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Giuseppe Cuccio
personale
Comunicato stampa
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All’inaugurazione ci sarà una prolusione della Dott.ssa Elisabetta Polezzo curatore della mostra e del catalogo, la presenza dell’artista che firmerà i cataloghi, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti . Si brinderà con vini italiani.
Ho conosciuto Giuseppe Cuccio in occasione della mostra "Forme sul mare" tenutasi all'Acquario di Milano nel mese di giugno del 2011 e le sue opere si sono rivelate da subito coinvolgenti ed evocatrici di epoche a me care.
I poderosi ed essenziali torsi maschili e le scabre forme femminili, sono per precisa scelta privi sin dall'origine di quel colore che da analoghe opere della Grecia arcaica solo la corrosione del tempo ha gradualmente eliminato.
La purezza delle linee, la cui segreta armonia risiede nella sapiente arte del togliere materia la dove superflua, è il frutto di un'elaborazione intellettuale che all'ideale antico si rifà pur senza averne il medesimo nutrimento culturale.
Lo sguardo del contemporaneo che si volge indietro contiene la consapevolezza del proprio tempo e crea qualcosa di prepotentemente originale pur nel solco di una salda tradizione.
L'opera dello scultore racconta allora un raffinato gioco di rimandi culturali che proprio nel chiaroscuro delle citazioni antiche trova la sua strada. Quella narrata da Cuccio e' una storia di forme, anzi di una forma, la stessa attorno alla quale sono state fatte riflessioni millenarie e si sono avvicendate innumerevoli declinazioni di pensiero: la forma dell'uomo.
La sua è una riflessione sull'uomo, sulla corporeità che prende vita nello spazio e va a 'incarnarsi' nella pietra, nel bronzo, nella terracotta o nel gesso, preceduta da disegni in cui, che si narri la vicenda di un unico corpo o la nascita di variegati sintagmi, quel che e' da subito evidente è la bellezza delle possibili composizioni plastiche poiché, come scrive Paracelso, tutti gli organi del corpo e il corpo stesso, sono solo forme-manifestazioni di stati mentali.
Le opere dello scultore dimostrano con evidenza la sua piena maturità e la sua notevole padronanza della materia.
Incanta talvolta il contrasto tra il colore rossastro e il calore della terracotta e la scabra declinazione dei volumi plastici nello spazio. Come una sorta di ossimoro stilistico, si tende ad un'esperienza materica dell'opera, ad un irresistibile invito alla percezione fisica mediante il tocco della mano.
Altre volte é la pietra, con la sua austera incompiutezza, ad invitare alla riflessione su corpi e volti senza tempo, come rimando ad un'antica ierofania.
Ma altrove, ad avere voce, é invece l'inquietudine: una chiara sensazione di tormentata bellezza che traspare dalle linee di un volto o dalla torsione di un corpo.
Cuccio si dimostra abile nel trattare linguaggi diversi e sempre a suo agio nell'utilizzare formule lessicali più strettamente legate alla classicità greca. I suoi natali siciliani lo rivelano saldamente legato ad una dimensione che non è solo cosa di cultura e storia ma anche di anima e Cuccio si pone come interlocutore capace in opere che hanno recepito la complessa eredità dei secoli passati.
Prendendo a prestito l'antico principio in base al quale ciò che è bello è anche buono in quanto utile alla riflessione intellettuale dell'uomo e sull'uomo (kalòs kai agathòs), possiamo sentirci autorizzati a immaginare una sorta di dialogo con queste opere, la cui fattura ricorda talvolta quella magnifica stagione dell'arte greca arcaica denominata cicladica; un'arte in cui giocava un ruolo predominante la monumentalità ma anche e soprattutto la ricerca finalizzata alla conquista dello spazio.
Ma la contemporaneità delle opere in mostra che maggiormente si ispirano ad antiche ere, ci viene ricordata dal loro essere senza testa: questi potenti busti acefali non hanno un volto quasi a significare l'inevitabile cesura che ci separa da un epoca in cui era possibile misurarsi tout court con l'universale. Ed è qui che la narrazione prende un'altra possibile direzione e ci invita ad attardarci di fronte alle belle teste muliebri, realizzate con veloce tratto nervoso e che rimandano agli stilemi di grandi protagonisti della scultura contemporanea quali Messina o Manzù.
