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Mario Giammarinaro / Livio Stroppiana – La luce bagna ogni luogo
Il senso profondo della ricerca di Mario Giammarinaro si identifica con una pittura intensa, interiorizzata, modulata sulle cadenze di una personale visione della società contemporanea, delle vicende legate alle tragedie e alle attese dell’umanità, di quel ripercorrere incessantemente i percorsi della memoria, dall’ ambiente, della natura. La pittura di Stroppiana si svolge attorno al tema della figura umana ma si allontana dalla verosimiglianza, predilige la ricerca al possesso definitivo della verità, elude il dogmatismo, si impone più per suggestione che per armonia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La LUCE bagna
ogni LUOGO
Mario GIAMMARINARO
Livio STROPPIANA
a cura di
Fernando Montà
Inaugurazione martedì 28 febbraio ore 18.00
Fino alle 22.00
dal 28 al 13 marzo 2012
orari: lun 15.30-19.30 mer ven 10.00-12.30/15.30-19.30 mar-gio fino alle 22.00
Mario Giammarinaro
Il senso profondo della ricerca di Mario Giammarinaro si identifica con una pittura intensa,
interiorizzata, modulata sulle cadenze di una personale visione della società contemporanea,
delle vicende legate alle tragedie e alle attese dell' umanità, di quel ripercorrere incessantemente i
percorsi della memoria, dall' ambiente, della natura.
Le sue " tavole " prendono forma e dimensione e forza attraverso la strenua volontà di fissare
i termini di una stagione che ha, in ogni caso il valore di un incontro tra sogno e realtà, tra
sospensione psicologica e una gestualità rattenuta entro i limiti di una controllata espressività.
Il discorso di Giammarinaro appare contraddistinto da una dimensione pittorica in cui la materia
- colore assume una propria e indiscutibile identità, una intrinseca capacità di trasmettere un'
emozione, un pensiero, una sottile inquietudine.
Si avverte perciò nei suoi dipinti l' essenza di una elaborazione mediante la quale ottiene una
particolare materia, che è il risultato della fusione di colle da legatoria, resine, pigmenti industriali.
E da questo impasto emergono i segni indelebili del tempo. lande desertificate, terre laviche, le
spiagge dell' Atlantico degradate dalla mare di petrolio.
I colori bituminosi, i cieli neri, il paesaggio roccioso, appartengono ad una raffigurazione dove le
paludi, i fossili, le nuvole bianche di vento esprimono la misura di un itinerario che travalica il solo
dato reale per comunicare le sensazioni dell' artista, le angosce esistenziali, la consapevolezza dei
mali che affliggono il mondo.
Nello studio in mezzo alla campagna di Pralormo, il silenzio sembra permeare crogioli e grandi
telai e il cavalletto con l' ultima tela. Un silenzio che è vita,meditazione, introspezione. Un silenzio
che evoca gli " Oceani di silenzio " di Franco Battiato ma, contemporaneamente, scandisce l'
andante musicale della linea sulla superficie del quadro.
Una musicalità che si traduce in una suggestiva e poetica installazione, in un' isola nell' " Albero del
canto ".
Vi è in Giammarinaro un tormento interiore, un " sentire " la natura che va al di là della più
scontata quotidianità, una trascrizione delle luci che annunciano il nuovo giorno, una dedizione
completa al " fare pittura " tanto da abbandonare la città, il traffico caotico, le convenzioni sociali
per albe solitarie: " E io sto sulla spiaggia nella terra / dove tutto è ancora frontiera......" ( Lawrence
Ferlinghetti ).
E ogni elemento della composizione, ogni grumo significante di colore, ogni graffito su carte
trattate, ha il fascino di una sensibile, metafisica, insinuante dizione che trova riscontro nei versi
lungamente amati di Dino Campana : " Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti / E l'
immobilità dei firmamenti / E i gonfi rivi che vanno piangenti / E l' ombre del lavoro umano curve
là sui poggi algenti / E ancora per teneri cieli lontane ombre correnti / E ancora ti chiamo ti chiamo
Chimera.
Angelo Mistrangelo
Per esaminare l’attuale operato di Mario Giammarinaro bisogna prendere in considerazione i tre
aspetti più rilevanti del suo fare artistico: l’utilizzo di materiali extrapittorici, una poetica che si
esprime con una cifra originale e inconfondibile, un impianto etico che dà alla sua ricerca una
valenza di impegno antropologico perché mette in evidenza come l’arte si rapporti con la società e
la cultura.
Per necessità di sintesi mi tocca essere schematico. Procederò quindi dal particolare al generale :
partendo dalle metodiche operative e dal dato tecnico-oggettivo passerò poi a dire della sua scelta
di esprimersi col genere artistico del paesaggio, per soffermarmi, infine, sul messaggio che l’artista
intende lasciarci in questa esposizione.
UTILIZZA, da sempre, tecniche miste, cromie e solventi artistici classici mescolati con materiale
prelevato direttamente dall’ambiente (quasi un ready made). Li assembla e li agglutina con resine
e colle sintetiche su tavole e tele con notevole armonia compositiva. Qui già si intravvede l’artista
sciamano, l’alchimista , lo sperimentatore che con coraggio coniuga l’antico col contemporaneo.
Con originalità indaga le forze e l’energia custodite nei quattro elementi della vita: aria (cielo),
acqua (mare, nuvole), terra (sabbia), fuoco (petrolio, bitume, sostanze organiche infiammabili,
legno), a cui dà l’inquietante forma della scena contemporanea.
L’insuperabilità della sua tecnica manipolatoria, l’instancabile sperimentazione senza cambiamenti
di stili, permettono alla sua materia pittorica, di affiorare di condensarsi, di raggrumarsi, di
rattrappirsi o di espandersi per invadere la superficie del quadro in maniera aggettante, come
in un altorilievo e si pone come un campo di forze e di tensioni dinamiche tridimensionale.
L’uso di materie non tradizionali e la volontà di dilatare l’opera nello spazio, inscenano una
rappresentazione dove domina il silenzio e si ferma il tempo in una dimensione sospesa, in
consonanza con l’atteggiamento riservato e appartato del pittore che rifiuta ogni vacuità mondana.
COMBINA i caratteri, gli spunti emozionali e i temi della pittura di paesaggio tradizionale con
elementi astratti e materici tipici della ricerca informale e li associa a memorie installative; il
tutto acconciato come un cannocchiale prospettico che sconfina nel trompe l’oeil. Ne deriva una
visione in bilico tra la documentazione verista e una rappresentazione simbolica, dove la gestualità
non intrattiene parentele con la dimensione del comportamento ma si rapporta col linguaggio.
