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Manuel Guffanti – Senza veli
La mostra Senza Veli è il primo risultato del progetto Big One, nato all’interno di Officine Fotografiche che ne è attualmente sostenitrice.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 4 Febbraio alle ore 18.00, inaugura a Roma presso la Home Gallery wo-ma'n, la mostra dedicata al fotografo Manuel Guffanti e al suo lavoro SENZA VELI a cura di Auronda Scalera.
La mostra Senza Veli è il primo risultato del progetto Big One, nato all'interno di Officine Fotografiche che ne è attualmente sostenitrice.
Wo-ma'n è la prima home - gallery dedicata alla fotografia, un progetto nato a Roma nel 2010 da un'idea di Auronda Scalera e dalla passione dei fotografi Marta Rossato e Wolfango De Spirito, che hanno deciso assieme di fondere il concetto di casa con quello di galleria. Dal living alla cucina, dalla doccia alle cabine armadio, tutti gli ambienti sono messi a disposizione per essere luoghi espositivi e, di volta in volta, ogni autore sarà chiamato a confrontarsi con questa nuova idea di esposizione. Ogni mostra diventa così un evento informale, simile ad una cena tra amici. L’auspicio è che questo nuovo modo di fruire l’arte e la fotografia si dilati velocemente per creare una rete di “case fotografiche” dove poter dare spazio a nuove idee e modi per godersi la fotografia.
Senza veli, del fotografo Manuel Guffanti, rappresenta una serie di ritratti di grande formato in bianco e nero, realizzati con l'unica Big One esistente, costruita artigianalmente dall'autore.
La Big One è un banco ottico di formato extra large che consente scatti fino alla dimensione massima di 70x70. L'autore la utilizza impressionando direttamente l'immagine su carta fotografica baritata positiva, in bianco e nero, evitando il passaggio classico negativo-stampa, producendo quindi un'immagine in copia unica.
Per l'autore, a cui piace molto sporcarsi le mani tra falegnamerie e officine meccaniche, è stato un passaggio fondamentale costruirsi da solo la macchina fotografica per sfidare le produzioni in serie industriali del mondo in cui viviamo; perché la foto, nel suo essere irriproducibile innesca un dibattito sulla riproducibilità tecnica che caratterizza le immagini contemporanee, contrapponendosi completamente all'odierno concetto copia-incolla caratteristico dell'era digitale e alla postproduzione; ed infine per l'alchimia profonda che si instaura nella camera oscura, in cui si svela la magia della fotografia.
Il progetto Senza Veli è nato quando uno dei soggetti ritratti, il grande fotografo Dario de Dominicis, ha indossato il peplo per farsi ritrarre e nel momento stesso in cui si è spogliato di tutti quegli orpelli, di cui si cinge ognuno di noi, è diventato una persona qualsiasi. Lo scopo è togliere i veli della quotidianità che distinguono il proprio stile e la propria classe sociale - il ricco dal povero, il giovane dal vecchio, il bello dal brutto- e mettere tutti sullo stesso piano. Ciò che resta è l'essenza profonda delle persone, che attraverso lo sguardo ci mostrano quello che sono autenticamente. Ogni viso diventa una mappa sul quale cercare qualcosa in più di se stessi fino a quel momento invisibile. Senza veli è perciò uno svelare interiore del soggetto ritratto, che è costretto a guardare se stesso negli occhi, come in uno specchio che non ci riflette l'immagine della realtà ma bensì l'immagine della verità, che non sempre è facile da accettare.
La posa apparentemente semplice avvolge i corpi quasi in un'unica piega, il corpo si fa tessuto, si fa drappeggio di carne, il corpo si fa piega. Piegare è un termine di derivazione latina plicare e sta per complicare, implicare, replicare e supplicare che a sua volta deriva da un verbo greco che significa piegare, intrecciare, torcere ecc., ovvero il verbo plékō. La piega complica, nasconde, moltiplica, intreccia come diceva Deleuze nel suo famoso saggio dedicato a Leibniz. Questi ritratti tentano di portare alla luce la loro verità, che è nascosta nella piega, perché è solo nel dispiegarsi da quello che è un groviglio di complessità che è l'uomo, che l'essere può svelare la sua verità e mostrarsi alla luce della fotografia.
Sabato 4 Febbraio, alle ore 19, la serata inaugurale sarà arricchita dalla proiezione del video SENZA VELI nel quale verrà raccontato, in anteprima, tutto il complesso procedimento realizzativo delle immagini in mostra.
Auronda Scalera
Biografia
Manuel Guffanti si occupa da anni di fotografia analogica e sperimentazioni fotografiche. Da sempre appassionato di camera oscura e di tecniche antiche di stampa, lo definiscono "fotografo nel senso più antico del termine", per la sua passione di portare dentro le sue scatole magiche le persone ritratte. Ha esposto in Italia e all'estero ed è docente dei corsi di fotografia presso officine fotografiche. Il progetto della Big One è stato presentato ufficialmente durante l'evento-mostra Sport senza Frontiere nel 2010 organizzato da Contrasto e Reuters.
