombre del sogno» scrisse Baldo Campaniolo già nel 1977, uno dei numerosi critici che nel tempo hanno tratteggiato lo stilema pittorico del torinese Fioraso, intriso di emozioni visive rigogliose come la vividezza della sua pennellata soffice e vellutata che sa donare lampi di luce profonda ad uno stagno quanto sensuale eleganza alla nudità di un seno. L’essenza pittorica di questo artista è radicata nella perpetua adorazione del Creato che lui esprime in ogni opera, sia essa una valle innevata di quella Val d’Aosta che l’ha visto ripetutamente apprezzato protagonista in mostra, piuttosto che una spiaggia esotica dell’India, sia una semplice smarrita coppia di capre razza Saanen piuttosto che un piccolo stormo di palmipedi sguazzanti (…) Nei dipinti di Fioraso c’è innanzitutto la piena consapevolezza nella padronanza del gesto pittorico, virtù, questa, che diviene dirimente essenziale tra colui che ritrae un paesaggio e colui che lo ricrea in una proiezione iconopoietica che travalica i confini stessi della natura per assurgere il Creato ad emblema di dolcezza, serenità, bellezza. I cromatismi intensi degli oli dell’artista sono vibranti di bagliori soffici, si avvicendano in tonalità a volte sfumate, a volte contrastate che donano grande radiosità al dipinto. Emblematica è la tela Stagno con ninfee ove i riflessi scandiscono un’armonia limpida e baluginante pur nei forti contrasti di colore che incarnano appieno l’anima di un riverbero boschivo senza però riprodurlo, diventando così, per la felice intuizione pittorica dell’autore, un’opera dentro l’opera.
SILVIA RAVETTI
(stralci dal testo critico di Armando Brignolo)
(…) Per Silvia Ravetti il colore è filosofia, è “l’ossatura” - un termine per definire il blues nei confronti del jazz – dell’arte del dipingere, è il modo di manifestarsi come persona. A destreggiarsi con i pennelli ha cominciato in giovane età. Prima nel vedere lo zio materno intento a dipingere, poi, seguendo i pittori della “Promotrice” di Asti che immersi nel paesaggio di Rocchetta Tanaro, partecipavano ai concorsi di pittura estemporanea. La frequentazione del Liceo artistico, è stata la chiave che le ha consentito, in seguito, di aprire quel “cassetto dei sogni” nel quale aveva riposto, durante l’adolescenza, i desideri nati dalla sua vocazione di pittrice. (…)
C’è da dire che l’inizio dell’avventura di Silvia, non poteva essere migliore e di buon auspicio: un prestigioso premio consegnatole da Giuseppe Manzone, il pittore astigiano più conosciuto e ricordato negli annali della storia dell’arte moderna. In seguito, il percorso artistico della Ravetti si è snodato attraverso stili diversi, ma sempre improntati sulla originalità, mai influenzato dalle mode. Il suo carattere volitivo ha determinato scelte artistiche ed esistenziali, supportate anche da una robusta conoscenza della storia dell’arte. La formazione tecnica, ma anche l’attenzione che la pittrice pone nel confrontarsi con il mondo che la circonda, fanno di lei una interprete della quotidianità, una cronista che con colori, spatola e pennelli, racconta storie di personaggi e “umanizza” gli ambienti. Non credo che Silvia abbia avuto un “momento” figurativo. Il suo sforzo, fin dall’inizio, è stato di trasmettere idee, concetti sulla realtà, enfatizzati e resi vivi da una espressione pittorica personale, contenente anche citazioni colte, riferite a certi maestri del passato. (…) Quadri più recenti, raccontano storie di solitudine e incomunicabilità. Qui i riferimenti alle periferie e ai locali raffigurati da Edgar Hopper sono innegabili. L’esplosione del colore lo si vede nelle ultime opere: paesaggi, ambienti nei quali scarseggia la presenza della figura. Scorci di boschi lussureggianti, agglomerati urbani percorsi a volo d’uccello, traffico caotico, distese marine, dove acqua e cielo sfumano in un abbraccio irreale, sono improntati a una visione simbolista della realtà. Ma l’ultima fatica di questa pittrice di talento, consiste nella raffigurazione di vecchie botteghe e piccoli bazar. Qui è assente qualsiasi citazione dotta: né guttusiani Vucciria o Caffè Greco, né ambienti popolari tipici dei muralisti messicani. Botteghe e bazar dipinti sulle tele dalla Ravetti, sono ispirati all’attività del nonno, che aveva un negozio in cui dominava il disordine, a Rocchetta Tanaro proprio sulla piazza del Municipio, davanti alla chiesa parrocchiale. (…)
15
aprile 2012
Gianni Fioraso / Silvia Ravetti – Incanti di natura
Dal 15 al 29 aprile 2012
arte contemporanea
Location
ART & WINE GALLERY – PALAZZO MEDICI DEL VASCELLO
Asti, Piazza Roma, 13, (Asti)
Asti, Piazza Roma, 13, (Asti)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica ore 15,30 - 19,30
Vernissage
15 Aprile 2012, ore 17,30
Autore
Curatore