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Judith Bartolani – Détours
I Détours che questa mostra propone riguardano sia la vita individuale che la grande Storia, parlano dello smarrimento in quei percorsi che non si lasciano imbrigliare in tragitti lineari come l’identità, l’origine, la memoria, la violenza, la vergogna, il lutto, la follia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sede dell'evento: Centro D'Arte Piana dei Colli - Villa Alliata Cardillo.
Data di inaugurazione: 11 Febbraio 2012
Spazio espositivo: Centro d'Arte Piana dei Colli - Villa Alliata Cardillo, via Faraone 2, Palermo
Info: 091 679 08 53, 331 93 27 930, www.pianadeicolli.it
Titolo dell'evento: Détours
Data di vernissage: 11 Febbraio 2012
Data di chiusura: 3 Marzo 2012
Abstract di presentazione:
Détours espone: la serie di dipinti I Musei; il video Interpretazioni di Dominique Barbier, commento all'opera dell'artista; I nostri funerali, libro elettronico, realizzato da Anne Van de Steen.
Orari di apertura: dal mercoledi al venerdi 15:30/19:30 sabato 10:00/13:00-15:30/19:30
Biglietto: ingresso gratuito
Orario del vernissage: 18:30
In collaborazione con: Commissione europea, Conseil Régional Provence Alpes Côte d'Azur; Conseil Général des Bouches-du-Rhône; Istituto Francese Palermo; Dipartimento Studi Culturali Arti Storia Comunicazione dell'Università degli Studi di Palermo.
Ufficio Stampa: Centro d'Arte Piana dei Colli
Curatore: Eva Di Stefano
Artista: Judith Bartolani
DÉTOURS- testo critico
C'è un filo che, come una scia di bava bianca, solca le pupille nei dipinti celebri adesso rinati nel museo immaginario a tinte forti di Judith Bartolani. Lo stesso filo che, come bava nera, si arricciola scrivendo parole su pareti, supporti, pagine, schermi, e che poi si aggroviglia formando una rete di protezione attorno al Libro, che è il centro intangibile di tutto. Il Libro che Judith ha scritto insieme
al proprio doppio Sara, attingendo alla memoria e trasformando il presente: contiene molte vite e
molte morti in un corpo di carta sigillato dalla regina della paura, il suo testo attraversato dalla luce si effonde ricamando lo spazio con quel filo che, come un urlo sommesso e strabiliante, ferma il tempo. Attraverso continue deviazioni, deragliamenti, détours. I Détours che questa mostra propone riguardano sia la vita individuale che la grande Storia, parlano
dello smarrimento in quei percorsi che non si lasciano imbrigliare in tragitti lineari come l'identità, l'origine, la memoria, la violenza, la vergogna, il lutto, la follia. Un tentativo di narrare la ferita indicibile e irrappresentabile attraverso i multipli linguaggi dell'arte attuale: diario multimediale di una stagione all'inferno e del successivo ritorno, “una storia oscura che diventa opera luminosa”. Judith Bartolani è nata ad Haifa, in Israele; ha studiato in Francia, dove è diventata scultrice
e di nazionalità francese; vive a Marsiglia. Per un lungo periodo, dal 1988 al 2005, lavora in
sodalizio artistico con Claude Caillol, insieme realizzano installazioni con oggetti di plastica di uso quotidiano rovesciando il banale nel meraviglioso per segnalare l'inedita energia poetica della società industriale. Ma il primo e più importante détour di Judith è nel 2003, quando qualcosa deraglia nella convinzione utopica che sostiene il suo lavoro d'artista e decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di se stessa. Il fantasma di Sara, che abita dentro di lei sin dalla prima giovinezza, è diventato insostenibile, reclama con forza di uscire dall'oblio. Chi è Sara? È il nome di una ragazza morta in campo di concentramento, è il nome che come un tatuaggio veniva attribuito all'ingresso di Auschwitz a tutte le donne ebree, è il nome iscritto nel DNA di Judith, che parte per la Polonia a cercare le tracce di una storia rimossa, cioè a cercare se stessa e celebrare il rito funebre per coloro che sono rimasti senza sepoltura. Poi, il suo détour da esistenziale diventa anche artistico: al ritorno abbandona il design sociale e cambia cifra, senza più un progetto ottimista e precostituito segue il filo che la porta a scrivere ascoltando nell'intimità
domestica il dettato interiore, finché le parole sbordano fuori dal libro e invadono lo spazio.
