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Blind hole
Nella storia dell’arte più recente l’ossessione per il vuoto e la voragine è una costante. Da Lucio Fontana e Piero Manzoni fino al più recente Anish Kapoor, l’assenza e il riempimento sono sempre stati protagonisti. Una necessità per l’arte e forse per la stessa umanità, quella di comprendere il vu
Comunicato stampa
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La galleria Thomas Brambilla è lieta di annunciare per Sabato 31 Marzo 2012 l’inaugurazione della mostra collettiva Blind hole, con William Anastasi, Lucio Fontana, Udomsak Krisanamis, Anatoly Osmolovsky, Nathan Peter, Grayson Revoir.
BLIND HOLE
Nella storia dell’arte più recente l’ossessione per il vuoto e la voragine è una costante. Da Lucio Fontana e Piero Manzoni fino al più recente Anish Kapoor, l’assenza e il riempimento sono sempre stati protagonisti. Una necessità per l’arte e forse per la stessa umanità, quella di comprendere il vuoto e l’assenza e di darne un’immagine, una codifica, una misura che renda meno terrifica questa estensione.
L’idea del buco cieco ha in ingegneria un valore specifico. Indica infatti uno scavo di servizio effettuato per poter proseguire i lavori con una discreta celerità, ad esempio nei cantieri delle linee metropolitane. Il problema che spesso ciò comporta è che il terreno intorno a questo vuoto tende a franare e quindi, normalmente, si blocca il terreno con materiali chimici a presa rapida che ne consentano l’auto sostenibilità.
Mentre nella materia è possibile trovare una soluzione strutturale e concreta per delimitare e in qualche modo definire il vuoto, nell’interiorità e nella spiritualità la dimensione dell’assenza ha una connotazione problematica che viene declinata nell’arte contemporanea in un’infinita gamma di modi: drammatici, ironici, iconici, iconoclasti.
La mostra infatti prende spunto da quest’espediente per analizzare il modo in cui l’artista contemporaneo si confronta con quello che diventa immancabilmente un vuoto spirituale.
Come in Anatoly Osmolovsky la visione dell’icona ortodossa si trasforma in uno scavo dello spessore ligneo alla ricerca di un’immagine salvifica, così in William Anastasi una superficie totalmente grigia diventa un’astrazione vuota, di cui resta solamente la traccia grafica.
Nathan Peter, ritagliando le stelle dalla bandiera degli Stati Uniti, attraverso la sottrazione riconsegna alla bandiera stessa, che appare un simbolo vuoto, un valore se non altro estetico e artistico. Udomsak Krisanamis e Grayson Revoir invece lavorano nella dimensione del dettaglio e del particolare. Revoir cercando di trivellare con viti o chiodi un tavolo o una scala, Krisanamis dipingendo ogni centimetro della tela con pennellate asciutte a coprire ogni riga e testo della carta utilizzata per ricoprire le tele. A salvarsi sono solo gli spazi concavi delle lettere rotonde: O, B, D, 9, i buchi ciechi, insomma.
William Anastasi
Nato nel 1933 a Philadelphia (U.S.A.), vive e lavora a New York.
Ha esposto presso le gallerie Peter Blum, New York; Dwan Gallery, New York; Michael Benevento, Los Angeles; Emilio Mazzoli, Modena.
Le sue opere fanno parte delle collezioni di rinomati musei internazionali: Museum of Modern Art, New York; The Metropolitan Museum of Art, New York; The Guggenheim Museum, New York; Whitney Museum of American Art, New York; The Philadelphia Museum of Art, Philadelphia; The Walker Art Center, Minneapolis; The Getty Museum, Los Angeles; British Museum, Londra; Museum Ludwig, Colonia; Musee Moderne, Stoccolma; Museum of Contemporary Art, Roskilde, Danimarca.
Udomsak Krisanamis
Nato nel 1966 a Bangkok, Thailandia, vive e lavora tra Bangkok e New York.
Oltre ad avere presentato i suoi lavori presso le gallerie Gavin Brown’s enterprise, New York e Victoria Miro Gallery, Londra, ha esposto presso il P.S.1 di New York, il Walker Art Center, Minneapolis, la Biennale di Sydney, Villa Manin Centro per l’arte contemporanea, Codroipo (UD) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Anatoly Osmolovsky
Nato nel 1969 a Mosca, dove vive e lavora.
Ha esposto presso le gallerie Marat Guelman Gallery, Mosca e Stella Art Gallery, Mosca.
Ha partecipato a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 1993 e nel 2003, e a Documenta XII a Kassel nel 2007. Ha esposto presso primarie istituzioni museali internazionali: Moscow Museum of Contemporary Art, Mosca; State Tretyakov Gallery, Mosca; III Biennale di Mosca; New Museum, New York; Kunstlerhaus Bethanien, Berlino; 25° Biennale di San Paolo, Brasile; Fondanzione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Zamek Ujazdowski, Varsavia; MuHKA, Anversa. Realizza inoltre performances e cura progetti editoriali.
Nathan Peter
Nato nel 1978 a Minneapolis (U.S.A.), vive e lavora a Berlino.
Ha esposto in diverse gallerie: Program, Berlino; HOMEWORK, Berlino; PSM Gallery, Berlino; Schmidt & Handrup, Colonia; Scheublein Fine Art, Zurigo; City Radio Cars, Londra; Sabina Lee Gallery, Los Angeles.
Grayson Revoir
Nato nel 1983 in California, vive e lavora a New York.