Il risultato è un’immagine armoniosa , ma ambigua nei suoi equilibri descrittivi, vi è un effetto
di risonanza e di spaesamento fra gli elementi realistici composti in primo piano e l’informale
atmosferico sullo sfondo e viceversa tra il coacervo magmatico e disordinato in primo piano e
il cielo minaccio e realistico sullo sfondo. Entrambe le visioni, in apparente contraddizione, ci
suggeriscono che in questa arte c’è qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato di
una veduta marina deturpata, di un disastro ambientale trasformato in un’icona. C’è una marcata
componente personale che si esprime col graffio di una denuncia sociale.
Il paesaggio, inteso come genere artistico, è solo un pretesto a cui l’artista affida l’espressione
di stati d’animo di forte pregnanza psicologica, uno schermo su cui si riflette la sua condizione
interiore: qui e ora prende la sostanza di una landa desertica, desolata, disabitata, ostile a causa
dell’insipienza umana. Una marea nera si ritira all’orizzonte e una luce lontana illumina la tragedia
avvenuta. Una coltre di neve ricopre come un bianco sudario le profonde lacerazioni inferte alla
natura.
Dalle terre fossilizzate dal gelo invernale osiamo sperare germoglierà ancora una nuova primavera
RIFLETTE con un approccio filosofico sul tema della tragedia prendendo come pretesto le grandi
catastrofi ecologiche, ma le sue opere raccontano in verità il quotidiano insulto, lo sfregio continuo,
il vandalismo gratuito e anonimo al paesaggio, alle persone e alle cose, una molteplicità di piccoli e
grandi drammi umani, storie efferate che per quanto prossime alla nostra quotidianità, finiscono di
rimanere inascoltato, sordo rumore di sottofondo.
Giammarinaro si interroga sulla transitorietà della vita; cerca il senso dell’esistenza dell’universo
e si interroga su quale ruolo occupa l’uomo nel teatro della natura. Come artista rivendica il debito
di testimonianza nei confronti del mondo fisico e biologico sempre di più vittima della violenza
individuale e collettiva e ci invita ad un sentimento di corresponsabilità nel tutelarlo e preservarlo
integro.
Giovanni Cordero
Torino 28 ottobre 2009
Mario Giammarinaro è nato a Torino nel 1951
vive e lavora a Pralormo - To
www.mariogiammarinaro.it
MOSTRE PERSONALI
1988
1993
1993
1995
Galleria Gabriele Fasolino - Torino
Teatro Miela - Trieste
Galleria Artifex - Torino
Galleria Area - Torino
1995
1996
1999
2000
2001
2001
2002
2003
2005
2006
2006
2007
2007
2000
2009
2009
2009
2010
Zona Castalia - Torino
Di Acqua e di Terra - Givoletto - Torino
Galleria Poma - Morcote - Svizzera
Caffè Pedrocchi - Padova
Saluzzo Arte Contemporanea
Galleria La Fenice - Lugano - Svizzera
Galleria Micrò - Torino
Banca Sella - Susa
Galleria Micrò - Torino
Caffè della Riva - Poirino - Torino
Ca del Bosco - Poirino - Torino
Village Art Cafè - Savigliano - Cuneo
Catartica Arte Contemporanea - Torino
Saluzzo Arte Contemporanea
Mirafiori Motor Village Galeri - Torino
Casa Marchini Ramello - San Maurizio Canavese - To
Senesi Arte - Savigliano - Cn
Galleria il Quadrato - Chieri
MOSTRE COLLETTIVE
1991
1992
1997
1997
1909
1997
1997
1998
2002
2002
2002
2007
2008
2008
2008
2008
2009
2009
2009
2009
Piscina Arte Aperta - Piscina - To
Artisti per Dopodomani - Venezia
" Die Stern des Karls - au(g)" e "Sternenbahnhof", Documenta 10 - Kassel - Germania
" Dinosauro Cinetico e asterisco" - Parc de la Boverie - Liegi - Belgio
" Fra l'altro altrove" - Halle Tony Garnier - Lione - Francia
" Mirobolant Mirò " Fondation Pierre Gianadda - Martigny - Svizzera
" Galattica Laguna " - 47° Biennale - Giardini di Castello - Venezia
" Artissima - Torino
Landscapes - Catartica Arte Contemporanea - Torino
Confronti attuali dell' immagine - Antonio Battaglia Arte - Milano
Aktuelle Bildvergleiche - Gallerie Bertrand Kass - Innsbruck - Austria
Paesaggi Silenziosi - Casa Dassano - Poirino - Torino
Paesaggi silenziosi - Ronchi Verdi - Torino
Il mutare del tempo - Carignano - Torino
1° Premio Cesare Pavese - Santo Stefano Belbo - Cn
2° Premio - Art Action - 8° Premio Nazionale D' arte - Novara
3° Premio Comune di Sarezzo - Brescia
Saluzzo Arte - 5 artisti a confronto - Saluzzo ( Cn )
Salone Arengo del Broletto - Novara.
Saletta d' Arte Celeghini - Carmagnola – To
Livio Stroppiana
La pittura di Stroppiana si svolge attorno al tema della figura umana ma si allontana dalla
verosimiglianza, predilige la ricerca al possesso definitivo della verità, elude il dogmatismo, si
impone più per suggestione che per armonia. L’imitazione si trasforma in ricerca costante del
fondamento dell’esistenza umana, essa si esplicita in contrasti d’interesse e passioni, individuali e
collettivi, per il pittore. La linea conduttrice della ricerca è indicabile nella rappresentazione
martellante del volto che esprime qui il manifestarsi, l’aspetto pubblico, della realtà. Nel “quadro
Caos n°12” (1980, china e tempera e olio, cm 42 x 53), l’immagine elude la verosimiglianza, si
trasforma in sollecitazione visiva costruita per linee e zone contigue di colore (si veda l’originale), il
processo costruttivo di aggregazione e scomposizione del volto viene esaltato quasi che esso sia il
ritmo profondo dell’esistenza, manca infatti significativamente la descrizione e la scena, l’elemento
noto. Quest’opera non rappresenta un individuo in particolare ma una “forma vitae”; l’assurdo
deforme non è proprio del singolo (uomo, donna , ricco, povero, ecc.) ma dell’umanità confermata,
il volto quindi non ha una fisionomia, nè vuole averla. Il tema del ritratto coglie il non storicizzarsi
dell’uomo nello spazio e nel tempo, il volto diviene forma che esprime la condizione esistenziale,
non singolare ma collettiva, comune agli individui di un gruppo conformato ed omogeneo.
