15 aprile 2010

fino al 2.V.2010 Micol Assaël Bolzano, Museion

 
Luci e ombre. Il candore del cielo d’Islanda e le fosche tinte delle miniere di carbone siberiane. Disegni che si imprimono su formule, schemi, annotazioni scientifiche. Un perfetto connubio fra arte e scienza...

di

Il tutto nasce da un sogno d’artista,
evanescente come una nuvola. Fomuška è una macchina a vapore, la minaccia di una scarica elettrica di
grandi dimensioni, di un fulmine che potrebbe nascere fra due nuvole. Come il
protagonista de Il Codice di Perelà, è una creatura fatta di fumo, imprevedibile e affascinante, che
spinge gli spettatori a sentimenti contrastanti ed estremi, fino alle soglie
del pericolo e della paura. Per questa stessa capacità d’indagine degli stati
emotivi più profondi, si spiega nel titolo dell’opera l’assonanza con i nomi
dei personaggi di Dostoevskij.
Micol Assaël
(Roma, 1979) è solita ricreare queste
condizioni che si ripercuotono come forze invisibili sui corpi degli
spettatori, involontari agenti dell’azione. Andando al di là della Body Art
anni ’70, la sua azione passa attraverso lo spazio, che agisce come un fattore
oppressivo e claustrofobico sul corpo. Uno spazio modificato, un campo
magnetico capace di attrarre e respingere.
Al Museion l’ambientazione solitamente rarefatta
delle installazioni di Assaël viene contraddetta dalla forza plastica di Fomuška, che assume le sembianze di una scultura
piramidale. Un carico di tradizione e storia dell’arte che, non a caso,
rappresenta uno dei trait d’union di tutta la mostra.
Micol Assaël - Fomuška - 2009 - alluminio, vaporizzatore, tanica, generatore di alta tensione - courtesy l’artista & Galleria Zero..., Milano & Johann König, Berlino - photo Ivo Corrà
Dallo stato di stress psico-fisico, in cui
lo spettatore sperimenta su di sé una perdita di controllo e d’identità,
avvertendo la presenza di forze ignote, nella seconda stanza si approda alla
calma di un allestimento minimale.
A dominare l’estensione spaziale è una
luce bianca che non può prescindere dal suo contrario: “La sopraggiunta
unità drammatica di luce e ombra
”. Micol Assaël riconosce nel Caravaggio, così come viene letto da Roberto Longhi,
uno dei punti di partenza fondamentali della sua ricerca. È un bianco che
cattura la luce come quello di un Velázquez.
Inner disorder
mostra una serie di disegni contenuti in
vetrine. Fogli leggeri, disegni a matita bianca su fogli bianchi. Sono forme
biomorfe impregnate di luce e mai uguali a se stesse, la cui visibilità dipende
necessariamente dalle condizioni d’illuminazione. È il bianco dell’Islanda
contrapposto al nero delle miniere di carbone della Siberia. In Free Fall in
the Vortex of Time
, le
stesse immagini embrionali si mutano in nero, contrassegnando tutte le pagine
di un libro di argomento scientifico posto su un piedistallo all’interno di un
gabbiotto da luna park.
Micol Assaël - Fomuška - veduta dell’installazione presso Museion, Bolzano 2010 - photo Ivo Corrà
In un connubio fra arte e vita, i viaggi e
i posti visitati, assieme alle musiche che li hanno accompagnati, riaffiorano
in questi disegni. Ma è ancora la scienza a essere rievocata. Il dubbio di San
Tommaso, il cui nome è la traduzione di Fomuška, necessita della verifica del metodo
scientifico attraverso schemi, disegni e formule che invadono l’ambiente
asettico del Museion.
La componente site specific emerge. Il white
cube
influenza con la sua
luce, trasformando il progetto del wall drawing alla parete da nero in bianco:
matita e inchiostro di china bianchi disegnano su una fotocopia di schemi
elettrici trovati dall’artista in una fabbrica di cioccolato di Mosca. Una
forma ai primordi del disegno.