Ha esposto presso la Martos Gallery di New York e la West Street Gallery, New York, la C.E.O gallery Malmo (Svezia) e il MOCA New Jersey.
BLIND HOLE
Nella storia dell’arte più recente l’ossessione per il vuoto e la voragine è una costante. Da Lucio Fontana e Piero Manzoni fino al più recente Anish Kapoor, l’assenza e il riempimento sono sempre stati protagonisti. Una necessità per l’arte e forse per la stessa umanità, quella di comprendere il vuoto e l’assenza e di darne un’immagine, una codifica, una misura che renda meno terrifica questa estensione.
L’idea del buco cieco ha in ingegneria un valore specifico. Indica infatti uno scavo di servizio effettuato per poter proseguire i lavori con una discreta celerità, ad esempio nei cantieri delle linee metropolitane. Il problema che spesso ciò comporta è che il terreno intorno a questo vuoto tende a franare e quindi, normalmente, si blocca il terreno con materiali chimici a presa rapida che ne consentano l’auto sostenibilità.
Mentre nella materia è possibile trovare una soluzione strutturale e concreta per delimitare e in qualche modo definire il vuoto, nell’interiorità e nella spiritualità la dimensione dell’assenza ha una connotazione problematica che viene declinata nell’arte contemporanea in un’infinita gamma di modi: drammatici, ironici, iconici, iconoclasti.
La mostra infatti prende spunto da quest’espediente per analizzare il modo in cui l’artista contemporaneo si confronta con quello che diventa immancabilmente un vuoto spirituale.
Come in Anatoly Osmolovsky la visione dell’icona ortodossa si trasforma in uno scavo dello spessore ligneo alla ricerca di un’immagine salvifica, così in William Anastasi una superficie totalmente grigia diventa un’astrazione vuota, di cui resta solamente la traccia grafica.
Nathan Peter, ritagliando le stelle dalla bandiera degli Stati Uniti, attraverso la sottrazione riconsegna alla bandiera stessa, che appare un simbolo vuoto, un valore se non altro estetico e artistico. Udomsak Krisanamis e Grayson Revoir invece lavorano nella dimensione del dettaglio e del particolare. Revoir cercando di trivellare con viti o chiodi un tavolo o una scala, Krisanamis dipingendo ogni centimetro della tela con pennellate asciutte a coprire ogni riga e testo della carta utilizzata per ricoprire le tele. A salvarsi sono solo gli spazi concavi delle lettere rotonde: O, B, D, 9, i buchi ciechi, insomma.
William Anastasi
Nato nel 1933 a Philadelphia (U.S.A.), vive e lavora a New York.
Ha esposto presso le gallerie Peter Blum, New York; Dwan Gallery, New York; Michael Benevento, Los Angeles; Emilio Mazzoli, Modena.
Le sue opere fanno parte delle collezioni di rinomati musei internazionali: Museum of Modern Art, New York; The Metropolitan Museum of Art, New York; The Guggenheim Museum, New York; Whitney Museum of American Art, New York; The Philadelphia Museum of Art, Philadelphia; The Walker Art Center, Minneapolis; The Getty Museum, Los Angeles; British Museum, Londra; Museum Ludwig, Colonia; Musee Moderne, Stoccolma; Museum of Contemporary Art, Roskilde, Danimarca.
Udomsak Krisanamis
Nato nel 1966 a Bangkok, Thailandia, vive e lavora tra Bangkok e New York.
Oltre ad avere presentato i suoi lavori presso le gallerie Gavin Brown’s enterprise, New York e Victoria Miro Gallery, Londra, ha esposto presso il P.S.1 di New York, il Walker Art Center, Minneapolis, la Biennale di Sydney, Villa Manin Centro per l’arte contemporanea, Codroipo (UD) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Anatoly Osmolovsky
Nato nel 1969 a Mosca, dove vive e lavora.
Ha esposto presso le gallerie Marat Guelman Gallery, Mosca e Stella Art Gallery, Mosca.
Ha partecipato a due edizioni della Biennale di Venezia, nel 1993 e nel 2003, e a Documenta XII a Kassel nel 2007. Ha esposto presso primarie istituzioni museali internazionali: Moscow Museum of Contemporary Art, Mosca; State Tretyakov Gallery, Mosca; III Biennale di Mosca; New Museum, New York; Kunstlerhaus Bethanien, Berlino; 25° Biennale di San Paolo, Brasile; Fondanzione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Zamek Ujazdowski, Varsavia; MuHKA, Anversa. Realizza inoltre performances e cura progetti editoriali.
Nathan Peter
Nato nel 1978 a Minneapolis (U.S.A.), vive e lavora a Berlino.
Ha esposto in diverse gallerie: Program, Berlino; HOMEWORK, Berlino; PSM Gallery, Berlino; Schmidt & Handrup, Colonia; Scheublein Fine Art, Zurigo; City Radio Cars, Londra; Sabina Lee Gallery, Los Angeles.
Grayson Revoir
Nato nel 1983 in California, vive e lavora a New York.
Ha esposto presso la Martos Gallery di New York e la West Street Gallery, New York, la C.E.O gallery Malmo (Svezia) e il MOCA New Jersey.
31
marzo 2012
Blind hole
Dal 31 marzo al 04 giugno 2012
arte contemporanea
Location
THOMAS BRAMBILLA CONTEMPORARY ART
Bergamo, Via Del Casalino, 25, (Bergamo)
Bergamo, Via Del Casalino, 25, (Bergamo)
Orario di apertura
Martedì - Sabato h.14:00-19:00.
Vernissage
31 Marzo 2012, H. 18:30
Autore