La mostra Senza Veli è il primo risultato del progetto Big One, nato all'interno di Officine Fotografiche che ne è attualmente sostenitrice.
Wo-ma'n è la prima home - gallery dedicata alla fotografia, un progetto nato a Roma nel 2010 da un'idea di Auronda Scalera e dalla passione dei fotografi Marta Rossato e Wolfango De Spirito, che hanno deciso assieme di fondere il concetto di casa con quello di galleria. Dal living alla cucina, dalla doccia alle cabine armadio, tutti gli ambienti sono messi a disposizione per essere luoghi espositivi e, di volta in volta, ogni autore sarà chiamato a confrontarsi con questa nuova idea di esposizione. Ogni mostra diventa così un evento informale, simile ad una cena tra amici. L’auspicio è che questo nuovo modo di fruire l’arte e la fotografia si dilati velocemente per creare una rete di “case fotografiche” dove poter dare spazio a nuove idee e modi per godersi la fotografia.
Senza veli, del fotografo Manuel Guffanti, rappresenta una serie di ritratti di grande formato in bianco e nero, realizzati con l'unica Big One esistente, costruita artigianalmente dall'autore.
La Big One è un banco ottico di formato extra large che consente scatti fino alla dimensione massima di 70x70. L'autore la utilizza impressionando direttamente l'immagine su carta fotografica baritata positiva, in bianco e nero, evitando il passaggio classico negativo-stampa, producendo quindi un'immagine in copia unica.
Per l'autore, a cui piace molto sporcarsi le mani tra falegnamerie e officine meccaniche, è stato un passaggio fondamentale costruirsi da solo la macchina fotografica per sfidare le produzioni in serie industriali del mondo in cui viviamo; perché la foto, nel suo essere irriproducibile innesca un dibattito sulla riproducibilità tecnica che caratterizza le immagini contemporanee, contrapponendosi completamente all'odierno concetto copia-incolla caratteristico dell'era digitale e alla postproduzione; ed infine per l'alchimia profonda che si instaura nella camera oscura, in cui si svela la magia della fotografia.
Il progetto Senza Veli è nato quando uno dei soggetti ritratti, il grande fotografo Dario de Dominicis, ha indossato il peplo per farsi ritrarre e nel momento stesso in cui si è spogliato di tutti quegli orpelli, di cui si cinge ognuno di noi, è diventato una persona qualsiasi. Lo scopo è togliere i veli della quotidianità che distinguono il proprio stile e la propria classe sociale - il ricco dal povero, il giovane dal vecchio, il bello dal brutto- e mettere tutti sullo stesso piano. Ciò che resta è l'essenza profonda delle persone, che attraverso lo sguardo ci mostrano quello che sono autenticamente. Ogni viso diventa una mappa sul quale cercare qualcosa in più di se stessi fino a quel momento invisibile. Senza veli è perciò uno svelare interiore del soggetto ritratto, che è costretto a guardare se stesso negli occhi, come in uno specchio che non ci riflette l'immagine della realtà ma bensì l'immagine della verità, che non sempre è facile da accettare.
La posa apparentemente semplice avvolge i corpi quasi in un'unica piega, il corpo si fa tessuto, si fa drappeggio di carne, il corpo si fa piega. Piegare è un termine di derivazione latina plicare e sta per complicare, implicare, replicare e supplicare che a sua volta deriva da un verbo greco che significa piegare, intrecciare, torcere ecc., ovvero il verbo plékō. La piega complica, nasconde, moltiplica, intreccia come diceva Deleuze nel suo famoso saggio dedicato a Leibniz. Questi ritratti tentano di portare alla luce la loro verità, che è nascosta nella piega, perché è solo nel dispiegarsi da quello che è un groviglio di complessità che è l'uomo, che l'essere può svelare la sua verità e mostrarsi alla luce della fotografia.
Sabato 4 Febbraio, alle ore 19, la serata inaugurale sarà arricchita dalla proiezione del video SENZA VELI nel quale verrà raccontato, in anteprima, tutto il complesso procedimento realizzativo delle immagini in mostra.
Auronda Scalera
Biografia
Manuel Guffanti si occupa da anni di fotografia analogica e sperimentazioni fotografiche. Da sempre appassionato di camera oscura e di tecniche antiche di stampa, lo definiscono "fotografo nel senso più antico del termine", per la sua passione di portare dentro le sue scatole magiche le persone ritratte. Ha esposto in Italia e all'estero ed è docente dei corsi di fotografia presso officine fotografiche. Il progetto della Big One è stato presentato ufficialmente durante l'evento-mostra Sport senza Frontiere nel 2010 organizzato da Contrasto e Reuters.
04
febbraio 2012
Manuel Guffanti – Senza veli
Dal 04 febbraio al 03 marzo 2012
fotografia
Location
HOME GALLERY WO-MA’N
Roma, Via Pietro Ruga, 24, (Roma)
Roma, Via Pietro Ruga, 24, (Roma)
Vernissage
4 Febbraio 2012, ore 17,30
Autore
Curatore