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Luciano Civettini – Nessun bosco è immobile
Una mostra in cui i lavori dell’artista (tele, tavole resinate e i famosi libri della serie Blur), sono accompagnati da disegni e vinilici colorati a parete che trasformano lo spazio espositivo in pagine di una narrazione fantastica che presenta gli ultimi tre anni dell’attività artistica di Luciano Civettini
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Luciano Civettini. Nessun bosco è immobile
a cura di Francesca Piersanti
Date della mostra: 25 novembre 2011 – 25 febbraio 2012
Inaugurazione: Venerdì 25 novembre 2011, ore 18.30
Studio 53 Arte
Corso Rosmini 53/5 – Rovereto (TN)
Aperto da giovedì a sabato, ore 16.00 – 19.00
Presso lo Studio 53 Arte di Rovereto, Luciano Civettini. Nessun bosco è immobile, a cura di
Francesca Piersanti, è una mostra in cui i lavori dell’artista (tele, tavole resinate e i famosi libri della
serie Blur), sono accompagnati da disegni e vinilici colorati a parete che trasformano lo spazio
espositivo in pagine di una narrazione fantastica che presenta gli ultimi tre anni dell’attività artistica
di Luciano Civettini.
Luciano Civettini (Trento, 1967) vive e lavora a Rovereto. Dall’inizio degli anni ’90 espone in mostre
collettive e personali in Italia e all’estero. Attualmente partecipa a Lo stato dell’arte – Trentino Alto Adige,
a cura di Vittorio Sgarbi, promossa dal Padiglione Italia nell’ambito della 54^ edizione della Biennale di
Venezia. Ha partecipato a Italian Pop Surrealism a cura di Andrea Oppenheimer, mostra antologica da
poco conclusa che ha presentato al pubblico italiano e internazionale i più grandi talenti del Pop Surrealism
made in Italy.
Dal testo in catalogo di Francesca Piersanti:
“Con fare alchemico e giocoso Luciano Civettini mescola tra loro storia e mito, fiaba e fantascienza, magia e manga, arte
da manuale e immaginario urbano, letteratura e lettering in una lateralità capace di scardinare l’ordine del discorso da
ogni purezza.
Nel suo laboratorio sperimentale lo snodo tra vari linguaggi è oggetto di una ricerca la cui temperatura è data da
esigenze di ordine affettivo e sensoriale. L’esito è un considerevole numero di tele, tavole, libri e carte che compongono,
frame dopo frame, uno scenario multiforme e coerente, una narrazione continua e ipertestuale i cui i protagonisti
si ripetono e si scambiano oggetti e informazioni (...). Il mixaggio tra le immagini che appartengono all’immaginario
collettivo con le suggestioni delle memorie private, diventa (...) oggetto di un secondo rimescolamento in cui anche gli
stessi lavori dell’artista sono coinvolti.
I protagonisti sono persone o animali, spesso trasformati in un ibrido antropo/zoomorfico, come uomini con la testa
di panda, donne o animali con corna di cervo, bambini con orecchie di orso. Le atmosfere in cui si muovono sono
sospese come in un’atemporalità silenziosa, simile a quella in cui sogni e ricordi, come improvvise visioni, sbocciano; e
sono tinte di quell’affettività irredimibile legata all’infanzia, ai suoi simboli, alla dimensione di mistero, magia e stupore
che l’accompagnano. Il mistero a tratti può farsi inquieto, le ombre indistinte. Minacciose apparizioni possono turbare
la scena, ma in una maniera discreta e pacata, mai aggressiva. L’arte di Civettini elude tanto l’affettazione di certo
anacronismo decadentista quanto le scorciatoie verso un’estetica immediatamente perturbante e trasgressiva.
(...)
La comunicazione visiva contemporanea è piena di ritmi, ingorghi, vuoti, periferie, ridefinisce continuamente gli assetti
dell’immaginario che irrompe attraverso gli apparati tecnologici della produzione e del consumo. Il lavoro di Civettini ci
restituisce questa complessità attraverso apparizioni impreviste e misteriose. La presenza di personaggi sciamanici che
camminano in silenziose radure innevate si affianca a rappresentazioni di Batman bambino.
Le creature zoomorfe, memori del percorso che da Grandville e Lewis Carrol arriva fino a Walt Disney, lasciano posto
anche a quelle meccanomorfe, ai robot, come quello che in Blur. 1952, uscendo da un bosco si sta pericolosamente
avvicinando a un’abitazione, ricordando nelle fattezze le illustrazioni fantascientifiche di Virgil Finlay.
Civettini non dimentica di inserire nei suoi cieli le lucenti e ben levigate forme dei dischi volanti che rappresentano
nell’immaginario collettivo un accesso privilegiato verso mondi inesplorati.
