-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I quattro artisti presenti a Radiografica sembrano essersi incontrati per caso, tanto il filo conduttore che lega le loro opere è esile. In realtà il corpo è il mero punto di partenza, subito superato verso una rappresentazione che non può dirsi eminentemente figurativa. Gli artisti invece compiono un’analisi, servendosi di medium differenziati per superare empiricamente il corpo, farne, se vogliamo, una radiografia, svelandone le strutture e quindi i limiti. In effetti, l’allestimento offre nel piccolo spazio dello studio Ercolani, un’agenda di opere piuttosto densa, in cui concorrono affiancati pittura, fotografia e installazione. La sinergia dei medium, il segno tipico di ogni autore, collabora però a sfaccettare ulteriormente lo studio del corpo, dando alla collettiva un taglio quasi scientifico. Cafiero è presente con un dittico raffigurante lo scheletro di un torace. La fisiologia scompare dietro un filtro che n’esalta piuttosto l’architettura, facendolo divenire luogo di contrasti chiaroscurali, tanto che nell’immediatezza l’origine naturale sfugge e il fruitore si trova davanti a un oggetto alieno e irriconoscibile. A fianco ai due dipinti ci sono anche una serie di foto virate e ibridate che ricordano vecchi reperti radiografici, lo scheletro torna a testimonio di un luogo e un tempo altri, che l’uomo stesso non riconosce come umani. Le tre foto di Caterina Notte sono le scene che più si avvicinano al corpo come ente biologico riconoscibile, ma lo sottopongono ad uno sforzo notevole attraverso l’elaborazione digitale: l’artista si autoritrae sdoppiata e sotto una luce artificiale. La fisionomia distorta del soggetto sembra appunto esprimere lo straniamento del corpo-cavia. Completamente snaturate invece le foto di David D’Amore, contengono lo sviluppo di un gioco erotico cui viene tolta la componente pornografica attraverso la scelta del taglio, della luce, del colore della stampa, le due donne, infatti, non si servono più degli oggetti per trarne piacere, ma vi si fondono reificandosi. Infine la Parenti, riconduce il corpo allo stato di abbozzo, di supporto per il vestito: il corpo e il vestito rimandano l’un l’altro in assenza, e il corpo diventa orpello, quasi un ritaglio per completare un collage, terminare l’abito.
Articoli correlati
Caterina Notte – Wormholes
Chiamami Peroni sarò la tua… arte
Intercity da Roma: Alice allo specchio
Niccolò Manzolini
Radiografica
Dal 24 novembre 2001 al 12 gennaio 2002
Studio D’arte Ercolani, viale Ercolani 5/2 Bologna
Ingresso libero
Da Mercoledì a Sabato dalle 16.30 alle 19.30
Telefono e fax: 051 398076. E-mail: studioercolani@hotmail.com
Catalogo edito dallo Studio a cura di Gianluca Marziani, full color, 21 pgg. A cura di Gianluca Marziani
[exibart]
Mi sembrano molto interessanti le due opere. Ma perchè non scrivete di chi sono?
Concordo con Teresa. Visto l’argomento trattato, fate sapere cosa fate vedere.