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fino al 2.V.2010 Mario Raciti Reggio Emilia, Palazzo Magnani
bologna
Chiarori e tracce che si perdono, linee che si smarriscono nel colore, che mostra e svela la tela. Si coglie quasi il timore di raccontare, di descrivere cose subito riconoscibili. Mezzo secolo di Raciti in Emilia...
Una personale che attraversa
l’esperienza di cinquant’anni di lavoro, di tenacia, di vocazione, e permette
solitamente di riconoscere passioni che mutano, contagi importanti, ricerche
particolari, un variare d’umori, interessi legati al tempo che dialogano,
interagiscono con le forme, i colori, la materia.
E se certamente è possibile
riconoscere onde diverse di creatività (perfetta la scansione temporale
illustrata da Sandro Parmiggiani, che cura mostra e catalogo), questo limpido
itinerario avvicina, illustra, fa conoscere, con un centinaio d’opere,
l’attività di Mario Raciti (Milano, 1934), a conferma innanzitutto della coerenza
espressiva di questo pittore che pare in ogni età voler fuggire le forme
riconoscibili, i segni netti, figure e oggetti.
Particolarmente suggestiva la sala
che raccoglie diversi quadri di Presenze-Assenze. Ma ritorna anche, nei titoli, Mistero e Mitologia. Perché nelle opere di Raciti si
coglie, vicino in questo ad altri autori e correnti dell’Informale, la relazione
forte con la musica, priva di un denotato specifico, e la valorizzazione
dell’atto, del gesto in sé che lascia il segno, linee e colori. Intenso,
essenziale il legame, sempre misterioso (appunto!), con il subconscio, con
quanto vive nascostamente ed emerge per vie segrete. E anche il mito, come
ricorda consapevolmente lo stesso autore, “sottende sempre il problema
sotterraneo”,
quanto non si può leggere, capire direttamente, celato a noi stessi: la stessa
essenza dell’uomo, al di là della cronaca, “è mitica”.
Colori chiari, spesso linee
sottili che paiono come perdersi senza meta, evocazione d’infanzia per il
piacere dell’agire, la sorpresa dell’effetto che incanta: e in quella
condizione sospesa, senza tempo, spesso paiono mescolarsi divertimento e
ironia, il piacere in sé del fare come memoria antropologica e lo sguardo
adulto, cosciente, intellettuale, che sa riconoscere il senso della propria
poetica.
E nel silenzio, per quanto non può
essere detto – le parole come le cose: nella chiarezza dell’enunciazione non si
permette all’invisibile di emergere, di affiorare – si avvertono allusioni di
paesaggi, evocazioni d’ambienti, memorie di sogni. La pittura, quelle tinte
chiare, l’infanzia perduta, le linee che si perdono, gli “spiritelli” paiono ricordare,
nucleo centrale del lavoro di Raciti, che non si può controllare il mondo
descrivendolo, raccontandolo, spiegandolo.
Ma ci si può mettere in condizione
d’intimo ascolto, filtrare noi e il mondo con sensibilità, discrezione,
speciale delicatezza, permettendo che i colori si amalgamino con quanto non si
sa, non si può dire. Ma può apparire: nello splendore di una tela.
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mostra visitata il 18 aprile 2010
dal 13 marzo al 2 maggio 2010
Mario Raciti –
La pittura dell’ignoto
a cura di Sandro Parmiggiani
Palazzo Magnani
Corso Garibaldi, 29 – 42100 Reggio Emilia
Orario: da martedì a domenica ore 10-13 e 15.30-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0522454437; fax +39 0522444436; info@palazzomagnani.it; www.palazzomagnani.it
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