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MAD@LLAB. L’arte contemporanea incontra il Teatro
MAD Rassegna d’arte contemporanea a cura di Fabio D’Achille inaugura la collaborazione con LLAB (Laboratorio Latina), Rassegna teatrale e contenitore di attività multidisciplinari curato da Clemente Pernarella.
Comunicato stampa
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La cooperazione tra le due realtà culturali consisterà nell’affiancamento di un evento di arte contemporanea curato da Fabio D’Achille ad ogni spettacolo della Rassegna teatrale. LLAB è una “scatola” all’interno della quale troviamo tutto quanto è necessario per concepire la rinascita dell’arte teatrale nel capoluogo, tra cui progetti di formazione come la preparazione di corsi e seminari di teatro. Si tratta di un progetto che senza rifiutare il concetto di “tradizione” lo sostituisce definitivamente con quello di “innovazione”, dando vita inizialmente ad una rassegna teatrale contemporanea, per poi allargarsi alla musica, al cinema, alla danza e a tutte le forme di arte e intrattenimento. L’intento di LLAB consiste nel conferire nuova vita alla struttura del Palazzo della Cultura di Latina e nell’avvicinare la città ad uno dei suoi beni più importanti. Si punta sui giovani e su tutti coloro che vogliono avere un approccio fresco alla cultura e all’arte lontano da schemi vetusti. LLAB porta a Latina l’uomo cubo, metafora di colui che “ha in testa un nuovo teatro”. Uomini cubo si aggireranno per le strade della città incontrando gente, coinvolgendo i giovani, facendosi guardare da occhi curiosi e veicolando il messaggio di LLAB come contenitore di nuove ed innovative esperienze teatrali e artistiche.
Il primo appuntamento di questa nuova collaborazione vedrà le installazioni dell’artista informale Davide De Filippo fare da scenografia allo spettacolo teatrale di Luciano Melchionna “Dignità autonome di prostituzione”. Davide De Filippo esporrà le installazioni “Di fronte a te”, “L’immagine dentro”, “Trasformazione”, tutta una serie di lavori che nel corso degli ultimi anni si sono svolti nel fenomeno delle iniziative del Teatro di Latina e all’interno di questo spazio. Oltre a queste opere sarà esposta per la prima volta la nuova installazione “Peur de l’amour”, ultimata da pochissimi giorni.
“Di fronte a te”
“Allora penso che il linguaggio articolato, che ci hanno insegnato per indicare e descrivere le cose, non vede l'immagine onirica; il pensiero della veglia capisce soltanto la percezione della realtà materiale; la ragione comprende soltanto ciò che è figura del ricordo il movimento di cose nello spazio. Io non ho chiesto e non chiedo mai le parole che hanno chiamato «libere associazioni» perché so che il ricordo cosciente non parla. Percepisco la voce che racconta che diventa, nella mia mente, immagini che hanno parola. Il suono della mia voce rivela fantasmi e pensieri invisibili, che hanno vagato nella loro mente quando era dormiente, che diventano reali per onde sonore; le immagini delle mie parole non hanno le figure della rétina, ma sono vagito”.(...)
(Massimo Fagioli - “Mi Hanno detto...” Left/Trasformazione del 14 dicembre 2007)
“L’immagine dentro”
“Si deduce quindi che bisognerebbe (il condizionale è d'obbligo), assopirsi, lasciar fluttuare la curiosità e la sete del sapere in una dimensione "altra"; operare una conoscenza e un'auto-conoscenza libera da preconcetti, un'analisi delle immagini interne, scevre da parole che ne sintetizzano convenzionalmente il carattere, la forma, i colori. Sembrerebbe ci si debba allontanare, se non tralasciare, il raziocinio, la logica, per favorire una lettura vergine e incontaminata delle "cose", vissute o sognate, capitate o cercate. E poi lasciarle riaffiorare in superficie, ricompattarle, riportarle alla luce dell'oggi, chiuderle e memorizzarle in forme nuove per fermarle nel tempo, dotarle di toni cromatici che ne evidenzino la sorgente immateriale, illogica, immediata. Ed è qui che il pensiero prende vita”.
(Francesca Piovan)
“Trasformazione”
"Ma l’interpretazione dei sogni è linguaggio verbale, perché, ovviamente, è rapporto tra due corpi viventi. (...) E così la parola dell’interpretazione non è mai linguaggio imparato anche se
usa l’alfabeto che è stato insegnato".
(Massimo Fagioli)
“Peur de l’amour”
L’ultima opera di Davide De Filippo è sempre un’installazione, un grande telo dove il richiamo ad una rielaborazione interiore di tematiche, passioni e sentimenti inconsci è affidato al rosso, colore predominante dell’opera.
