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Giuseppe Manigrasso
Ciò che è maggiormente evidente,in questi suoi ritratti di amici e colleghi,è la materia scabra e ruvida di cui sono composti.Una materia raffinatissima che contrasta con la plastica morbidezza della creta e che si presenta come pietrosa o come–più raramente–metallizzata o porcellanata.
Comunicato stampa
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GIUSEPPE MANIGRASSO Al Blu di Prussia
trentadue sculture di personaggi illustri napoletani
a cura di Mario Pellegrino
(Vernissage mercoledì 14 dicembre dalle 18,00 alle 20,30)
(Anteprima per la stampa martedì 13 dicembre alle 12,00)
COMUNICATO STAMPA
Poeta dello spazio, Giuseppe Manigrasso da tempo ha rivolto la sua creatività verso la scultura, come se lavorare con la creta servisse a ridare vita alle persone, a darne contorni di verità, di originalità, non di riproduzione della realtà, ma interpretazione della vita stessa. Il 14 dicembre si inaugura al “Al Blu di Prussia “ - lo spazio multidisciplinare di via Filangieri 42 ricreato da Giuseppe Mannajuolo sulle orme dell’antica galleria dello zio, Guido, e diretto da Mario Pellegrino - una mostra di trentadue sculture di altrettanti personaggi “illustri” della città: e sarà l’occasione per tanti di chiedersi perché solo trentadue “ritratti” in creta (soprattutto gli “assenti”, i non effigiati, se lo domanderanno), e per tutti l’occasione di celebrare l’incontro con uno degli artisti più originali degli anni Settanta (la sua prima mostra con Lucio Amelio nel ’68), a pieno titolo inserito in quel gruppo di artisti e di operatori culturali (galleristi, ma non solo) che fecero di Napoli una città in prima fila a livello internazionale nell’arte d’avanguardia.
Come ricorda Mario Franco in un testo che accompagna la mostra, e intitolato non a caso “Sculture come fotogrammi di un racconto”, oggi Manigrasso è un artista anomalo, “un artista che usa il disegno e la creta come supporto per rivelarci una realtà fatata. Una sorta di paesaggio incantato, dove le parole non hanno più un corrispettivo grafico e l'alfabeto fonetico è in equilibrio instabile o emerge da un silenzio irreale”. E sempre Mario Franco ricorda che ciò che è maggiormente evidente, in questi suoi ritratti di amici e colleghi, è la materia scabra e ruvida di cui sono composti. Una materia raffinatissima che contrasta con la plastica morbidezza della creta e che si presenta come pietrosa o come – più raramente – metallizzata o porcellanata. Una materia che spinge lo spettatore verso l'opera, ipnotizzandolo, sfidandolo al gesto - impossibile da trattenere - di toccarla per sperimentarne la consistenza.
Giuseppe Manigrasso nasce a Taranto (1947) ma è napoletano a tutti gli effetti essendosi trapiantato giovanissimo sulle rive del Golfo, qui ha studiato (Architettura), qui è diventato artista, performer, designer, poeta visivo, regista, pittore, scultore, attraversando tutti i segmenti espressivi della creatività, tutte le opzioni possibili per esprimersi artisticamente. Qui ha tessuto la rete umana e intellettuale della quale ha fatto parte con la cara, compianta Deli Pezzullo, con Salvatore Pica, Fabrizio Mangoni, Fabio Donato e altri, che in seguito - ricorda Mario Franco – “gli saranno vicini nei momenti difficili del suo ictus, della progressiva riabilitazione, del ritorno alla pittura e alla scultura, “con la mano sinistra””.
Si diceva di ritratti in creta, ma è bene chiarire che le sculture di Manigrasso non vanno confuse con la ritrattistica perché lo scultore non cerca di ripresentare somiglianze per così dire fotografiche; le sue opere sono il risultato di un viaggio conoscitivo attraversato dai sogni, dalla sensibilità poetica dell’artista: “Queste teste, cesellate in ore e ore di lavoro – dice infatti Mario Franco, critico tra i più acuti della scena napoletana - sono ora l’una accanto all’altra, come se fossero meri fotogrammi dello stesso film. Il racconto di queste sculture è, infatti, fortemente autobiografico: a generarlo, è stato un percorso verso l'elaborazione di una nuova emotività, un'ascesa progressiva o uno scandaglio psicologico alla ricerca della parte più profonda dell’artista”.
Un artista generosamente dispersivo, irrequieto e impaziente nella vita privata come nell’attività artistica, Manigrasso portava le sue poesie e la sua contagiosa voglia di stupire a Spoleto come a New York, a Barcellona come a Firenze, a Venezia come a Sidney. A Lima, in Perù, teneva seminari sul design e corsi all’Istituto italiano di Cultura, e alle Università di Quito, Santiago del Cile, La Paz. Nel 1980 tornò a Napoli, dove aprì una galleria, la “N7”, che ebbe vita breve e travagliata. Alternava il suo lavoro d’architetto ai suoi impegni artistici. Di lì a poco fondò la rivista “AURA, Arte Urbanistica e Architettura” e qualche anno dopo entrò tra i consulenti del Comune di Napoli per il “Piano del Colore” nel Programma straordinario d’Edilizia pubblica del dopo terremoto.
Un artista complesso e completo, che il Blu di Prussia convintamente presenta al pubblico di esperti e di appassionati d’arte e di eventi culturali per far conoscere il passato, e il presente, della grande produzione creativa espressa dagli anni ’70 ad oggi, e di tutto un mondo (fotografi, operatori culturali a vario titolo, osservatori) che si muoveva attorno ad essa, e a volte dentro di essa.
L’Ufficio Stampa Pasquale Esposito (347-8558890) Napoli, 5 dicembre 2011
ORARI DELLA MOSTRA: mar-ven 16.30-20; sabato 10.30-13 e 16.30-20 ingresso libero. Catalogo della mostra in galleria.
trentadue sculture di personaggi illustri napoletani
a cura di Mario Pellegrino
(Vernissage mercoledì 14 dicembre dalle 18,00 alle 20,30)
(Anteprima per la stampa martedì 13 dicembre alle 12,00)
COMUNICATO STAMPA
Poeta dello spazio, Giuseppe Manigrasso da tempo ha rivolto la sua creatività verso la scultura, come se lavorare con la creta servisse a ridare vita alle persone, a darne contorni di verità, di originalità, non di riproduzione della realtà, ma interpretazione della vita stessa. Il 14 dicembre si inaugura al “Al Blu di Prussia “ - lo spazio multidisciplinare di via Filangieri 42 ricreato da Giuseppe Mannajuolo sulle orme dell’antica galleria dello zio, Guido, e diretto da Mario Pellegrino - una mostra di trentadue sculture di altrettanti personaggi “illustri” della città: e sarà l’occasione per tanti di chiedersi perché solo trentadue “ritratti” in creta (soprattutto gli “assenti”, i non effigiati, se lo domanderanno), e per tutti l’occasione di celebrare l’incontro con uno degli artisti più originali degli anni Settanta (la sua prima mostra con Lucio Amelio nel ’68), a pieno titolo inserito in quel gruppo di artisti e di operatori culturali (galleristi, ma non solo) che fecero di Napoli una città in prima fila a livello internazionale nell’arte d’avanguardia.
Come ricorda Mario Franco in un testo che accompagna la mostra, e intitolato non a caso “Sculture come fotogrammi di un racconto”, oggi Manigrasso è un artista anomalo, “un artista che usa il disegno e la creta come supporto per rivelarci una realtà fatata. Una sorta di paesaggio incantato, dove le parole non hanno più un corrispettivo grafico e l'alfabeto fonetico è in equilibrio instabile o emerge da un silenzio irreale”. E sempre Mario Franco ricorda che ciò che è maggiormente evidente, in questi suoi ritratti di amici e colleghi, è la materia scabra e ruvida di cui sono composti. Una materia raffinatissima che contrasta con la plastica morbidezza della creta e che si presenta come pietrosa o come – più raramente – metallizzata o porcellanata. Una materia che spinge lo spettatore verso l'opera, ipnotizzandolo, sfidandolo al gesto - impossibile da trattenere - di toccarla per sperimentarne la consistenza.
Giuseppe Manigrasso nasce a Taranto (1947) ma è napoletano a tutti gli effetti essendosi trapiantato giovanissimo sulle rive del Golfo, qui ha studiato (Architettura), qui è diventato artista, performer, designer, poeta visivo, regista, pittore, scultore, attraversando tutti i segmenti espressivi della creatività, tutte le opzioni possibili per esprimersi artisticamente. Qui ha tessuto la rete umana e intellettuale della quale ha fatto parte con la cara, compianta Deli Pezzullo, con Salvatore Pica, Fabrizio Mangoni, Fabio Donato e altri, che in seguito - ricorda Mario Franco – “gli saranno vicini nei momenti difficili del suo ictus, della progressiva riabilitazione, del ritorno alla pittura e alla scultura, “con la mano sinistra””.
Si diceva di ritratti in creta, ma è bene chiarire che le sculture di Manigrasso non vanno confuse con la ritrattistica perché lo scultore non cerca di ripresentare somiglianze per così dire fotografiche; le sue opere sono il risultato di un viaggio conoscitivo attraversato dai sogni, dalla sensibilità poetica dell’artista: “Queste teste, cesellate in ore e ore di lavoro – dice infatti Mario Franco, critico tra i più acuti della scena napoletana - sono ora l’una accanto all’altra, come se fossero meri fotogrammi dello stesso film. Il racconto di queste sculture è, infatti, fortemente autobiografico: a generarlo, è stato un percorso verso l'elaborazione di una nuova emotività, un'ascesa progressiva o uno scandaglio psicologico alla ricerca della parte più profonda dell’artista”.
Un artista generosamente dispersivo, irrequieto e impaziente nella vita privata come nell’attività artistica, Manigrasso portava le sue poesie e la sua contagiosa voglia di stupire a Spoleto come a New York, a Barcellona come a Firenze, a Venezia come a Sidney. A Lima, in Perù, teneva seminari sul design e corsi all’Istituto italiano di Cultura, e alle Università di Quito, Santiago del Cile, La Paz. Nel 1980 tornò a Napoli, dove aprì una galleria, la “N7”, che ebbe vita breve e travagliata. Alternava il suo lavoro d’architetto ai suoi impegni artistici. Di lì a poco fondò la rivista “AURA, Arte Urbanistica e Architettura” e qualche anno dopo entrò tra i consulenti del Comune di Napoli per il “Piano del Colore” nel Programma straordinario d’Edilizia pubblica del dopo terremoto.
Un artista complesso e completo, che il Blu di Prussia convintamente presenta al pubblico di esperti e di appassionati d’arte e di eventi culturali per far conoscere il passato, e il presente, della grande produzione creativa espressa dagli anni ’70 ad oggi, e di tutto un mondo (fotografi, operatori culturali a vario titolo, osservatori) che si muoveva attorno ad essa, e a volte dentro di essa.
L’Ufficio Stampa Pasquale Esposito (347-8558890) Napoli, 5 dicembre 2011
ORARI DELLA MOSTRA: mar-ven 16.30-20; sabato 10.30-13 e 16.30-20 ingresso libero. Catalogo della mostra in galleria.
14
dicembre 2011
Giuseppe Manigrasso
Dal 14 dicembre 2011 al 07 gennaio 2012
arte contemporanea
incontro - conferenza
serata - evento
incontro - conferenza
serata - evento
Location
AL BLU DI PRUSSIA
Napoli, Via Gaetano Filangieri, 42, (Napoli)
Napoli, Via Gaetano Filangieri, 42, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 16.30-20; sabato ore 10.30-13 e 16.30-20
Vernissage
14 Dicembre 2011, ore 18.00
Autore
Curatore