L’immoralità del processo angoscioso che porta l’uomo, suo malgrado, ad assumere una
connotazione standardizzata, come tale essa non bella ma brutta, si estrinseca in una serie di volti -
tipo, la cui funzione è pensabile come quella di una bandiera, non unica ma multipla, più
diplomatica che storica. Tuttavia lo sguardo sfugge e predica il “quia” gli ovali scurissimi degli
occhi trafiggono il volto, indicato da linee convergenti o aguzze e contrastato da strisce
intenzionalmente sfaldate di tono cupo, essi costituiscono gli elementi portatori dell’interiorità,
compromessa ma forse vincente il deforme; quindi il volto indica la sclerotica esteriorità e
l’interiorità, così inteso esso non può non essere che forma allegorica e maschera
nell’incomunicabilità. Il deforme non è caricatura della realtà, è la bellezza stessa che passando
dalla dimensione dell’ideale a quella del reale inverte il proprio significato, diventa bruttezza, il
passaggio implica la riflessione critica, il giudizio ne dà la dimensione. L’interesse del pittore è di
esprimere un giudizio che, se è intransigente sulla condizione oggettiva dell’uomo moderno, eroe
senza carattere, non esclude la possibilità del superamento dell’angoscia che è alla base della
deformazione della libera espressività in conformismo. Come la vita, nel momento in cui accetta di
conformarsi al passato non è più presente nè viva, così il pensiero giudica non vera ma deforme la
paralisi - (avrebbe detto Joyce) della libertà individuale conformatasi. Oltre l’apparenza, oltre il
volto maschera è ciò che più conta, “ la voglia di essere giusto, la capacità di innamorarsi” (ama
riaffermare lo stesso Stroppiana), in altre parole al di là dell’attuale stato di minorità della “
autonomia della ragione e del sentimento” (sono ancora parole del pittore) esiste la possibilità
dell’emancipazione nel “quadro Scomposizione n.28 bis” (1980, china e tempera e olio, cm. 30x
43), i tre volti sembrano il canto di uno sventolio di bandiera, il movimento è suggerito dalle pieghe
del drappo sul quale sono stigmatizzate le immagini ma l’impasto del colore, quasi un monocromo
e materico e prescinde da ogni spazialità aerea, i volti pur svolgendosi in verticale si collocano in
piano, nel grembo del drappo concretizzato in allucinante loculo di tufo. Non sono le immagini a
muoversi ma l’umanita che trascorre davanti a loro che emanano uno sguardo, non una voce nè un
pianto; ogni naturalezza esclusa perchè la ricerca del pittore si svolge quale dialettica della ragione
umana. Nell’opera di Stroppiana la quasi totale rinuncia a ritrarre per intera la figura umana
(tranne che nei bozzetti e nei numerosi studi molto interessanti a livello tecnico progettuale) si
spiega data la premessa: il corpo non è che il supporto del volto - forma che condiziona anche il
movimento, la vita di relazione, la figura perciò a livello creativo meno immediata del volto.
Cogliendo in questi “modelli” il drammatico contrasto tra la realtà dell’individuo e il suo
capovolgersi in realtà deformante, sintetizzato dal pittore in sguardo e volto, la razionalità
dell’uomo sarà sempre più coscientemente spinta all’emancipazione. Problematizzare l’arte
denunciando il deforme, è un impegno civile e morale, che si traduce nel - J’accuse - del pittore al
volto diventato maschera, forma, allegoria e paralisi del reale, con il giudizio perentorio di chi,
cosciente dell’esserci di un tale conformato modo esistenziale, comunica attraverso l’oggetto
quadro l’angoscia quotidiana, il dualismo e l’ambiguità dell’uomo conformato ma non assuefatto
allo status. L’assurdità della condizione dell’uomo conformato a priori fui espressa dal poeta con la
proposizione “così è (se vi pare) (Pirandello), occorre ora mettere in rilievo l’urgenza di recuperare
l’originaria forza realistica di tale affermazione; l’aut-aut deve sorgere dalla realtà sociale non
dall’allegoria. L’uomo contemporaneo, che si vuole vuoto di umanità e ingabbiato nelle forme, ha
necessariamente, in potenza, per il pittore, la capacità di neutralizzare la maschera. Crollerebbe
allora il conformismo e la nascente spontaneità procederebbe, incerta e forse sola, su quel sentiero
che avrà saputo progettare cosciente della propria autonomia ed umanità.
Dicembre 1980, Lina Mezzacappa Naimo
I luoghi della pittura di Livio Stroppiana appartengono alle rivelazioni di un interiorità complessa,
alle accensioni di una luce che serpeggia e si’insinua fra le estenuanti cadenze di una materia
percorsa da segni indelebili del tempo. Sono i segni graffiti di una musicale definizione delle
superfici di una informale risoluzione della composizione che non è mai Funzione di una linea
ferrea che rinserra la struttura, ma di una “fuga in altro”, di una ricerca che tende a una particolare
spazialità. E nello spazio si dispongono le zone di colore, talora delimitate si articolano le linee
di una pulsante emotività, si fondono le intime sequenze dei colori che assumono il valore di una
tessitura finissima, lieve, incorporea. Il dettato di Stroppiana prevalica, quindi, ogni semplicistica
risòluzione tecnico- esepressiva per trasmettere l’essenza di un discorso che approda alle segrete
cadenze di una pittura lontana da ogni più scontata immagine realistica quotidiana, per consegnare
alla conoscenza l’alternarsi delle sensazioni: “La nostra – esigenza, ha scritto Emilio Vedova -
sarà di riscattare i segni, i colori da tutte le pigrizie, da tutti i vizi, per la grande avventura, per la
nascita espressiva di una condizione umana. L’avventura di Stroppiana è, certamente, più rarefatta
di quella dell’artista veneziano, ma rivela una precisa volontà di fissare un sentimento, un amore,
un angoscia, un ricordo. E, sopratutto, si ravvisa nei suoi dipinti l’immanenza del silenzio, la
profondità di una memoria che suggella i ritmi di una elaborazione che trae la sua ragione d’essere
dall’osservazione della natura, dai frammenti di una realtà che si stempera nella luminosità
atmosferica. Un silenzio che sembra ammantare ogni cosa, rievoca suoni e permea questi brani
di un paesaggio più sognato che visto. Un lembo di cielo un profilo di collina, una pianura
sconfinata, riarsa, percorsa da crepe e da arbusti e da magmatiche presenze, riemerge, perciò,
dalla sedimentazione del tempo con tutta la forza di un messaggio che si fà dimensione dell’umana
esistenza. Al di là di ogni connotazione contenutistica, l’impegno di Stroppiana si configura con
una ben precisa capacità di interpretare l’impercettibile vibrazione del segno nella luce, di fermare
le variazioni del dato cromatico, di rinnovare l’incontro tra gestualità e l’impostazione di un
insieme di elementi che si ricollega a una posizione concettuale in cui si identifica - Ha scritto Gillo
Dorflex, in “ ultime tendenze dell’arte d’oggi” - la ricerca di uno “spazio pittorico o meglio di spazio
visuale diverso da quello naturalistico e prospettico, diverso da quello impressionistico e da quello
cubista; e diverso anche dal “non spazio” dell’astrattismo geometrico e costruttivista...”. E nella
modulazione di queste pagine si chiarisce un” tonalismo” non decisamente legato a una limpida
raffigurazione, ma teso a creare” ambienti spaziali” liricamente definiti.
