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Incontro d’arte e convegno su Ipazia d’Alessandria
Questo evento su IPAZIA offre al pubblico una mostra di alto profilo culturale grazie alla partecipazione di numerosi artisti con opere inedite create appositamente per l’occasione.
Comunicato stampa
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Chi era Ipazia.
Nel IV secolo ad Alessandria d’Egitto, nacque Ipazia; la data della nascita è considerata intorno al 370 d.C.
Fu ella filosofa, astronoma (a lei è dovuta l’invenzione dell’astrolabio e dell’idroscopio), matematica e poetessa. Madre natura la dotò, oltre della sua straordinaria intelligenza, di una incomparabile bellezza. Questa donna dalla mente libera e con i suoi studi divenne, come scrivono gli storici del suo tempo, migliore di suo padre.
Donna della virtù del sapere, la filosofa, al termine delle sue giornate di lavoro e di ricerca, indossava il tribon – come si addiceva ai grandi filosofi – e sulla piazza di Alessandria insegnava e introduceva i suoi allievi alle scienze matematiche, all’astronomia ed alla filosofia, spiegando – per oltre vent’anni – a chiunque volesse ascoltarla, Platone o Aristotele e le opere di altri filosofi.
Poiché questa era la natura di Ipazia, “astro incontaminato della sapiente cultura”, la gran parte della sua città l’amava, la ossequiava grandemente e le persone che ogni volta si prendevano carico delle pubbliche questioni, erano solite recarsi prima di tutto da lei. Si ritiene che avvenne anche per questo il contrasto e la gelosia del vescovo e patriarca di Alessandria Cirillo, che si vuole come l’artefice della sua morte. Infatti, come scrive il filosofo Damascio, «il vescovo era a capo della setta avversa» (in origine setta, come un insieme di persone che seguivano una dottrina religiosa o filosofica), mettendoli rispettivamente Ipazia dalla parte pagana e il vescovo “ovviamente” da quella cristiana, in una città molto agitata dalle opposte fazioni. Avvenne così che la filosofa, in un giorno di quella primavera, mentre rientrava a casa dopo una sua pubblica apparizione, una moltitudine di uomini – antichi monaci parabalani imbestialiti – la tirarono giù dalla carrozza, la trascinarono nella Chiesa del Cesareo e la spogliarono dalle vesti; nuda la massacrarono con ferocia, le cavarono gli occhi ancora viva e le scorticarono la carne con cocci aguzzi di terracotta. Infine, ridotta in brandelli, la trasportarono al Cineran e la diedero alle fiamme.
Un’infamia alla ragione, alla conoscenza ed al sapere, compiuta dal fanatismo religioso e turbolento che nulla aveva a che fare con lo spirito e con il sublime messaggio di Gesù Cristo. Come nulla ha a che fare con lo spirito e con la giustizia divina, quella politica chiaramente anticristiana e contaminata dall’interesse del potere che, ieri come oggi, corre alla Chiesa sperando di ottenere un maggior consenso elettorale e la Chiesa sovente presta il fianco in un profondo peccato.
Nel IV secolo ad Alessandria d’Egitto, nacque Ipazia; la data della nascita è considerata intorno al 370 d.C.
Fu ella filosofa, astronoma (a lei è dovuta l’invenzione dell’astrolabio e dell’idroscopio), matematica e poetessa. Madre natura la dotò, oltre della sua straordinaria intelligenza, di una incomparabile bellezza. Questa donna dalla mente libera e con i suoi studi divenne, come scrivono gli storici del suo tempo, migliore di suo padre.
Donna della virtù del sapere, la filosofa, al termine delle sue giornate di lavoro e di ricerca, indossava il tribon – come si addiceva ai grandi filosofi – e sulla piazza di Alessandria insegnava e introduceva i suoi allievi alle scienze matematiche, all’astronomia ed alla filosofia, spiegando – per oltre vent’anni – a chiunque volesse ascoltarla, Platone o Aristotele e le opere di altri filosofi.
Poiché questa era la natura di Ipazia, “astro incontaminato della sapiente cultura”, la gran parte della sua città l’amava, la ossequiava grandemente e le persone che ogni volta si prendevano carico delle pubbliche questioni, erano solite recarsi prima di tutto da lei. Si ritiene che avvenne anche per questo il contrasto e la gelosia del vescovo e patriarca di Alessandria Cirillo, che si vuole come l’artefice della sua morte. Infatti, come scrive il filosofo Damascio, «il vescovo era a capo della setta avversa» (in origine setta, come un insieme di persone che seguivano una dottrina religiosa o filosofica), mettendoli rispettivamente Ipazia dalla parte pagana e il vescovo “ovviamente” da quella cristiana, in una città molto agitata dalle opposte fazioni. Avvenne così che la filosofa, in un giorno di quella primavera, mentre rientrava a casa dopo una sua pubblica apparizione, una moltitudine di uomini – antichi monaci parabalani imbestialiti – la tirarono giù dalla carrozza, la trascinarono nella Chiesa del Cesareo e la spogliarono dalle vesti; nuda la massacrarono con ferocia, le cavarono gli occhi ancora viva e le scorticarono la carne con cocci aguzzi di terracotta. Infine, ridotta in brandelli, la trasportarono al Cineran e la diedero alle fiamme.
Un’infamia alla ragione, alla conoscenza ed al sapere, compiuta dal fanatismo religioso e turbolento che nulla aveva a che fare con lo spirito e con il sublime messaggio di Gesù Cristo. Come nulla ha a che fare con lo spirito e con la giustizia divina, quella politica chiaramente anticristiana e contaminata dall’interesse del potere che, ieri come oggi, corre alla Chiesa sperando di ottenere un maggior consenso elettorale e la Chiesa sovente presta il fianco in un profondo peccato.
02
marzo 2012
Incontro d’arte e convegno su Ipazia d’Alessandria
Dal 02 al 18 marzo 2012
arte contemporanea
Location
NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO
Caselle Torinese, Via Basilio Bona, (Torino)
Caselle Torinese, Via Basilio Bona, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica: dalle ore 16,00 alle 19,30.
Vernissage
2 Marzo 2012, ore 17,30
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