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Laura Zanolli – Taguelmoust
Laura Zanolli, artista, nella sua ricerca personale sulla tematica del tempo, nel corso di viaggi nel Sahara, ha approfondito ulteriormente la sua “recherche” con installazioni fotografiche dedicate alla comunità Tuareg, da secoli padrona di “una terra che odia l’ombra e l’acqua”: poesia Tuareg.
Comunicato stampa
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TAGUELMOUST
Taguelmoust è il copricapo degli uomini Tuareg, "gli uomini blu". Da questo termine prende il titolo la mostra fotografica di Laura Zanolli.
LAURA ZANOLLI, pittrice, nella sua personale ricerca artistica sulla tematica del tempo, nel corso di viaggi nel Sahara, ha approfondito ulteriormente la sua “recherche” con installazioni fotografiche dedicate al popolo Tuareg, da secoli padrone di "una terra che odia l'ombra e l'acqua", come da una loro poesia.
Sabato 17 dicembre alle ore 16,30 presso la Galleria Spazio 6, via S. Maria in Organo 6, Verona, inaugurazione di una mostra con installazioni fotografiche effettuate nel deserto del Sahara Libico ed Algerino da Laura Zanolli.
Il giorno dell’inaugurazione sarà presente una comunità TUAREG che allestirà una tenda sotto la quale offrirà il tè ed il couscous e darà l’occasione di conoscere la cultura e le tradizioni del popolo che per secoli è stato l’unico a conoscere i segreti di un territorio così inospitale.
“Le mie impronte accanto alle tamerici ho lasciato, il soffio del vento le porterà con sé… ho visto l’acacia fiorita e sotto la sua ombra ho riposato”.
“Quando lo sguardo si perde fra rocce e sabbie, quando il vento caldo avvolge il respiro o il freddo della notte accompagna i miei sogni, quando i miei piedi nudi camminano alla luce delle stelle sento il piacere che ogni persona dovrebbe sentire cucito assieme alla pelle: la sensazione della LIBERTÀ”.
“Nel deserto nulla si spreca, si impara ad usare lo stretto necessario, il superfluo è un peso inutile… Ecco, in quei luoghi vi è l’essenza della vita”.
TUAREG
Durante il mio primo viaggio una domanda è affiorata dalle mie labbra: e… i Tuareg?...”
Una risposta da parte del mio interlocutore mi ha lasciata molto perplessa: “I Tuareg? Non ci sono più!” Qualche cosa si è mossa all’interno del mio corpo una smorfia di incredulità ed ho iniziato ad informarmi ed a cercare il motivo di questa risposta.
Perché questo popolo padrone di questi territori inaccessibili a molti “non c’è più”?
Ho avuto notizie da varie persone e poi con la lettura di due libri sono riuscita a capire questo mondo dimenticato.
L’autore (*) era un Tuareg , nato quando il Sahara era soggetto alla Francia: leggendo ciò che ha scritto sulle vicende del suo popolo, il deserto è penetrato ancora di più nei miei occhi e nel mio cuore.
Il popolo Tuareg c’è ancora, è cambiata la loro vita per fattori legati alla storia recente, non è più un popolo che liberamente si muove nel deserto perché sono nate nuove geografie. In quel territorio dove fino a pochi decenni fa era impossibile inoltrarsi, ora ci si muove più facilmente con le Jeep. Comunque sono sempre dei Tuareg che le guidano perché solamente loro conoscono le piste: sino a poco tempo fa le percorrevano con i cammelli per trasportare le merci da nord a sud e viceversa . Parlando con loro, ho saputo che a tutt’oggi le loro carovane partono nei mesi più adatti per viaggiare nel deserto (da settembre a novembre), dal nord del Niger attraversano il deserto per trasportare il sale: le “carovane del sale”. Il viaggio dura più di un mese portando con se il suo carico prezioso.
Alcuni giovani sono tentati di cambiare la loro vita e di fermarsi attratti dal cambiamento, ma pensano alla loro terra natia e magari alla loro donna rimasta ad attenderli, e proprio questo è il significato di una delle poesie che sono riportate nel pieghevole a disposizione durante la mostra fotografica.
Al termine dell’ultimo viaggio ho avuto l’incontro fortuito con centinaia di cammelli provenienti dal Ciad: accompagnati da Tuareg andavano verso Sebha (Libia) una lunga carovana particolarmente silenziosa: il cammello ha un passo lieve e s’appoggia sul terreno in modo “molleggiato”, i cammellieri camminano accanto a loro e con loro dividono le notti ed i giorni di un lungo viaggio.
I Tuareg vivevano liberi nel deserto del Sahara, avevano creato una cultura e tradizioni particolari.
La conoscenza che oggi si ha della lingua parlata dai Tuareg è dovuta in gran parte a Padre Charles de Foucauld che la studiò e descrisse tramandandola ai posteri. Tamahk o tamajaq o tamagiak è il nome della lingua usata al nord (Hoggar e Tassili) e tamascek è il nome della variante usata nel Niger –Sudan (Air e Adrar).
Nonostante la povertà del lessico, la lingua dei Tuareg è complessa, difficile, con molte sfumature e con una sintassi precisa e complicata: essa è l’unica fra le lingue bèrbere alla quale corrisponda una propria scrittura, anche se rudimentale, ora raramente usata, chiamata tifinar.
(*) MANO DAYAK: Sono nato con la sabbia negli occhi ( ed. EMI)
(*) MANO DAYAK: Tuareg ( ed. EMI)
La mostra sarà presentata da Nadia Melotti.
Ospite dell’evento: l’assessore alla Cultura del Comune di Verona, Erminia Perbellini.
Taguelmoust è il copricapo degli uomini Tuareg, "gli uomini blu". Da questo termine prende il titolo la mostra fotografica di Laura Zanolli.
LAURA ZANOLLI, pittrice, nella sua personale ricerca artistica sulla tematica del tempo, nel corso di viaggi nel Sahara, ha approfondito ulteriormente la sua “recherche” con installazioni fotografiche dedicate al popolo Tuareg, da secoli padrone di "una terra che odia l'ombra e l'acqua", come da una loro poesia.
Sabato 17 dicembre alle ore 16,30 presso la Galleria Spazio 6, via S. Maria in Organo 6, Verona, inaugurazione di una mostra con installazioni fotografiche effettuate nel deserto del Sahara Libico ed Algerino da Laura Zanolli.
Il giorno dell’inaugurazione sarà presente una comunità TUAREG che allestirà una tenda sotto la quale offrirà il tè ed il couscous e darà l’occasione di conoscere la cultura e le tradizioni del popolo che per secoli è stato l’unico a conoscere i segreti di un territorio così inospitale.
“Le mie impronte accanto alle tamerici ho lasciato, il soffio del vento le porterà con sé… ho visto l’acacia fiorita e sotto la sua ombra ho riposato”.
“Quando lo sguardo si perde fra rocce e sabbie, quando il vento caldo avvolge il respiro o il freddo della notte accompagna i miei sogni, quando i miei piedi nudi camminano alla luce delle stelle sento il piacere che ogni persona dovrebbe sentire cucito assieme alla pelle: la sensazione della LIBERTÀ”.
“Nel deserto nulla si spreca, si impara ad usare lo stretto necessario, il superfluo è un peso inutile… Ecco, in quei luoghi vi è l’essenza della vita”.
TUAREG
Durante il mio primo viaggio una domanda è affiorata dalle mie labbra: e… i Tuareg?...”
Una risposta da parte del mio interlocutore mi ha lasciata molto perplessa: “I Tuareg? Non ci sono più!” Qualche cosa si è mossa all’interno del mio corpo una smorfia di incredulità ed ho iniziato ad informarmi ed a cercare il motivo di questa risposta.
Perché questo popolo padrone di questi territori inaccessibili a molti “non c’è più”?
Ho avuto notizie da varie persone e poi con la lettura di due libri sono riuscita a capire questo mondo dimenticato.
L’autore (*) era un Tuareg , nato quando il Sahara era soggetto alla Francia: leggendo ciò che ha scritto sulle vicende del suo popolo, il deserto è penetrato ancora di più nei miei occhi e nel mio cuore.
Il popolo Tuareg c’è ancora, è cambiata la loro vita per fattori legati alla storia recente, non è più un popolo che liberamente si muove nel deserto perché sono nate nuove geografie. In quel territorio dove fino a pochi decenni fa era impossibile inoltrarsi, ora ci si muove più facilmente con le Jeep. Comunque sono sempre dei Tuareg che le guidano perché solamente loro conoscono le piste: sino a poco tempo fa le percorrevano con i cammelli per trasportare le merci da nord a sud e viceversa . Parlando con loro, ho saputo che a tutt’oggi le loro carovane partono nei mesi più adatti per viaggiare nel deserto (da settembre a novembre), dal nord del Niger attraversano il deserto per trasportare il sale: le “carovane del sale”. Il viaggio dura più di un mese portando con se il suo carico prezioso.
Alcuni giovani sono tentati di cambiare la loro vita e di fermarsi attratti dal cambiamento, ma pensano alla loro terra natia e magari alla loro donna rimasta ad attenderli, e proprio questo è il significato di una delle poesie che sono riportate nel pieghevole a disposizione durante la mostra fotografica.
Al termine dell’ultimo viaggio ho avuto l’incontro fortuito con centinaia di cammelli provenienti dal Ciad: accompagnati da Tuareg andavano verso Sebha (Libia) una lunga carovana particolarmente silenziosa: il cammello ha un passo lieve e s’appoggia sul terreno in modo “molleggiato”, i cammellieri camminano accanto a loro e con loro dividono le notti ed i giorni di un lungo viaggio.
I Tuareg vivevano liberi nel deserto del Sahara, avevano creato una cultura e tradizioni particolari.
La conoscenza che oggi si ha della lingua parlata dai Tuareg è dovuta in gran parte a Padre Charles de Foucauld che la studiò e descrisse tramandandola ai posteri. Tamahk o tamajaq o tamagiak è il nome della lingua usata al nord (Hoggar e Tassili) e tamascek è il nome della variante usata nel Niger –Sudan (Air e Adrar).
Nonostante la povertà del lessico, la lingua dei Tuareg è complessa, difficile, con molte sfumature e con una sintassi precisa e complicata: essa è l’unica fra le lingue bèrbere alla quale corrisponda una propria scrittura, anche se rudimentale, ora raramente usata, chiamata tifinar.
(*) MANO DAYAK: Sono nato con la sabbia negli occhi ( ed. EMI)
(*) MANO DAYAK: Tuareg ( ed. EMI)
La mostra sarà presentata da Nadia Melotti.
Ospite dell’evento: l’assessore alla Cultura del Comune di Verona, Erminia Perbellini.
17
dicembre 2011
Laura Zanolli – Taguelmoust
Dal 17 al 30 dicembre 2011
fotografia
Location
SPAZIO 6
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a Sabato ore 16,30-19,30
Domenica su appuntamento.
Vernissage
17 Dicembre 2011, ore 16,30
Autore
Curatore