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Katábasis
L’ideazione della mostra Katábasis nasce a conclusione del ciclo di incontri organizzati in occasione della terza edizione del progetto L’Artificio: Arte e pensiero, promosso dall’Associazione trentina il Funambolo. L’iniziativa ha costituito un’eccezionale opportunità di incontro e dialogo tra giovani professionisti (artisti e curatori) attivi nel panorama artistico trentino.
Comunicato stampa
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L’ideazione della mostra Katábasis nasce a conclusione del ciclo di incontri organizzati in occasione della terza edizione del progetto L’Artificio: Arte e pensiero, promosso dall’Associazione trentina il Funambolo. L’iniziativa ha costituito un’eccezionale opportunità di incontro e dialogo tra giovani professionisti (artisti e curatori) attivi nel panorama artistico trentino. Tra i relatori presenti, Roberto Pinto (curatore indipendente e docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Trento) e Francesca Bacci (storico dell’arte, curatrice indipendente e ricercatrice presso il Centro Interdipartimentale Mente e Cervello dell’Università degli Studi di Trento). Tema conduttore del seminario è stata la riflessione sulle ragioni attuali del fare artistico e sull’imprescindibilità della sua comunicazione come strumento per favorirne la comprensione, per vivificarne la naturale relazione con il pubblico. È stato pertanto naturale decidere di concludere questo percorso, iniziato nel novembre 2011, cercando un confronto diretto con la collettività, attraverso la progettazione e la realizzazione di una mostra.
Dell’intera produzione dei due artisti partecipanti al progetto, Jacopo Dimastrogiovanni e Christian Fogarolli, le due curatrici, Chiara Ianeselli e Isabella Merler, prendono in considerazione le opere più recenti, accostabili in virtù di un condiviso oggetto d’indagine: l’individuo. In una fase storica come quella attuale il concetto stesso di uomo è messo drammaticamente in crisi. La naturale caratterizzazione dell’essere umano come animale sociale si scontra, di fatto, con la deviazione dello stesso verso un progressivo ed esasperato solipsismo. Difficile dunque rifuggire da una riflessione sul significato ultimo della parola “individuo”. Nella società dei post e dei twit, dei 160 caratteri e degli emoticon, la tendenza è quella di ricercare una continua e rassicurante connessione gli uni con gli altri. Al contempo, tuttavia, la realtà dei rapporti umani si rivela pervasa da uno sconcertante individualismo, che, in maniera quasi compiaciuta, si trasforma sovente in cura narcisistica del proprio interesse. L’insaziabile e ostinata ricerca di una felicità rigorosamente personalistica conduce in maniera inevitabile all’isolamento dell’individuo: muti e solitari sono i personaggi delle tele di Dimastrogiovanni e Fogarolli.
Katábasis intende quindi indagare la dualità della natura umana, senza la pretesa di fornire giudizi etici o possibili soluzioni, ma con il proposito di invitare l’osservatore a compiere una riflessione in tal senso. Anche solo semplicemente prendendone atto, attraverso il filtro della sensibilità dei due artisti. Dimastrogiovanni si interessa agli effetti psicologici che questo iato incolmabile provoca sull’individuo, del quale sonda le profondità al fine di farne emergere inquietudini e disagi; Fogarolli indaga invece l’imperscrutabile identità umana, un’identità in
dissoluzione, che nella sua materia pittorica investe non solo l’uomo del passato, ma anche quello moderno, imprigionandolo eternamente nel tempo. La ricerca di entrambi, dunque, procede in direzione verticale, come discesa: per l’uno nell’animo, per l’altro nelle profondità umane attraverso il tempo. Una catabasi appunto, da katábasis (dal greco καταβαίνω - katabaíno, letteralmente “vado giù”), un discendere, uno spingersi in profondità, in questo caso nell’abisso dell’essere umano.
La scelta dello spazio espositivo di Palazzo Salvadori si rivela funzionale al proposito di cui sopra, quello di riuscire a trasmettere allo spettatore il significato autentico, palpitante di questi lavori, attraverso la stimolazione di un coinvolgimento empatico, derivante dal porlo in condizione di compiere lui stesso una catabasi, seguendo le orme lasciate dai nostri artisti. La particolare articolazione dei locali su diversi livelli costituisce una naturale catabasi architettonica, che accompagna dal punto di vista spaziale quella condotta concettualmente ed emotivamente da Dimastrogiovanni e Fogarolli.
Dell’intera produzione dei due artisti partecipanti al progetto, Jacopo Dimastrogiovanni e Christian Fogarolli, le due curatrici, Chiara Ianeselli e Isabella Merler, prendono in considerazione le opere più recenti, accostabili in virtù di un condiviso oggetto d’indagine: l’individuo. In una fase storica come quella attuale il concetto stesso di uomo è messo drammaticamente in crisi. La naturale caratterizzazione dell’essere umano come animale sociale si scontra, di fatto, con la deviazione dello stesso verso un progressivo ed esasperato solipsismo. Difficile dunque rifuggire da una riflessione sul significato ultimo della parola “individuo”. Nella società dei post e dei twit, dei 160 caratteri e degli emoticon, la tendenza è quella di ricercare una continua e rassicurante connessione gli uni con gli altri. Al contempo, tuttavia, la realtà dei rapporti umani si rivela pervasa da uno sconcertante individualismo, che, in maniera quasi compiaciuta, si trasforma sovente in cura narcisistica del proprio interesse. L’insaziabile e ostinata ricerca di una felicità rigorosamente personalistica conduce in maniera inevitabile all’isolamento dell’individuo: muti e solitari sono i personaggi delle tele di Dimastrogiovanni e Fogarolli.
Katábasis intende quindi indagare la dualità della natura umana, senza la pretesa di fornire giudizi etici o possibili soluzioni, ma con il proposito di invitare l’osservatore a compiere una riflessione in tal senso. Anche solo semplicemente prendendone atto, attraverso il filtro della sensibilità dei due artisti. Dimastrogiovanni si interessa agli effetti psicologici che questo iato incolmabile provoca sull’individuo, del quale sonda le profondità al fine di farne emergere inquietudini e disagi; Fogarolli indaga invece l’imperscrutabile identità umana, un’identità in
dissoluzione, che nella sua materia pittorica investe non solo l’uomo del passato, ma anche quello moderno, imprigionandolo eternamente nel tempo. La ricerca di entrambi, dunque, procede in direzione verticale, come discesa: per l’uno nell’animo, per l’altro nelle profondità umane attraverso il tempo. Una catabasi appunto, da katábasis (dal greco καταβαίνω - katabaíno, letteralmente “vado giù”), un discendere, uno spingersi in profondità, in questo caso nell’abisso dell’essere umano.
La scelta dello spazio espositivo di Palazzo Salvadori si rivela funzionale al proposito di cui sopra, quello di riuscire a trasmettere allo spettatore il significato autentico, palpitante di questi lavori, attraverso la stimolazione di un coinvolgimento empatico, derivante dal porlo in condizione di compiere lui stesso una catabasi, seguendo le orme lasciate dai nostri artisti. La particolare articolazione dei locali su diversi livelli costituisce una naturale catabasi architettonica, che accompagna dal punto di vista spaziale quella condotta concettualmente ed emotivamente da Dimastrogiovanni e Fogarolli.
14
gennaio 2012
Katábasis
Dal 14 al 28 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO SALVADORI
Trento, Vicolo Dell'adige, 31, (Trento)
Trento, Vicolo Dell'adige, 31, (Trento)
Autore
Curatore