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Il “Corpo” della pittura
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il “corpo” della Pittura
Fabio Castellano
Anna Maria Petruccelli
Sonia Petruccelli
Tra le omissioni dell’odierno sistema dell’arte contemporanea va annoverato di certo il “corpo” della Pittura.
Definisco “corpo” della Pittura quell’insieme di regole e tecniche capaci, insieme all’abilità dell’artista, di dar
forma concreta al reale. Pur di fronte ad una recente rivalutazione del disegno accademico e all’emergere di
tanti validi artisti si nota la negazione in toto della ripresa della Storia e delle “tradizioni” artistiche che vengono
etichettate sbrigativamente col termine di “anacronismi”. L’idea che, a parità di simultaneità, arte
contemporanea venga considerata solamente quella declinata nelle gallerie più importanti o acclamata dai
curatori è in fondo una sostanziale riduzione mentale, ciò che Peter Burke ha definito col termine iconofobia.
Paradossalmente però al processo di dismissione dell’immagine dal campo pittorico non è seguito
l’annullamento della rappresentazione nel campo comunicativo tanto che oggi si usa il termine di “civiltà
dell’immagine” per definire quel complesso sistema di stimoli visivi entro il quale si relaziona l’uomo
contemporaneo. Fotografia, grafica, illustrazione, pubblicità e marketing hanno avuto il predominio sulla pittura
per quanto concerne l’esposizione del vissuto solo che, mentre una tela esprimeva esclusivamente la visione
dell’artista e ci parlava del suo modo di intendere la bellezza e la relazione degli “affetti”, un cartellone oggi
non veicola valori stabili ma messaggi da consumare acriticamente o, nel peggiore dei casi, da subire. L’arte
come ogni ambito propriamente “umanistico”, cioè volto alla promozione dell’humanum, si evolve in maniera
non meccanica e non dovrebbe patire l’ossessione di rincorrere l’accumulazione delle novità. Si può parlare di
smarrimento del senso? Il pluralismo linguistico odierno (o se vogliamo la mancanza di una forma linguistica
comune) è di fatto conseguenza dell’ideologia capitalista che propone “merce” ed è un riflesso indiretto
dell’idea dell’arte come strumento di potere insita nel movimento della Pop art. “Dagli inizi del “Secolo
Breve” l’arte venne associata alle più dinamiche tecnologie emergenti, muovendosi in tutte le direzioni in
maniera spasmodica e onnivora, come se, divenendo profeta del progresso tecnologico, il sistema artistico
ottenesse la speranza di una nuova legittimazione; ma anche questa fase è stata superata con delusione,
quando il mercato ha assorbito quanto rimaneva dell’operazione artistica. Quasi con unanimità, viene
individuato nel 1973 e nell’azione di Andy Warhol l’inizio di questa fase di identificazione tra arte e mercato;
così per esempio, sottolinea Arthur C. Danto. Mario Perniola evidenzia la peculiarità di questa operazione:
«prima della Pop Art le opere nascevano come tali e solo successivamente diventavano merci di lusso, ora
esse nascono già come prodotti di un mercato in cui circolano beni di lusso: la mercificazione è la loro
essenza stessa»”
1
. Quando osserviamo un’opera ci dovremmo chiedere ciò che vi è espresso e come, tralasciando dati di mercato o quotazioni; oggi, invece, poiché l’idea espressa è il più delle volte mera
falsificazione di pseudo-istanze attuali non ci poniamo più domande di carattere estetico ma guardiamo
esclusivamente il nome o il cartellino. Il valore, dunque, per dirlo in termini grammaticali è dato non dal
soggetto ma dal predicato nominale. E’ tutto ciò che sta intorno che assicura la qualità del prodotto e non
l’opera in se stessa poiché dell’opera non è rimasto nulla fuorché il suo valore di segno transitorio, in quanto
non ancora storicizzato. Quali le certezze allora? Ben poche se ci misuriamo con gli strumenti e i meccanismi
dell’odierna critica d’arte. Se però, annullando per un attimo tutte queste sovrastrutture, ritorniamo ad
analizzare la “maniera” forse un valore ancora è possibile rinvenirlo nella tecnica e nella figurazione.
L’incorporeità della pittura ha portato, in un secolo di sperimentazioni e avanguardie, all’assoluta arbitrarietà
del giudizio estetico chiamato a rispondere a stimoli infiniti e spesso in contraddizione tra loro ecco perché,
allora, il termine anacronismo non può reggere. Il giudizio dato sullo stile non può subire inflazioni perché
poggia su categorie universali (l’armonia, il rapporto, il bello) ed è sempre valido finché l’uomo avrà, in linea
generale, la testa che è un ottavo del corpo e il busto tre ottavi di esso e le gambe quattro ottavi. Anche se
non tutte le epoche hanno rispettato l’armonia delle proporzioni è pur vero che tutta la storia dell’arte, fin al
Modulor di Le Corbusier, ha avuto come metro l’uomo misura di tutte le cose. Ben vengano, quindi, i giovani
artisti come Fabio Castellano, Anna Maria Petruccelli e Sonia Petruccelli che si cimentano con la figurazione
poiché la strada che hanno scelto non è affatto, oggi, la più scontata ed anzi è la più difficile da praticare,
difficile poiché non conta solo come si raffigura ma cosa si raffigura. La Sistina di Michelangelo era ed è
ammirata in quanto opera inserita in un sistema stabile di valori; ciò che vi è raffigurato era conforme all’uomo
del suo tempo che vi si riconosceva e comprendeva la miriade di messaggi. Cosa si raffigura invece oggi?