Le immagini di un’umanità tecnologizzata e guerrafondaia si manifestano nei cieli morbidi e variopinti in cui appare con
la sua lunga scia un aereo da guerra, o dove i vapori delle nuvole si confondono con il gas del fungo atomico. (...)
Sono presenze, quelle citate, che appaiono come tracce del mondo reale, di cui spesso i personaggi che abitano i lavori
di Civettini non sono del tutto consapevoli, di cui a volte nemmeno si accorgono, come bambini che sanno, ma per i
quali il sapere non rende reale l’esistenza delle cose. (...)
I personaggi creati da Civettini si muovono leggeri, a tratti perfino noncuranti. (...) Come i bimbi smarriti della fiaba di
Peter Pan, che Walt Disney veste con pelli di animale, questi bambini rimangono in quell’età dove le cose nascondono
ancora prodigiosi segreti e abitano una terra di arcane meraviglie. Come loro si servono di travestimenti per entrare in
contatto con il mondo della natura e intrattenersi con le misteriose presenze che incontrano lungo il cammino.
L’elemento animale e quello vegetale sono largamente presenti nella produzione di Civettini, insieme agli oggetti
simbolici che funzionano come amuleti necessari al compimento di un rito che permetta l’accesso a quel mondo carico
di significati celati, a quella comunicazione di carattere panteista e animista. Hanno la stessa funzione di quei particolari
oggetti che i bambini portano con loro perché possiedono poteri sconosciuti agli adulti. Siano essi pupazzi, areoplanini,
fionde o semplici rametti.
(...) elementi che riportano a quel qualcosa di ancestrale che l’arte di Civettini, fatta di segni e rimandi non sempre
decifrabili, sa evocare. Memorie primitive e archetipiche si fondono con le tracce mnemoniche e le avventure del
preconscio in una produzione simbolica in linea di continuità con le funzioni della fiaba e del mito.
(...)
Civettini sigilla accuratamente i suoi libri, li lavora con matite, pennelli e ritagli, e infine li ricopre di resina. Della
vecchia natura di questi oggetti riferiscono qualche residuo di titolo, il dorso di copertina e il retro, che spesso porta le
informazioni relative a ciò che, internamente, non è più agibile.
Sul fronte si trovano figure che emergono dall’immaginario poetico (la serie dei poeti e quella relativa alla famosa
raccolta di Edgar Lee Master), artistico (Yo Pablo), oppure dall’ampio serbatoio di visioni che circolano nell’arte di
Civettini. Le immagini sono realizzate con tecniche miste e solo occasionalmente ci parlano del testo sul quale poggiano.
Offuscati e resi illeggibili, i libri sono sottoposti a una sorta di censura, come se la parola stampata fosse da proibire, o
come se il contenuto eccedesse le norme e le convenzioni del nostro tempo.
Accompagna il titolo Blur un numero, che non ha ordine progressivo ma casuale, in alcuni casi affiancato dal prezzo, che
fa pensare alla mutazione del libro in magazine, in periodico illustrato, mentre lo strato di resina che ricopre ogni pezzo
ricorda la superficie liscia e luccicante di un monitor. I libri della serie Blur sembrano in bilico, per citare McLuhan, tra
la “galassia Gutemberg” e la “galassia elettrica”.
(...)
Civettini è attento conoscitore della storia dell’arte, con cui gioca senza prenderla troppo sul serio, da cui attinge
elementi che combina con altri di natura completamente diversa, facendoli a volte cortocircuitare.
(...)
Molti sono gli echi e le citazioni e i rimandi, da Pablo Picasso a Salvador Dalì, da Gary Baseman a Joe Sorren e a
moltissimi altri artisti famosi e meno noti con cui il nostro avvia un dialogo.
Se dobbiamo allineare Civettini alle tendenze contemporanee più interessanti e diffuse possiamo affermare che naviga
in quel fiume in piena dalle cui acque emergono i linguaggi e le poetiche delle subculture, in cui la pratica del remix
è d’uso. Fiume che è partito sul finire degli anni Settanta dalla California con il nome di “Lowbrow art” (arte di basso
profilo), e che nel percorso verso l’Europa ha mutato il nome in “Pop surrealism”. Si tratta di un movimento ufficializzato
alla fine degli anni Novanta attraverso la rivista Juxtapoz: un’arte fatta di contrapposizioni, appunto, in cui la cultura
underground, i graffiti, il punk, i comics e i cartoons trovano spazio spesso mescolati ad atmosfere surreali o gotiche, a
tratti kitsch.
(...)