“Dignità autonome di prostituzione” è uno spettacolo tratto da un format di Betta Cianchini e del regista e drammaturgo Luciano Melchionna, che dopo diverse stagioni di successo torna in scena al Teatro Comunale “G. D’Annunzio” di Latina.
Riscrive le regole della drammaturgia, della fruizione dell’esibizione teatrale. Luciano Melchionna, regista innovativo formatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e attivo fra cinema e teatro, trasforma la performance teatrale in una merce di scambio di natura fisica alla stregua dei corpi in vendita nei bordelli e nelle vetrine dei quartieri a luci rosse. “Dignità autonome” è una “Casa chiusa” dell’Arte della recitazione, dove gli attori – come prostitute – sono alla mercé dello spettatore. E’ una forma di teatro d’avanguardia in “pillole”, incentrata sul valore delle performance brevi e per pochi spettatori al fine di creare un’inedita interazione fra pubblico e attori. Lo spettatore è protagonista in prima persona, coinvolto fin dal foyer da una banda di prostituti/e controllati dai loro protettori (tutti attori ovviamente) che lo invitano ad accedere al teatro. Sul palco arrivano i protettori a introdurre la serata e a fornire qualche piccola e semplice regola da sapere (perché senza non si capirebbe cosa fare). Lo show ha inizio. Sembrerebbe, perché in realtà lo show era già iniziato nel momento in cui lo spettatore aveva acquistato il biglietto, ricevendo in cambio 4 dollari, cioè 4 gettoni per acquistare le prestazioni degli attori-prostituti. I protettori scendono dal palco e raggiungono il centro del teatro tra prostituti/e, pubblico e cantastorie; a quel punto il pubblico inizia ad essere ammaliato dagli attori che cercano di adescarlo per vendergli la loro prestazione.
Una volta sedotto un gruppetto di pubblico, il prostituto-attore lo porta con sé nei meandri del teatro che possono essere dei camerini, degli scantinati, delle soffitte. E poi, dopo averlo fatto accomodare (a terra, in piedi, su sedie improvvisate), il prostituto-attore inizia il suo monologo. Lo spettatore però non sa quale testo sarà, quindi potrà trovarsi ad assistere ad una nenia drammatica, ad un pezzo di Shakespeare o ad una favola triste.
Il carattere provocatorio dello spettacolo nasce dalla constatazione di Melchionna che gli attori in Italia non sono tutelati: dal momento che sono sempre sottopagati, il drammaturgo/regista ha pensato di dare una vetrina a ciascuno di loro, in modo che possano guadagnare con le proprie performance, in una “casa chiusa e protetta”.
Il pubblico contatta o riscopre il senso del teatro, la sua sacralità, la sua ritualità, essendo coinvolto come spettatore/cliente, ruolo nel quale si è proposto. L’unica differenza è che non sta seduto per ore nello stesso posto, stretto claustrofobicamente tra due file. Può scegliere, muoversi, scambiare opinioni e consigli, interagire con i generi teatrali e gli attori in una relazione paritaria, fisica, reale, calda, emozionante.
Il primo appuntamento di questa nuova collaborazione vedrà le installazioni dell’artista informale Davide De Filippo fare da scenografia allo spettacolo teatrale di Luciano Melchionna “Dignità autonome di prostituzione”. Davide De Filippo esporrà le installazioni “Di fronte a te”, “L’immagine dentro”, “Trasformazione”, tutta una serie di lavori che nel corso degli ultimi anni si sono svolti nel fenomeno delle iniziative del Teatro di Latina e all’interno di questo spazio. Oltre a queste opere sarà esposta per la prima volta la nuova installazione “Peur de l’amour”, ultimata da pochissimi giorni.
“Di fronte a te”
“Allora penso che il linguaggio articolato, che ci hanno insegnato per indicare e descrivere le cose, non vede l'immagine onirica; il pensiero della veglia capisce soltanto la percezione della realtà materiale; la ragione comprende soltanto ciò che è figura del ricordo il movimento di cose nello spazio. Io non ho chiesto e non chiedo mai le parole che hanno chiamato «libere associazioni» perché so che il ricordo cosciente non parla. Percepisco la voce che racconta che diventa, nella mia mente, immagini che hanno parola. Il suono della mia voce rivela fantasmi e pensieri invisibili, che hanno vagato nella loro mente quando era dormiente, che diventano reali per onde sonore; le immagini delle mie parole non hanno le figure della rétina, ma sono vagito”.(...)