Con quali immagini si può parlare dell’uomo all’uomo? Molta dell’arte che viene attualmente dalla Cina è
figurativa ma si può facilmente valutare come i soggetti e i corpi non comunicano nulla se non il fatto di essere
corpi e soggetti. Un volto è un volto. Punto. Non un’emozione, non una relazione tra le figure, non una storia. Il
recupero dell’individuo risulta nullo, infatti, se non si recupera anche la storia o meglio se non si pone
quell’individuo in relazione con la società. Il problema, naturalmente, non è dei singoli artisti ma dell’ambiente
in cui si trovano ad operare che ha completamente eliminato la componente etica che deve esserci dietro ogni
singola immagine e che, solo con molta fatica, si potrà recuperare. Senza entrare in singoli giudizi i lavori
presenti in galleria puntano molto sulla riscoperta della figura umana; alla base c’è una buona conoscenza
dell’anatomia e della struttura che consente l’agire sulle forme anche con tecniche contemporanee.
Interessanti le acqueforti con stampa a colori simultanei: mentre Sonia Petruccelli indaga, con singolare
attenzione per effetti materici e luminosi, il particolare anatomico (dell’occhio) che per traslato può diventare
anche elemento cosmico, Fabio Castellano attraverso il collage, inteso quale processo additivo di impressioni,
somma gli elementi in un unico palinsesto visivo; il suo volto urlante colpisce per il fatto di comunicare una
sensazione assolutizzata, in questo caso di sfogo o ribellione, e non si spegne in un semplice descrittivismo di
maniera. Delicato ed intimo anche il nudo in blu di Anna Maria Petruccelli nel gesto auto riferito che diventa racconto.
Tommaso Evangelista
1.R. Papa, Società liquida, sistemi rigidi e necessità di identità.
Fabio Castellano
Anna Maria Petruccelli
Sonia Petruccelli
Tra le omissioni dell’odierno sistema dell’arte contemporanea va annoverato di certo il “corpo” della Pittura.
Definisco “corpo” della Pittura quell’insieme di regole e tecniche capaci, insieme all’abilità dell’artista, di dar
forma concreta al reale. Pur di fronte ad una recente rivalutazione del disegno accademico e all’emergere di
tanti validi artisti si nota la negazione in toto della ripresa della Storia e delle “tradizioni” artistiche che vengono
etichettate sbrigativamente col termine di “anacronismi”. L’idea che, a parità di simultaneità, arte
contemporanea venga considerata solamente quella declinata nelle gallerie più importanti o acclamata dai
curatori è in fondo una sostanziale riduzione mentale, ciò che Peter Burke ha definito col termine iconofobia.
Paradossalmente però al processo di dismissione dell’immagine dal campo pittorico non è seguito
l’annullamento della rappresentazione nel campo comunicativo tanto che oggi si usa il termine di “civiltà
dell’immagine” per definire quel complesso sistema di stimoli visivi entro il quale si relaziona l’uomo
contemporaneo. Fotografia, grafica, illustrazione, pubblicità e marketing hanno avuto il predominio sulla pittura
per quanto concerne l’esposizione del vissuto solo che, mentre una tela esprimeva esclusivamente la visione
dell’artista e ci parlava del suo modo di intendere la bellezza e la relazione degli “affetti”, un cartellone oggi
non veicola valori stabili ma messaggi da consumare acriticamente o, nel peggiore dei casi, da subire. L’arte
come ogni ambito propriamente “umanistico”, cioè volto alla promozione dell’humanum, si evolve in maniera
non meccanica e non dovrebbe patire l’ossessione di rincorrere l’accumulazione delle novità. Si può parlare di
smarrimento del senso? Il pluralismo linguistico odierno (o se vogliamo la mancanza di una forma linguistica
comune) è di fatto conseguenza dell’ideologia capitalista che propone “merce” ed è un riflesso indiretto
dell’idea dell’arte come strumento di potere insita nel movimento della Pop art. “Dagli inizi del “Secolo
Breve” l’arte venne associata alle più dinamiche tecnologie emergenti, muovendosi in tutte le direzioni in
maniera spasmodica e onnivora, come se, divenendo profeta del progresso tecnologico, il sistema artistico
ottenesse la speranza di una nuova legittimazione; ma anche questa fase è stata superata con delusione,
quando il mercato ha assorbito quanto rimaneva dell’operazione artistica. Quasi con unanimità, viene
individuato nel 1973 e nell’azione di Andy Warhol l’inizio di questa fase di identificazione tra arte e mercato;
così per esempio, sottolinea Arthur C. Danto. Mario Perniola evidenzia la peculiarità di questa operazione:
«prima della Pop Art le opere nascevano come tali e solo successivamente diventavano merci di lusso, ora
esse nascono già come prodotti di un mercato in cui circolano beni di lusso: la mercificazione è la loro
essenza stessa»”
1
. Quando osserviamo un’opera ci dovremmo chiedere ciò che vi è espresso e come, tralasciando dati di mercato o quotazioni; oggi, invece, poiché l’idea espressa è il più delle volte mera
falsificazione di pseudo-istanze attuali non ci poniamo più domande di carattere estetico ma guardiamo
esclusivamente il nome o il cartellino. Il valore, dunque, per dirlo in termini grammaticali è dato non dal
soggetto ma dal predicato nominale. E’ tutto ciò che sta intorno che assicura la qualità del prodotto e non
l’opera in se stessa poiché dell’opera non è rimasto nulla fuorché il suo valore di segno transitorio, in quanto
non ancora storicizzato. Quali le certezze allora? Ben poche se ci misuriamo con gli strumenti e i meccanismi
dell’odierna critica d’arte. Se però, annullando per un attimo tutte queste sovrastrutture, ritorniamo ad
analizzare la “maniera” forse un valore ancora è possibile rinvenirlo nella tecnica e nella figurazione.
L’incorporeità della pittura ha portato, in un secolo di sperimentazioni e avanguardie, all’assoluta arbitrarietà
del giudizio estetico chiamato a rispondere a stimoli infiniti e spesso in contraddizione tra loro ecco perché,
allora, il termine anacronismo non può reggere. Il giudizio dato sullo stile non può subire inflazioni perché
poggia su categorie universali (l’armonia, il rapporto, il bello) ed è sempre valido finché l’uomo avrà, in linea
generale, la testa che è un ottavo del corpo e il busto tre ottavi di esso e le gambe quattro ottavi. Anche se
non tutte le epoche hanno rispettato l’armonia delle proporzioni è pur vero che tutta la storia dell’arte, fin al
Modulor di Le Corbusier, ha avuto come metro l’uomo misura di tutte le cose. Ben vengano, quindi, i giovani
artisti come Fabio Castellano, Anna Maria Petruccelli e Sonia Petruccelli che si cimentano con la figurazione
poiché la strada che hanno scelto non è affatto, oggi, la più scontata ed anzi è la più difficile da praticare,
difficile poiché non conta solo come si raffigura ma cosa si raffigura. La Sistina di Michelangelo era ed è
ammirata in quanto opera inserita in un sistema stabile di valori; ciò che vi è raffigurato era conforme all’uomo
del suo tempo che vi si riconosceva e comprendeva la miriade di messaggi. Cosa si raffigura invece oggi?
Con quali immagini si può parlare dell’uomo all’uomo? Molta dell’arte che viene attualmente dalla Cina è
figurativa ma si può facilmente valutare come i soggetti e i corpi non comunicano nulla se non il fatto di essere
corpi e soggetti. Un volto è un volto. Punto. Non un’emozione, non una relazione tra le figure, non una storia. Il
recupero dell’individuo risulta nullo, infatti, se non si recupera anche la storia o meglio se non si pone
quell’individuo in relazione con la società. Il problema, naturalmente, non è dei singoli artisti ma dell’ambiente
in cui si trovano ad operare che ha completamente eliminato la componente etica che deve esserci dietro ogni
singola immagine e che, solo con molta fatica, si potrà recuperare. Senza entrare in singoli giudizi i lavori
presenti in galleria puntano molto sulla riscoperta della figura umana; alla base c’è una buona conoscenza
dell’anatomia e della struttura che consente l’agire sulle forme anche con tecniche contemporanee.
Interessanti le acqueforti con stampa a colori simultanei: mentre Sonia Petruccelli indaga, con singolare
attenzione per effetti materici e luminosi, il particolare anatomico (dell’occhio) che per traslato può diventare
anche elemento cosmico, Fabio Castellano attraverso il collage, inteso quale processo additivo di impressioni,
somma gli elementi in un unico palinsesto visivo; il suo volto urlante colpisce per il fatto di comunicare una
sensazione assolutizzata, in questo caso di sfogo o ribellione, e non si spegne in un semplice descrittivismo di
maniera. Delicato ed intimo anche il nudo in blu di Anna Maria Petruccelli nel gesto auto riferito che diventa racconto.
Tommaso Evangelista
1.R. Papa, Società liquida, sistemi rigidi e necessità di identità.
19
febbraio 2012
Il “Corpo” della pittura
Dal 19 febbraio al 02 marzo 2012
arte contemporanea
Location
OFFICINA SOLARE GALLERY
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Vernissage
19 Febbraio 2012, h 19
Autore
Curatore