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Derno Valeriani – Camminando 6
Essenzialmente vedutista, affascinato dagli impressionisti, Derno Valeriani sembra essere quasi soggiogato da un certo “crepuscolismo sentimentale”, ma la sua non è certo una pittura di maniera.
Comunicato stampa
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Derno Valeriani (Cesenatico 1945) è un pittore autodidatta (precisando che tale definizione rimarca esclusivamente la mancanza di una regolare educazione artistica e non di un’autentica vena lirica), ma dalle capacità interpretative non facilmente ritrovabili in altri artisti del suo tempo.
Fin da giovane frequenta gli studi dei più noti artisti cesenati, quali Renata Gualtieri, Walter Masotti, Luciano Caldari, Achille Medri, Ugo Pasini, ecc.
Essenzialmente vedutista, affascinato dagli impressionisti, Derno Valeriani sembra essere quasi soggiogato da un certo “crepuscolismo sentimentale”, ma la sua non è certo una pittura di maniera. Con quei colpi di spatola e pennello la sua pittura diventa atmosfera in un panorama dilatato dalla nebbia. Ma dove Valeriani risulta essere particolarmente sognante è nelle nature morte, fatte di composizioni semplici, per alcuni al limite del banale, che invece mostrano veramente tutta la sua capacità. È il caso della “treccia d’aglio” o del “fiore di cardo”, o ancora dei “fichi” o della suggestiva “granchiessa” dal nome così pienamente felliniano.
Valeriani espone per la prima volta a Ravenna, e lo fa nella Galleria AMArte.
Fiorangela Arfelli scrive di lui:
"Lontana dalle estetiche che hanno plasmato il primo ‘900, lontana dalle avanguardie, dal post-modernismo e dai media digitali, l’arte di Derno Valeriani (Cesenatico 1945) sembra emergere da un mondo ancora governato dagli dei, sopravvissuto alla contemporaneità lungo una sequenza continua i cui prodromi si collocano nel cuore del romanticismo europeo (O. Paz, Dal romanti cismo all’avanguardia), erede di una lunga tradizione che attraverso Cézanne permane fedele alla rappresentazione piana della tela con colori e forme. “Epifania” della pittura, come “epifanica” è l’estetica della visione in Joyce o in Morandi: da una patina velata di grigio in presa diretta emerge stupita, sorpresa, fragile l’anima del mondo, «senza che ci sia più niente da dire / da ricordare, più niente / se non l’aggressiva staticità di una granchiessa nel sole / due sedie vuote nel terrazzo / del glicine o lo stormire delle tende sul mare / in una giornata di vento» (S. Simoncelli, A Derno, guardando i suoi quadri).
Voci e occhi del tempo «... les sanglots longs des violons de l’automne...», l’arte di Valeriani, primitivo paradiso della creazione, ridefi nisce un dialogo tra passato e presente per redimere dalla contingenza e rispondere all’enigma dell’esistenza umana."
Fin da giovane frequenta gli studi dei più noti artisti cesenati, quali Renata Gualtieri, Walter Masotti, Luciano Caldari, Achille Medri, Ugo Pasini, ecc.
Essenzialmente vedutista, affascinato dagli impressionisti, Derno Valeriani sembra essere quasi soggiogato da un certo “crepuscolismo sentimentale”, ma la sua non è certo una pittura di maniera. Con quei colpi di spatola e pennello la sua pittura diventa atmosfera in un panorama dilatato dalla nebbia. Ma dove Valeriani risulta essere particolarmente sognante è nelle nature morte, fatte di composizioni semplici, per alcuni al limite del banale, che invece mostrano veramente tutta la sua capacità. È il caso della “treccia d’aglio” o del “fiore di cardo”, o ancora dei “fichi” o della suggestiva “granchiessa” dal nome così pienamente felliniano.
Valeriani espone per la prima volta a Ravenna, e lo fa nella Galleria AMArte.
Fiorangela Arfelli scrive di lui:
"Lontana dalle estetiche che hanno plasmato il primo ‘900, lontana dalle avanguardie, dal post-modernismo e dai media digitali, l’arte di Derno Valeriani (Cesenatico 1945) sembra emergere da un mondo ancora governato dagli dei, sopravvissuto alla contemporaneità lungo una sequenza continua i cui prodromi si collocano nel cuore del romanticismo europeo (O. Paz, Dal romanti cismo all’avanguardia), erede di una lunga tradizione che attraverso Cézanne permane fedele alla rappresentazione piana della tela con colori e forme. “Epifania” della pittura, come “epifanica” è l’estetica della visione in Joyce o in Morandi: da una patina velata di grigio in presa diretta emerge stupita, sorpresa, fragile l’anima del mondo, «senza che ci sia più niente da dire / da ricordare, più niente / se non l’aggressiva staticità di una granchiessa nel sole / due sedie vuote nel terrazzo / del glicine o lo stormire delle tende sul mare / in una giornata di vento» (S. Simoncelli, A Derno, guardando i suoi quadri).
Voci e occhi del tempo «... les sanglots longs des violons de l’automne...», l’arte di Valeriani, primitivo paradiso della creazione, ridefi nisce un dialogo tra passato e presente per redimere dalla contingenza e rispondere all’enigma dell’esistenza umana."
07
gennaio 2012
Derno Valeriani – Camminando 6
Dal 07 al 28 gennaio 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA AMARTE
Ravenna, Via Alfredo Baccarini, 20, (Ravenna)
Ravenna, Via Alfredo Baccarini, 20, (Ravenna)
Orario di apertura
da domenica a venerdì ore 16-19.30
sabato ore 10-12.30 e 16-17.30
su appuntamento tel 3284612194
Vernissage
7 Gennaio 2012, ore 18
Autore
Curatore