(Massimo Fagioli - “Mi Hanno detto...” Left/Trasformazione del 14 dicembre 2007)
“L’immagine dentro”
“Si deduce quindi che bisognerebbe (il condizionale è d'obbligo), assopirsi, lasciar fluttuare la curiosità e la sete del sapere in una dimensione "altra"; operare una conoscenza e un'auto-conoscenza libera da preconcetti, un'analisi delle immagini interne, scevre da parole che ne sintetizzano convenzionalmente il carattere, la forma, i colori. Sembrerebbe ci si debba allontanare, se non tralasciare, il raziocinio, la logica, per favorire una lettura vergine e incontaminata delle "cose", vissute o sognate, capitate o cercate. E poi lasciarle riaffiorare in superficie, ricompattarle, riportarle alla luce dell'oggi, chiuderle e memorizzarle in forme nuove per fermarle nel tempo, dotarle di toni cromatici che ne evidenzino la sorgente immateriale, illogica, immediata. Ed è qui che il pensiero prende vita”.
(Francesca Piovan)
“Trasformazione”
"Ma l’interpretazione dei sogni è linguaggio verbale, perché, ovviamente, è rapporto tra due corpi viventi. (...) E così la parola dell’interpretazione non è mai linguaggio imparato anche se
usa l’alfabeto che è stato insegnato".
(Massimo Fagioli)
“Peur de l’amour”
L’ultima opera di Davide De Filippo è sempre un’installazione, un grande telo dove il richiamo ad una rielaborazione interiore di tematiche, passioni e sentimenti inconsci è affidato al rosso, colore predominante dell’opera.
“Dignità autonome di prostituzione” è uno spettacolo tratto da un format di Betta Cianchini e del regista e drammaturgo Luciano Melchionna, che dopo diverse stagioni di successo torna in scena al Teatro Comunale “G. D’Annunzio” di Latina.
Riscrive le regole della drammaturgia, della fruizione dell’esibizione teatrale. Luciano Melchionna, regista innovativo formatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e attivo fra cinema e teatro, trasforma la performance teatrale in una merce di scambio di natura fisica alla stregua dei corpi in vendita nei bordelli e nelle vetrine dei quartieri a luci rosse. “Dignità autonome” è una “Casa chiusa” dell’Arte della recitazione, dove gli attori – come prostitute – sono alla mercé dello spettatore. E’ una forma di teatro d’avanguardia in “pillole”, incentrata sul valore delle performance brevi e per pochi spettatori al fine di creare un’inedita interazione fra pubblico e attori. Lo spettatore è protagonista in prima persona, coinvolto fin dal foyer da una banda di prostituti/e controllati dai loro protettori (tutti attori ovviamente) che lo invitano ad accedere al teatro. Sul palco arrivano i protettori a introdurre la serata e a fornire qualche piccola e semplice regola da sapere (perché senza non si capirebbe cosa fare). Lo show ha inizio. Sembrerebbe, perché in realtà lo show era già iniziato nel momento in cui lo spettatore aveva acquistato il biglietto, ricevendo in cambio 4 dollari, cioè 4 gettoni per acquistare le prestazioni degli attori-prostituti. I protettori scendono dal palco e raggiungono il centro del teatro tra prostituti/e, pubblico e cantastorie; a quel punto il pubblico inizia ad essere ammaliato dagli attori che cercano di adescarlo per vendergli la loro prestazione.
Una volta sedotto un gruppetto di pubblico, il prostituto-attore lo porta con sé nei meandri del teatro che possono essere dei camerini, degli scantinati, delle soffitte. E poi, dopo averlo fatto accomodare (a terra, in piedi, su sedie improvvisate), il prostituto-attore inizia il suo monologo. Lo spettatore però non sa quale testo sarà, quindi potrà trovarsi ad assistere ad una nenia drammatica, ad un pezzo di Shakespeare o ad una favola triste.
Il carattere provocatorio dello spettacolo nasce dalla constatazione di Melchionna che gli attori in Italia non sono tutelati: dal momento che sono sempre sottopagati, il drammaturgo/regista ha pensato di dare una vetrina a ciascuno di loro, in modo che possano guadagnare con le proprie performance, in una “casa chiusa e protetta”.
Il pubblico contatta o riscopre il senso del teatro, la sua sacralità, la sua ritualità, essendo coinvolto come spettatore/cliente, ruolo nel quale si è proposto. L’unica differenza è che non sta seduto per ore nello stesso posto, stretto claustrofobicamente tra due file. Può scegliere, muoversi, scambiare opinioni e consigli, interagire con i generi teatrali e gli attori in una relazione paritaria, fisica, reale, calda, emozionante.
06
gennaio 2012
MAD@LLAB. L’arte contemporanea incontra il Teatro
Dal 06 al 07 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
TEATRO G. D’ANNUNZIO
Latina, Via Andrea Costa, 8, (Latina)
Latina, Via Andrea Costa, 8, (Latina)
Vernissage
6 Gennaio 2012, ore 21.00
Autore
Curatore