E’, Civettini, un interprete dell’attualità del mito in cui coesistono l’oralità epica e i codici dell’informatica, l’antico e il
futuribile, le incertezze della civiltà postindustriale e la necessità di una nuova produzione di senso.
a cura di Francesca Piersanti
Date della mostra: 25 novembre 2011 – 25 febbraio 2012
Inaugurazione: Venerdì 25 novembre 2011, ore 18.30
Studio 53 Arte
Corso Rosmini 53/5 – Rovereto (TN)
Aperto da giovedì a sabato, ore 16.00 – 19.00
Presso lo Studio 53 Arte di Rovereto, Luciano Civettini. Nessun bosco è immobile, a cura di
Francesca Piersanti, è una mostra in cui i lavori dell’artista (tele, tavole resinate e i famosi libri della
serie Blur), sono accompagnati da disegni e vinilici colorati a parete che trasformano lo spazio
espositivo in pagine di una narrazione fantastica che presenta gli ultimi tre anni dell’attività artistica
di Luciano Civettini.
Luciano Civettini (Trento, 1967) vive e lavora a Rovereto. Dall’inizio degli anni ’90 espone in mostre
collettive e personali in Italia e all’estero. Attualmente partecipa a Lo stato dell’arte – Trentino Alto Adige,
a cura di Vittorio Sgarbi, promossa dal Padiglione Italia nell’ambito della 54^ edizione della Biennale di
Venezia. Ha partecipato a Italian Pop Surrealism a cura di Andrea Oppenheimer, mostra antologica da
poco conclusa che ha presentato al pubblico italiano e internazionale i più grandi talenti del Pop Surrealism
made in Italy.
Dal testo in catalogo di Francesca Piersanti:
“Con fare alchemico e giocoso Luciano Civettini mescola tra loro storia e mito, fiaba e fantascienza, magia e manga, arte
da manuale e immaginario urbano, letteratura e lettering in una lateralità capace di scardinare l’ordine del discorso da
ogni purezza.
Nel suo laboratorio sperimentale lo snodo tra vari linguaggi è oggetto di una ricerca la cui temperatura è data da
esigenze di ordine affettivo e sensoriale. L’esito è un considerevole numero di tele, tavole, libri e carte che compongono,
frame dopo frame, uno scenario multiforme e coerente, una narrazione continua e ipertestuale i cui i protagonisti
si ripetono e si scambiano oggetti e informazioni (...). Il mixaggio tra le immagini che appartengono all’immaginario
collettivo con le suggestioni delle memorie private, diventa (...) oggetto di un secondo rimescolamento in cui anche gli
stessi lavori dell’artista sono coinvolti.
I protagonisti sono persone o animali, spesso trasformati in un ibrido antropo/zoomorfico, come uomini con la testa
di panda, donne o animali con corna di cervo, bambini con orecchie di orso. Le atmosfere in cui si muovono sono
sospese come in un’atemporalità silenziosa, simile a quella in cui sogni e ricordi, come improvvise visioni, sbocciano; e
sono tinte di quell’affettività irredimibile legata all’infanzia, ai suoi simboli, alla dimensione di mistero, magia e stupore
che l’accompagnano. Il mistero a tratti può farsi inquieto, le ombre indistinte. Minacciose apparizioni possono turbare
la scena, ma in una maniera discreta e pacata, mai aggressiva. L’arte di Civettini elude tanto l’affettazione di certo
anacronismo decadentista quanto le scorciatoie verso un’estetica immediatamente perturbante e trasgressiva.
(...)
La comunicazione visiva contemporanea è piena di ritmi, ingorghi, vuoti, periferie, ridefinisce continuamente gli assetti
dell’immaginario che irrompe attraverso gli apparati tecnologici della produzione e del consumo. Il lavoro di Civettini ci
restituisce questa complessità attraverso apparizioni impreviste e misteriose. La presenza di personaggi sciamanici che
camminano in silenziose radure innevate si affianca a rappresentazioni di Batman bambino.
Le creature zoomorfe, memori del percorso che da Grandville e Lewis Carrol arriva fino a Walt Disney, lasciano posto
anche a quelle meccanomorfe, ai robot, come quello che in Blur. 1952, uscendo da un bosco si sta pericolosamente
avvicinando a un’abitazione, ricordando nelle fattezze le illustrazioni fantascientifiche di Virgil Finlay.
Civettini non dimentica di inserire nei suoi cieli le lucenti e ben levigate forme dei dischi volanti che rappresentano
nell’immaginario collettivo un accesso privilegiato verso mondi inesplorati.
Le immagini di un’umanità tecnologizzata e guerrafondaia si manifestano nei cieli morbidi e variopinti in cui appare con
la sua lunga scia un aereo da guerra, o dove i vapori delle nuvole si confondono con il gas del fungo atomico. (...)
Sono presenze, quelle citate, che appaiono come tracce del mondo reale, di cui spesso i personaggi che abitano i lavori
di Civettini non sono del tutto consapevoli, di cui a volte nemmeno si accorgono, come bambini che sanno, ma per i
quali il sapere non rende reale l’esistenza delle cose. (...)