Marzo 1991, Angelo Mistrangelo
Livio Stroppiana è nato a Torino nel 1942, dove vive e lavora. Espone dal 1962 in mostre
personali e di gruppo in Italia, in Francia, in Svizzera. Sue opere si trovano presso collezioni
pubbliche in Italia ed in Francia e presso collezioni private in Italia, Francia, Lussemburgo,
Svizzera, Brasile, Stati uniti d’America, Inghilterra e Germania; ha vinto premi di pittura e
incisione.
Presentazione e recensione: Paolo Bellini, Leonardo Bizzarro, Lucio Cabutti, Franco Caresio,
Giovanni Cordero, Mauro Corradini, Manuela Cusino, Francesco De Bartolomeis, Luigi Di Matteo,
Edoardo Di Mauro, Angelo Dragone, Paolo Fossati, Rosanna Greco, Renzo Guasco, Marco Ettore
Jacchia, Paolo Levi, Pino Mantovani, Gian Giorgio Massara, Carmelina Mezzacappa, Angelo
Mistrangelo, Paolo Nesta, Silvana Nota, Annunziata Pani, Teresio Polastro, Giorgio Seveso, Aldo
Spinardi, Elisabetta Tolosano, Franca Varallo.
Mostre di Pittura
1962,1964, 1967, 1969 Torino, Mostra - Premio Selezione Giovani Artisti Torinesi
1968
Castello di Govone, personale
1970
Milano, Premio Europa
1971
Paris, Art et Industrie
1972
Milano, Premio Europa
1973
St - Paul - de - Vence, galerie St - Paul
1974
Torino, XII Quadriennale nazionale d’arte Alba, Biblioteca civica, personale
1976
Cannes, galerie du Versau
1978
Firenze, archivio per l’arte Italiana del 900, personale
1979
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
1980
Borgaro, Sala del Consiglio, personale
1981
Roma, Civitas Pacis
1982
Pinerolo, Palazzo Vittone, personale
1983
Paris, Le Salon des Nations
1984
Bologna, Arte e Società
1985
Castello di Govone, personale
1988
Castello di Govone, personale
1989
Bardonecchia, Assessorato alla cultura, personale
1990
1991
1992
Torino, Prima Biennale d’arte moderna e contemporanea
Alba, galleria Saporito, personale - Castello di Magliano Alfieri, Athanor
Torino, galleria AREA, Tetramero, personale - Carmagnola, palazzo Lomellini Tetramero
personale
Torino, galleria Artifex, personale - Trino Vercellese auditorium, personale
Torre Pellice, galleria d’arte moderna, Tetramero, personale
1993
1994
1995
Castello di Mango, personale - Torino, galleria Area, anni ‘30 ‘60 ’90 - Carmagnola,
Palazzo Lomellini, Ritratto e Autoritratto - Santo Stefano Belbo, Premio Cesare Pavese, 1°
premio
1996
Torino, libreria Village, pagine, personale - Caselle To.se, Salon - arte, personale -
Vercelli, terre d’acqua, regione Piemonte
Carmagnola, Palazzo Lomellini, Metafora di Viaggio - Valloria, Le porte di Valloria
Pralormo, sala del consiglio, personale
Verolanuova, Contemporanea, personale
Rivarolo Confronti - Torino, galleria P.A.S.L. - Strenne d’artista
Torino, galleria P.A.S.L. ed è ancora poesia, - Saluzzo, arte 2000, personale
Torino, galleria P.A.S.L. visioni del tempo, personale - Saluzzo Saluzzo arte 2001,
personale Lugano galleria la Fenice, personale - Messina, Colori e Sogni in fondo al
cerchio
Milano, Museo della Permanente, A tutto tondo
Torino, Galleria Micrò, Architettar l’ignoto, personale - Torino, Libreria Hellas,
Segnapensieri, personale
Rivarolo, Castello Malgrà, it.Art, personale - Sauze d’Oulx Quadreria - Albarella, Cà
Tiepolo - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
Chieri, Palazzo Opesso it.Art personale - Torino, Galleria Micrò quadreria - Torre
Canavese Galleria Marco Datrino it. Art - Rivarolo Canavese it.Art
Rivara Rivara Painting, it.Art, personale
Settimo Torinese, it .Art, personale - Salò, Palazzo Coen, Tondi d’autore
Saluzzo Saluzzo arte 2009, personale
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2006
2007
2008
2009
2011
San Maurizio Canavese casa Marchini Ramella, it.Art, personale
Mostre di incisione
Castello di Govone, personale
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
Givoletto, Chiesa di S.Secondo, personale
Saluzzo, Museo Civico di Casa Cavassa, personale per il premio Matteo Olivero
Torino, Saletta Rossa, personale (con F.Preverino)
Nice, Consolato Italiano, personale (con I. Cottino)
Carignano, Spazio 9 Arte, personale (con I. Cottino) - Carignano, Spazio 9 Arte, grafica
sperimentale
Venezia, galleria Segno Grafico -- Torino, galleria AREA, Incisioni del ‘900
Castello di Belgioioso, La carta dell’artista - Mondovì, Antologia dell’incisione
Piemontese, personale
Bagnacavallo, Repertorio di Incisori Italiani
Torino, galleria P.A.S.L., Tracciando segni, Incisioni stampate su gesso, personale -
Poirino, Molino Poirino 1898
Verolanuova, Biblioteca Civica, personale - Torino, galleria Senso del segno, - Torino e la
Sindone
Torino, Studio Laboratorio, Nove giorni a Maggio - Torino, galleria Senso del segno, I
ponti di Torino
Bagnacavallo, Repertorio degli incisori Italiani - Chambèry, Amis du vieux
Chambèry “Autodu Saint Suarie” - Torino, Concorso Nazionale legge 2% vincitore
Lugano, Galleria La Fenice, personale - Acqui Terme, V Biennale Europea per l’incisione
1986
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Saluzzo, Saluzzo arte 2002, personale - Piscina, Piscina arte aperta, personale
Monasterolo, Cappella S.Rocco, Via Crucis
Albarella, Cà Tiepolo La cattura dell’invisibile - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
Bussoleno, Dialoghi informali, personale
Cetona, 2° biennale incisione
Rivara, Le Serre di Villa Ogliani, it.Art, personale
Collegno, il Mito di Ares, personale
Saluzzo, Saluzzo arte 2009, personale
San Maurizio Canavese, Casa Marchini Ramella it.Art, personale
ogni LUOGO
Mario GIAMMARINARO
Livio STROPPIANA
a cura di
Fernando Montà
Inaugurazione martedì 28 febbraio ore 18.00
Fino alle 22.00
dal 28 al 13 marzo 2012
orari: lun 15.30-19.30 mer ven 10.00-12.30/15.30-19.30 mar-gio fino alle 22.00
Mario Giammarinaro
Il senso profondo della ricerca di Mario Giammarinaro si identifica con una pittura intensa,
interiorizzata, modulata sulle cadenze di una personale visione della società contemporanea,
delle vicende legate alle tragedie e alle attese dell' umanità, di quel ripercorrere incessantemente i
percorsi della memoria, dall' ambiente, della natura.
Le sue " tavole " prendono forma e dimensione e forza attraverso la strenua volontà di fissare
i termini di una stagione che ha, in ogni caso il valore di un incontro tra sogno e realtà, tra
sospensione psicologica e una gestualità rattenuta entro i limiti di una controllata espressività.
Il discorso di Giammarinaro appare contraddistinto da una dimensione pittorica in cui la materia
- colore assume una propria e indiscutibile identità, una intrinseca capacità di trasmettere un'
emozione, un pensiero, una sottile inquietudine.
Si avverte perciò nei suoi dipinti l' essenza di una elaborazione mediante la quale ottiene una
particolare materia, che è il risultato della fusione di colle da legatoria, resine, pigmenti industriali.
E da questo impasto emergono i segni indelebili del tempo. lande desertificate, terre laviche, le
spiagge dell' Atlantico degradate dalla mare di petrolio.
I colori bituminosi, i cieli neri, il paesaggio roccioso, appartengono ad una raffigurazione dove le
paludi, i fossili, le nuvole bianche di vento esprimono la misura di un itinerario che travalica il solo
dato reale per comunicare le sensazioni dell' artista, le angosce esistenziali, la consapevolezza dei
mali che affliggono il mondo.
Nello studio in mezzo alla campagna di Pralormo, il silenzio sembra permeare crogioli e grandi
telai e il cavalletto con l' ultima tela. Un silenzio che è vita,meditazione, introspezione. Un silenzio
che evoca gli " Oceani di silenzio " di Franco Battiato ma, contemporaneamente, scandisce l'
andante musicale della linea sulla superficie del quadro.
Una musicalità che si traduce in una suggestiva e poetica installazione, in un' isola nell' " Albero del
canto ".
Vi è in Giammarinaro un tormento interiore, un " sentire " la natura che va al di là della più
scontata quotidianità, una trascrizione delle luci che annunciano il nuovo giorno, una dedizione
completa al " fare pittura " tanto da abbandonare la città, il traffico caotico, le convenzioni sociali
per albe solitarie: " E io sto sulla spiaggia nella terra / dove tutto è ancora frontiera......" ( Lawrence
Ferlinghetti ).
E ogni elemento della composizione, ogni grumo significante di colore, ogni graffito su carte
trattate, ha il fascino di una sensibile, metafisica, insinuante dizione che trova riscontro nei versi
lungamente amati di Dino Campana : " Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti / E l'
immobilità dei firmamenti / E i gonfi rivi che vanno piangenti / E l' ombre del lavoro umano curve
là sui poggi algenti / E ancora per teneri cieli lontane ombre correnti / E ancora ti chiamo ti chiamo
Chimera.
Angelo Mistrangelo
Per esaminare l’attuale operato di Mario Giammarinaro bisogna prendere in considerazione i tre
aspetti più rilevanti del suo fare artistico: l’utilizzo di materiali extrapittorici, una poetica che si
esprime con una cifra originale e inconfondibile, un impianto etico che dà alla sua ricerca una
valenza di impegno antropologico perché mette in evidenza come l’arte si rapporti con la società e
la cultura.
Per necessità di sintesi mi tocca essere schematico. Procederò quindi dal particolare al generale :
partendo dalle metodiche operative e dal dato tecnico-oggettivo passerò poi a dire della sua scelta
di esprimersi col genere artistico del paesaggio, per soffermarmi, infine, sul messaggio che l’artista
intende lasciarci in questa esposizione.
UTILIZZA, da sempre, tecniche miste, cromie e solventi artistici classici mescolati con materiale
prelevato direttamente dall’ambiente (quasi un ready made). Li assembla e li agglutina con resine
e colle sintetiche su tavole e tele con notevole armonia compositiva. Qui già si intravvede l’artista
sciamano, l’alchimista , lo sperimentatore che con coraggio coniuga l’antico col contemporaneo.
Con originalità indaga le forze e l’energia custodite nei quattro elementi della vita: aria (cielo),
acqua (mare, nuvole), terra (sabbia), fuoco (petrolio, bitume, sostanze organiche infiammabili,
legno), a cui dà l’inquietante forma della scena contemporanea.
L’insuperabilità della sua tecnica manipolatoria, l’instancabile sperimentazione senza cambiamenti
di stili, permettono alla sua materia pittorica, di affiorare di condensarsi, di raggrumarsi, di
rattrappirsi o di espandersi per invadere la superficie del quadro in maniera aggettante, come
in un altorilievo e si pone come un campo di forze e di tensioni dinamiche tridimensionale.
L’uso di materie non tradizionali e la volontà di dilatare l’opera nello spazio, inscenano una
rappresentazione dove domina il silenzio e si ferma il tempo in una dimensione sospesa, in
consonanza con l’atteggiamento riservato e appartato del pittore che rifiuta ogni vacuità mondana.
COMBINA i caratteri, gli spunti emozionali e i temi della pittura di paesaggio tradizionale con
elementi astratti e materici tipici della ricerca informale e li associa a memorie installative; il
tutto acconciato come un cannocchiale prospettico che sconfina nel trompe l’oeil. Ne deriva una
visione in bilico tra la documentazione verista e una rappresentazione simbolica, dove la gestualità
non intrattiene parentele con la dimensione del comportamento ma si rapporta col linguaggio.
Il risultato è un’immagine armoniosa , ma ambigua nei suoi equilibri descrittivi, vi è un effetto
di risonanza e di spaesamento fra gli elementi realistici composti in primo piano e l’informale
atmosferico sullo sfondo e viceversa tra il coacervo magmatico e disordinato in primo piano e
il cielo minaccio e realistico sullo sfondo. Entrambe le visioni, in apparente contraddizione, ci
suggeriscono che in questa arte c’è qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato di
una veduta marina deturpata, di un disastro ambientale trasformato in un’icona. C’è una marcata
componente personale che si esprime col graffio di una denuncia sociale.
