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Lea Chiodo – McLuhan e altre storie
Nel centenario della nascita di Marshall McLuhan (Edmonton, Canada 21 luglio 1911 – 31 dicembre 1980), la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Franceschi, propone una mostra antologica di Lea Chiodo, artista ligure che opera dagli anni Settanta.
Comunicato stampa
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Nel centenario della nascita di Marshall McLuhan (Edmonton, Canada 21 luglio 1911 – 31 dicembre 1980), la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Villa Franceschi, propone una mostra antologica di Lea Chiodo, artista ligure che opera dagli anni Settanta.
Nelle oltre 50 opere che datano dal 1978 a oggi e che saranno esposte a Villa Mussolini dal 17 dicembre all’8 gennaio prossimi, viene ricostruito il percorso artistico dell’artista, fortemente segnato da una poetica rivolta all’analisi del cambiamento delle immagini nell’era dei media, dalla televisione ai giornali. Inoltre è centrale nel discorso di Lea Chiodo il rapporto con la fotografia, altro media sempre più diffuso e invasivo. La pittrice infatti realizza dei dipinti in cui i grandi personaggi della storia e dello spettacolo, o della storia dell’arte, vengono visti come affiorare ad una di parole, titoli di quotidiani o attraverso la nebulosa dei pixel televisivi. Il messaggio è proprio quello lanciato dal sociologo canadese McLuhan, che ormai la realtà è costituita dai media, la comunicazione é prevalente su tutto, anche sulle verità. Per questo l’attenzione è stata dedicata alla fine degli anni Settanta alla fotografia come sorgente di realtà.
La pittura sembra inchinarsi ad un media che già all’epoca della sua scoperta a metà dell’Ottocento, aveva messo a soqquadro l’arte del tempo. Ma proprio la fotografia è diventata progressivamente uno strumento non solo di indagine del mondo, ma si è sovrapposta al mondo stesso. Poi la rivoluzione dei media elettronici, la televisione in primo luogo, ha ulteriormente creato una sfera di segni completamente autosufficiente, qualcosa di autonomo e parallelo alla realtà.
Come ha scritto McLuhan ne “la sposa meccanica” negli anni Cinquanta, “La pubblicità è la più grande forma d’arte del ventesimo secolo, e la pubblicità si è introdotta nelle case e nella quotidianità delle persone attraverso i media.
Lea Chiodo appartiene a quella seconda generazione di artisti che ha compreso la lezione della popular art ma sposta il discorso sul rapporto interno della fotografia, con l’idea che ormai la realtà è sempre e solo rappresentata, che la distanza con il reale è definitiva.
I suoi lavori iniziali da cui parte l’intera serie chiamata non a caso “Fotografie senza luce” sono l’elaborazione di un processo interno in cui la foto di famiglia, la foto ricordo diventa oggetto di una traduzione in pittura. Non parte subito con lo sguardo sul mondo contemporaneo dei miti, dei personaggi famosi, delle star dello stesso sistema artistico, ma sfrutta la capacità tecnica per iniziare a creare un universo il cui l’arte è trasformazione e sguardo dell’esistente. Anche la scelta di non dare dei titoli singoli alle opere, sposta il problema proprio alla serialità della comunicazione.
L’arte evidenzia il lato segreto della tecnologia, il suo valore sociale che muta i rapporti tra le persone e chi detiene il potere degli strumenti di comunicazione.
La mostra di Lea Chiodo si inserisce nel programma espositivo poliennale di Villa Franceschi che dalla stagione 2011 coinvolge anche Villa Mussolini, con eventi artistici di particolare prestigio.
Con questa iniziativa e con la mostra dedicata a Lucio Saffaro ancora in corso, si avvicina alla chiusura un’annata particolarmente ricca di eventi per la Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea.
Nelle oltre 50 opere che datano dal 1978 a oggi e che saranno esposte a Villa Mussolini dal 17 dicembre all’8 gennaio prossimi, viene ricostruito il percorso artistico dell’artista, fortemente segnato da una poetica rivolta all’analisi del cambiamento delle immagini nell’era dei media, dalla televisione ai giornali. Inoltre è centrale nel discorso di Lea Chiodo il rapporto con la fotografia, altro media sempre più diffuso e invasivo. La pittrice infatti realizza dei dipinti in cui i grandi personaggi della storia e dello spettacolo, o della storia dell’arte, vengono visti come affiorare ad una di parole, titoli di quotidiani o attraverso la nebulosa dei pixel televisivi. Il messaggio è proprio quello lanciato dal sociologo canadese McLuhan, che ormai la realtà è costituita dai media, la comunicazione é prevalente su tutto, anche sulle verità. Per questo l’attenzione è stata dedicata alla fine degli anni Settanta alla fotografia come sorgente di realtà.
La pittura sembra inchinarsi ad un media che già all’epoca della sua scoperta a metà dell’Ottocento, aveva messo a soqquadro l’arte del tempo. Ma proprio la fotografia è diventata progressivamente uno strumento non solo di indagine del mondo, ma si è sovrapposta al mondo stesso. Poi la rivoluzione dei media elettronici, la televisione in primo luogo, ha ulteriormente creato una sfera di segni completamente autosufficiente, qualcosa di autonomo e parallelo alla realtà.
Come ha scritto McLuhan ne “la sposa meccanica” negli anni Cinquanta, “La pubblicità è la più grande forma d’arte del ventesimo secolo, e la pubblicità si è introdotta nelle case e nella quotidianità delle persone attraverso i media.
Lea Chiodo appartiene a quella seconda generazione di artisti che ha compreso la lezione della popular art ma sposta il discorso sul rapporto interno della fotografia, con l’idea che ormai la realtà è sempre e solo rappresentata, che la distanza con il reale è definitiva.
I suoi lavori iniziali da cui parte l’intera serie chiamata non a caso “Fotografie senza luce” sono l’elaborazione di un processo interno in cui la foto di famiglia, la foto ricordo diventa oggetto di una traduzione in pittura. Non parte subito con lo sguardo sul mondo contemporaneo dei miti, dei personaggi famosi, delle star dello stesso sistema artistico, ma sfrutta la capacità tecnica per iniziare a creare un universo il cui l’arte è trasformazione e sguardo dell’esistente. Anche la scelta di non dare dei titoli singoli alle opere, sposta il problema proprio alla serialità della comunicazione.
L’arte evidenzia il lato segreto della tecnologia, il suo valore sociale che muta i rapporti tra le persone e chi detiene il potere degli strumenti di comunicazione.
La mostra di Lea Chiodo si inserisce nel programma espositivo poliennale di Villa Franceschi che dalla stagione 2011 coinvolge anche Villa Mussolini, con eventi artistici di particolare prestigio.
Con questa iniziativa e con la mostra dedicata a Lucio Saffaro ancora in corso, si avvicina alla chiusura un’annata particolarmente ricca di eventi per la Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea.
17
dicembre 2011
Lea Chiodo – McLuhan e altre storie
Dal 17 dicembre 2011 all'otto gennaio 2012
arte contemporanea
Location
VILLA MUSSOLINI
Riccione, Via Milano, 31, (Rimini)
Riccione, Via Milano, 31, (Rimini)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 14 alle 19
Vernissage
17 Dicembre 2011, h 17
Autore
Curatore