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08
aprile 2010
fino al 15.IV.2010 Volkan Diyaroglu Milano, AR Contemporary Gallery
milano
Collage e dipinti surreali. Tutto qui per la nuova sede di AR? Nient’affatto, perché alla base dell’opera del turco ci sta nientemeno che Einstein. E buchi cavi che somigliano a una macchina del tempo...
di Ginevra Bria
Wormhole è la
definizione scientifica (pubblicata nel 1916) che più si avvicina alla metodica
surrealista delle rappresentazioni di Volkan
Diyaroglu (Istanbul, 1982). Intraducibile
in italiano, ‘wormhole’ è il nome conferito a un esperimento mentale, a un tunnel
che connette due differenti punti nella dimensione spazio-temporale.
Risucchiati all’interno di questo ‘buco cavo’ si potrebbe addirittura viaggiare impiegando molto meno
tempo di un tragitto che comprende, nello spazio “normale”, lo stesso punto di
partenza e di arrivo.
I diversi terminali del wormhole, in teoria, potrebbero anche essere intra-universali (cioè
esistenti e insistenti sullo stesso universo) oppure inter-universali (portali
impiantati in differenti universi, dei quali ci si può servire come punto di
connessione tra le due diverse dimensioni). È da ricordare, inoltre, che
l’espediente di wormhole è sorta come
parte della soluzione delle equazioni di Einstein, a proposito della teoria
della relatività. I wormhole sono
cadute dello spazio da usare per il viaggio ad alta velocità nel tempo.
Seguendo lo stesso processo di
rappresentazione spaziale, gli undici
lavori – tra collage e inchiostri su
carta – di Diyaroglu sono una sorta di riflesso simbolico e compositivo di
queste teorie. Sintetici, piacevoli e divertenti, sono “la trasposizione
figurativa” dei suoi enormi murales,
progetti già sviluppati fuori dall’Italia ma che, per questa personale
milanese, sono stati ridotti fino al nocciolo, appiattiti in un cortocircuito
(spazio)temporale.
Nelle tele e nei collage,
Diyaroglu gioca a inserire elementi improbabili all’interno di sfondi che
sembrano imperituri, a causa di texture ancestrali e di cromie inspiegabilmente
di un’altra epoca. Secondo Diyaroglu, noi “veniamo da dove andremo”: il futuro e il passato sono nella stessa direzione
all’interno della sua opera. Guardare avanti significa guardare come nello
specchio retrovisore di un’immensa macchina per il tempo e nella notte
affianco, viaggiarci dentro.
Nelle opere allestite negli
spazi della nuova galleria, il presente e il passato e il passato e il futuro
si incontrano cadendo, attraverso botole temporali che portano l’elemento vita
(terminazioni umane e animali) all’interno della fissità dello scenario compositivo.
Definiti tra scienza e letteratura fantasy, i wormhole sono ipotesi intuitive che mantengono al loro interno il
buio, per riversare luce di contrasto all’interno di paesaggi naturali e
prospettive urbane.
Nelle immagini sovrapposte,
spazi e tempi sono collegati da passaggi improvvisi e onirici, di evocazione
surreale. Finestre e armadi segnano la strada, aprendo una crepa nella realtà.
Mucche, uomini, pesci e mani appaiono o cercano la fuga, e falle perdono acqua.
Il meccanismo figurativo-compositivo di Diyaroglu scherza e permea immagini
selezionate per il gusto dell’assurdo, ma anche pregne della drammatica ricerca
di una fuga, di un ingresso, di un wormhole.
definizione scientifica (pubblicata nel 1916) che più si avvicina alla metodica
surrealista delle rappresentazioni di Volkan
Diyaroglu (Istanbul, 1982). Intraducibile
in italiano, ‘wormhole’ è il nome conferito a un esperimento mentale, a un tunnel
che connette due differenti punti nella dimensione spazio-temporale.
Risucchiati all’interno di questo ‘buco cavo’ si potrebbe addirittura viaggiare impiegando molto meno
tempo di un tragitto che comprende, nello spazio “normale”, lo stesso punto di
partenza e di arrivo.
I diversi terminali del wormhole, in teoria, potrebbero anche essere intra-universali (cioè
esistenti e insistenti sullo stesso universo) oppure inter-universali (portali
impiantati in differenti universi, dei quali ci si può servire come punto di
connessione tra le due diverse dimensioni). È da ricordare, inoltre, che
l’espediente di wormhole è sorta come
parte della soluzione delle equazioni di Einstein, a proposito della teoria
della relatività. I wormhole sono
cadute dello spazio da usare per il viaggio ad alta velocità nel tempo.
Seguendo lo stesso processo di
rappresentazione spaziale, gli undici
lavori – tra collage e inchiostri su
carta – di Diyaroglu sono una sorta di riflesso simbolico e compositivo di
queste teorie. Sintetici, piacevoli e divertenti, sono “la trasposizione
figurativa” dei suoi enormi murales,
progetti già sviluppati fuori dall’Italia ma che, per questa personale
milanese, sono stati ridotti fino al nocciolo, appiattiti in un cortocircuito
(spazio)temporale.
Nelle tele e nei collage,
Diyaroglu gioca a inserire elementi improbabili all’interno di sfondi che
sembrano imperituri, a causa di texture ancestrali e di cromie inspiegabilmente
di un’altra epoca. Secondo Diyaroglu, noi “veniamo da dove andremo”: il futuro e il passato sono nella stessa direzione
all’interno della sua opera. Guardare avanti significa guardare come nello
specchio retrovisore di un’immensa macchina per il tempo e nella notte
affianco, viaggiarci dentro.
Nelle opere allestite negli
spazi della nuova galleria, il presente e il passato e il passato e il futuro
si incontrano cadendo, attraverso botole temporali che portano l’elemento vita
(terminazioni umane e animali) all’interno della fissità dello scenario compositivo.
Definiti tra scienza e letteratura fantasy, i wormhole sono ipotesi intuitive che mantengono al loro interno il
buio, per riversare luce di contrasto all’interno di paesaggi naturali e
prospettive urbane.
Nelle immagini sovrapposte,
spazi e tempi sono collegati da passaggi improvvisi e onirici, di evocazione
surreale. Finestre e armadi segnano la strada, aprendo una crepa nella realtà.
Mucche, uomini, pesci e mani appaiono o cercano la fuga, e falle perdono acqua.
Il meccanismo figurativo-compositivo di Diyaroglu scherza e permea immagini
selezionate per il gusto dell’assurdo, ma anche pregne della drammatica ricerca
di una fuga, di un ingresso, di un wormhole.
ginevra bria
mostra visitata il 19 marzo 2010
dal primo febbraio al 15 aprile 2010
Volkan Diyaroglu – Wormholes
a cura di
Francesco ClericiAR Contemporary Gallery
Via Marco
Polo, 11 (zona Repubblica) – 20124 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 11-19.30
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0245498902; fax +39 0245498354; info@contemporarygallery.it; www.contemporarygallery.it
[exibart]