Nella mio museo ideale annovero senz’altro alcune opere di questo scultore siciliano: le immagino in una stanza senza pareti, avvolta in quella luce abbacinate del mezzogiorno mediterraneo che già i Greci avevano individuato come l'ora della magia, delle allucinazioni, delle streghe, della mezzanotte nel Nord Europa. E in questa cornice irreale, quasi a farmi da guida verso la realtà, queste grandi sculture, immote eppure dinamiche, severe eppure con una loro sensualità, contemporanee eppure antiche. Antiche come l'archetipo che esse incarnano, che continua ad essere presente in noi e che sempre ci incanta: l'uomo.
Elisabetta Polezzo
Cenni biografici dell’artista
Giuseppe Cuccio , conseguito il diploma del liceo classico e il diploma dell’Accademia di Belle Arti nella sezione scultura ,oggi è docente per la materia Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico “Damiani Almeyda” di Palermo. Ha partecipato ad alcune mostre in Italia e all’estero, tra i diversi riconoscimenti è stato premiato a Milano “artista dell’anno 2009” ( Premio delle Arti Premio della Cultura) . La sua ricerca espressiva è comprensiva della scultura della pittura della grafica e del disegno .Sue opere sono in dotazione in collezioni private ed in musei.
L'artista vive ed opera tra Milano e Palermo, telefono - 3384503505
e-mail: cucciogiuseppe@libero.it.
Biografia del curatore
Elisabetta Polezzo, laureata in grammatica latina presso l'Universita degli Studi di Milano e gia' docente di lettere presso vari Licei classici di Milano, riveste da anni l'incarico di responsabile delle mostre presso l'Acquario civico di Milano.
Curatrice di numerose esposizioni, ha pubblicato una breve storia dell'Acquario (in "Quaderni della Civica Stazione idrobiologia di Milano"), una biografia sull'architetto Sebastiano Locati (Sebastiano Locati e l'Acquario dell'Esposizione Internazionale di Milano del 1906 pubblicato per i tipi della Guerini ) nonche' gli atti di vari interventi svolti in convegni specializzati sui temi dell'acqua.
Il suo ultimo lavoro, dal titolo "Nel mito delle Sirene: da creature mostruose a simboli di seduzione", e' attualmente in corso di pubblicazione.
Ho conosciuto Giuseppe Cuccio in occasione della mostra "Forme sul mare" tenutasi all'Acquario di Milano nel mese di giugno del 2011 e le sue opere si sono rivelate da subito coinvolgenti ed evocatrici di epoche a me care.
I poderosi ed essenziali torsi maschili e le scabre forme femminili, sono per precisa scelta privi sin dall'origine di quel colore che da analoghe opere della Grecia arcaica solo la corrosione del tempo ha gradualmente eliminato.
La purezza delle linee, la cui segreta armonia risiede nella sapiente arte del togliere materia la dove superflua, è il frutto di un'elaborazione intellettuale che all'ideale antico si rifà pur senza averne il medesimo nutrimento culturale.
Lo sguardo del contemporaneo che si volge indietro contiene la consapevolezza del proprio tempo e crea qualcosa di prepotentemente originale pur nel solco di una salda tradizione.
L'opera dello scultore racconta allora un raffinato gioco di rimandi culturali che proprio nel chiaroscuro delle citazioni antiche trova la sua strada. Quella narrata da Cuccio e' una storia di forme, anzi di una forma, la stessa attorno alla quale sono state fatte riflessioni millenarie e si sono avvicendate innumerevoli declinazioni di pensiero: la forma dell'uomo.
La sua è una riflessione sull'uomo, sulla corporeità che prende vita nello spazio e va a 'incarnarsi' nella pietra, nel bronzo, nella terracotta o nel gesso, preceduta da disegni in cui, che si narri la vicenda di un unico corpo o la nascita di variegati sintagmi, quel che e' da subito evidente è la bellezza delle possibili composizioni plastiche poiché, come scrive Paracelso, tutti gli organi del corpo e il corpo stesso, sono solo forme-manifestazioni di stati mentali.
Le opere dello scultore dimostrano con evidenza la sua piena maturità e la sua notevole padronanza della materia.
Incanta talvolta il contrasto tra il colore rossastro e il calore della terracotta e la scabra declinazione dei volumi plastici nello spazio. Come una sorta di ossimoro stilistico, si tende ad un'esperienza materica dell'opera, ad un irresistibile invito alla percezione fisica mediante il tocco della mano.
Altre volte é la pietra, con la sua austera incompiutezza, ad invitare alla riflessione su corpi e volti senza tempo, come rimando ad un'antica ierofania.
Ma altrove, ad avere voce, é invece l'inquietudine: una chiara sensazione di tormentata bellezza che traspare dalle linee di un volto o dalla torsione di un corpo.
Cuccio si dimostra abile nel trattare linguaggi diversi e sempre a suo agio nell'utilizzare formule lessicali più strettamente legate alla classicità greca. I suoi natali siciliani lo rivelano saldamente legato ad una dimensione che non è solo cosa di cultura e storia ma anche di anima e Cuccio si pone come interlocutore capace in opere che hanno recepito la complessa eredità dei secoli passati.
Prendendo a prestito l'antico principio in base al quale ciò che è bello è anche buono in quanto utile alla riflessione intellettuale dell'uomo e sull'uomo (kalòs kai agathòs), possiamo sentirci autorizzati a immaginare una sorta di dialogo con queste opere, la cui fattura ricorda talvolta quella magnifica stagione dell'arte greca arcaica denominata cicladica; un'arte in cui giocava un ruolo predominante la monumentalità ma anche e soprattutto la ricerca finalizzata alla conquista dello spazio.
Ma la contemporaneità delle opere in mostra che maggiormente si ispirano ad antiche ere, ci viene ricordata dal loro essere senza testa: questi potenti busti acefali non hanno un volto quasi a significare l'inevitabile cesura che ci separa da un epoca in cui era possibile misurarsi tout court con l'universale. Ed è qui che la narrazione prende un'altra possibile direzione e ci invita ad attardarci di fronte alle belle teste muliebri, realizzate con veloce tratto nervoso e che rimandano agli stilemi di grandi protagonisti della scultura contemporanea quali Messina o Manzù.
Nella mio museo ideale annovero senz’altro alcune opere di questo scultore siciliano: le immagino in una stanza senza pareti, avvolta in quella luce abbacinate del mezzogiorno mediterraneo che già i Greci avevano individuato come l'ora della magia, delle allucinazioni, delle streghe, della mezzanotte nel Nord Europa. E in questa cornice irreale, quasi a farmi da guida verso la realtà, queste grandi sculture, immote eppure dinamiche, severe eppure con una loro sensualità, contemporanee eppure antiche. Antiche come l'archetipo che esse incarnano, che continua ad essere presente in noi e che sempre ci incanta: l'uomo.
Elisabetta Polezzo
Cenni biografici dell’artista
Giuseppe Cuccio , conseguito il diploma del liceo classico e il diploma dell’Accademia di Belle Arti nella sezione scultura ,oggi è docente per la materia Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico “Damiani Almeyda” di Palermo. Ha partecipato ad alcune mostre in Italia e all’estero, tra i diversi riconoscimenti è stato premiato a Milano “artista dell’anno 2009” ( Premio delle Arti Premio della Cultura) . La sua ricerca espressiva è comprensiva della scultura della pittura della grafica e del disegno .Sue opere sono in dotazione in collezioni private ed in musei.
L'artista vive ed opera tra Milano e Palermo, telefono - 3384503505
e-mail: cucciogiuseppe@libero.it.
Biografia del curatore
Elisabetta Polezzo, laureata in grammatica latina presso l'Universita degli Studi di Milano e gia' docente di lettere presso vari Licei classici di Milano, riveste da anni l'incarico di responsabile delle mostre presso l'Acquario civico di Milano.
Curatrice di numerose esposizioni, ha pubblicato una breve storia dell'Acquario (in "Quaderni della Civica Stazione idrobiologia di Milano"), una biografia sull'architetto Sebastiano Locati (Sebastiano Locati e l'Acquario dell'Esposizione Internazionale di Milano del 1906 pubblicato per i tipi della Guerini ) nonche' gli atti di vari interventi svolti in convegni specializzati sui temi dell'acqua.
Il suo ultimo lavoro, dal titolo "Nel mito delle Sirene: da creature mostruose a simboli di seduzione", e' attualmente in corso di pubblicazione.
27
gennaio 2012
Giuseppe Cuccio
Dal 27 gennaio al 12 febbraio 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL GOVERNO
Siracusa, Via Roma, 32, (Siracusa)
Siracusa, Via Roma, 32, (Siracusa)
Orario di apertura
utti i giorni 9.00-13.00/16.00-20.00
Vernissage
27 Gennaio 2012, ore 18.30
Autore
Curatore