Il paesaggio, inteso come genere artistico, è solo un pretesto a cui l’artista affida l’espressione
di stati d’animo di forte pregnanza psicologica, uno schermo su cui si riflette la sua condizione
interiore: qui e ora prende la sostanza di una landa desertica, desolata, disabitata, ostile a causa
dell’insipienza umana. Una marea nera si ritira all’orizzonte e una luce lontana illumina la tragedia
avvenuta. Una coltre di neve ricopre come un bianco sudario le profonde lacerazioni inferte alla
natura.
Dalle terre fossilizzate dal gelo invernale osiamo sperare germoglierà ancora una nuova primavera
RIFLETTE con un approccio filosofico sul tema della tragedia prendendo come pretesto le grandi
catastrofi ecologiche, ma le sue opere raccontano in verità il quotidiano insulto, lo sfregio continuo,
il vandalismo gratuito e anonimo al paesaggio, alle persone e alle cose, una molteplicità di piccoli e
grandi drammi umani, storie efferate che per quanto prossime alla nostra quotidianità, finiscono di
rimanere inascoltato, sordo rumore di sottofondo.
Giammarinaro si interroga sulla transitorietà della vita; cerca il senso dell’esistenza dell’universo
e si interroga su quale ruolo occupa l’uomo nel teatro della natura. Come artista rivendica il debito
di testimonianza nei confronti del mondo fisico e biologico sempre di più vittima della violenza
individuale e collettiva e ci invita ad un sentimento di corresponsabilità nel tutelarlo e preservarlo
integro.
Giovanni Cordero
Torino 28 ottobre 2009
Mario Giammarinaro è nato a Torino nel 1951
vive e lavora a Pralormo - To
www.mariogiammarinaro.it
MOSTRE PERSONALI
1988
1993
1993
1995
Galleria Gabriele Fasolino - Torino
Teatro Miela - Trieste
Galleria Artifex - Torino
Galleria Area - Torino
1995
1996
1999
2000
2001
2001
2002
2003
2005
2006
2006
2007
2007
2000
2009
2009
2009
2010
Zona Castalia - Torino
Di Acqua e di Terra - Givoletto - Torino
Galleria Poma - Morcote - Svizzera
Caffè Pedrocchi - Padova
Saluzzo Arte Contemporanea
Galleria La Fenice - Lugano - Svizzera
Galleria Micrò - Torino
Banca Sella - Susa
Galleria Micrò - Torino
Caffè della Riva - Poirino - Torino
Ca del Bosco - Poirino - Torino
Village Art Cafè - Savigliano - Cuneo
Catartica Arte Contemporanea - Torino
Saluzzo Arte Contemporanea
Mirafiori Motor Village Galeri - Torino
Casa Marchini Ramello - San Maurizio Canavese - To
Senesi Arte - Savigliano - Cn
Galleria il Quadrato - Chieri
MOSTRE COLLETTIVE
1991
1992
1997
1997
1909
1997
1997
1998
2002
2002
2002
2007
2008
2008
2008
2008
2009
2009
2009
2009
Piscina Arte Aperta - Piscina - To
Artisti per Dopodomani - Venezia
" Die Stern des Karls - au(g)" e "Sternenbahnhof", Documenta 10 - Kassel - Germania
" Dinosauro Cinetico e asterisco" - Parc de la Boverie - Liegi - Belgio
" Fra l'altro altrove" - Halle Tony Garnier - Lione - Francia
" Mirobolant Mirò " Fondation Pierre Gianadda - Martigny - Svizzera
" Galattica Laguna " - 47° Biennale - Giardini di Castello - Venezia
" Artissima - Torino
Landscapes - Catartica Arte Contemporanea - Torino
Confronti attuali dell' immagine - Antonio Battaglia Arte - Milano
Aktuelle Bildvergleiche - Gallerie Bertrand Kass - Innsbruck - Austria
Paesaggi Silenziosi - Casa Dassano - Poirino - Torino
Paesaggi silenziosi - Ronchi Verdi - Torino
Il mutare del tempo - Carignano - Torino
1° Premio Cesare Pavese - Santo Stefano Belbo - Cn
2° Premio - Art Action - 8° Premio Nazionale D' arte - Novara
3° Premio Comune di Sarezzo - Brescia
Saluzzo Arte - 5 artisti a confronto - Saluzzo ( Cn )
Salone Arengo del Broletto - Novara.
Saletta d' Arte Celeghini - Carmagnola – To
Livio Stroppiana
La pittura di Stroppiana si svolge attorno al tema della figura umana ma si allontana dalla
verosimiglianza, predilige la ricerca al possesso definitivo della verità, elude il dogmatismo, si
impone più per suggestione che per armonia. L’imitazione si trasforma in ricerca costante del
fondamento dell’esistenza umana, essa si esplicita in contrasti d’interesse e passioni, individuali e
collettivi, per il pittore. La linea conduttrice della ricerca è indicabile nella rappresentazione
martellante del volto che esprime qui il manifestarsi, l’aspetto pubblico, della realtà. Nel “quadro
Caos n°12” (1980, china e tempera e olio, cm 42 x 53), l’immagine elude la verosimiglianza, si
trasforma in sollecitazione visiva costruita per linee e zone contigue di colore (si veda l’originale), il
processo costruttivo di aggregazione e scomposizione del volto viene esaltato quasi che esso sia il
ritmo profondo dell’esistenza, manca infatti significativamente la descrizione e la scena, l’elemento
noto. Quest’opera non rappresenta un individuo in particolare ma una “forma vitae”; l’assurdo
deforme non è proprio del singolo (uomo, donna , ricco, povero, ecc.) ma dell’umanità confermata,
il volto quindi non ha una fisionomia, nè vuole averla. Il tema del ritratto coglie il non storicizzarsi
dell’uomo nello spazio e nel tempo, il volto diviene forma che esprime la condizione esistenziale,
non singolare ma collettiva, comune agli individui di un gruppo conformato ed omogeneo.
L’immoralità del processo angoscioso che porta l’uomo, suo malgrado, ad assumere una
connotazione standardizzata, come tale essa non bella ma brutta, si estrinseca in una serie di volti -
tipo, la cui funzione è pensabile come quella di una bandiera, non unica ma multipla, più
diplomatica che storica. Tuttavia lo sguardo sfugge e predica il “quia” gli ovali scurissimi degli
occhi trafiggono il volto, indicato da linee convergenti o aguzze e contrastato da strisce
intenzionalmente sfaldate di tono cupo, essi costituiscono gli elementi portatori dell’interiorità,
compromessa ma forse vincente il deforme; quindi il volto indica la sclerotica esteriorità e
l’interiorità, così inteso esso non può non essere che forma allegorica e maschera
nell’incomunicabilità. Il deforme non è caricatura della realtà, è la bellezza stessa che passando
dalla dimensione dell’ideale a quella del reale inverte il proprio significato, diventa bruttezza, il
passaggio implica la riflessione critica, il giudizio ne dà la dimensione. L’interesse del pittore è di
esprimere un giudizio che, se è intransigente sulla condizione oggettiva dell’uomo moderno, eroe
senza carattere, non esclude la possibilità del superamento dell’angoscia che è alla base della
deformazione della libera espressività in conformismo. Come la vita, nel momento in cui accetta di
conformarsi al passato non è più presente nè viva, così il pensiero giudica non vera ma deforme la
paralisi - (avrebbe detto Joyce) della libertà individuale conformatasi. Oltre l’apparenza, oltre il
volto maschera è ciò che più conta, “ la voglia di essere giusto, la capacità di innamorarsi” (ama
riaffermare lo stesso Stroppiana), in altre parole al di là dell’attuale stato di minorità della “
autonomia della ragione e del sentimento” (sono ancora parole del pittore) esiste la possibilità
dell’emancipazione nel “quadro Scomposizione n.28 bis” (1980, china e tempera e olio, cm. 30x
43), i tre volti sembrano il canto di uno sventolio di bandiera, il movimento è suggerito dalle pieghe
del drappo sul quale sono stigmatizzate le immagini ma l’impasto del colore, quasi un monocromo
e materico e prescinde da ogni spazialità aerea, i volti pur svolgendosi in verticale si collocano in
piano, nel grembo del drappo concretizzato in allucinante loculo di tufo. Non sono le immagini a
muoversi ma l’umanita che trascorre davanti a loro che emanano uno sguardo, non una voce nè un
pianto; ogni naturalezza esclusa perchè la ricerca del pittore si svolge quale dialettica della ragione
umana. Nell’opera di Stroppiana la quasi totale rinuncia a ritrarre per intera la figura umana
(tranne che nei bozzetti e nei numerosi studi molto interessanti a livello tecnico progettuale) si
spiega data la premessa: il corpo non è che il supporto del volto - forma che condiziona anche il
movimento, la vita di relazione, la figura perciò a livello creativo meno immediata del volto.
Cogliendo in questi “modelli” il drammatico contrasto tra la realtà dell’individuo e il suo
capovolgersi in realtà deformante, sintetizzato dal pittore in sguardo e volto, la razionalità
dell’uomo sarà sempre più coscientemente spinta all’emancipazione. Problematizzare l’arte
denunciando il deforme, è un impegno civile e morale, che si traduce nel - J’accuse - del pittore al
volto diventato maschera, forma, allegoria e paralisi del reale, con il giudizio perentorio di chi,
cosciente dell’esserci di un tale conformato modo esistenziale, comunica attraverso l’oggetto
quadro l’angoscia quotidiana, il dualismo e l’ambiguità dell’uomo conformato ma non assuefatto
allo status. L’assurdità della condizione dell’uomo conformato a priori fui espressa dal poeta con la
proposizione “così è (se vi pare) (Pirandello), occorre ora mettere in rilievo l’urgenza di recuperare
l’originaria forza realistica di tale affermazione; l’aut-aut deve sorgere dalla realtà sociale non
dall’allegoria. L’uomo contemporaneo, che si vuole vuoto di umanità e ingabbiato nelle forme, ha
necessariamente, in potenza, per il pittore, la capacità di neutralizzare la maschera. Crollerebbe
allora il conformismo e la nascente spontaneità procederebbe, incerta e forse sola, su quel sentiero
che avrà saputo progettare cosciente della propria autonomia ed umanità.
Dicembre 1980, Lina Mezzacappa Naimo
I luoghi della pittura di Livio Stroppiana appartengono alle rivelazioni di un interiorità complessa,
alle accensioni di una luce che serpeggia e si’insinua fra le estenuanti cadenze di una materia
percorsa da segni indelebili del tempo. Sono i segni graffiti di una musicale definizione delle
superfici di una informale risoluzione della composizione che non è mai Funzione di una linea
ferrea che rinserra la struttura, ma di una “fuga in altro”, di una ricerca che tende a una particolare
spazialità. E nello spazio si dispongono le zone di colore, talora delimitate si articolano le linee
di una pulsante emotività, si fondono le intime sequenze dei colori che assumono il valore di una
tessitura finissima, lieve, incorporea. Il dettato di Stroppiana prevalica, quindi, ogni semplicistica
risòluzione tecnico- esepressiva per trasmettere l’essenza di un discorso che approda alle segrete
cadenze di una pittura lontana da ogni più scontata immagine realistica quotidiana, per consegnare
alla conoscenza l’alternarsi delle sensazioni: “La nostra – esigenza, ha scritto Emilio Vedova -
sarà di riscattare i segni, i colori da tutte le pigrizie, da tutti i vizi, per la grande avventura, per la
nascita espressiva di una condizione umana. L’avventura di Stroppiana è, certamente, più rarefatta
di quella dell’artista veneziano, ma rivela una precisa volontà di fissare un sentimento, un amore,
un angoscia, un ricordo. E, sopratutto, si ravvisa nei suoi dipinti l’immanenza del silenzio, la
profondità di una memoria che suggella i ritmi di una elaborazione che trae la sua ragione d’essere
dall’osservazione della natura, dai frammenti di una realtà che si stempera nella luminosità
atmosferica. Un silenzio che sembra ammantare ogni cosa, rievoca suoni e permea questi brani
di un paesaggio più sognato che visto. Un lembo di cielo un profilo di collina, una pianura
sconfinata, riarsa, percorsa da crepe e da arbusti e da magmatiche presenze, riemerge, perciò,
dalla sedimentazione del tempo con tutta la forza di un messaggio che si fà dimensione dell’umana
esistenza. Al di là di ogni connotazione contenutistica, l’impegno di Stroppiana si configura con
una ben precisa capacità di interpretare l’impercettibile vibrazione del segno nella luce, di fermare
le variazioni del dato cromatico, di rinnovare l’incontro tra gestualità e l’impostazione di un
insieme di elementi che si ricollega a una posizione concettuale in cui si identifica - Ha scritto Gillo
Dorflex, in “ ultime tendenze dell’arte d’oggi” - la ricerca di uno “spazio pittorico o meglio di spazio
visuale diverso da quello naturalistico e prospettico, diverso da quello impressionistico e da quello
cubista; e diverso anche dal “non spazio” dell’astrattismo geometrico e costruttivista...”. E nella
modulazione di queste pagine si chiarisce un” tonalismo” non decisamente legato a una limpida
raffigurazione, ma teso a creare” ambienti spaziali” liricamente definiti.