I personaggi creati da Civettini si muovono leggeri, a tratti perfino noncuranti. (...) Come i bimbi smarriti della fiaba di
Peter Pan, che Walt Disney veste con pelli di animale, questi bambini rimangono in quell’età dove le cose nascondono
ancora prodigiosi segreti e abitano una terra di arcane meraviglie. Come loro si servono di travestimenti per entrare in
contatto con il mondo della natura e intrattenersi con le misteriose presenze che incontrano lungo il cammino.
L’elemento animale e quello vegetale sono largamente presenti nella produzione di Civettini, insieme agli oggetti
simbolici che funzionano come amuleti necessari al compimento di un rito che permetta l’accesso a quel mondo carico
di significati celati, a quella comunicazione di carattere panteista e animista. Hanno la stessa funzione di quei particolari
oggetti che i bambini portano con loro perché possiedono poteri sconosciuti agli adulti. Siano essi pupazzi, areoplanini,
fionde o semplici rametti.
(...) elementi che riportano a quel qualcosa di ancestrale che l’arte di Civettini, fatta di segni e rimandi non sempre
decifrabili, sa evocare. Memorie primitive e archetipiche si fondono con le tracce mnemoniche e le avventure del
preconscio in una produzione simbolica in linea di continuità con le funzioni della fiaba e del mito.
(...)
Civettini sigilla accuratamente i suoi libri, li lavora con matite, pennelli e ritagli, e infine li ricopre di resina. Della
vecchia natura di questi oggetti riferiscono qualche residuo di titolo, il dorso di copertina e il retro, che spesso porta le
informazioni relative a ciò che, internamente, non è più agibile.
Sul fronte si trovano figure che emergono dall’immaginario poetico (la serie dei poeti e quella relativa alla famosa
raccolta di Edgar Lee Master), artistico (Yo Pablo), oppure dall’ampio serbatoio di visioni che circolano nell’arte di
Civettini. Le immagini sono realizzate con tecniche miste e solo occasionalmente ci parlano del testo sul quale poggiano.
Offuscati e resi illeggibili, i libri sono sottoposti a una sorta di censura, come se la parola stampata fosse da proibire, o
come se il contenuto eccedesse le norme e le convenzioni del nostro tempo.
Accompagna il titolo Blur un numero, che non ha ordine progressivo ma casuale, in alcuni casi affiancato dal prezzo, che
fa pensare alla mutazione del libro in magazine, in periodico illustrato, mentre lo strato di resina che ricopre ogni pezzo
ricorda la superficie liscia e luccicante di un monitor. I libri della serie Blur sembrano in bilico, per citare McLuhan, tra
la “galassia Gutemberg” e la “galassia elettrica”.
(...)
Civettini è attento conoscitore della storia dell’arte, con cui gioca senza prenderla troppo sul serio, da cui attinge
elementi che combina con altri di natura completamente diversa, facendoli a volte cortocircuitare.
(...)
Molti sono gli echi e le citazioni e i rimandi, da Pablo Picasso a Salvador Dalì, da Gary Baseman a Joe Sorren e a
moltissimi altri artisti famosi e meno noti con cui il nostro avvia un dialogo.
Se dobbiamo allineare Civettini alle tendenze contemporanee più interessanti e diffuse possiamo affermare che naviga
in quel fiume in piena dalle cui acque emergono i linguaggi e le poetiche delle subculture, in cui la pratica del remix
è d’uso. Fiume che è partito sul finire degli anni Settanta dalla California con il nome di “Lowbrow art” (arte di basso
profilo), e che nel percorso verso l’Europa ha mutato il nome in “Pop surrealism”. Si tratta di un movimento ufficializzato
alla fine degli anni Novanta attraverso la rivista Juxtapoz: un’arte fatta di contrapposizioni, appunto, in cui la cultura
underground, i graffiti, il punk, i comics e i cartoons trovano spazio spesso mescolati ad atmosfere surreali o gotiche, a
tratti kitsch.
(...)
E’, Civettini, un interprete dell’attualità del mito in cui coesistono l’oralità epica e i codici dell’informatica, l’antico e il
futuribile, le incertezze della civiltà postindustriale e la necessità di una nuova produzione di senso.
25
novembre 2011
Luciano Civettini – Nessun bosco è immobile
Dal 25 novembre 2011 al 25 febbraio 2012
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA STUDIO 53
Rovereto, Corso Antonio Rosmini, 53/5, (Trento)
Rovereto, Corso Antonio Rosmini, 53/5, (Trento)
Orario di apertura
da giovedì a sabato, ore 16.00 – 19.00
Vernissage
25 Novembre 2011, ore 18.30
Autore
Curatore