articoli correlati
L’intervento
all’Edicola Notte di Roma
Personale
da Zero…
Vitamine
in 3D

antonella palladino
mostra visitata il 6 febbraio 2010


dal 6 febbraio al 2 maggio 2010
Micol Assaël – Fomuška
Museion
Via Dante, 6 – 39100 Bolzano
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0471312448; fax +39 0471223412; info@museion.it;
www.museion.it

[exibart]


11 Commenti

  1. Arte Povera 2000. O meglio cosa farebbe oggi un calzolari. E’ incredibile come Micol fosse piu’ fresca nei suoi primi passi, e ora, sottoposta ad una storicizzazione forzata, sembra gia’ tutto finito e definito. E ha 30 anni. Se le grandi opere si lasciano guardare, i lavori piu’ piccoli sono imbarazzanti per il loro ripercorrere percorsi spuntati. La sensazione e’ quella di un vecchio che si “aggiorna” correndo sul posto. E quindi questi giovani propongono un forma di artigianato. E non basta caricare certe soluzioni con teorie scientifiche ruffiane e saccienti.

  2. Non credo che sia inutile. Anche lei è stata fagocitata e pesantemente influenzata da alcune dinamiche che tagliano le gambe. Dicesi: “storicizzazione precoce”. Alcune sue soluzioni funzionano, ma risultano sempre un upgrade dell’arte povera. L’evoluzione delle macchine di refrigerazione di pier paolo calzolari. Bisognerebbe aprire gli occhi su questo. E non farsi distrarre dal coinvolgimento dell’ingeniere russo.

    Molti giovani creano semplicemente immaginari che “funzionano” nella misura in cui li conosciamo già. E quindi un artigianato dell’arte contemporanea. La stragrande maggioranza degli operatori teme di rilevare questa cosa per paura di perdere il proprio stipendio. Mentre non c’è da avere paura, una delle sfide della contemporaneità è azzardare piccoli saltelli nel vuoto. In particolare in italia, questi “saltelli” vengono fatti dai più maturi, perchè i giovani sono precarizzati. I figli di pier luigi celli hanno ereditato un sistema che li tiene in scacco. Spesso sono complessati verso l’estero (come se questi fosse la mecca, e come se estero non volesse dire fatica e stress). Spesso sono svogliati e superficiali nell’abbracciare un certa cultura giovanilistica del tutto può andare (relativismo più o meno intelligente).

    Anche quando iscritti alla “nonni genitori foundation”, e finanziati dai loro padri, tentennano impauriti, senza slanci e senza tensioni. Non fatemi sempre fare i nomi….per favore.

  3. a parte l’offesa.
    concordo.
    potrà anche essere arrivata al Caravaggio dal Longhi, ma quali giri mentali ci sono? quale presunzione? sono serafiche celebrazioni per sostenere una grande senso di vuoto. Contenuti appiccicati, non sentiti. Ho visto la mostra durante l’inaugurazione e ho provato una grande sonnolenza e anche noia. ma è un sentire personale, non saprei quali altre corde può toccare un lavoro così pretenzioso. Era meglio qualche anno fa perché più vera. Amavo molto il suo lavoro. Adesso illustra delle idee post-convenzionali facendo il verso alla scienza, ma i veri addetti ai lavori si fanno due risate.mah!
    e poi la struttura è pure brutta.
    e chissà poi dove hanno visto Velázquez…

  4. sì, concordo con marghareta. Il sistema serve per convincere tutti che il re non è nudo. Credo che il sistema abbia una sua utilità, e non si può fermare e chiudere musei e riviste perchè non c’è il fottuto artista che piace a luca rossi. Cerca di fare il meglio con quello che c’è, e con quello che conviene.

    Spesso però ci propinano una stato di illusione-delusione collettiva. Questo fa venire il nervoso. Perchè se uno vede le cose con lucidità allora meglio un momento di vuoto. Anche perchè quando sei leale con l’arte questa rinasce anche dal vuoto. La maggioranza però ha paura di questo vuoto e preferisce mettere tutto sotto il tappeto. Meglio non guardare la realtà e la propria natura. Se costoro si accontentano di un’ arte (leggi vita) a metà, bene per loro.