Marzo 1991, Angelo Mistrangelo
Livio Stroppiana è nato a Torino nel 1942, dove vive e lavora. Espone dal 1962 in mostre
personali e di gruppo in Italia, in Francia, in Svizzera. Sue opere si trovano presso collezioni
pubbliche in Italia ed in Francia e presso collezioni private in Italia, Francia, Lussemburgo,
Svizzera, Brasile, Stati uniti d’America, Inghilterra e Germania; ha vinto premi di pittura e
incisione.
Presentazione e recensione: Paolo Bellini, Leonardo Bizzarro, Lucio Cabutti, Franco Caresio,
Giovanni Cordero, Mauro Corradini, Manuela Cusino, Francesco De Bartolomeis, Luigi Di Matteo,
Edoardo Di Mauro, Angelo Dragone, Paolo Fossati, Rosanna Greco, Renzo Guasco, Marco Ettore
Jacchia, Paolo Levi, Pino Mantovani, Gian Giorgio Massara, Carmelina Mezzacappa, Angelo
Mistrangelo, Paolo Nesta, Silvana Nota, Annunziata Pani, Teresio Polastro, Giorgio Seveso, Aldo
Spinardi, Elisabetta Tolosano, Franca Varallo.
Mostre di Pittura
1962,1964, 1967, 1969 Torino, Mostra - Premio Selezione Giovani Artisti Torinesi
1968
Castello di Govone, personale
1970
Milano, Premio Europa
1971
Paris, Art et Industrie
1972
Milano, Premio Europa
1973
St - Paul - de - Vence, galerie St - Paul
1974
Torino, XII Quadriennale nazionale d’arte Alba, Biblioteca civica, personale
1976
Cannes, galerie du Versau
1978
Firenze, archivio per l’arte Italiana del 900, personale
1979
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
1980
Borgaro, Sala del Consiglio, personale
1981
Roma, Civitas Pacis
1982
Pinerolo, Palazzo Vittone, personale
1983
Paris, Le Salon des Nations
1984
Bologna, Arte e Società
1985
Castello di Govone, personale
1988
Castello di Govone, personale
1989
Bardonecchia, Assessorato alla cultura, personale
1990
1991
1992
Torino, Prima Biennale d’arte moderna e contemporanea
Alba, galleria Saporito, personale - Castello di Magliano Alfieri, Athanor
Torino, galleria AREA, Tetramero, personale - Carmagnola, palazzo Lomellini Tetramero
personale
Torino, galleria Artifex, personale - Trino Vercellese auditorium, personale
Torre Pellice, galleria d’arte moderna, Tetramero, personale
1993
1994
1995
Castello di Mango, personale - Torino, galleria Area, anni ‘30 ‘60 ’90 - Carmagnola,
Palazzo Lomellini, Ritratto e Autoritratto - Santo Stefano Belbo, Premio Cesare Pavese, 1°
premio
1996
Torino, libreria Village, pagine, personale - Caselle To.se, Salon - arte, personale -
Vercelli, terre d’acqua, regione Piemonte
Carmagnola, Palazzo Lomellini, Metafora di Viaggio - Valloria, Le porte di Valloria
Pralormo, sala del consiglio, personale
Verolanuova, Contemporanea, personale
Rivarolo Confronti - Torino, galleria P.A.S.L. - Strenne d’artista
Torino, galleria P.A.S.L. ed è ancora poesia, - Saluzzo, arte 2000, personale
Torino, galleria P.A.S.L. visioni del tempo, personale - Saluzzo Saluzzo arte 2001,
personale Lugano galleria la Fenice, personale - Messina, Colori e Sogni in fondo al
cerchio
Milano, Museo della Permanente, A tutto tondo
Torino, Galleria Micrò, Architettar l’ignoto, personale - Torino, Libreria Hellas,
Segnapensieri, personale
Rivarolo, Castello Malgrà, it.Art, personale - Sauze d’Oulx Quadreria - Albarella, Cà
Tiepolo - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
Chieri, Palazzo Opesso it.Art personale - Torino, Galleria Micrò quadreria - Torre
Canavese Galleria Marco Datrino it. Art - Rivarolo Canavese it.Art
Rivara Rivara Painting, it.Art, personale
Settimo Torinese, it .Art, personale - Salò, Palazzo Coen, Tondi d’autore
Saluzzo Saluzzo arte 2009, personale
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2006
2007
2008
2009
2011
San Maurizio Canavese casa Marchini Ramella, it.Art, personale
Mostre di incisione
Castello di Govone, personale
Valdellatorre, Sala del Consiglio, personale
Givoletto, Chiesa di S.Secondo, personale
Saluzzo, Museo Civico di Casa Cavassa, personale per il premio Matteo Olivero
Torino, Saletta Rossa, personale (con F.Preverino)
Nice, Consolato Italiano, personale (con I. Cottino)
Carignano, Spazio 9 Arte, personale (con I. Cottino) - Carignano, Spazio 9 Arte, grafica
sperimentale
Venezia, galleria Segno Grafico -- Torino, galleria AREA, Incisioni del ‘900
Castello di Belgioioso, La carta dell’artista - Mondovì, Antologia dell’incisione
Piemontese, personale
Bagnacavallo, Repertorio di Incisori Italiani
Torino, galleria P.A.S.L., Tracciando segni, Incisioni stampate su gesso, personale -
Poirino, Molino Poirino 1898
Verolanuova, Biblioteca Civica, personale - Torino, galleria Senso del segno, - Torino e la
Sindone
Torino, Studio Laboratorio, Nove giorni a Maggio - Torino, galleria Senso del segno, I
ponti di Torino
Bagnacavallo, Repertorio degli incisori Italiani - Chambèry, Amis du vieux
Chambèry “Autodu Saint Suarie” - Torino, Concorso Nazionale legge 2% vincitore
Lugano, Galleria La Fenice, personale - Acqui Terme, V Biennale Europea per l’incisione
1986
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Saluzzo, Saluzzo arte 2002, personale - Piscina, Piscina arte aperta, personale
Monasterolo, Cappella S.Rocco, Via Crucis
Albarella, Cà Tiepolo La cattura dell’invisibile - Saluzzo, Saluzzo arte 2004, personale
Bussoleno, Dialoghi informali, personale
Cetona, 2° biennale incisione
Rivara, Le Serre di Villa Ogliani, it.Art, personale
Collegno, il Mito di Ares, personale
Saluzzo, Saluzzo arte 2009, personale
San Maurizio Canavese, Casa Marchini Ramella it.Art, personale
28
febbraio 2012
Mario Giammarinaro / Livio Stroppiana – La luce bagna ogni luogo
Dal 28 febbraio al 13 marzo 2012
arte contemporanea
Location
MARTINARTE
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Torino, Corso Siracusa, 24a, (Torino)
Orario di apertura
lun 15.30-19.30 mer ven 10-12.30/15.30-19.30 mar-gio fino alle 22
Vernissage
28 Febbraio 2012, ore 18
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