Con il tempo il libro è diventato una scultura fragile e inaccessibile come uno strumento sacro
della liturgia del ricordo, ma le sue pagine colme d'ansia e respiro si possono leggere sullo schermo grazie alla sua seconda vita immateriale, la versione elettronica realizzata con la collaborazione di Anne Van de Steen. Judith adesso scrive sui muri e nell'aria continuando a dipanare nell'intensità del suo segno il gomitolo del pensiero, che oggi è anche una riflessione sull'arte, come appropriazione, autoterapia, sguardo obliquo sul mondo. Il suo viaggio continua nel museo, ne rapisce le opere in cui scorge un segreto, un fantasma o uno specchio, e le ridipinge a modo suo a colori fulgidi, caricandole di luce e ombra, deformate dal ricordo e dalla decontestualizzazione,
attraversate dal filo del vissuto. Ma è proprio così che le immagini abitano dentro tutti noi: come deviazioni, détours rispetto alla loro storia filologica.
Se la vita impone continue deviazioni rispetto ai propri progetti ed intenzioni, anche la pratica
dell'arte è tutt'altro che lineare, procede semmai su vie complesse e impreviste per aggirare le strade senza sbocco. Nel video girato da Dominik Barbier, Judith racconta in prima persona
il backstage, le deviazioni e le intermittenze che appartengono al suo essere artista. Non una
semplice testimonianza, ma una vera performance dove l'artista si mette in gioco interrogandosi e
interrogandoci sulla ricerca di senso.
Eva di Stefano
Data di inaugurazione: 11 Febbraio 2012
Spazio espositivo: Centro d'Arte Piana dei Colli - Villa Alliata Cardillo, via Faraone 2, Palermo
Info: 091 679 08 53, 331 93 27 930, www.pianadeicolli.it
Titolo dell'evento: Détours
Data di vernissage: 11 Febbraio 2012
Data di chiusura: 3 Marzo 2012
Abstract di presentazione:
Détours espone: la serie di dipinti I Musei; il video Interpretazioni di Dominique Barbier, commento all'opera dell'artista; I nostri funerali, libro elettronico, realizzato da Anne Van de Steen.
Orari di apertura: dal mercoledi al venerdi 15:30/19:30 sabato 10:00/13:00-15:30/19:30
Biglietto: ingresso gratuito
Orario del vernissage: 18:30
In collaborazione con: Commissione europea, Conseil Régional Provence Alpes Côte d'Azur; Conseil Général des Bouches-du-Rhône; Istituto Francese Palermo; Dipartimento Studi Culturali Arti Storia Comunicazione dell'Università degli Studi di Palermo.
Ufficio Stampa: Centro d'Arte Piana dei Colli
Curatore: Eva Di Stefano
Artista: Judith Bartolani
DÉTOURS- testo critico
C'è un filo che, come una scia di bava bianca, solca le pupille nei dipinti celebri adesso rinati nel museo immaginario a tinte forti di Judith Bartolani. Lo stesso filo che, come bava nera, si arricciola scrivendo parole su pareti, supporti, pagine, schermi, e che poi si aggroviglia formando una rete di protezione attorno al Libro, che è il centro intangibile di tutto. Il Libro che Judith ha scritto insieme
al proprio doppio Sara, attingendo alla memoria e trasformando il presente: contiene molte vite e
molte morti in un corpo di carta sigillato dalla regina della paura, il suo testo attraversato dalla luce si effonde ricamando lo spazio con quel filo che, come un urlo sommesso e strabiliante, ferma il tempo. Attraverso continue deviazioni, deragliamenti, détours. I Détours che questa mostra propone riguardano sia la vita individuale che la grande Storia, parlano
dello smarrimento in quei percorsi che non si lasciano imbrigliare in tragitti lineari come l'identità, l'origine, la memoria, la violenza, la vergogna, il lutto, la follia. Un tentativo di narrare la ferita indicibile e irrappresentabile attraverso i multipli linguaggi dell'arte attuale: diario multimediale di una stagione all'inferno e del successivo ritorno, “una storia oscura che diventa opera luminosa”. Judith Bartolani è nata ad Haifa, in Israele; ha studiato in Francia, dove è diventata scultrice
e di nazionalità francese; vive a Marsiglia. Per un lungo periodo, dal 1988 al 2005, lavora in
sodalizio artistico con Claude Caillol, insieme realizzano installazioni con oggetti di plastica di uso quotidiano rovesciando il banale nel meraviglioso per segnalare l'inedita energia poetica della società industriale. Ma il primo e più importante détour di Judith è nel 2003, quando qualcosa deraglia nella convinzione utopica che sostiene il suo lavoro d'artista e decide di intraprendere un viaggio alla ricerca di se stessa. Il fantasma di Sara, che abita dentro di lei sin dalla prima giovinezza, è diventato insostenibile, reclama con forza di uscire dall'oblio. Chi è Sara? È il nome di una ragazza morta in campo di concentramento, è il nome che come un tatuaggio veniva attribuito all'ingresso di Auschwitz a tutte le donne ebree, è il nome iscritto nel DNA di Judith, che parte per la Polonia a cercare le tracce di una storia rimossa, cioè a cercare se stessa e celebrare il rito funebre per coloro che sono rimasti senza sepoltura. Poi, il suo détour da esistenziale diventa anche artistico: al ritorno abbandona il design sociale e cambia cifra, senza più un progetto ottimista e precostituito segue il filo che la porta a scrivere ascoltando nell'intimità
domestica il dettato interiore, finché le parole sbordano fuori dal libro e invadono lo spazio.
Con il tempo il libro è diventato una scultura fragile e inaccessibile come uno strumento sacro
della liturgia del ricordo, ma le sue pagine colme d'ansia e respiro si possono leggere sullo schermo grazie alla sua seconda vita immateriale, la versione elettronica realizzata con la collaborazione di Anne Van de Steen. Judith adesso scrive sui muri e nell'aria continuando a dipanare nell'intensità del suo segno il gomitolo del pensiero, che oggi è anche una riflessione sull'arte, come appropriazione, autoterapia, sguardo obliquo sul mondo. Il suo viaggio continua nel museo, ne rapisce le opere in cui scorge un segreto, un fantasma o uno specchio, e le ridipinge a modo suo a colori fulgidi, caricandole di luce e ombra, deformate dal ricordo e dalla decontestualizzazione,
attraversate dal filo del vissuto. Ma è proprio così che le immagini abitano dentro tutti noi: come deviazioni, détours rispetto alla loro storia filologica.
Se la vita impone continue deviazioni rispetto ai propri progetti ed intenzioni, anche la pratica
dell'arte è tutt'altro che lineare, procede semmai su vie complesse e impreviste per aggirare le strade senza sbocco. Nel video girato da Dominik Barbier, Judith racconta in prima persona
il backstage, le deviazioni e le intermittenze che appartengono al suo essere artista. Non una
semplice testimonianza, ma una vera performance dove l'artista si mette in gioco interrogandosi e
interrogandoci sulla ricerca di senso.
Eva di Stefano
11
febbraio 2012
Judith Bartolani – Détours
Dall'undici febbraio al 03 marzo 2012
arte contemporanea
Location
VILLA ALLIATA CARDILLO – CENTRO D’ARTE PIANA DEI COLLI
Palermo, Via Faraone, 2, (Palermo)
Palermo, Via Faraone, 2, (Palermo)
Orario di apertura
dal mercoledi al venerdi 15:30/19:30 sabato 10:00/13:00-15:30/19:30
Vernissage
11 Febbraio 2012, ore 18.30
Autore
Curatore