  5. Anche Ruth Ann Fredenthal sostiene di aver trovato la sua poetica studiando Michelangelo. Chissà cosa spinge gli artisti a fare certe dichiarazioni e i giornalisti a raccoglierle senza spiegarle.

  6. “Il candore del cielo d’Islanda e le fosche tinte delle miniere di carbone siberiane…”,
    leggere queste parole ripensando all’enorme nuvola di cenere del vulcano islandese Eyjafjallajokull che oscura i cieli d’Europa ci fa pensare alle straordinarie capacità profetiche di Cassandra/Micol Assaël, l’artista che quasi neanche nata era già multibiennalizzata; se fossi uno dei curatori dei musei napoletani eviterei però di invitarla a fare progetti sul Vesuvio e la pittura di Caravaggio(non c’entra niente, ma cosa importa? perché invece Roberto Longhi c’entra? e poi che letteratura critica vecchia per un’artista così giovane…); gli intraprendenti curatori napoletani saranno in grado di capire i rischi della cosa? Ah, saperlo, saperlo…

  7. Ho presenziato personalmente all’evento e ho trovato l’intera mostra profondamente deprimente, inutile e avvilente. Ma qualcuno mi può spiegare come fa un gallerista come Paolo Zani a sostenere un’artista che con l’arte non ha nulla a che fare?

  8. La realtà è che questa artista sarà una delle protagoniste dell’arte dei tempi che verranno indipendentemente da quello che proporrà. L’attore principale dell’arte è il sistema, gli artisti sono un pretesto, sono necessari in qualità di produttori ma il loro prodotto è assolutamente ininfluente. Quindi inutile perdere tempo con la critica, a meno che non facciate parte del sistema e riceviate in cambio una qualche forma di profitto.

  9. Poi va detto che questa installazione affetta da gigantismo è davvero lontana da “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi a cui viene associata, le manca la leggerezza, il non-senso del mondo e delle sue leggi, la critica sarcastica al potere e ai suoi meccanismi, alle fortune che si fanno e si disfano negli umori mutevoli del popolo e di chi lo governa. Questa grande, roboante, trionfalistica macchina inutile, ma non troppo (a lei è utile, eccome), che manca dell’ironia intellettuale di Munari o della forza critica al mondo industriale dadaista, pare essere l’esatto corrispettivo di un’arte al centro del potere di certi (non tutti, ci mancherebbe) grandi monumenti celebrativi (scultura lingua morta…) della statuaria tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale, il problema è che non si vedono né Nietzsche, né Schopenauer, né de Chirico a gettare una luce di rivelazione sull’enigma “sabaudi ano” di certi monumenti delle piazze della Torino di “Ecce Homo”; qui abbiamo solo uno sterile, perpetuato, accademismo di una presunta idea malintesa di avanguardia che ha completamente smarrito e sovvertito la sua missione innovativa di critica e di trasformazione di certi linguaggi consolidati e consunti. Il riferimento a Caravaggio e a Longhi appare poi davvero ridicolo, mi spiace ma è così, forse l’artista ha diritto di avanzarlo, ma noi abbiamo il diritto di riderci sopra, del resto non aveva parlato il padre delle avanguardie Marinetti della voluttà di essere fischiati? Allora se la Micol si beccasse qualche pernacchietta in stile Totò ed Eduardo potrebbe essere contenta, in quel caso sì che sarebbe pienamente dentro a un’operazione futurista degna di Palazzeschi…, sarà avanguardisticamente autoironica e non si offenderà la nostra multibiennalizzata? Ah, saperlo…saperlo…

  10. dal citazionismo buttato li’ (tanto in quale lavoro non si puo’ parlare di luce, buio, frasi intercambiabili per ogni artista), e vai col Caravaggio! poi un po’ di inglese, wall drawing ecc, un po’di pseudo ricerca acculturata e vai con un bel testo critico standard in cui la critica non esiste. Qui si gradisce enormemente TUTTO.
    Specialmente di certi artisti o di certe gallerie non si puo’ parlar male. Del resto poi con loro si aspira a lavorare…
    Figo, Caravaggio buttato li’ non lo sentivo dai tempi di Telemarket!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui